Raduno a Mezzano per ricordare la Guerra 1914 - 1918

Oratore Arthur Krùger

Autorità , Signore, Signori e Amici del Primiero ! Oggi siamo qui convenuti per
Onorare tutti Soldati, caduti sotto la Bandìera dell`Impero Austro-Ungarico, i quali hanno immolato la giovane Vita per il loro Paese.Abbasiamo il Capo in memoria di tutti caduti della prima (1914-1918 e della seconda Guerra Mondiale (1939-1945.)
Qualunque fosse la loro Bandiera.Tutti i soldati impegnati nei due conflitti mondiale combatterono e spesso morirono per gli ideali della Libertà della Pace e di un Mondo migliore.
Essi furono sedotti da falsi Profeti che propugnavano una forte e grande Europa, invece questi falsi Profeti portarano l`Europa alla distruzione totale.
Noi sopravissuti in questa pazzesca Guerra che è stata la guerra di tutti Popoli dell`Europa, abbiamo ricostruito l`Europa più grande e più bella di com`era prima dell`ultimo conflitto mondiale.
Un sogno secolare di un Europa unità , sognato fin dalla caduta dell`Impero Romano, è diventato finalmente realtà .
Noi reduci della guerra, assieme a chi aveva patito restando a casa, abbiamo costruito un Europa libera, unita e grande, nella quale possiamo oggi vivere in Pace.Il nostro giuramento ora e sempre deve essere di non avere mai più Guerre, specialmente fra i Popoli fratelli Europei.
Noi consegniamo questa Eredità nelle mani dei nostri Figli e Nipoti con l`aiuto di Dio devono continuare questo nostro lavoro per vivere una Vita felice e in Pace.
Per tutto questo diciamo a nostri Eroi e ai nostri caduti: "Dio vi benedica resterete nei nostri Cuori e terremo vivo il vostro ricordo e il vostro sacrificio.
Cari Amici di questa meravigliosa Terra.Mi permettete di agungere il mio pesiero su il
Tirolo la Terra dei vostri Padri

Battaglie intorno a Rostov e sul Mius - Inverno 1941-1942

Alla fine di novembre 1941 Rostov fu presa con un colpo di mano.
Fra le altre unità e la nostra 60a divisione di fanteria motorizzata vi erano reparti del nostro reggimento di fanteria. In realtà eravamo stati troppo veloci spingendoci troppo lontano. Rostov era la porta del Caucaso. I russi ci attaccarono con forze pesanti cercando di accerchiarci.
La nostra base logistica si trovava a Taganrog, a circa 60 Km da Rostov. Giunse l`ordine di ritirarsi.
La massima parte delle nostre unità riuscì a sganciarsi dalla trappola russa. Una parte grazie alla gente locale che conosceva i luoghi del Mar d`Azov dove la copertura ghiacciata era percorribile, aiutando in tal modo i nostri soldati a sfuggire dalla sacca.
Non si possono fare gran discorsi intorno ad una ritirata che assomigliava ad una rotta. Noi della fanteria ci raccogliemmo occupando le posizioni che ci vennero assegnate sulla riva occidentale del fiume Mius. Penso che chiunque abbia vissuto quei giorni doveva raccontare solo questo.

Quello che una ritirata comporta, con le sue strade intasate, è solo normale. Sapevamo però anche che se davanti a noi apriva la strada un carro armato nelle retrovie non si esitava a parlare di cento. La battaglia che combattemmo non ebbe luogo in confortevoli alloggi invernali, bensì in campo aperto e in buche scavate nel terreno. Ce n`era ancora parecchio del cosiddetto alloggio invernale nelle retrovie fuori Rostov. C`era Taganrog, la grande regione di Mariopol con i suoi molti luoghi intatti. Durante la ritirata dopo l`abbandono di Rostov, chi aveva subito parlato di uno sgombero della Crimea davvero non conosceva la geografia dell`Ucraina.
Ho visto anche molto raramente aerei russi.
Confermo altrettanto che era vero che i nostri bravi Stuka erano sempre pronti ad aiutarci quando si metteva male.

Potrei qui raccontare un piccolo episodio accadutomi a Rostov. Un gruppo di prigionieri russi che si trovava colà venne invitato dal loro commissario alla resistenza e alla fuga. Il tenente Krull del 120° reggimento di fanteria motorizzata (più tardi maggiore della Bundeswehr) gli sparò. Successivamente il tenente Krull venne ferito a Stalingrado nel novembre 1942 e un mese dopo rimpatriato via aerea a Kassel per la convalescenza.
In gennaio fu catturato e fatto prigioniero dai russi assieme a moltissimi altri. Da prigioniero si oppose al Comitato Germania Libera. Uno di questi eroi della libertà denunciò ai russi l`accaduto di Rostov. Krull fu condannato a morte, ma venne graziato e la pena commutata in 25 anni di lavoro forzato ai quali seguì la liberazione.
Walter Krull è passato attraverso l`inferno della prigionia: egli poté fare ritorno solo l`11 novembre 1955. Oggi vive ad Amburgo ed è semiparalizzato e cieco.

Torno ora a Rostov. Le vicende peggiori in Russia mi toccarono nell`inverno 41-42 nelle posizioni sul Mius, come ho già documentato nelle mie memorie. Furono assai pochi coloro che da quei luoghi riuscirono a tornare con le loro gambe.
Intendo soprattutto quelli della fanteria che dovevano resistere fino alla morte nelle loro buche con la bufera a 40 sotto zero. Avevamo i nostri stivali normali, i cosiddetti bicchieri dei dadi e nessun equipaggiamento invernale. Le pellicce che le signore donavano in patria per noi si fermavano nelle retrovie. La maggior parte dei tedeschi del sud della Germania e della Renania restavano stecchiti come mosche. I pochi che tenevano duro erano essenzialmente prussiani e tedeschi della Germania del Nord, più adatti a resistere ad un freddo così terribile. Gli stessi russi, seppure ottimamente equipaggiati contro i rigori dell`inverno, soffrivano a stare a quel freddo.

In un assalto i russi, con alla testa il loro commissario che li guidava stringendo la pistola in mano, correvano contro il fuoco delle nostre mitragliatrici col fucile sulla schiena e le mani in tasca.
La bufera di neve era spaventosa. Ci gelavano le palpebre. Non si poteva vedere ciò che stava dinanzi oltre i due, tre metri. Mentre uno osservava alla mitragliatrice, l`altro doveva tenere la posizione sgombra dalla neve. Non appena riusciva a sgombrare la neve da una parte, dall`altra era già pieno di nuovo. In questo modo si restava nel nido di mitragliatrice per un paio d`ore, alle quali facevano seguito due ore di riposo in una buca del terreno e questo per 10 giorni filati, finché non arrivava il cambio. Solo allora si poteva dormire e mangiare e bere caldo.

Si potrebbe scrivere un libro intero su queste vicende. Ma chi oggi più ci crederebbe?
Io stesso ho il dubbio se tutto ciò lo abbia realmente vissuto o me lo sia invece sognato. Se è stato vero mi chiedo ancora come mi sia stato possibile di riuscire a sopravvivere. Anche se ancora oggi soffro sempre per i congelamenti alle mani e ai piedi. Sono questi ricordi che ci accompagneranno per tutti i nostri giorni. Forse però sono essi che ci danno forza e che ci permettono di credere alle nostre capacità .
Penso ad un proverbio italiano: "Non tutto il male non viene per nuocere!"
Quanto ho conseguito e realizzato nella mia vita, talora anche quasi impossibile, l`avrei mai fatto senza la triste esperienza della guerra? Ho perso molto, ma d`altra parte ho anche ricevuto tanto.

Riflessioni di Arthur Krüger - 25 aprile 2005.

Questa è la risposta che ho ritenuto di dare alla narrazione del fuciliere Willi Kulik, appartenente ai reparti esploranti della 13a divisione corazzata.
Egli scrive di una ritirata simile a una rotta. La 60a divisione di fanteria motorizzata e la 103a subiscono grosse perdite. La 14a divisione corazzata resta con soli 10 carri armati. La Crimea deve essere sgombrata. Tratta poi di molte altre cose che sanno molto di retrovia.
Per questo ho risposto coi miei ricordi.

Fuga nell`incognito

29 gennaio 1943 nell`accerchiamento di Stalingrado centro.
Un piccolo gruppo di quattro Ufficiali e venti uomini riuscivano da vero a traversare L`accerchiamento Russo. Di notte marciavano al fianco della strada da Gumrak verso Est. Il morale era molto alto. Il campo delle macerie della Città era rimasto dietro. Vedevano il lampo dell`Artileria che sparava senza interruzione nel nord e sud Dell`accerchiamento. Tutto questo era gia molto dietro di loro, e marciavano strettamente Uniti traverso le retrolinie delle truppe Russe.
Riusciremo pensavano tutti, riusciremo in quattordici giorni arriveremo alle line delle Nostre Truppe al Donez.
Sono stato visto ancora solo al 10.februario 1943. Truppe Russe che ripristinavano La linea della Ferrovia, che vedeva un piccolo monte di neve nel mezzo della Steppa dove era tutto piano. Dove non era un albero né un cespuglio.
Loro scovavano nella neve ghiacciata, e trovavano 24 Soldati Tedeschi.
Erano seduti stretto uno al altro in un cerchio a corpo a corpo nel mezzo quattro Ufficiali.
Hanno cercato nel vento di neve e 45 gradi di freddo di scaldarsi uno al altro. Facendo un castello con i lori corpi e cosi sopra vivere al freddo e al tremendo vento con Le nevicate. Cosi erano morti congelato come un Monumento. Lori visi sembravano vivi. I loro occhi guardavano ai Russi che li tiravano fori del ghiaccio. I Russi gli distaccavano uno dal altro e gli portavano con i camion per sotterrarli nelle Fosse comuni.
In primavera cresceva l`erba e copriva tutto. La Terra della Russia e grande.
Poteva far sparire anche un`intera Armata senza che nessuno si accorgeva.
Arthur Krueger.