Già*, ne avevamo parlato da qualche altra parte come diceva Mulon ma non ricordo più dove...
Siccome sono vittima di un'assalto di pigrizia vi riporto integralmente una lettera che spedii al mensile Max che chiedeva testimonianze ed opinioni sulla Leva Militare. Io ero del 6° scaglione anno 1982:
"Firenze 01 novembre 1998
Ciao Redazione, ho letto sul numero di ottobre di Max la vostra richiesta di testimonianze scritte sulla vita militare e dopo molteplici ripensamenti metto mano alla tastiera per fornirvi qualche stralcio di vita vissuta.
Le cose che riporto fanno parte di lettere spedite a casa e di note che all`epoca riportavo su di un libro a fumetti, compagno di sventura durante i turni di piantone.
Il Servizio l`ho svolto alla Scuola Specializzati Trasmissioni di S. Giorgio a Cremano presso Napoli nel periodo giugno 1982 - giugno 1983, per quanto conosco adesso questa caserma non esiste più, accorpata alla Cecchignola di Roma.
Il mio incarico prevedeva che rimanessi come Caporale Istruttore presso il C.A.R. di Salerno ma essendo in eccedenza venni trasferito alla SCUST dove fatto il corso per il passaggio di grado venni proposto dal Capitano della IV° compagnia come impiegato presso l`ufficio del Comando I° Battaglione che richiedeva personale fidato per le proprie necessità*. Il primo brano parla di uno dei tanti momenti che insieme ai colleghi passavo nei locali dell`ufficio dopo le ore di lavoro (era per noi la "stanza privata" che ci garantiva un minimo di privacy nei momenti di libertà*).
"27 febbraio 1983
Giornata di noia, oggi, talmente umida che scioglierebbe i muri.
I programmi stavolta sono andati tutti in fumo; cosa fare: nulla.
Scrivere, forse, ascoltando musica da una radio stitica che mescola le emittenti ed impasta i suoni in buffi stridolii convulsi. Qualcosa si prende, allora è il momento magico; per brevi istanti il mondo, la realtà*, spariscono nel vortice di note e di parole.
Forse è solo malinconia, forse pazzia..... perché no! Non sono tutti pazzi oggi, è di moda, fa chic.
Invece per noi affogati in questo buco no, non è divertimento, è lotta, istinto di sopravvivenza, anche rabbia.
Impossibile definire questi sentimenti ora; posto balordo, momento strano, la radio che strangola le orecchie con vagiti penosi e la noia, ohh quanta, troppa tutta insieme, come si fa a sopportarla.
Casa, voglio tornare; il mondo qui sta diventando stretto, non ci sto più.
Ufficio e fumo, coppia inseparabile; quando sentirò il profumo di tabacco da pipa ricorderò sempre questa stanza, la sua strettezza ed i suoi colori: crema il muro, marrone le scrivanie, grès rosso il pavimento.
Le macchine da scrivere. Antiche, no vecchie, ma funzionanti; le innumerevoli copie battute sopra, gli errori, tanti, anche adesso. Pure Colmayer si è messo a fare il pazzo; rutta e canta a squarciagola e quel segaligno di Lomolino che continuamente chiacchiera in barese o quasi e conta e riconta i giorni di stecca, ma quanti ne devi vivere ancora pivellino!
Alienamento, forse si; qui si dice scoppiamento, però è sempre la solita cosa.
Atteggiamenti informali: il tempo rivela l'animo di ognuno, corrode la scorza che ci costruiamo attorno come il vento consuma le rocce del deserto; così rimaniamo a nudo, noi, come siamo fatti e come nessuno dovrebbe mai vederci. Buffo, a questo livello ci comprendiamo tutti; cadono i formalismi, si perdono i modi di dire, torniamo originali e ci comprendiamo. Non è un linguaggio di parole ma di sentimenti, di stati d'animo e di risate.
Ed intanto il tempo si sbriciola lentamente....."
Altra lettera ed altro momento, il servizio di guardia armata alla Caserma dura 24 ore, il mio ruolo come Caporale era di Capomuta.....
"S. Giorgio a Cremano, 13-11-1982
Ho ricevuto la tua lettera giovedì, appena smontato di guardia.
Una guardia tremenda, questa, stavo sulla branda ancora tutto vestito; erano le una del pomeriggio ed avevo mangiato da poco, velocemente perché la mensa chiudeva.
Una guardia dura, come ti ho detto; la prima dei nuovi arrivati, inesperti ed intimoriti dalle novità*.
Sette allarmi; sette, improvvisi ed inutili; un capoposto febbricitante ed un cambio ogni due ore. In tutto avrò riposato un'ora, forse qualcosa di più.
Voglio descriverti cos`è un allarme; prendilo come un esercizio di scrittura, un flash di vita militare di cui forse nessuno ha mai parlato ma che tutti qui conosciamo.
Durante questo turno si dorme pochissimo e la stanchezza pesa su gli occhi ; quando sei disteso sulla branda polverosa del corpo di guardia la tentazione è troppo grande, non senti più l'odore dolciastro del sudore, il peso dell'elmetto sul fianco, i piedi doloranti negli stivali coperti di grasso e di polvere.......
La sirena è violenta, acuta, persistente.... chiusa con noi nel Corpo di Guardia. Ti rovesci giù dalla branda ed afferri il fucile che hai appeso poco prima; quei brevi attimi convulsi con l'ululato nelle orecchie bastano per farti riacquistare la lucidità*.
Sbrandi due uomini, un'occhiata al pannello degli allarmi e li scaraventi fuori e poi corri, corri, Dio se corri! Con il cinturone che ti stringe il fianco ogni passo che fai, l'elmetto che picchia con violenza sull'anca quando ti sfugge dalla mano, l'aria che ti soffia nei polmoni e ti fischia fra i denti stretti, le gambe che si appesantiscono sempre di più man mano che la notte avanza e gli allarmi si susseguono.
Poi la rabbia, repressa dalla rassegnazione e dalla stanchezza, ancora una volta non c'era nulla di speciale; la notte gioca dei brutti scherzi alle sentinelle."
Vita da soldato semplice. Dalle note scritte a penna negli spazi bianchi del libro:
"Salerno 29 agosto 1982 ore 17 e 08
Stanotte finalmente la tensione è esplosa.
Il mio turno di piantone iniziava alle 03 e 40, ma sono stato svegliato bruscamente alle 02. Con me erano presenti nell`atrio della Compagnia tutti gli altri piantoni indifferentemente dai turni assegnati. Dopo qualche naturale risentimento da parte nostra data l'ora tarda il Sergente di Giornata ci spiega la situazione: poco prima la fureria aveva ricevuto una telefonata con la quale il Comandante responsabile alla difesa della Caserma ordinava di raddoppiare gli uomini a causa di una telefonata minatoria che aveva scatenato l`allarme.
Dato che adesso in Compagnia siamo rimasti in pochi qualcuno ha dovuto fare quattro ore di servizio, io no, visto che sono comandato di servizio anche oggi. In più questa mattina hanno riunito quattro caporali e, completamente armati, hanno iniziato il loro addestramento per rispondere ad un eventuale attacco, sarà* dura per questi ragazzi!"
Questi sono frammenti sciolti di un anno particolare ed intenso, vissuto in un periodo difficile del nostro Paese dovuto ai frequenti attacchi da parte di gruppi terroristici ai danni di colonne ed installazioni militari. Durante uno di questi tristi momenti il magazziniere della compagnia presso la quale svolgevo il C.A.R. a Salerno venne ucciso nel tentativo di reagire all`assalto.... e noi dovevamo difendere dall`esterno anche quella parte d`Italia che ci uccideva da dentro.
Le esperienze da raccontare sarebbero molteplici ma nel mio caso riguardano in maggioranza i momenti di aiuto ed amicizia passati con i compagni di leva, ricordi nostalgici di comunione vera per affrontare problemi comuni.
Alla fine rimane anche l`orgoglio per l`opera svolta: dovevamo farlo, tanto valeva farlo bene! Nel mio caso mi fu presentata più volte la prospettiva di trasformare la Leva in Ferma Permanente da parte dei miei superiori. Rifiutai ringraziando, avevo un posto in fabbrica che mi aspettava a casa, mi congedai con i gradi da Sergente e la stima di chi mi aveva avuto sotto il suo comando.
Traete da questa lettera le parti che vi possono interessare con l`unica limitazione a non snaturare il senso della stessa che rimane sostanzialmente positivo .
Con i migliori saluti "
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