Buondì.
Ognuno di questi sistemi è valido singolarmente e può essere integrato dagli altri.
Premetto che una buona pulita in lavanderia è alla base della conservazione, dato che le tarme cercano lo "sporco" che per loro è nutrimento; la luce è loro nociva allo stadio di larva e dannosa quando sono adulte; inoltre, canfora e naftalina sono loro nocivi ma anche per i collezionisti, soprattutto per chi ne respira troppo i loro vapori o per chi ha problemi di dermatite. Un vecchio trucco delle nonne consisteva anche nell'uso delle castagne.
Mi spiego: in autunno le strade sono coperte di castagne selvatiche, ne prendo diverse e faccio due buchi sotili con un oggetto a punta (trapano, forchetta, ecc) e le infilo nelle tasche delle giacche e dei pantaloni lasciandocele per 3-4 mesi, o mettendole in un sacchettino di tela se le lascio per un anno. Questo perchè anche i vapori delle castagne "fresche" sono nocivi per le tarme ma non per il collezionista esigente che magari vuole poter indossare l'uniforme, non puzzano come canfora e naftalina e sono a gratis; l'unico difetto è che una volta che l'interno si asciuga si restringono e diventano polvere, ecco perchè l'uso del sacchettino di stoffa.
Esistono inoltre, secondo leggende contadine, ulteriori rimedi quali l'affumicatura dell'uniforme, il bagno con salvia e ginepro, ma non ho voluto essere il primo a provarli per non dover spiegare ad amici e colleghi come mai la giacca era bruciata e puzzava di minestrone
Plinio