4.Le scuole antifasciste
La frequentazione delle scuole antifasciste era prevista solo per i prigionieri più meritevoli, dimostratisi affidabili e attivi nella propaganda; erano comunque presenti dei criteri di scelta per la tipologia di prigionieri a cui prestare più attenzione:
ï?· transfughi e prigionieri di guerra che si sono consegnati spontaneamente;
ï?· ex membri del partito comunista o delle organizzazioni giovanili comuniste, oppure ex funzionari delle organizzazioni rivoluzionarie di massa, affidabili;
ï?· parte di ex partigiani socialdemocratici, di appartenenti ad organizzazioni cattoliche;
ï?· prigionieri di guerra che nei punti di accoglienza e nei campi di smistamento si sono dichiarati attivi oppositori al regime fascista;
ï?· prigionieri di guerra capaci, che prima lavoravano in grosse aziende, che possono fornire notizie preziose di carattere politico (...) sui fatti che possono essere usati nel nostro lavoro di propaganda nei paesi che combattono contro di noi;
ï?· contadini capaci; rappresentanti dell`intelligencija;
ï?· nella stessa direzione va condotto il lavoro tra gli ufficiali, una certa parte dei quali può essere vicina a noi.23
Le scuole antifasciste atte a ricevere i potenziali candidati furono due: quella di Juza e quella di Krasnogorsk; la prima iniziò le proprie attività nell`agosto 1943 mentre la seconda, situata a una decina di chilometri da Mosca, entrò in funzione nell`autunno dello stesso anno.24
La differenza tra le due scuole la indica il maggiore Terescenko, insegnante nella scuola di Krasnogorsk, nelle sue memorie:
Se la scuola di Juza continuava a funzionare come, per così dire, scuola elementare, che forniva ai prigionieri conoscenze semplici ed essenziali sulla storia del paese dei soviet, nonché sulla storia d`Italia e del fascismo; alla scuola di Krasnogorsk furono assegnati compiti più ampi. Essa doveva non solo approfondire lo studio delle nozioni che gli studenti avevano già appreso alla scuola di Juza, ma , a differenza di essa, doveva fondamentalmente insegnare ad essi discipline complesse come l`economia politica marxista, il materialismo dialettico e il materialismo storico.25
In sostanza, la scuola di Krasnogorsk era una scuola di perfezionamento per gli studenti più meritevoli dell`altro istituto.
Le scuole erano suddivise in settori determinati dalla nazionalità dei prigionieri; a Krasnogorsk il settore italiano era diretto da Terescenko, quello di Juza da Scevljagin. Inoltre a Krasnogorsk, assieme ad altri quattro collaboratori, lavoravano Paolo Robotti (alias Robotti Pavel Petrovic) e Matteo Giovanni (alias Ivan Regent).26
Tutti percepivano una retribuzione che variava dai 1200-1400 rubli degli insegnanti ai 500-700 rubli dei collaboratori come segretari e traduttori.27
Gli allievi più meritevoli, una volta licenziati dalle scuole, andavano a far parte dell`"attivo ristretto" dei gruppi antifascisti, affiancando gli istruttori nell`opera di propaganda.
Ma non tutti i frequentatori delle scuole soddisfacevano gli insegnanti:
Tra i primi due contingenti di studenti-volontari erano non pochi quanti dagli orrori della guerra da essi sofferti non potevano o non volevano trarre nessuna lezione di vita. Erano uomini legati senza soluzione di continuità all`immagine abituale del loro capo fascista, il duce Mussolini, e ai suoi slogan: "credere,obbedire,combattere". Tra questa categoria di prigionieri c`erano anche coloro che, pur essendo coscienti dell`avventurismo del regime fascista, restavano non di meno suoi sostenitori, perché in questo regime essi e i loro congiunti avevano prosperato materialmente e avevano raggiunto un`elevata posizione sociale. Indossata la falsa maschera di "antifascisti", i prigionieri di questa categoria filofascista venivano a scuola coscientemente non solo per avere informazioni sulla sua attività e sul comportamento degli autentici antifascisti, ma anche per tentare di disorganizzare il lavoro della scuola, paralizzare la sua influenza culturale sugli studenti28.
Oltre a questi "provocatori", c`era chi frequentava le scuole solo per godere del trattamento migliore riservato ai corsisti; ma anche la frequentazione delle scuole dovette fare i conti con la disorganizzazione del sistema sovietico e con la cronica mancanza di cibo tanto da suscitare le proteste di Walter Ulbricht, leader comunista tedesco coordinatore del lavoro politico tra gli internati suoi connazionali, che evidenziò alla direzione della scuola come:
1. gli uditori ricevono come prima le vecchie norme. Se tali norme non verranno aumentate ciò potrebbe portare a pesanti conseguenze per la loro salute. Qualche giorno fa è morto uno di loro.
2. tutti gli uditori indossano cenci. Nei lager non vi sono indumenti migliori.29
Il numero di prigionieri italiani che frequentarono le scuole antifasciste è incerto; nelle sue memorie Terescenko ha scritto:
Se parliamo del numero complessivo dei soldati e degli ufficiali italiani che hanno seguito i corsi di studio alla scuola di Krasnogorsk, esso può sembrare molto modesto. In tutto, dal dicembre 1943 all`estate 1945, la Scuola licenziò circa 500-550 studenti, dei quali circa 100-120 nei miei gruppi. à? certamente molto poco. Tuttavia, se anche solo la metà di essi è divenuta un testimone sincero della verità sul paese dei Soviet e sulla guerra, un attivo contrappeso rispetto a quanti diffondevano le idee fasciste e la demoralizzazione nei campi di prigionia, allora questo è già un risultato importante.30
Nell`archivio statale militare russo, come riportato nel saggio della Giusti, è invece scritto che furono 395 i prigionieri che frequentarono la scuola di Krasnogorsk e 548 quella di Juza31; nell`archivio dell`ufficio storico dello stato maggiore dell`esercito (AUSSME) è invece presente il risultato di un`inchiesta svolta a rimpatrio avvenuto che, in base alle dichiarazioni degli ufficiali prigionieri, indica in 77 il numero di ufficiali che frequentarono la scuola di Krasnogorsk.32
23Progetto. Ai responsabili dei punti di accoglienza e dei campi di smistamento dei prigionieri di guerra, in M.T. Giusti, "I prigionieri...", p.127
24Ivi,p.131
25N. Terescenko, "L`uomo che torturò...", p.133
26M.T. Giusti, "I prigionieri...", p.132
27Ibidem
28N. Terescenko, "L`uomo che torturò...", p.138
29M.T. Giusti, "I prigionieri...", p.84
30N. Terescenko, "L`uomo che torturò...", p.142
31M.T. Giusti, "I prigionieri...", p.135
32Ivi,p.303



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