Mi è venuto alla mente un altro particolare: in corrispondenza del limite nord delle Casermette, nello spazio fra le stesse e il Campo di aviazione, negli anni tra le due guerre vi era un poligono di tiro per esercitazioni, delimitato ad est da un alto e grosso terrapieno.
Non era limitato alle armi leggere ma anche a piccoli calibri di artiglieria e mortai.

La zona è tutt'ora conosciuta, specie dai vecchi, come "Il parapalle", proprio riferendosi a tale terrapieno.

I vasti campi antistanti hanno sempre restituito ordigni inesplosi, anche se questi terreni sono rimasti spesso incolti perché poco produttivi.

Fino alla fine degli anni 70 queste zone venivano affittate (con somma gioia dei proprietari) al Ministero della Difesa che le utilizzava per il lancio e le esercitazioni dei Parà* di Ardenza e Pisa; era anche uno spettacolo, in quanto i lanci erano frequentissimi e comprendevano anche automezzi come le Fiat Campagnola e pezzi di artiglieria, oltre a centinaia si soldati.

Ovviamente in queste occasioni veniva perso anche del materiale; una volta ho assistito ad un incredibile "cazziatone" ad un povero parà* che nel lancio aveva perso la baionetta e nonostante le ricerche non era stata ritrovata: il povero ragazzo, davanti alle compagnie schierate e ai molti curiosi come me ai quali era tranquillamente consentito di assistere alle manovre, fu trattato come un immondo verme, con urli e improperi che si sentivano per centinaia di metri, sull'attenti, sotto il sole di luglio, per un tempo che mi sembrò lunghissimo.

Comunque erano episodi non infrequenti, per cui capitava in quelle zone di ritrovare poi varie cosette, a volte anche qualche elmetto finito nei fossati, fra i rovi.

Tornando al "parapalle", nei campi antistanti, una delle rare volte che erano stati lavorati con l'aratro, mi capitò di trovare un proiettile di artiglieria, inesploso: avrò avuto 14 o 15 anni, lo ricordo perché ero col "vespino" 50, e passando sulla strada lungo la pineta l'occhio mi andò su qualcosa che brillava al sole; mi fermai e andai non più di dieci metri nel campo e vidi subito che si trattava di qualcosa di poco rassicurante; allora mi recai a Cecina dai Carabinieri i quali non mi presero molto sul serio, e mi dissero di andare alle Casermette; quindi riparto col mio vespino e torno indietro, mi presento alla porta del Deposito e dopo un po' mi chiama un Maresciallo; mi fa, vieni con me; si sale sulla sua Fiat Campagnola e quando arriviamo sul posto fa: "Eh sì, è proprio uno Srapnel, di quelli caricati a sfere d'acciaio, è pericoloso; si trovano spesso in questi campi, è roba degli anni 30", però lui lo prese tranquillamente in mano, lo rinvolse in alcuni stracci che aveva sulla jeep e lo appoggiò sul cassone, quindi tornammo al Deposito.

Oggi in quel luogo vi è un eliporto della Forestale, per il servizio antincendio, ma le vaste aree circostanti sono più che mai incolte e abbandonate.