Chi di Voi, immagino tanti, conosca un minimo della meravigliosa Val di Fassa, sa che, salendo in direzione di Canazei, se svolta a destra all`altezza di Pozza, scavalcando il torrente Avisio e si inerpica sull`unica rotabile, a tratti piuttosto ripida e stretta, si porterà* in quel gioiello della Natura che è la Val San Nicolò, che corre, grosso modo, parallela alla Val di Contrin, a Sud della Marmolada.
La prima volta che ha appoggiato gli scarponi ma, soprattutto, gli occhi su questi posti, "Il Soldato" aveva circa 16 anni e si presenteva notevolmente più snello ed agile del 50enne che oggi è (a volte mi chiedo se sono Classe 1959, come da anagrafe, o ... 1859?)
Di una cosa sono sicuro: fu amore a prima vista (ed il primo NON si scorda mai!) e "modello salmone", almeno una volta all`anno devo risalire la corrente a tutti i costi (leggi: il traffico) per andare a respirare a pieni polmoni il silenzio e l`aria "di casa".
Perché Vi racconto tutto questo? Semplice, fu proprio inerpicandomi da queste parti, il più delle volte in perfetta e ricercata solitudine, che mi sono imbattuto, per la prima volta, nelle tracce rugginose, allora non così rare, della Grande Guerra, un concetto mai toccato con mano, fino a quel momento, conosciuto come una insapore cantilena sui banchi di scuola o attraverso le rare testimonianze di mio nonno paterno (lui sì Classe 1897) che si era trovato, suo malgrado, a dover "gestire", da Fante della Novara dalle parti del Carso di Doberdò prima, la rotta di Caporetto ed il basso Piave, poi, in tempi quanto meno "difficili"... I Reduci, di tutte le guerre, se avete avuto il privilegio di incontrarne, non parlano molto volentieri di ciò che hanno vissuto e mio nonno non faceva eccezione, forse anche perché mio fratello ed io, allora, non eravamo altro che bambini, curiosi, sì, ma pur sempre solo bimbi ai quali certe cose andavano sottaciute.
Tuttavia, ricordo come fosse ieri che, quando si toccava questo tasto, gli occhi azzurri si fissavano sul pavimento, le rughe sembravano apparire tutte in un colpo e, dopo qualche vaga risposta, quasi imbarazzata, "glissava" elegantemente su ... altro ...
Un giorno, mi trovavo dietro lui e mio padre che parlavano, seduto sul sedile posteriore della Alfa Romeo "Giulietta"; il nonno divagò un attimo e disse, quasi a se stesso,: "...da qualche parte, qui intorno, c`è qualcosa che va a male...": non meno di mezzo km dopo, passammo accanto ai resti di un povero cane, investito ed ucciso lungo la strada, chissà* quando ...
Già*, lui l`odore inconfondibile della decomposizione lo conosceva bene, gli era rimasto impresso in modo indelebile ... solo dopo tanti anni (lui se n`è andato nel 1977; a quanto pare anche perché il suo cuore era uscito irrimediabilmente indebolito dalle febbri malariche patite in trincea, sul Piave), da adulto, mi sono fatto una vaga idea di quello che poteva aver patito lui e la sua generazione, suddita di re o imperatori...
Così, un bel giorno, assorbito da tutto fuori che la guerra, ho inciampato in un caricatore (pieno, 5 cal. 8x57 a palla ogivale) su un sentiero paradisiaco che a me appare -tutt`ora- fuori dal mondo ... ma non abbastanza, evidentemente, visto che la furia della guerra era giunta fin lassù (e ben oltre!), così come non doveva essere apparso paradisiaco per quei Soldati che dovevano affrontare la stessa salita, carichi all`inverosimile, con qualsiasi condizione climatica, perlopiù nottetempo e "nutriti" da surrogati !
Fu una specie di rivelazione, come una forza inarrestabile che mi portavo addosso senza saperlo (difficile da fare capire o accettare ai "non addetti") che mi portò a cercare immediatamente pubblicazioni che mi raccontassero cosa e chi era passato di là*; trovare ed acquistare il primo "testo sacro", la guida di Walter Schaumann (vedeste com`è conciata oggi!) ormai scomparso ma impareggiabile conoscitore del Fronte più alto della Storia, fu, credo, questione della sera stessa.
E, da bravo "salmone", una stagione dopo l`altra (non sempre la più favorevole) mi ha portato irresistibilmente ad esplorare un buon 80% dei posti sopracitati, spesso "a sentimento", fuori da qualsiasi traccia, portandomi sempre a nuove scoperte, ammazzandomi di fatica, imparando a rispettare ed amare profondamente la Natura di quei posti (non per niente oggi dichiarati Patrimonio dell`Umanità*) e quei Soldati barbuti, dall`aria severa (in realtà* era la vita cui erano costretti a conciarli così) eppure mai "straccioni", che avevano, a ben pensare, mediamente la metà* degli anni che ho io oggi, fissati sulle immagini ingiallite di quel tempo e che ... mi sento attorno tutte le volte che salgo là* in mezzo ...
La "svolta" definitiva la ebbi quando, un pomeriggio di fine Luglio di "unbelmucchioditempofa" sulle pendici del Col Ombert, cuspide isolata, inconfondibile che sbarrava l`accesso agli Italiani alla Val San Nicolò (appunto) mi ero attardato più del solito su postazioni in galleria veramente interessanti: ancora la rastrelliera per i fucili all`ingresso, fasciami di legno-cartone catramato in buona parte là* dove erano stati infissi circa 70 anni prima ... ero talmente assorbito da essere quasi svegliato di soprassalto da un lungo, profondo boato da temporale che, nel frattempo, si era addensato all`esterno, nel "mondo normale" ... e che temporale! Solo 3 anni prima ero stato sfiorato da un fulmine in alta Val Lastìes, di ritorno dalla via ferrata delle "Mèsules": non mi era propriamente piaciuta, come si può immaginare ... Fatto sta che ero semplicemente terrorizzato ... Poco più sopra avevo visitato una caverna-ricovero abbastanza spaziosa, alla quale si accedeva, carponi, attraverso una serie di gradini scavati nella roccia viva.
Ricordo che il battente della porticina dell`ingresso (chissà* se c`è ancora?) di legno secco, grigiastro, "sabbiato" dal susseguirsi di tante stagioni, lavorava ancora (giuro!) su un paio di cardini ricavati dal cuoio di uno scarpone inchiodati allo stipite, ed il chiavistello di legno, nella sua semplicità*, assolveva ancora bene la sua funzione, sicchè chiusi fuori la grandine frusciante che aveva imbiancato tutto come neve, in pochi minuti !
Non si calmò, giunse l`oscurità* e fui costretto a pernottare là* dove mi ero imbucato, steso su qualche asse fradicia sistemata alla meglio. Pernottare vuol dire ... trascorrere il tempo, nel saccoletto, un minuto dopo l`altro: fuori botte e lampi, vibrazioni incredibili; dentro, sgocciolìo d`acqua da ogni cantone: chi poteva addormentarsi? Capii sempre più cosa doveva essere stato, per quegli uomini, sopravvivere lassù così, per circa 30 mesi! Chi ha detto che la paura del buio se ne va con l`età* adulta? ... Lo avevo creduto anch`io ... il primo raggio di luce, all`alba ... una liberazione! Tutto tornato assolutamente come prima ... a 100 metri di distanza degli stambecchi, poco sotto, ignari della mia presenza, si scornavano testa contro testa con schiocchi secchi come frustate: sorrisi, contento della Vita, ancora più bella dopo l` imprevedibile avventura ...
Erano postazioni tenute, fra gli altri, dagli Standschuetzen di Marebbe ... ecco perché mi sono "affezionato" ai Soldati Imperiali (con buona pace del nonno!) e perché trovavo i colpi 8x57 (erano armati di Commission Gewehr M.1888 tedeschi) frammisti ad 8x50 propriamente austriaci...ed ecco perché, oggi, nonostante le mie origini emiliane, vesto, con tanto entusiasmo-rispetto l`uniforme da Fuciliere di Montagna austriaco...(può valere dirvi che sono nato ed ho vissuto a Milano, un tempo –ancora più in là*- asburgica? ... No, eh?... Pazienza!)
La Grande Guerra rappresentò il tragico passaggio dall`era antica, di stampo ancora napoleonico, a quella moderna, anche attraverso le mani capaci di Chi ha scavato quelle montagne... Leggi razziali, sterminio o genocidio furono umane involuzioni che a quegli uomini (almeno questo!) fu risparmiato ... Un comune, implacabile nemico non fu altro che la Natura in alta montagna ... ecco perché mi appassiona tanto ...
Studiare queste cose (la Storia, in genere) mi ha portato a contatto di decine di persone, molte indimenticabili; ho persino imparato a farmi capire in lingue diverse dalla mia con appassionati residenti all`estero; mi ha portato a comprendere dinamiche ricorrenti del Genere Umano o da dove sono venute realtà* che ci condizionano ancora ed ancora ...
Vero è che tutti noi, collezionisti e rievocatori, dobbiamo il nostro "successo" alla legge Basaglia 180/78 che ... ci ha messo tutti fuori dai manicomi, lo ammetto, e vorrei tanto aver fotografato l`espressione desolata di mia madre quando mi vide partire in uniforme, per la mia prima rievocazione, una mattina di Settembre, nel 2006 ... per contro, c`è chi trova "normale" sballarsi contuttociòchetrova oppure, per noia esistenziale, va a pestare tifoserie cosiddette "avversarie": questo sì che fa "in" ... ma questa, come si dice nei film, è un`altra storia...
Andrea