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Re: 8 maggio 1945 : 12 soldati francesi fucillati dai france
Il 16 febbraio 1943 le truppe italiane misero in atto la più grave rappresaglia in Grecia:
l'eccidio di Domenikon in Tessaglia. Furono i militari della Pinerolo, in risposta ad un attacco dei partigiano durante il quale erano stati uccisi 9 italiani, a compierlo. Essi circondarono il villaggio, rastrellarono la popolazione e fecero un primo raduno sulla piazza centrale. I caccia italiani sganciarono bombe incendiarie e case, fienili, stalle bruciarono tra le urla delle donne e i muggiti lugubri delle vacche. Al tramonto, le famiglie di Domenikon furono portate sul luogo dell`agguato. Dopo esser stati separati dalle donne, tra pianti e calci, tutti i maschi sopra i 14 anni furono fucilati nel giro di un'ora, e i contadini dovettero ammassarli in fosse comuni. La notte e l'indomani i soldati della Pinerolo assassinarono per strada e per i campi pastori e paesani che si erano nascosti: fecero 150 morti.
Domenikon fu il primo di una serie di episodi repressivi nella primavera-estate 1943. Il generale Carlo Geloso, comandante delle forze italiane di occupazione, emanò una circolare sulla lotta ai ribelli il cui principio cardine era la responsabilità collettiva. Per annientare il movimento partigiano andavano annientate le comunità locali» . L'ordine si tradusse in rastrellamenti, fucilazioni, incendi, requisizione e distruzione di riserve alimentari. A Domenikon seguirono eccidi in Tessaglia e nella Grecia interna: 30 giorni dopo 60 civili fucilati a Tsaritsani. Poi a Domokos, Farsala, Oxinià . Le autorità greche segnalarono stupri di massa. Il comando tedesco in Macedonia arrivò a protestare con gli italiani per il ripetersi delle violenze contro i civili. Il capo della polizia di Elassona, Nikolaos Bavaris, scrisse una lettera di denuncia ai comandi italiani e alla Croce rossa internazionale: «Vi vantate di essere il Paese più civile d'Europa. ma crimini come questi sono commessi solo da barbari». Fu internato, torturato, deportato in Italia.
Gli italiani imitarono i tedeschi, ma senza la loro tecnica. Nel campo di concentramento di Luisa, furono fucilati per rappresaglia oltre mille prigionieri greci. Molti morirono di fame, denutrizione, epidemie. Nel solo inverno 1941, la carestia indotta dall'amministrazione italiana fece tra i 40 e i 50 mila morti. Nell'intero periodo morirono di fame e malattie tra i 200 e i 300 mila greci. Nel 1946 il ministero greco della Previdenza sociale, nel censire i danni di guerra, calcolò che 400 villaggi avevano subito distruzioni parziali o totali: 200 di questi causati da unità italiane e tedesche, 200 dai soli italiani.
I generali Geloso e Benelli altro non fecero che applicare le linee guida del generale Roatta in Jugoslavia, che teorizzò la strategia «testa per dente». Klinkhammer dichiara che le fucilazioni italiane in Slovenia, nella provincia di Lubiana. ebbero le stesse dimensioni delle fucilazioni tedesche in Alta Italia dopo l'8 settembre. Oltre 100 mila slavi transitarono per i campi di concentramento italiani in Jugoslavia. Nell'isola di Rab, morì il 20 per cento dei prigionieri. E se dopo il 1945 Badoglio e Graziani furono i primi due criminali di guerra elencati dalle autorità etiopi, per la Grecia e i Balcani furono sollevate analoghe richieste per i generali Roatta, Ambrosio, Robotti e Gambara.
Riguardo alla Russia, ho visto una puntata di "La storia siamo noi" dedicata a quella campagna. Un reduce, ufficiale della Ravenna, piangendo, affermò che durante i combattimenti non si facevano prgionieri russi. Durante la ritirata del 1942-43, egli fu catturato e rientro in Patria nel 1946.
Per quanto riguarda le fucilazioni di cittadini che si arruolano in eserciti nemici, possono avvenire anche in caso di armistizio, se il reato è stato commesso durante il conflitto. I francesi arruolati nelle SS erano in una condizione morale peggiore di quelli arruolati nelle milizie di Vichy.
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