Conosco bene la lettera toccante,visionabile,con le evidenti tracce di sangue, al Sacrario di Asiago.

La cosa che mi colpisce maggiormente, nei ricordi letti dei reduci, vedi per esempio il libro del Bultrini-Casarola " Gli ultimi..i sopravvissuti ancora in vita raccontano la grande Guerra", oltre alle varie cronache riportate...

e' il completo rispetto per il nemico.

Voglio dire: si sa' che a volte, si scambiavano anche il cibo col nemico, da un lato.
Si sa' che a volte, per mancanza dello stesso, si sono uccisi i nemici in quanto non vi era nulla da dare allo stesso...

Ma, sia nei resoconti dei reduci a pochi anni dalla Guerra, sia negli offuscati ricordi dei medesimi,

non vi e' mai un solo commento,una critica,un disprezzo per l'avversario.

Voglio dire: sappiamo cosa facevano coi gas, sappiamo delle mazze ferrate,

ebbene, questi uomini, nonostante la prosopopea nazionalista, nonostante il disprezzo del nemico inculcato dai graduati, nonostante la propaganda interna che dipingeva il nemico come un animale (vedi le tavole di Achille Beltrame)..

Nonostante questo, in persone semi-analfabete e, quindi, apparentemente condizionabili dalla stessa propaganda, non v'è nessuno spirito di vendetta, nessuna volonta' di repressione,

soltanto rispetto......
Io chiederei: come si riesce a rispettare chi, per istinto di sopravvivenza,per valori inculcati, si deve odiare ma, la risposta e' sul campo di battaglia, quando da uomini ci si confronta con uomini ed allora la risposta e' che il nemico e' soltanto chi si trova dall'altra parte.
non ci sono i buoni o i cattivi, in tutta la ww1 non ci sono stati sennon nelle propagande...
sul campo, nessuno dava "del cattivo" all'altro