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[DOCUMENTI] Fortificazione permanente (2a parte).
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visto che si prevede un appesantimento del primo forum, nasce l'esigenza di creare le puntate successive....
oggi dal par. 65 al par. 84...avete tutto il we sulla spiaggia per leggere ed applicare le tecniche costruttive con i vostri castelli di sabbia.....
65. Concludendo, dunque, nell'evo antico l`arte fortificatoria aveva per carattere l'ampiezza dei tracciati e le costruzioni grandiose di pietra o di mattoni; gli elementi principali delle difese erano le mura e le torri, e gli elementi secondari (che qui sono stati esaminati) erano le cittadelle, le lizze, i barbacani, i pomeri interni ed esterni e le organizzazioni a difesa delle porte e delle pusterle.
EPOCA III.
Fortificazione Medioevale.
66. Nessuna grande innovazione nei mezzi di offesa segna il passaggio dall'epoca antica alla medioevale, le cui ragioni di essere si ritrovano nelle mutazioni politiche e sociali, e sopratutto in quelle che si verificarono negli eserciti e nel modo di combattere.
Caduto l`impero romano d'Occidente, in seguito alle successive invasioni di barbari, a poco a poco quella vasta mole venne frazionandosi in un grande numero di piccole signorie. Alle forti e numerose legioni che muovevano ad assoggettare od a difendere vastissime regioni, subentrarono le soldatesche dei signori, o delle piccole repubbliche, o delle città* libere, che si disputavano per il possesso di pochi ettari di terra, per soggiogarsi a vicenda, per invidie, o per odi personali, o famigliari.
Tra la caduta dell'impero romano (secolo v) ed il completo smembramento politico dell`Europa corsero parecchi secoli di confusione negli ordinamenti delle nazioni, Carlo Magno (secolo IX) riuscì a far rivivere per pochi anni l`impero ed a riunire sotto un solo domino pressoché tutta l'Europa centrale, e quindi a ridare alle operazioni di guerra carattere di grandiosità* e di insieme; ma l'opera sua fu distrutta dai suoi successori nel secolo stesso di costituzione, e, dopo, la società* riprese il movimento di discesa verso le barbarie, la superstizione e l`ignoranza.
67. L'arte fortificatoria, al pari di tutte le altre arti, nell'epoca medioevale, non fece progressi. Si ebbero bensì delle città* fortificate, come nell'epoca antica, con cinte merlate e turrite, precedute da antemurali (detti barbacani dopo le crociate ) e da lizze; ma esse erano per la maggior parte fortezze dell'epoca precedente restaurate, ben poche essendo quelle state costruite a nuovo.
Ad alcune delle vecchie cinte si aggiunsero delle opere esterne, consistenti generalmente od in grosse torri collegate alla cinta stessa mediante un doppio muro, o con un passaggio sotterraneo, oppure in specie di rivellini fatti con palancate o con terra e fosso, o simile; e ciò per conservare il possesso di qualche punto esterno importante, o per dare appoggio alla difesa esterna.
Alle grandi cinte poi, capaci di grandi presidi e di numerose popolazioni, si andarono sostituendo man mano delle cinte piccole, disseminate negli innumerevoli domini dei signorotti e feudatari, e talvolta nelle stesse città*, contrastate fra le famiglie o fra queste ed i cittadini che tentavano di scuoterne il giogo e di rivendicarsi a libertà*.
Non più grandi macchine da guerra ed assedi duraturi e condotti con arte, ma assalti e scalate ed urti diretti fra difensori ed attaccanti. Fu specialmente, nelle opere, curato l'ostacolo, cercando di aumentarlo con cinte concentriche ad alte mura, con fossi profondi, con molte aperture nei muri per offendere con ogni mezzo l`assalitore (armi, pietre, liquidi bollenti, fuoco) : e quindi si ebbero particolari interni minutamente studiati per contrastare ad esso palmo a palmo l`avanzarsi dalle porte all'ultimo ricettacolo del difensore ; cioè, grande impiego di ponti levatoi, di saracinesche, di piombatoie, di garitte applicate alle mura, (Fig. 28, Tav. II), di guardiole sporgenti ai salienti (Figura 29), di comunicazioni contorte e battute di fianco e di sopra, di agguati, di trabocchetti. Nell'interno erano addossati alle mura i locali dove stavano i difensori e le loro famiglie, attorno a piccoli cortili ed i locali stessi erano preparati a difese successive con feritoie o saettiere, sbarramenti e tagliate.
68. Le torri erano ancora un elemento principalissimo di difesa, ma si facevano vicinissime fra di loro a tutela delle porte, a rinforzo delle mura. Di esse, una più grossa e più forte, detta mastio, o maschio, o cassero serviva ordinariamente di ridotto; e siccome si faceva più alte delle altre, serviva ancora come osservatorio.
69. I tipi delle fortificazioni medioevali erano i castelli e le rocche (v. al § 27 la definizione); ed un bell'esempio di castello medioevale si ha a Torino nel parco del Valentino, ove fu ricostruito, con squisito sentimento d'arte e con profonda cognizione storica, un borgo fortificato collegato alla rocca del feudatario, riproducendo le varie parti da analoghe costruzioni di quell'epoca, tuttora esistenti in alcune vallate del Piemonte.
70. Esempio di rocca medioevale. E` dato alla Fig. 30, Tav. II, che rappresenta la rocca di Bolsena a nord-est della città* omonima, antica dipendenza degli orvietani, poi feudo dei Monaldeschi ed in fine possesso della Santa Chiesa.
L'unica strada d'accesso alla rocca aveva l'andamento seguente: proveniva salendo lungo la riva del lago di Bolsena alla porta R, chiusa all'occorrenza da saracinesca; svoltava verso sud, e salendo sempre - battuta dalla cortina IM della rocca - perveniva all'androne S e passava sotto al torrione X, del quale si vede il prospetto a sinistra della Fig. a); così la strada sboccava nella città* di Bolsena. Proseguendo poi verso la rocca, passava sotto e lungo la cortina A B, sempre salendo, e giungeva alla porta-torre T, ove era praticata una profonda tagliata e posto un ponte levatoio. Qui si avevano le prime difese propriamente riguardanti la rocca; da T si sboccava in Y, cortiletto chiuso da muri con feritoie ; si attraversava il portone U, si giungeva in un secondo cortiletto interne D, e finalmente si perveniva al cortile d'onore E, dopo aver attraversato il portone V; sui lati di sud e d'ovest del cortile d'onore erano le camere di abitazione del Castellano, e delle quali si hanno presentemente delle vestigia, mal restaurate.
Ai quattro, angoli della rocca erano quattro grandi torrioni; quello Q era il mastio, e serviva da ridotto e da osservazione; sopra di esse stava giorno e notte la scolta, che per la posizione poteva vedere fine a 10 miglia d'intorno.
La rocca sommariamente rappresentata e descritta esisteva già* nel secolo XIII; fu rinforzata nell'anno 1328 dagli orvietani e conserva anche attualmente tutta l'imponenza delle forti costruzioni medioevale, e l'eleganza dell'epoca, che era vicina al rinascimento delle belle arti.
EPOCA IV.
Fortificazione moderna.
ARTICOLO I.
Transizione fra la fortificazione medioevale e la moderna.
71. Cause che determinarono il passaggio a questa epoca. Le principali furono le seguenti: la formazione od il consolidamento degli stati che sorsero nel 1300 e 1400 in seguito al decadimento delle istituzioni feudatarie e dei piccoli comuni; le crociate che disordinate dapprima e soccombenti, andarono sempre più acquistando carattere di spedizioni ordinate, tanto più quando, cessato l'entusiasmo religioso che le aveva promosse, furono - benché con pretesto religioso - dirette a fini politici e commerciali; la diffusione dell'uso delle armi da fuoco.
Mentre, le due prime cause condussero all'impiego di grandi eserciti, come nell'epoca antica, e quindi al risorgimento dell'arte della guerra in generale ed al ritorno alle vaste fortificazioni, l`ultima causa accennata diede all'arte della guerra un indirizzo affatto diverso, e specialmente quello di confermare alle fanterie il predominio sulla cavalleria (già* iniziato con la formazione dei grandi eserciti crociati) e quello di mutare radicalmente il carattere delle fortificazioni, rendendo necessario di sostituire alle forme che esse avevano nell'epoca antica, altre più soddisfacenti alle nuove esigenze.
Altri due fatti caratteristici che nell'epoca che si considera influirono in modo deciso sullo sviluppo di tutte le industrie e, cambiando le relazioni commerciale fra i diverse popoli, cambiarono le esigenze, gli interessi economici e politici, e generarono grandi guerre, trasformarono nazionalità*, ecc., furono la scoperta dell'America e l'invenzione della stampa.
72. Armi e mezzi di attacco. Nell'epoca moderna si continuarono ad impiegare per qualche tempo le armi delle epoche antica e medioevale, cioè archi, balestre, picche, alabarde e simili, nonché le macchine nevro-balistiche; ma la maggior parte degli eserciti, non appena furono diffuse e conosciute le armi da fuoco le adottarono, dapprima come ausiliarie delle precedenti, più tardi come armi principali, sia nella guerra campale, sia in quelle d'assedio
Quando avvenisse l'invenzione delle armi da fuoco è controverso fra gli storici. Sembra che l`uso della polvere, o di una composizione incendiaria simile, fosse noto in Cina nei tempi antichissimi; e che poi si divulgasse nei secoli XII e XIII in Europa per la strada dell'India e per mezzo degli arabi ; cosicché si ebbe la comparsa quasi simultanea di armi da fuoco in Spagna ed in Sicilia, all'epoca della conquista di queste regioni per opera dei Califfi.
Forse le primissime armi da fuoco furono manesche poi se ne ebbero di fisse, e consistevano in grossi e corti tubi, che si caricavano dalla culatta, che lanciavano palle di pietra, fasci di verrettoni, barilotti di fuoco greco, armi che in Italia si chiamavano bombarde.
Evidentemente tali macchine da guerra avevano poca azione contro alle mura delle città* fortificate.
73. In sulla meta del secolo XV le artiglierie erano cresciute di numero, variate e migliorate di forma. Si avevano ancora grosse bombarde pietriere, e, decrescendo in portata ed in calibro, si avevano: i mortai, i comuni o mezzane, le cortane, i passavolanti, i basilischi, le cerbottane, le spingarde, gli archibusi, gli schioppetti; queste ultime, armi da ramparo e da mano. Il peso della palla delle più grosse bombarde variava da kg. 100 a kg. 650 circa, corrispondente rispettivamente ai diametri di m. 0,412 e m. 0,780 ; la gittata non oltrepassava i 400 m.
Però il loro impiego era misto ancora alle armi nevro-balistiche, o macchine guerresche; il che si riscontra evidentissimo all'assedio di Costantinopoli, avvenuto nel 1453. Scrive il Rocchi "dai documenti storici relativi all'assedio di questa città* è posta in evidenza la scarsa efficacia d'azione delle colossali bombarde turche...; il loro impiego, promiscuo a quello delle macchine dell'antica poliorcetica, condotte sotto Costantinopoli, non si distacca dal carattere dell'epoca... e se i proiettili di pietra, lanciati dalle bombarde, riuscirono ad aprire qualche breccia, nelle vecchie muraglie della piazza, la sua caduta deve esclusivamente attribuirsi ad altre cause".
74. Nella seconda metà* del secolo XV, col progredire dell'industria metallurgica, cominciarono in Francia ed in Italia a scomparire le artiglierie del genere bombarda, per cedere il posto ad altre di minor calibro, più leggere, ma in pari tempo più ricche di metallo e più robuste, le quali tiravano palle di ferro, anziché di pietra. Questa innovazione, che decise il passaggio alla fortificazione moderna, fu presto adottata da tutti gli stati d'Europa e le nuove artiglierie, seguendo l`uso francese, si chiamarono cannoni, colubrine e falconi.
75. Altra innovazione importante alle artiglierie fu l`adozione e diffusione dei proiettili scoppianti (bombe e granate), lanciati con armi da fuoco a tiro arcato, simili a quelli che ora, chiamiamo obici e mortai. Le bombe pesavano di solito 100 libbre (33 kg. circa) e si potevano trarre sino a 700 m. di distanza; le granate scoppianti venivano lanciate a grappoli dai mortai, od ancora a mano da fanti leggeri, scelti, che procedevano in testa alle colonne negli assalti dei luoghi fortificati, e furono detti perciò granatieri.
76. Le armi da fuoco portatili andarono esse pure sempre più perfezionandosi, e si ebbero dapprima schioppi, cerbottane, colubrine, archibusi e pistole a miccia; poi, introdotto l`acciarino a ruota ed a pietra focaia, le nuove armi assunsero le denominazioni di moschetti, fucili, carabine e pistole. I fucili si distinguevano in fucili ordinai e fucili da ramparo: per i primi la portata utile era di 250 metri e per i secondi di 300 metri circa.
Nel secolo XVII si aggiunse la baionetta al fucile e quest'arma poté così fare anche l'ufficio di picca, la quale perciò andò poi scomparendo. La fanteria, che sino allora si componeva, di picchieri e di archibugieri venne in conseguenza costituita da soli fucilieri.
La cavalleria, per effetto dell'importanza acquistata dalle armi da fuoco e dalla fanteria, subì anch'essa mutamenti negli ordini e nell'armamento; alla lancia furono sostituite la pistola e la carabina.
Le armi difensive andarono man mano alleggerendosi e poi scomparvero quasi completamente.
77. In quanto all'attacco e difesa delle piazze forti si modificarono i mezzi impiegati nell'epoca medioevale.
L'assalto a viva forza e la scalata, mezzi unici di attacco in quell'epoca, furono sussidiati dall'assedio regolare, nella quale operazione si facevano lavori d'assedio, attacchi alla mina con polveri, demolizioni di mura, o brecce, con artiglierie; e quindi assalto alle brecce stesse a viva forza o di sorpresa.
Come si vedrà* a suo luogo, l`assedio regolare e la difesa vennero sulla fine del I° periodo dell'epoca che si considera fissati da leggi tassative tali che si prevedeva, o si determinava a priori, il numero del giorni di resistenza di una piazza, ed ordinariamente il risultato corrispondeva alla previsione .
78. Modificazioni principali agli elementi fortificatori. I progressi delle artiglierie, qui indietro appena accennati, furono lenti, ed i nuovi trovati per le fortificazioni, destinati ad opporsi alla loro potenza non vennero certamente che a poco a poco.
Come sempre succede in casi simili, quando una scoperta si impone per fare abbandonare le vecchie consuetudini, molti furono i tentativi fatti presso i vari stati per utilizzare e modificare le fortificazioni antiche, e molte furono le proposte; e fu solo dopo un periodo abbastanza lunge di transizione, che si vennero affermando i principi, i quali guidarono poi gli ingegneri militari nello stabilire la forma delle nuove opere.
Questo periodo di transizione si ritiene si sia svolta dalla metà* del secolo XIV alla metà* del successivo, in quanto ché è appunto nella seconda metà* del secolo XV, che si cominciano a sviluppare le nuove forme e che vengono dettate le prime norme scritte.
79. Le principali modificazioni successivamente apprestate alle opere in questo periodo furono le seguenti:
Anzitutto si abbassarono le mura e più ancora le torri, riducendo queste ultime alla stessa altezza di quelle, per presentare minor bersaglio ai tiri dell'attaccante.
Al fine di proteggere meglio il piede delle mura, si costruì lo spalto al di là* della controscarpa e, per conservare la difficoltà* alla scalata, il fosso, che dapprima era solo conveniente, divenne necessario, e si fece largo e profondo, anche perché non venisse facilmente riempito dalle rovine del muri battuti in breccia .
Perché le mura potessero presentare una maggiore resistenza al tiro in breccia si dette loro esternamente una scarpa assai pronunciata cioè 4/1#61624;5/1 , però la scarpa non si portava a tutta l'altezza del muro: ma fino ai 2/3, ai 3/4 ed anche ai 9/10 dal piede, da ove si continuava con muro verticale o quasi, e si inseriva fra la prima e la seconda parte un bastone, o cordone, di pietra sporgente ed ornato, e ciò al fine di dare vaghezza alla costruzione e di ostacolare la scalata, resa più facile dalla pendenza della scarpa anzidetta.
80. Furono soppresse nelle muraglie tutte le parti deboli facilmente demolibili e le parti di legname facilmente incendiabili, ossia i merli , le caditoie o piombatoie, le guardiole sporgenti, le coperture delle piattaforme e dei terrazzi; e poiché la soppressione delle piombatoie rendeva indifeso il terreno al piede del muro, dando cosi luogo ad un angolo morto, si cercò di ovviare a questo inconveniente accrescendo l`azione fiancheggiante delle torri, e perciò queste si fecero più ampie, ossia di 20 a 30 metri di diametro (torrioni), e più sporgenti; oppure si collocarono davanti alle cortine e si riunirono a queste mediante due tratti di muro rettilinei a guisa di fianchi, costituendo cosi delle opere ausiliarie aderenti, dette rondelle (Fig. 31, Tav. III). L'ampiezza dei torrioni e delle rondelle permise di fornirli di locali casamattati in vari piani, aperti alla gola, cioè sboccanti in un cortiletto, per dar sfogo al fumo e per diminuire l`inconveniente del rintronamento causato dagli spari. Ciò fu fatto solo nel ‘500, e si ritiene Giuliano da Sangallo l`inventore dell'ordinamento casamattato, applicato nella rocca d'Ostia, nel 1483
Al tracciato circolare dei torrioni si sostituì qualche volta quello rettangolare, e si ebbero le torri piatte (Fig. 32), le quali servivano piuttosto a riparare dai tiri frontali la comunicazione retrostante alla cinta, aumentata di larghezza ed armata per il fiancheggiamento, reso così più sicuro.
Si usarono in fine torri pentagone casamattate, con i fianchi normali alle cortine e le facce formanti saliente, perché così esse venissero colpite obliquamente e fossero meno vulnerate dai tiri. Presero nome di puntoni (Fig. 33), e successivamente, ingrandendosi sempre più e rimanendo aperte alla gola, quello di baluardi . Quando poi questo costruzioni acquistarono massimo sviluppo e furono terrapienate nel lato interno, si dissero bastioni, nome che pare derivato da quello di bastite, o bastie, dato nel medioevo a certe opere di terra e legnami, impiegate per trinceramenti campali, o nell'assedio delle fortezze, e talvolta anche per fortificare città*, quando non si aveva tempo per elevare costruzioni di muratura .
81. Per aumentare la resistenza delle mura (cortine e torri, torsioni, o rondelle) si dette dapprima maggior grossezza al parapetto, che ne era la parte più debole, poi alla restante parte e si arrivò a dimensioni straordinarie; così le mura delta torre di Ham (in Francia, dipartimento della Somme) ricevettero una grossezza di 10 m. alla base, e le cortine del castello di Salces (Pirenei orientali) furono fatte grosse 18 m.
Questa modificazione però non fu molto applicata, specialmente per la spesa che richiedeva, ed invece si ricorse più spesso al provvedimento di terrapienare le mura, ossia di addossarvi una massa di terra, terrapieno, o ramparo, qualche volta all'esterno, ma più frequentemente all'interno.
In quest`ultimo caso il ramparo veniva talvolta tenuto discosto dal muro; dietro ad esso si lasciava un cammino coperto e nel muro si praticavano delle saettiere, o delle fuciliere, per ottenere una difesa radente; e qualche volta ancora si scavava dietro al muro in parola un secondo fosso, si gettava lo sterro dalla parte interna della piazza, al fine di formare una seconda massa coprente, alla quale il muro stava come un rivestimento staccato. In questo senso lasciò proposte il segretario fiorentino Niccolò Machiavelli, che visse intorno alla fine del secolo XV, nel suo trattato Dell'arte della guerra.
82. Anche il fiancheggiamento dei fossi fu maggiormente curato, e si scavarono ed aprirono apposite cannoniere nella base dei torrioni, come ce lo attestano i lavori del Sangallo in Castel Sant'Angelo di Roma nel 1493; oppure si costrussero apposite casamatte, basse, alla prova, che davano dei tiri radenti ed efficacissimi. Queste specie di opere addizionali, dette capannati, e poscia caponiere (Fig. 37, Tav. III), furono proposte dall'italiano Francesco di Giorgio Martini da Siena sul finire del secolo XV, ed a torto attribuite al Durer, che le indicò solamente nei primi anni del secolo seguente.
83. La piazza di Padova all'epoca dell'assedio del 1509, presentava già* molte delle innovazioni qui sopra espresse.
Stando alla descrizione che ne ha lasciata il GUICCIARDINI, i fossi esterni erano stati allargati ed inondati; avanti a ciascuna porta e sui saliente era stata costruita una grossa bastia di terra e di legno; il muro era stato smerlato e raddoppiato di grossezza mediante un interno terrapieno aderente, sostenuto da solida palizzata; a qualche distanza dietro al muro era stato scavato un altro fosso di 16 braccia (circa m. 9,60) di profondità* e larghezza, il cui sterro, gittato ancora verso l'interno, formava un secondo terrapieno, munito di un parapetto di terra di 7 braccia (m. 4,20) di grossezza. Il fondo di questo secondo fosso era fiancheggiato da casamatte di muratura (capannati) armate di artiglieria. Infine, tanto i bastioni esterni quanto le casamatte del fosso erano state minate per farle saltare, nel caso che il nemico se ne fosse impadronito .
84. Pertanto, sullo scorcio del secolo XV si trova che le fortificazioni, al fine di adattarsi ai nuovi mezzi di attacco, e di presentare corrispondenti resistenze e sviluppare adeguate offese, hanno subito importanti modificazione nel profilo, nel tracciato e nei materiali che entravano a formarle.
Il profilo presenta maggior grossezza che non altezza, e manca di tutte le parti debole, che aveva nelle epoche antica e medioevale; il tracciato è a cortine ed a baluardi; i materiali che entrano a costituire le opere sono la terra e la muratura.
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85. Successivamente, la sostituzione dei proiettili di ferro a quelli di pietra, avendo conferito alle artiglierie maggior potenza e gittata, e quindi possibilità* all'attaccante di collocarsi ad una notevole distanza dal punto ove voleva aprire la breccia e di concentrare quivi i propri tiri, il difensore fu indotto ad abbandonare il tracciato frontale e ad adottarne uno che gli consentisse di incrociare i fuochi sulle posizioni esterne, le quali, occupate dall'avversario, avrebbero facilitate l`attacco; e ciò si ottenne con l'accrescere le dimensioni dei puntoni o dei baluardi, che erano alle estremità* delle cortine, e col porvi delle artiglierie sulle facce esterne per agire sulla campagna, e sui lati interni per fiancheggiare le cortine; da ciò il fronte bastionato, come si è detto, che fu caratteristico di tutto il primo periodo dell'epoca che si considera.
86. E` da indicare ancora che il cercato concentramento dei fuochi della difesa dinanzi al centro di ognuno dei fronti, condusse all'inconveniente di creare dinanzi alle parti sporgenti (salienti dei baluardi) dei settori indifesi. Per sopprimerli si ricorse successivamente all'impiego di opere addizionali davanti alle cortine ed incrocianti a loro volta i fuochi sui detti settori; ed in tal guisa i vari elementi costitutivi delle opere, tanto semplici nell'epoca antica, si andarono complicando sempre più e diedero luogo, colle combinazioni delle varie forme, ad una varietà* di maniere, diverse fra di loro col tempo, colle esigenze speciali di località*, colle consuetudini, cogli ingegneri che le immaginarono e con gruppi o scuole, nelle quali le svariate maniere si svilupparono, o si classificarono.
87. Raffronti storici. E oramai accertato che la fortificazione, a fronti bastionati ebbe origine in Italia. Ciò fu dimostrato dapprima storicamente dal P. GUGLIELMOTTI ed ora universalmente ammesso.
Il primo scrittore di fortificazione moderna fu l'architetto Mariano di Iacopo, senese, detto il Taccola, nato nel 1381, morto prima del 1458 (o forse in questo anno). Egli aveva preparata una difesa di Roma per il papa Calisto III, fondata sul sistema che poi fu detto bastionato, come risulta, da disegni e da medaglie dell'epoca , e lasciò affermati i nuovi principi consigliando: «non torri sottili, ma baluardi colla terrazza a livello delle piattaforme laterali, il saliente verso il nemico, e batterie basse nei fianchi» (GUGLIELMOTTI).
Poco dopo, sembra nel 1461 (od anni vicini), volendo Lodovico di Savoia rinforzare le mura di Torino, fece costrusse da Michele Canale il Bastion Verde, opera che dimostra chiaramente il passaggio da una all'altra fortificazione (v. Fig. 38, ove la parte in nero indica la costruzione a mura e torri dell'opera medioevale e la parte in semplice contorno indica iI bastione aggiunto). Il rafforzamento delle mura, interrotto per ragioni politiche, fu poi ripreso e completato solo nel 1536 per opera di Francesco I .
Nel 1484 Ercole, duca di Ferrara fece riparare dei bastioni di muro e terra già* esistenti nella sua città* .
Nell'anno 1497 Antonio da Sangallo costrusse la cinta bastionata di Civita Castellana e poco dopo il fortino di Nettuno, monumento classico di fortificazione moderna; e nell'epoca stessa dette i disegni di una cinta pentagonale bastionata per Castel Sant'Angelo di Roma che non fu fatta, ma fu applicata invece una cinta quadrata a torrioni, e la pentagonale bastionata fu costrutta solo net 1561 sotto Pio IV, seguendo, sembra, i disegni del Sangallo predetto .
E così moltissimi altri esempi si potrebbero citare; ma i principi della fortificazione nuova ebbero evidente e più completa esplicazione nel "Trattato di architettura civile e militare" di Francesco di Giorgio Martini da Siena, morto nel 1504, opera che fu riprodotta nel 1841 dal Promis ).
88. Scuole di fortificazione sviluppatesi nel primo periodo dell'epoca moderna. Soglionsi classificare gli autori di fortificazione ed ingegneri militari nel periodo predetto nelle seguenti scuole:
â?¢ Italiana
â?¢ Francese
â?¢ Olandese
â?¢ Tedesca;
mentre le prime due sono differenti per le epoche del loro svolgimento, le altre due si distinguono fra di loro e dalle precedenti, per caratteri affatto speciali.
La SCUOLA ITALIANA, nata, come si è detto, verso la metà* del secolo XV, durò fino al 1600, nella quale epoca ebbe principio la decadenza politica dell'Italia.
La SCUOLA FRANCESE Si può considerate come continuazione della italiana, poiché italiani furono gli ingegneri che fortificarono in Francia nel secolo XVI, ed i primi autori di quella nazione sono del secolo successivo. Essa scuola ebbe il primato fino al principio del secolo presente, primato che non seppe conservare, non avendo saputo distaccarsi in tempo dalle tradizioni troppo rigide e dalle teorie scolastiche.
La SCUOLA OLANDESE sorse con carattere dipendente dalle circostanze topografiche locali e dalle esigenze politiche che la determinarono. Ebbe due periodi di svolgimento: il primo verso la metà* del secolo XVI all'epoca delle guerre di indipendenza centro la Spagna, e l'altro verso la fine del secolo XVII, quando l'Olanda tentò di opporsi alla conquista francese.
La SCUOLA TEDESCA nacque dopo l'italiana, cioè verso il 1500, con caratteri derivati da questa, ed ebbe rapido sviluppo occasionato dalle guerre intestine per ragioni politiche delle famiglie regnanti, e da quelle per opporsi alle invasioni turche. La scuola tedesca seppe rinnovarsi sempre, senza esclusivismo, seguendo gli ultimi progressi, e si può dire che sia state la predominante in Europa fino a pochi anni or sono.
ARTICOLO II.
Primo periodo della fortificazione moderna.
Predominio del fronte bastionato; fortificazione a cinta continua ed opere addizionali aderenti ed avanzate.
SEZIONE I.
Scuola Italiana.
89. Principali autori di questa scuola. Seguendo il GUGLIELMOTTI verranno qui classificati gli autori italiani in 3 gruppi che sono detti : della scuola Sangallesca, della Urbinate e della mista.
90. La scuola Sangallesca fu più di architetti che di Soldati, e si formò per impulso di Giuliano da Sangallo, sotto il patrocinio di Lorenzo il Magnifico. Ha per caratteri dominanti la nobiltà* e la grandiosità* degli edifizi, l`impiego degli ornamenti, la grossezza dei muri, l'esclusione quasi assoluta dei terrapieni. Si possono fare appartenere ad essi i seguenti architetti :
GIULIANO GIAMBERTI DA SANGALLO (1432-1517?) specialmente per la Rocca di Ostia, elevata nel 1483, per i baluardi delta cittadella di Pisa (1509-1512), per le opere di Borgo San Sepolcro, per la rocca di Arezzo, e per molti disegni di fronti bastionati. Alcuni di essi fanno parte del Taccuino autografo che si conserva nella biblioteca comunale di Siena; altri di un Codice autografo di piante e disegni di Giuliano da Sangallo, già* appartenente alla Collezione di case Gaddi, altri infine di un Codice membranaceo di autografi disegni alla Barberiniana di Roma.
ANTONIO DA SANGALLO (t 1534), il vecchio, fratello di Giuliano, costruttore della cinta Borgiana di Castel Sant'Angelo di Roma, cominciata nel 1492; delta cinta bastionata di Civita Castellana (1494-1497) e del fortino quadrangolare a bastioni di Nettuno (1501-1503), disegnate queste due ultime opere, sembra, da Giuliano predetto.
ANTONIO DA SANGALLO (1482-1546), il giovane, de` Cordiani, che costrusse dei bastioni ad ordine rinforzato a Civitavecchia; i bastioni a fianchi doppi di Santo Spirito e di porta Appia (o bastione Ardeatino) a Roma, dei quali si dirà* in appresso; e la fortezza di Abbasso o da Basso a Firenze.
MICHELE SANMICHELI (1484-1559) costruì nel 1527 il bastione della Maddalena che fu per molti anni ritenuto il primo del genere e quindi il Sanmicheli fu detto inventore del sistema bastionato. Prima che a Verona aveva lavorato a Roma, poi a Legnago, a Venezia, ove costrusse il forte S. Andrea del Lido monumento architettonico insigne, a Zara, e specialmente nell'isola di Candia.
91. La scuola Urbinate fu più di soldati che di architetti ; prese impulso dal celebre capitano Federico da Montefeltro, duca di Urbino ; le opere degli autori che vi appartennero si distinsero per vasto impiego di terrapieni con murature nascoste ed apparentemente basse, con fossi profondi. Sono da indicare:
FRANCESCO DI GIORGIO MARTINI DA SIENA (1439-1502), che scrisse un'opera magistrate illustrate dal Promis nel nostro secolo , e nella quale disegnò la cinta bastionata di nuova forma con fiancheggiamento radente, e proclamò il principio che la bontà* delle fortezze sta nell'artificio della pianta, anziché nella grandezza dei muri affermando così l`importanza del tracciato.
Egli suggerì inoltre l`impiego di un muro a feritoie posto per lungo sul fondo del fosso, conosciuto ora col nome di muro alla Carnot, e l'impiego dei capannati (v. § 82) o caponiere, rimesse in voga dal Montalembert nella metà* del secolo scorso, e diffusa solo nel secolo nostro. Usò rivellini, spalto, strada coperta, cunetta nel fosso e barbacane.
DONATO BRAMANTE (1444-1514), che lavorò attorno alle fortificazioni di Roma ed al quale si attribuisce un'opera che ha il titolo: Modo di fortificare, assai reputata.
IACOPO FUSTO DETTO IL CASTRIOTTO (1510-1562), che applicò al fronte bastionato molte opere addizionali esterne, fra le quali la tanaglia, e propose un fronte che venne più tardi imitato dal Vauban. Costruì molte fortificazioni in Italia ed in Francia, ove mori col grado di ingegnere generale delle fortezze.
92. La scuola mista uscita dopo le precedenti e dal loro contrasto, riunisce i pregi dell'una e dell'altra. Ad essa si possono ascrivere:
MICHELANGELO BUONARROTI (1475-1564), che pose i teoremi dell'ammorzamento dei colpi impiegando terra per terrapienare le mura, del rimbalzo fasciando le mura di materie elastiche per far deviare i proiettili od attutirne i colpi, e della eliminazione, costituendo la parte superiore delle torri e dei bastioni a conca, convergente verso un pozzo, the raccogliesse i proiettili e impedisce ch'essi producessero danni scoppiando. Si è reso celebre nella nostra arte per la difesa di Firenze e per la costruzione dei bastioni del Belvedere al Vaticano di Roma.
GIULIO DI SAVORGNANO (1516-1595), che nei suoi scritti diede la massima che il muro di scarpa non dovesse oltrepassare l'altezza dello spalto, massima che non fu seguita se non due secoli più tardi. Egli migliorò le fortificazioni di Verona, di Peschiera, di Bergamo, di Brescia e diede il piano della piazza di Palmanova, una delle più belle dell'epoca moderna.
NICOLA TARTAGLIA (1500-1559), ingegno svariatissimo, volle ridurre parte della fortificazione, e della artiglieria a principi scientifici. Nel suo libro intitolato: Quesiti ed invenzioni diverse, spiegò la forma delle traverse (che denominò parianette od arginetti) da collocarsi sui rampari a protezione dei tiri di infilata e di rimbalzo, da lui immaginati, ma introdotti nella pratica, molti più tardi, dal Vauban a cui furono attribuiti. Dette un tracciato a piccoli bastioni, con cavaliere e fianchi ritirati e cortina a tanaglia; all'esterno, rivellino e strada coperta. Il Tartaglia inoltre propose che nel fortificare le grandi città* si dovesse comprendere nelle opere di difesa un buon tratto della campagna, e cingere poi il nucleo con una semplice muraglia. E il principio degli odierni campi trincerati, o piazze ad opere staccate, applicate solo nel nostro secolo.
FRANCESCO DE' MARCHI (1504-1576), celebre per il suo Trattato di architettura militare, nel quale riunì tutto quanto di più perfezionato si era fatto intorno alle fortificazioni moderne, aggiungendovi molte proposte che poi furono riprese e perfezionate da ingegneri susseguenti, italiani e stranieri, come mezzaluna o lunetta, tanaglia, tanaglione, controguardia. L'opera del Marchi, pubblicata nel 1599 a Bruxelles, fu riprodotta a Roma nel 1810 dal marchese Luigi Marini, con splendida edizione arricchita di larghi commenti.
FRANCESCO PACIOTTO, Conte di Montefabro (1521-1591) fu uno dei più famosi architetti militari dei suoi tempi. Lavorò in Ancona ed in altre piazze forti delle Marche. Nel 1564, per incarico del duca Emanuele Filiberto, costruì la cittadella di Torino, modificando un progetto precedente dell'Orologgi e migliorandolo in alcune parti; nel 1567 progettò e diresse la costruzione della cittadella di Anversa, per incarico avuto dal duca d'Alba. Queste due cittadelle, pentagone regolari, erano ritenute capolavori di fortificazione italiana; di quella di Torino rimane il dongione d'ingresso, restaurato nel 1893, e di quella di Anversa non si hanno tracce.
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da 93 a 101
93. Altri celebri fortificatori dell`epoca splendida per l'Italia in quest'arte, da aggiungere ai precedenti, e che difficilmente si potrebbero ascrivere ad una od all'altra scuola, sono:
LEONARDO DA VINCI (1452-1519), negli scritti e nei disegni del quale trovasi il fiore dell'architettura militare dell'epoca: rivellini triangolari e semicircolari; difesa a cantoni, quadrate, rotonde; recinti stellati, o con torrioni per breve spazio staccati dagli angoli; casamatte staccate di pianta poligona; cavalieri di varia altezza nel primo e secondo recinto; fossi doppi con acqua e senza speroni di sezione trapezia, e dentati nel profilo per il rivestimento dei terrapieni, spalti ecc. Quanto Alberto Durer propose nel Trattato scritto nel 1527, trovasi con maggiore sviluppo nel Codice Atlantico. Ma né in questo, né in altri manoscritti del celebre architetto, si rinviene alcuna indicazione sui baluardi, né da verun documento si rileva essere stata da lui conosciuta od applicata questa essenziale forma della nuova fortificazione (Rocchi. Le origini, ecc., Op. cit.).
SERBELLONI GABRIO (1509-1580). Munì Castrocaro, Cortona, Borgo S. Sepolcro; accrebbe e riattò le fortificazioni di Porto Ferraio, Ancona, Ostia, Civitavecchia, Ravenna; concorse alla costruzione delta cittadella di Anversa, alla quale attese poi specialmente il Paciotto; fece un forte a Tunisi.
MAGI GEROLAMO (1520-1572), ha lasciato specialmente un fronte bastionato con piccoli fianchi doppi perpendicolari alla cortina, e la cortina stessa spezzata a denti di sega, sicché procura nuovo fiancheggiamento. Pare che questo fronte abbia dato l'idea al Vauban di quello che egli applicò a Neuf-Brisach, e di cui si dirà* qui avanti.
GALASSO ALGHISI DA CARPI, che nella sua opera "Delle fortificazioni" fu uno dei primi a rappresentare le piante delle piazze forte con tracciato geometrico, nel 1570 diede un sistema che può dirsi una combinazione del bastionato e di quello a tanaglie, e fu imitato dalla scuola tedesca più di un secolo dopo.
FLORIANI POMPEO (1545-1600), che usò fra i primi la tanaglia, sicché si ritiene che da lui l'abbia presa poi il Vauban . Nel suo tracciato si osservano ancora dei piccoli bastioni, con doppi fianchi casamattati assai ben disposti, ed alla controscarpa un doppio cammino coperto.
FLORIANI PIETRO (1585-163
, figlio del precedente, fece un piano di fortificazioni per Vienna, munì di mezzelune la cittadella di Ferrara, e cooperò alle fortificazioni di Malta.
GALILEO GALILEI (1564-1642) che scrisse un Trattato delta fortificazione.
ERCOLE NEGRO (1580-162
; fortificò Demonte in Val Stura e Santhià* nel Vercellese; fece un progetto di fortificazione per Torino che ebbe principio di esecuzione, ma fu radicalmente mutato e compiuto dal Castellamonte.
GABRIELE BUSCA (+ 1619), che nei propri tracciati diede la strada coperta a denti di sega imitate dal Bousmard nel nostro secolo. Il D'ANTONI lo considera come l'inventore dei sistemi di demolizione, nei quali le opere esterne sono combinate in modo da essere agevolmente demolite con la mina, allorché il difensore è costretto ad abbandonarle, onde il nemico non vi trova che un mucchio di rovine.
FRANCESCO TENSINI, che scrisse nel 1655 il prezioso trattato: La fortificazione: guardia difesa ed espugnazione delle piazze, che è forse il più completo e chiaro manuale dell'assediante, prima delle modificazioni radicali del Vauban. Lasciò anche un pregevole studio di fronte.
DONATO ROSSETTI, scrisse nel 1678, intitolando il suo sistema fortificazione a rovescio, perché il rientrante della controscarpa si trova dinanzi al saliente del bastione. E` speciale, nel sistema predetto, l'impiego di tagliate nel rivellino, adottate dalla scuola di Mezieres verso il 1700.
CARLO ED AMEDEO CASTELLAMONTE, padre e figlio, che eressero le fortificazione di Torino al tempo di Carlo Emanuele I (1610 circa) e di Carlo Emanuele II (1670).
ANTONIO ED IGNAZIO BERTOLA, padre e figlio. Il primo si distinse alla difesa di Torino (1706) e costrusse il forte della Brunetta, presso Susa; il secondo si rese celebre costruendo la cittadella di Alessandria nel 1730, rifatta poi nel nostro secolo.
Oltre ai precedenti, debbonsi segnalare ancora i seguenti fortificatori italiani, dei quali alla Scuola di Applicazione d'Artiglieria e Genio di Torino esistono modelli di fronti, in grandi tavole murali : LANTERI (1563); CATANEO (1567) l'inventore della piazza d`armi, ALVARESE (1600); PORRONI (1676) 3 sistemi; (1684); Nicolas DI ROBILANT (1744); RANA (1750).
94. Prime fortificazioni italiane moderne. Ogni autore, può dirsi, propose uno o più metodi di fronti bastionati, e troppo lungo sarebbe il descrivere anche solo i principali.
Dapprima i fronti ebbero cortine lunghe da m. 250 a m. 500 e fianchi lunghi da 35 a 40 m.
I fianchi (destinati principalmente a difendere le lunghe cortine, sebbene mandassero fuochi anche ai salienti dei baluardi), costituivano, nei primi tracciati bastionati, le parti più importanti di un fronte.
Si pose perciò somma cura nel proteggerli contro l'offesa lontana, costruendo di solito una sporgenza, che i primi architetti italiani chiamarono spalla, e che ebbe il nome di musone quando usciva in forma quadrilunga, e di orecchione se girava a semicerchio verso la cortina.
Per, meglio proteggere i fianchi, si pensò di arretrarli, e cosi ebbero origine i fianchi ritirati, dove si collocavano quei pezzi che vennero chiamati traditori, perché senza essere veduti, massime nelle batterie basse, prendevano improvvisamente alle spalle, il nemico che fosse disceso nel fosso (Fig. 39 a, Tav. III).
Quando la cortina riusciva troppo lunga ed il fiancheggiamento inefficace, si aggiungeva talvolta alla metà* di essa un piccolo bastione, detto piattaforma (Fig. 39 b, Tavola citata).
95. Successivamente si trovò la convenienza di sviluppare di più i bastioni, sia per meglio renderli atti alla difesa lontana, sia per agevolare in essi la collocazione ed i movimenti di molte artiglierie; di accorciare la cortina per assicurarne il fiancheggiamento; di coprirla con opere ausiliarie per incrociare fuochi, davanti ai salienti, e si venne affermando il sistema di fortificazione, che nelle scuole è conosciuto col none di italiano migliorato.
Esso dunque non è di un autore o di un'epoca determinate, ma è stato da scrittori relativamente moderni, ed a fine scolastico, ricavato dagli autori indietro citati, i quali scrissero od eressero fortificazioni nel secolo XVI e nella prima metà* del XVII, in Italia e fuori.
96. Fronte italiano migliorato. Il tracciato del fronte, fatto con la magistrale, si ottiene nel modo seguente (Fig. 40, Tav. III).
Fondamento del tracciato è il lato interno AB del poligono di base, che si assume di 240#61624;280-. Diviso in 6 parti eguali, si conducono per il primo e per il penultimo punto di divisione a e b, le perpendicolari a a', b b' al lato di base, in fuori, lunghe 1/6 del medesimo; esse costituiscono i fianchi geometrici del fronte. Si uniscono le estremità* a' e b' di questi perpendicolari rispettivamente con:
i punti B ed A, se il poligono di base è un quadrato od un pentagono;
due punti presi da B e da A di 1/4 del lato di base, se il poligono è un esagono;
due punti presi da B e da A di 1/3 del lato, se il poligono è di 7 lati;
o finalmente col punto di mezzo c, se il poligono ha un numero di lati maggiore di 7, come si è supposto e fatto nella figura 40 citata. Queste rette c a', c b' si prolungano fino all'incontro delle capitali dei salienti AC, BD, in C ed in D, e le porzioni cC, cD si chiamano linee di difesa.
Ma questa non è regola che risulti costante dall'esame dei fronti dei vari fortificatori; il De Marchi, per es., dirigeva la linea di difesa ad un punto qualunque della cortina, anche fuori dalla estremità* opposta, purché non riuscisse troppo acuto l`angolo al saliente.
Il fianco geometrico si divide in tre parti eguali, e la parte, interna, a a" corrispondente ad un terzo è occupata dal fianco basso, la cui magistrale si fa ritirata di m. 7,50 verso l'interno del bastione.
La cortina si prolunga ancora da questa parte di altri 16 m. poi si risvolta ad angolo retto, formando il fianco alto scoperto. Il fianco basso è a due ordini di fuochi, uno inferiore casamattato, l`altro superiore scoperto. Fra la gola delle casamatte ed il muro di scarpa del fianco alto, avvi un cortiletto di m. 6, per lo sfogo del fumo [Fig. 40, v. le fig. c) e c') in pianta e d) in sezione].
Gli altri due terzi del fianco geometrico sono occupati dall'orecchione, il quale generalmente si tenne curvilineo e tracciato nel modo indicato dalla Fig. 40 a); alcune volte si fece rettangolare (musone) come mostra la Fig. 40 c'), che rappresenta la pianta delle murature dell'orecchione della cittadella di Anversa (v. § 94).
Dinanzi al bastione corre un fosso largo 35 m. con controscarpa parallela alla scarpa.
Dinanzi alla cortina si colloca talvolta, al di là* del fosso, un'opera addizionale tracciata ad arco di circolo (ed allora detta mezzaluna), od a dente, od a lunetta (detta più propriamente rivellino) circondata da fosso largo 20 , con fondo a livello di quello principale.
Tutto attorno alla controscarpa del fosso, dinanzi ai bastioni ed alla mezzaluna, o rivellino, vi ha una zona larga 10 m., detta strada coperta, perché è riparata dallo spalto, ordinato internamente con profilo di fucileria ed esternamente limitato con un piano a dolce pendio, detto pendio dello spalto.
Ai rientranti la strada coperta viene allargata risvoltando il tracciato del ciglio dello spalto a dente od a lunetta, formandovi cosi le piazze d'armi rientranti; ed ai salienti si arrotonda la controscarpa e si prolunga a dente il ciglio dello spalto predetto, formandovi piazze d'armi di salienti.
97. Il profilo del metodo italiano migliorato (scolastico) è quello rappresentato dalla Fig. 40 b), Tav. III. In esso :
AB è il terrapieno interno, o piazzale interno, a livello, del terreno naturale;
BCGL il terrapieno ;
BC la sua scarpa interna;
CD il ramparo;
D'DFE un particolare interno per fucileria (banchina per tiratori EF, e sua rampa o scarpa); era sostituito da particolare per artiglieria nei tratti ove si mettevano artiglierie;
DGHI il parapetto;
G il ciglio di fuoco;
Gg l'altezza del parapetto,
Gg' Il comando dell'opera,
GF o GD la scarpa interna del parapetto;
GH il pendio del parapetto;
H il ciglio esterno ;
I il cordone (la cui proiezione orizzontale costituisce la magistrale, v. § 1
;
IL la scarpa esterna del terrapieno;
LM la scarpa del fosso;
MN il fondo del fosso;
NO la controscarpa del fosso;
OP la strada coperta;
PQRS il particolare per fanteria della strada coperta;
S Il ciglio dello spalto, o ciglio di fuoco della strada coperta;
ST Il pendio dello spalto.
Il fosso era asciutto. Alcuni autori (il Martini, il Bellucci nel 1545, il Puccini nel 1558, il De Marchi) proposero di ricavare in fondo e nel mezzo del fosso una cunetta, disposizione che ai vantaggi del fosso asciutto unisce quello speciale del fosso acqueo di impedire le mine; ma tale disposizione non fu generalizzata.
Il bastone, o cordone, I si faceva generalmente all'altezza del ramparo CD.
Tutto il muro HM dicesi più comunemente la scarpa.
Il muro di scarpa e quello di controscarpa sono rinforzati da contrafforti prismatici a base trapezia, fino all'altezza del cordone, alle volte riuniti da archivolti, come nella cittadella di Torino del Paciotto.
98. Le comunicazioni con l'esterno erano praticate alle estremità* delle cortine mediante poterne, che passando dietro al muro di scarpa del fianco alto, si risvoltavano lungo il muro di rovescio della spalla, e di qui con una porta si passava nel cortiletto fra i due fianchi, e con altra nel fosso, dinanzi al fianco basso [Fig. 40 c) e c')].
Una galleria X fig. b), illuminata di quando in quando da feritoie, era praticata ordinariamente al piede e nella grossezza del muro di scarpa e serviva per iniziare poi, quando fosse stato del caso, lavori di contromina per sventare le mine, che l`avversario avesse tentato dal fosso contro il muro di scarpa.
99. Considerazioni sul fronte italiano. Le opere addizionali che divennero di uso comune con la fortificazione italiana furono:
â?¢ il rivellino
â?¢ la strada coperta
â?¢ le piazze d'armi di strada coperta di rientrante e di saliente.
Non mancarono però, come s'è avuto occasione di dire più volte, delle opere o del fronte con tanaglie, con cavaliere, con trinceramenti od altre opere accessorie, che gli storici attribuirono, od attribuiscono, ad autori francesi o tedeschi.
Il rivellino, o revellino , è di data antica e si può ritenere derivazione della lizza (v. § 51). I genovesi ne costrussero 2 nel 1323 alla loro torre del faro, ed uno nel 1329 e menzionato in una rocca senese. Gli uffici del rivellino sono: incrociare fuochi nei settori indifesi davanti ai salienti ; creare dei punti più avanzati dei salienti dei bastione per obbligare l`avversario ad impossessarsene, od a paralizzarne completamente la difesa prima di procedere all'attacco del bastione stesso di battere d'infilata la strada coperta e lo spalto dinanzi ai bastioni per modo da contrastarne l'occupazione e, finalmente, coprire la cortine. Le facce del rivellino nel metodo italiano furono allineate cogli angoli di spalla a', b', [Fig. 40 a)] del fronte interno.
La strada coperta è una derivazione del pomerio esterno nell'epoca antica (v. § 64); nella fortificazione moderna, si trova come primo esempio a Brescia nel 1438 . Suoi uffici sono: permettere alle truppe, coperte dal rilievo dello spalto, di vigilare il terreno esterno; provvedere ad una difesa radente e vicina di questo terreno; agevolare spostamenti laterali delle truppe e specialmente lo ammassarsi, l'ordinarsi di esse per le sortite; ufficio questo disimpegnato ancora dalle piazze d'armi, di cui in appresso.
Le piazze d'armi di strada coperta ai salienti od ai rientranti sembra che fossero adottate per primo da Gerolamo Cattaneo, novarese, nel 1567. Il loro ufficio è di concorrere colla strada coperta a dare dei tiri radenti sullo spalto (anzi i tiri si incrociano ai salienti), e di facilitare la riunione per le sortite.
Alle piazze d'armi rientranti si facevano di solito corrispondere le scale e le rampe di comunicazione col fondo del fosso.
100. Continuando l`esame del fronte italiano è da aggiungere che i critici moderni riscontrano i seguenti difetti:
a) il tracciamento del fronte all'infuori, quello cioè che si ottiene fissando prima le cortine sui lati del poligono di base e costruendo all'infuori i salienti;
b) la disposizione dei fianchi perpendicolari alla cortina;
c) Il muro di scarpa alto è sporgente sul terreno esterno, cosicché era visto da lontano e facilmente imbrecciato.
Il tracciamento all'infuori portava come inconvenienti che, fissate le cortine, i bastioni avrebbero potuto riuscire in posizioni non opportune per l`applicazione delle opere sul terreno; ma tale tracciamento non fu seguito dalla generalità* dei fortificatori, ed il tracciamento era dentro (di cui si dirà*), che nel manuali di storia di fortificazione viene attribuito come una gloria alla scuola francese, era stato applicato più volte in Italia. Ciò è tanto vero che Antonio da Sangallo il giovane, nel suo progetto delle fortificazioni di Roma (fortificazioni che furono cominciate nel 1534) lasciò su una pianta della Città* Eterna indicati i punti ove dovevano essere posti i salienti dei grandi bastioni, e non quelli ove avrebbe tracciate le cortine; e che Michelangelo nel 1546, dovendo chiudere il Vaticano con una cinta più larga della Leonina, occupò prima il Belvedere con un suo grande bastione e di là* discese con fianchi e con cortine, opera continuata poi dal Castriotto con lo stesso sistema.
La perpendicolarità* dei fianchi alle cortine era giustificata quando questa parte aveva azione principale; non lo fu più allorché tale azione venne esercitata dalle facce, e con la disposizione del metodo italiano il fiancheggiamento di esse facce fatto dai fianchi con tiri obliqui riusciva inefficace, specialmente quando si fossero usate armi da fuoco a mano. Ma anche la disposizione dei fianchi perpendicolari alle linee di difesa, attribuita con onore alla scuola francese da alcuni ed allo Speckle da altri , era stata presa da molti fortificatori italiani, e basta citare anche qui Antonio Sangallo, che l`applicò nel grande bastione Ardeatino, ancora esistente presso porta Appia a Roma .
Il rimedio per togliere l'imbrecciabilità* del muro di scarpa fu suggerito dal Savorgnano, ma effettivamente fu applicato solo dal Rimpler nel secolo XVI e dal Vauban nel secolo XVII, come verrà* detto a suo luogo.
101. E` assai commendevole nel fronte italiano la disposizione dei fianchi casamattati ed a tre ordini di fuochi, dei quali i due inferiori erano nascosti e protetti dalla spalla, e che si dicevano fuochi traditori (v. § 94); per tal modo si era quasi certi di avere dei pezzi intatti disponibili fino alla fine dell'assedio per contrastare il passaggio del fosso, e tale disposizione, abbandonata poi dalla scuola francese, fu ripresa solo nel secolo scorso e nel nostro dal Montalembert, dal Bousmard e dallo Chasseloup.
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da 102 a 112: purtropponon riesco a trovare l'inizio di alcuni paragrafi... vi aggiornerò
SEZIONE II.
Scuola francese.
102. Primi scrittori. Il fondatore del corpo degli ingegneri militari in Francia fu il SULLY, nominato da Enrico IV gran mastro di artiglieria e sopraintendente delle fortificazioni; e quindi è da esso che ha origine la scuola francese, che è una derivazione della nostra, come risulterà* da quanto verrà* detto qui avanti.
Il primo scrittore che meriti menzione fu ERRAR DE BAR-LE-DUC, che verso la fine del secolo XVI scrisse La fortification demontrée et retuite en art (Paris 1594). Però il tracciato da lui proposto non aveva nessun vantaggio su quello applicato dal fortificatori italiani, anzi aveva alcune disposizioni difettose, fra le quali i fianchi ad angolo acuto con la cortina .
Venne dopo il DE VILLE (1596-1657), che pubblicò un libro sulla fortificazione nel 1629; il suo tracciato poco si scosta dall'italiano, se non in ciò che le facce dei bastioni sono allineate in modo che l'angolo al saliente di quella resta retto.
103. Pagan . Il vero creatore della Scuola francese fu il conte di Pagan il quale nel 1641 pubblicò un trattato, proponendovi due metodi, di cui uno fu detto semplice e l`altro rinforzato.
I principali principi da lui esposti furono i seguenti:
â?¢ La linea di difesa deve essere proporzionata alla portata del fucile da ramparo, perché dal fianco si possa impedire all'avversario di stabilirsi sulla strada coperta, davanti al saliente fiancheggiato. La gittata media utile del fucile da ramparo essendo di 300 m. circa, la linea di difesa non doveva essere maggiore di 240#61624;250 m. cui si dovevano aggiungere la larghezza del fosso e quella della piazza d'arme - su questo dato si calcolava il fronte esterno, o la distanza fra due salienti successivi, che risultava di circa 400 m. al massimo.
â?¢ Essendo i bastioni le parti più importanti di un corpo di piazza, devesi, nello studio di questa, stabilire prima di tutto i salienti dei bastioni e tracciare le parti rimanenti all'interno di essi. Da ciò il metodo di tracciamento all'indentro, usato, come si e detto, anche in Italia, ma non affermato teoricamente da scrittore alcuno prima del Pagan.
â?¢ I fianchi debbono essere perpendicolare alla linea di difesa, ossia alle facce dei bastioni; principio applicato già* in Italia ed in Germania prima del Pagan, ma che poi non fu adottato in Francia nella sua integrità*, se non alla metà* del secolo XVIII.
â?¢ I bastioni debbono essere ampi e con saliente ottuso, affinché le facce siano difficilmente prese di infilata; giacché, per farlo, le batterie avversarie si debbono mettere sotto l'azione delle facce e cortine laterali.
104. Il tracciamento del fronte Pagan è indicato nella Fig. 41 b), Tav. III. Preso un lato di 200#61624;400 m. si innalza una perpendicolare di 45-60 m, variabile, proporzionatamente al fronte, e si conducono le facce in direzione AO, BO, lunghe 3/10 del fronte esterno. Dall'estremità* di ogni faccia si abbassa la perpendicolare alla faccia opposta e si ha il fianco geometrico; di cui una metà* è occupata dalla spalla a musone e l`altra metà* corrisponde al fianco effettivo, il quale è ritirato, e a tre ordini di fuochi, ed occupa con le magistrali rispettivamente dei punti situati a 10, 16 e 16 m., misurati sulla cortina, questa e ripiegata secondo le linee di difesa, a partire dal fianco geometrico, e si attacca al fianco alto; questo alla sua volta, ripiegandosi parallelamente al bastione, costituisce un cavaliere.
Il fosso principale è largo 30 m. [v. Fig. 41 a)], ed ha la controscarpa parallela alla scarpa. Al di là* del fosso avvi sulla capitale del fronte un rivellino con tracciato a dente, con le facce allineate agli angoli di spalla e lunghe da 90 a 100 m.; e dinnanzi ai bastioni vi sono delle controguardie. Il fosso delle controguardia e quello del rivellino sono larghi 20 m. Indi, strada coperta e piazze d'armi rientranti. Il rivellino ha nell'interno un ridotto.
105. Nel metodo rinforzato le controguardie si riuniscono davanti alla cortina e dietro al rivellino, e ciò al fine di sopprimere l'inconveniente della imbrecciabilità* della cortina presso gli angoli di spalla, attraverso all'intervallo fra le facce del rivellino le controguardie, come avviene nel metodo precedente.
In quanto al pirofilo, il Pagan ha applicato in tutti i metodi quello italiano, a murature scoperte.
Il fianco a tripla linea di fuoco apparisce nella Fig. 41 c). Questa disposizione a gradoni presenta l'inconveniente che i rivestimenti dietro ai terrapieni dei fianchi inferiori arrestano i proiettili avversari e col loro scheggiamento accrescono i danni prodotti dai proiettili stessi. Cosicché tale disposizione, dopo il Pagan, non fu molto applicata.
Nel fronte Pagan si hanno tre opere addizionali che non si riscontrarono nel fronte italiano scolastico prima descritto, cioè: il cavaliere, la controguardie ed il ridotto di rivellino.
Il cavaliere, costruzione che si elevava in un bastione sul saliente, oppure nel mezzo della cortina; aveva per uffici:
1° Permettere vista e tiro sopra punti lontani del terreno esterno.
2° Rinforzare la difesa del corpo di piazza col creare una seconda linea di fuoco dominante e ritirata.
3° Servire come ridotto del bastione della cortina, dopo caduto quello, o questa, in mano dell'attaccante, ed a quest'uopo alle volte era separato dal terrapieno per mezzo di un fosso, ed era chiuso alla gola del bastione da un muro, o da un trinceramento.
4° Coprire, o defilare, dal tiro avversario uno spazio sul ramparo per radunarvi materiali, od ancora per costruirvi delle caserme.
Quest'opera era stata varie volte suggerita od impiegata nella fortificazione italiana da Leonardo da Vinci, da Francesco di Giorgio Martini, dai Sangallo, dal Tartaglia, dai Floriani ed anzi, quando in un bastione eravi il cavaliere non si ritirava, di solito, il fianco per non restringere troppo la gola del bastione.
Le controguardie, dette ancora coprifacce, avevano per ufficio di riparare col loro rilievo il muro di scarpa del ramparo retrostante, bastione o mezzaluna, e di obbligare l'avversario ad impossessarsene e quindi ad eseguire due attacchi successivi. Spesso sui coprifaccia, si ricavava una linea di fuoco di fucileria, il che aumentava la potenza delta piazza. Quando i coprifaccia si riunivano dietro alle mezzelune costituivano una seconda cinta, come s'è detto per il metodo Pagan rinforzato, e come si vedrà* nel Coehorn, Montalembert ed altri.
Il ridotto di rivellino col nome dice l'ufficio. Nel Pagan era costituito da una palizzata con fosso, poi lo fu da un muro con feritoie; e nei metodi di autori successivi crebbe di valore e di importanza.
Vauban Fu il più abile ingegnere militare dell'epoca moderna, senza distinzione di scuole ; lasciò parecchi scritti sull'arte degli assedi, ma non sulle fortificazioni. In questo non fu partigiano di alcun metodo, ma ebbe sopratutto il merito di lasciarsi guidare nelle disposizioni dal terreno e dalle successive modificazioni che avvenivano nelle armi e nella tattica.
Gli scrittori suoi contemporanei, o che vennero dopo, studiando le opere da lui costrutte, o migliorate, trovarono the si possono classificare in 3 metodi (o maniere) scolastici, del quali qui verrà* dato un cenno.
Primo metodo, o maniera, del Vauban [v. Fig. 42, a) e b), Tav. III]. La magistrale delta cinta principale è tracciata su un lato esterno di m. 300#61624;500, a fronte bastionato, con perpendicolare di 1/6 per l`esagono e poligoni di numero maggiore di lati, di 1/7 per il pentagono e di 1/8 per il quadrato, con facce lunghe 2/7 del lato esterno e fianchi tracciati in modi svariati. I modi più comuni sono i seguenti : centro al saliente, con raggio eguale alla distanza fra detto saliente e l`angolo di spalla opposto, si fa un arco di circolo fine alla linea di difesa e si assume quest'arco C^D fig. b) come fianco; oppure si assume la corda CD; od ancora questa corda fornisce soltanto il fianco geometrico per tracciare l'orecchione ed il fianco propriamente detto. In questo caso si divide in 3 parti (vedi la corda IE simmetrica alla CD precedentemente considerata) ed il terzo esterno serve per l'orecchione IH; la parte rimanente HE si sposta parallelamente a se stessa, in GF, per circa 10 m., in dentro, si costruisce il triangolo equilatero LGF, centro in L, l`arco GyF per il fianco, e la cortina viene poi ripiegata per il tratto EF, lungo la linea di difesa, per fiancheggiare il fianco stesso.
Il fosso ha 32 m. di larghezza al saliente, e la controscarpa è diretta agli angoli di spalla, perché tutta la lunghezza dei fianchi sia utilizzata per il fiancheggiamento [v. Fig. 42 a. Tav. III]. Il rivellino sporge di 80 m. sul lato esterno, ha le facce allineate su punti delle facce dei bastioni poste a 10 m. dagli angoli di spalla, ed è tracciato a dente, con piccoli fianchi (lunette). Ha ridotto come nel Pagan.
La cortina è sempre coperta da un'opera addizionale, detta tanaglia, che ebbe in alcune piazze tracciato a fronte bastionato [v. parte sinistra della Fig. 42 a)] coi fianchi perpendicolari alla linea di difesa, ed in altre fu fatta a rientrante con le facce sul prolungamento di quelle dei bastioni (v. parte destra delta figure stessa) e con l'angolo smussato da una terza breve faccia parallela alla cortina.
La comunicazione attraverso il fosso tra la tanaglia ed il ridotto di rivellino è fatto con doppia caponiera scoperta.
Il fosso del rivellino è di 20 m. circa di larghezza; e poi avvi strada coperta, larga 10 m., e piazze d'armi. Fra esse e la strada coperta sono poste delle traverse, le quali lasciano fra di loro ed il ciglio dello spalto un passaggio di m. 3 circa. Tanto la scarpa, come la controscarpa, hanno rivestimento di muro, rinforzato da speroni, o contrafforti interni. Le proporzioni dei muri alla Vauban verranno date in altra parti di questo Corso .
La parete esterna dei rivestimenti di scarpa venne dal Vauban portata a 5/1 per aumentarne la stabilità*, ma creò cosi l'inconveniente che facilmente germogliavano erbe nelle connessure dei mattoni; cause poi di rapida rovina.
Le quote principali del profilo sono: corpo di piazza (m. 7,50); rivellino (5,50); tanaglia e ciglio di fuoco di strada coperta, (2,50); fosso (-5,00).
Le artiglierie, incavalcate sopra affusti poco alti, sparano attraverso a profonde cannoniere; delle barbette ai salienti sono ancora organizzate per artiglierie, al fine di battere il settore indifeso.
111. Il Vauban usa dunque, primo fra i francesi, la tanaglia e le traverse sulla strada coperta.
Gli uffici delta tanaglia sono: coprire il muro di scarpa della cortina, battibile in breccia a causa del grande fosso che ha davanti, male riparato dal rivellino, che ha altri uffici; coprire lo sbocco della poterna per la quale dall'interno della piazza si scende nel fosso; fornire nel fosso dei fuochi radenti, tanto più che il Vauban ha soppresse le linee base dei fianchi del fronte italiano e del fronte Pagan; racchiudere fra sé e la cortina uno spazio coperto ove riunire truppe e materiali per preparare sortite, se il fosso è asciutto, od ove tenere riparati galleggianti, se il fosso è acqueo.
Le traverse sulla strada coperta pare che non avessero ufficio di defilamento, ma bensì di procurare delle linee di difese successive andando dalla piazza d'armi di saliente a quella di rientrante. Le traverse di defilamento sui rampari delle opere contro i tiri di rimbalzo furono proposte dal Tartaglia (v. § 92 e vedrai § 232).
Il Vauban fa in qualche caso uso di cavalieri; ed ancora di opere esterne aderenti speciali, come tanaglioni, berretti da prete e simili, opere motto usate anche nella Scuola italiana. (Castriotto, Tensini, Floriani) e di cui qui non è il caso di fare cenno.
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scusate la latitanza...ma ero in giro per fortificazioni (di cui aggiungerò qualche topic in settimana)
i paragrafi di oggi: da 112 a 120
N.B. in <font color="red">rosso</font id="red"> alcuni <font color="red">nomi da verificare</font id="red">
112. Siccome l`organo più direttamente attaccato (essendo il più sporgente ed il meno difeso), era sempre il bastione, così nei fortificatori era costante la preoccupazione, od il pensiero, di costruire sopra di esso alla gola, o dietro i punti più facilmente imbrecciabili (che corrispondono ai prolungamenti del fosso della mezzaluna) dei trinceramenti, che si prestassero a fare una difesa ad oltranza dal bastione stesso, quando l'avversario si fosse impossessato del saliente.
Vauban ritenne per i primi anni della sua carriera che questi trinceramenti si potessero erigere al momento del bisogno; ma avendo poi visto molte sue piazze cadere in mano di nemico, e potendo ascrivere fra le cause anche la mancanza delle predette difese interne permanente, applicò nuove disposizioni, ed è rimasto encomiabile e studiata quella detta di Neuf-Brisach, perché applicata a questa piazza forte.
113. Metodo del Vauban detto di Neuf-Brisach (v. Fig. 43, Tav. IV). Esso consta di una cinta magistrale continua a fronti bastionati con corta perpendicolare, e quindi con fianchi poco estesi. Al saliente di ogni bastione vi è una torre pentagonale di muratura a due ordini di fuoco [v. Fig. 43 c)] dei quali l'inferiore casamattato, contiene i pezzi fiancheggianti e dei magazzini, ed il superiore è a cielo scoperto ed ha il parapetto di muro ed il terrapieno a livello di quello dei bastioni.
Attorno al fosso di questa cinta magistrale, o corpo di piazza, si sviluppa una seconda linea di opere, costituita da ampie, controguardie innanzi ai bastioni, da una tanaglia innanzi alla cortina. Quindi il fosso principale.
In capitale avvi un rivellino tracciato a lunetta, motto più grande che nel metodo precedente, colle facce allineate a 30 m. dagli angoli di spalla delle controguardie e con sporgenza, di 110 m. sulla congiungente i salienti delle controguardie stesse. Il rivellino è fornito di ridotto, con profilo di ramparo ordinario terrapienato.
Poi: fosso di rivellino largo 20 metri; indi strada coperta, e spalto.
E` da notare che le controguardie, la tanaglia ed il rivellino hanno muro di scarpa a mezzo rivestimento [Fig. 43 b)], mentre la cinta magistrate ed il ridotto di rivellino hanno ancora rivestimento alto; ed è questo il primo esempio di mezzo rivestimento posto in pratica. L'armamento principale è portato nelle controguardie, o bastioni staccati, e nelle tanaglie, lasciando nel corpo di piazza solo armi per il fiancheggiamento.
114. Il metodo descritto ha dunque i seguenti caratteri: elimina l`inconveniente della mancanza di trinceramenti interni permanenti, presentando una nuova cinta - riconduce all'impiego di fianchi bassi casamattati, che forniscono tiri radenti sul fosso, impiego commendevole, ma che fu male applicato dai successori del Vauban e fu abbandonato poi fino alto Chasseloup, nel secolo nostro di esempio di muri a mezzo rivestimento, in seguito poi sempre applicati.
Ma, oltre a ciò, la costituzione delle due linee d'azione, l'anteriore di vigilanza e di combattimento lontano, la posteriore di sicurezza, ha consacrato nella fortificazione un grande principio, quello cioè della separazione degli elementi attivi, o d'azione, dagli elementi passivi, o di difesa, principio che si troverà* in seguito meglio sviluppato nella scuola francese stessa dal Montalembert, dallo Choumara, dal Carnot, e nella tedesca dal Rimpler, dal Landsberg, dal Maresciallo di Sassonia, da Federico II, e che forma il fondamento delle organizzazioni difensive attuali.
115. Devesi ancora al Vauban un altro metodo, o maniera, che alcuni trattatisti dicono secondo metodo del Vauban e che altri invece fanno derivare dal precedente, e che differisce da esso solo per avere la cinta primaria a tracciato rettilineo fra le torri, e per essere queste piene, anziché casamattate .
Questo sistema segna quindi, su quello di Neuf-Brisach, un regresso, specialmente per l'azione fiancheggiante, notevolmente diminuita.
116. Cormontaigne e Scuola di Mezieres. Cormontaigne (1696-1752) fu uno dei più notevoli ingegneri militari francesi, succeduto a Vauban, e suo continuatore. Egli lasciò in Francia parecchie costruzioni, ed alcune memorie sulla fortificazione, da cui risulta un fronte che è una modificazione di quello del Vauban primo metodo, e le cui caratteristiche principali sono:
1° i fianchi hanno tracciato rettilineo e direzione intermedia tra la perpendicolare alla cortina e la perpendicolare alla linea di difesa;
2° i bastioni hanno nell'interno od tin cavaliere o dei trinceramenti permanenti:
3° le murature di scarpa sono tutte a mezzo rivestimento.
117. Nell'anno 1748 venne fondata in Francia la SCUOLA DI MEZIERES, destinata ad imprimere uniformità* ai lavori di fortificazione ed a dare agli ingegneri del corpo dei tipi da imitare.
In tale scuola, sul principio si presero per modelli di studio i fronti di Vauban e di Cormontaigne; poi, coordinando assieme varie modificazioni, usò un nuovo tipo di fronte, conosciuto sotto il nome di fronte moderno o della Scuola francese, che merita di essere qui accennato, essendo stato applicato integralmente, o con leggere modificazioni, in Francia ed in Italia fino al 1860 circa.
I membri più attivi delta Scuola di Mezieres furono gli ingegneri militari CHATILLON e DUVIGNEAU, e ad essi si debbono i maggiori perfezionamenti del fronte del Vauban e del Cormontaigne.
Altri ingegneri francesi contemporanei di Vauban e di Cormontaigne od allievi delta Scuola di Mezieres, fino alla fine del secolo XVIII, e che meritano menzione, sono i seguenti:<font color="red"> ALLAIN-MANESSON MALLET (1671) DOGEN (1674) BLOWDEL (1683 e 168
; BERNHARD (1689); 0ZANAAl (1694) ; BoAlBELLE (170
; * St. JULIEN (1710): *DE LA. JoNciu!Rip (171
; SAINT-REMY (1730); *RoxZARD o RoSARD (1731); * HERBERT (I735) ; BkLIDOR (1740) ; ROTTBERG (1744); ROBILLARD (1757); MARkHAL DE SAXE (1757); FILEY (1762); LA CHICHE (1767); FALOIS (176
; CUGNOT (177
; TRINCANO (176
; REVERONI (1794)</font id="red"> seguace di Montalembert, di cui si dirà*. Questi autori scrissero opere più o meno importanti, e lasciarono fronti bastionati più o meno perfetti. Degli autori segnati qui sopra con * si hanno alla Scuola di Applicazione di Art. e Genio di Torino dei grandi modelli di fronti, in tavole murali. Per accenni bibliografici v. DE ZASTROW op. cit. Vol. I.
118. Fronte francese moderno. Esso non è dunque ricavato da un'opera esistente in Francia, ma, come il fronte italiano migliorato, è un fronte scolastico, tipico, o di modello [v. Figura 44 a), b), c), d), e), f) Tav. IV]. Si traccia prendendo un lato di base di 360#61624;500 m., innalzando la perpendicolare lunga, 1/6 del lato esterno, conducendo le facce lunghe 1/3 del lato stesso, e tracciando i fianchi perpendicolari alle linee di difesa.
I bastioni hanno cavalieri interni, oppure trinceramenti permanenti, separati dal terrapieno principale da fosso (tagliate), fiancheggiati per mezzo di opportuni risvolti (v. esempi diversi nel bastione di sinistra ed in quello di destra delta Fig. 44 a).
Il fosso principale e largo m. 24 davanti ai salienti dei bastioni, e le controscarpe sono dirette agli angoli di spalla.
Il rivellino è ampio, tracciato a dente, con le facce dirette ai punti dei bastioni posti a 30 m. dagli angoli di spalla: ha saliente di 60°, e per tal modo riesce motto sporgente sul fronte. Il ridotto del rivellino è tracciato a lunetta. Le facce del rivellino sono interrotte da tagliate, fiancheggiate con opportuni ripiegamenti.
La strada coperta ha piazze d'armi rientranti, vaste, fornite di ridotto . Numerose traverse con profilo di fucileria alla sommità*, presentano delle difese successive.
La tanaglia ha tracciato a rientrante, con la parte centrale parallela alla cortina, ed ha due risvolti alle estremità*, destinati a battere gli sbocchi dei fossi della mezzaluna nel fosso principale. Inoltre il comando di essa va crescendo dalla capitale del fronte verso gli angoli di cortina, in modo da riparare meglio il muro di questa, senza impedire tiri radenti sul fosso dai fianchi dei bastioni.
In quanto ai comandi delle varie opere veggansi i profili annessi all'iconografia; e così si veggano per le comunicazioni. La comunicazione in capitale del fronte (che e la più importante) è fatta con caponiera doppia coperta (v. profilo R S).
I muri di scarpa sono tutti a mezzo rivestimento ed hanno il paramento esterno inclinato di 10/1 20/1, come si pratica anche attualmente.
119. Talvolta il fronte moderno (specialmente in seguito a perfezionamenti del precedente e con l'accrescere di potenza delle armi da fuoco) veniva rinforzato da lunette avanzate, situate sulla capitale del bastione, come indica la Fig. 45, Tavola IV. Tali lunette erano chiuse alla gola con un muro a feritoie ed erano precedute da fosso e strada coperta con traverse, costituendo così delle piccole opere indipendenti dalla cinta principale.
120. Sviluppo ulteriore della fortificazione moderna. Mentre dalla scuola di Mezieres si andava successivamente perfezionando il fronte bastionato, l`arte della guerra in generale subiva, verso la fine del secolo scorso ed il principale dell'attuale, specialmente per opera di Napoleone I, profonde trasformazioni, le quali naturalmente esercitarono la loro influenza in quella paste di arte che riguarda la espugnazione e la difesa delle fortificazione, dando occasione ed impulso a modificare le forme di queste, al fine di renderle adatte ai nuovi modi di guerreggiare.
Tali modificazioni furono proposte ed attuate (da autori che appartennero alla scuola francese) tanto durante le lunghe guerre dell'impero, quanto dopo, cioè nella prima metà* del presente secolo . Sennonché, prima ancora che avvenissero i grandi fatti di guerra, ai quali si è accennato qui sopra, gli insegnamenti della scuola francese erano stati violentemente criticati dal Montalembert, francese, ma estraneo alla scuola stessa, il quale enunciò e sostenne principi che servirono, mezzo secolo dopo la loro comparsa, di base alla fortificazione contemporanea. Per cui. si può anzi ritenere che il periodo transitorio fra l'epoca moderna e la contemporanea si iniziasse fin dalla metà* del secolo scorso per opera principale del Montalembert predetto, che si era ribellato ai dettami scolastici allora dominanti nel suo paese.
Qui però, prima di abbandonare la scuola francese, credesi opportune di fare cenno di due dei suoi continuatori, cioè il Bousmard e lo Chasseloup, benché i principi da essi esposti si siano diffusi durante il 2° periodo dell'epoca moderna, nel quale periodo sorse la fortificazione poligonale; e ciò per il fatto che essi autori rappresentano la resistenza all'ammissione delle teorie che condussero a quel periodo, e tentarono di modificare il fronte bastionato in modo che potesse corrispondere ancora alle nuove esigenze dell'arte della guerra.
Di altri allievi della scuola predetta, celebri nella storia della fortificazione, come Carnot, Dufour, Haxo, etc., verrà* fatta menzione nel 2° periodo dell'epoca moderna, perché di essi sono rimasti degli elementi di fortificazione, che furono applicati in quel periodo storico e nel periodo contemporaneo .
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da 121 a 127
<font color="green">scusate, ma mi sono perso la numerazione di alcuni paragrafi....</font id="green">
121. Bousmard (1749-1806) Propose diverse modificazioni al fronte bastionato, intese specialmente: a sottrarre le facce ed i fianchi dei bastioni ai tiri di infilata e di rimbalzo - a munire la tanaglia di fianchi casamattati, ritornando ai principi della scuola italiana e del Vauban; ad impedire che infilando il fosso del rivellino s'imbrecciasse il bastione, ed all'uopo portò il rivellino al piede dello spalto; a togliere il parallelismo del rivellino col suo ridotto, affinché le stesse batterie non potessero prendere di infilata ambedue queste opere; a procurare alla strada coperta una difesa più energica, riparandola dall'infilata e munendola di ridotti e di traverse casamattate; ad ottenere una difesa attiva, favorendo grandi sortite in massa.
Il fronte ideale dal Bousmard per concretare le sue proposte non fu mai attuato; ma molte di queste proposte furono applicate da Chasseloup, il quale si basò sugli stessi principi che servirono di guida al Bousmard predetto.
122. Chasseloup propose diversi fronti, tra i quali i più importante è quello rappresentato schematicamente nella Fig. 46, Tav. IV.
Questo fronte ha la cinta magistrale bastionata, tracciata come il fronte moderno (§ 11
, provvista, nell'interno di ogni bastione, di una caserma difensiva a tracciato poligonale con casamatte per mortai (quali erano stati suggeriti dal Carnot, come si vedrà* in seguito), riparata da una traversa di terra antistante, e collocate fra i risvolti del parapetto delle facce del bastione, per modo che possa far parte di trinceramenti interni da completarsi durante la difesa.
Dinanzi alla cortina, avvi una tanaglia di forma speciale, indicata nel suo insieme dalla Fig. 44 a) citata, e nei particolari dalle figure b) e c). Essa ha tracciato bastionato, con le facce sul prolungamento di quelle dei bastioni; i suoi fianchi, larghi in media 26 m., sono separati da quelli delta cinta da un fosso largo 5 m. circa. La larghezza di 26 m. è occupata, procedendo dall'interno verso l'esterno, come si scorge nella pianta delle murature b):
1° per m. 12 da 3 casamatte affiancate larghe 3,20 circa;
2° da un cortiletto di 4 m.; e da una maschera a massa coprente, nella quale sono praticate tre aperture coperta da volte e da terra, corrispondenti alle cannoniere delle casamatte retrostanti, e limitate sopra e sotto da una soglia e da un cielo, inclinati in guisa che sia possibile dalle casamatte stesse battere il fondo del fosso lungo tutta la linea di difesa, e le batterie di breccia e contro-batterie the l`avversario stabilisse sullo spalto, innanzi al saliente del bastione opposto. Le casamatte sono lateralmente riparate da una maschera di terra a guisa di orecchione, che si estende fino al muro di scarpa della faccia della tanaglia. Queste disposizioni fecero ammettere dall'autore che i pezzi casamattati si potessero conservare intatti fino alle ultime fasi dell'attacco, per efficacemente difendere il fosso, e vennero a ragione, chiamati a fianchi indistruttibili.
Sul davanti della tanaglia avvi un ridotto centrale sorgente dal fosso principale.
La controscarpa è parallela alle facce dei bastioni, ed il suo rivestimento è costituito da una galleria, dalla quale parte un esteso e ben studiato sistema di contromina .
La strada coperta, di larghezza molto variabile per sottrarre il ciglio di fuoco all'infilata, ha piazze d'armi salienti e rientranti, tutte con ridotto, costituito da caserme di muratura con casamatte.
il rivellino (a dente) è posto al piede dello spalto, ossia è avanzato ; ha le facce dirette a 60 m. dagli angoli di spalla del bastione, ed un ridotto a lunetta con le, facce non parallele a quelle del rivellino, per evitare l`infilata dalle stesse batterie.
La strada coperta del rivellino è organizzata in modo analogo a quella del corpo di piazza, e sul suo rovescio ha una galleria che forma controscarpa al fosso.
Una comunicazione coperta corre lungo tutta la capitale del fronte fino al terrapieno interno del ridotto del rivellino, il quale è chiuso alla gola da un muro con feritoie, con tracciato a fronte bastionato .
SEZIONE III
Scuola olandese
123: Caratteri speciali di questa scuola e loro cause. Fortificatori del primo periodo. Freytag. Le cause che impressero alle fortificazioni di questa scuola carattere speciale sono in parte storiche ed in parte dipendenti dalla natura speciale del terreno, ove a poca profondità* trovasi l`acqua.
Assaliti i Paesi Bassi dagli spagnoli nel secolo XVI, gli olandesi essendo affatto sprovvisti di fortificazioni e trovandosi nella necessità* di doversi difendere con poche forze contro ad eserciti numerosi, dovettero, improvvisarle. Quindi ricorsero a rilevati di terra con scarpa e controscarpa naturali ed a larghi fossi acquei, potendo così supplire alla deficienza dell'ostacolo colla presenza dell'acqua, e raggiungendo in pari tempo prontezza di esecuzione e minima, spesa.
Il profilo delle fortificazioni olandesi, durante la guerre contro gli spagnoli, consisteva di solito in un terrapieno più o meno alto, con scarpa esterna di terra, al cui piede si trovava una berma, che la separava dalla scarpa del fosso [v. Fig. 47 a), Tav. V]. Ma siccome si. presentò spesso la necessità* di battere con tiri radenti l`acqua, soggetta a gelare per molti mesi dell'anno, così si unì al terrapieno principale un terrapieno secondario, avente il ramparo a livello della berma accennata nel profilo precedente, e gli si dette il nome di falsabraga [Fig. 47 b)].
I principali fortificatori del 1° periodo della storia della fortificazione olandese sono;
* AIAROLOIS (1627),
* FREYTAG (1630),
VOLKER (1666),
AIELDER (1670),
SCHEITER (1672),
NEUBEAUER (1679),
HEIDEMENN (1683),
HEER (1689),
I quali tutti lasciarono scritti, ed opere; di alcuni fronti (I nomi degli autori sono segnati con *), si hanno alla Scuola di Applicazione d'Artiglieria e Genio di Torino grandi tavole murali di legno.
Le norme principali per costituire le opere complesse si possono desumere specialmente dall'opera del FREYTAG, predetto, che la pubblicò a Leyda nel 1630 . il fronte da lui descritto (Fig. 48, Tav. V) ha ampi bastioni con fianchi perpendicolari alla cortina, e profilo munito di falsabraga; fosso largo 30 m. circa; controscarpa parallela alla scarpa. Dinanzi alla cortina avvi un piccolo rivellino R, senza ridotto; dinanzi ad ogni bastione una mezzaluna M e M', o controguardia; e quello e questa sono contornate da fosso acqueo; attorno al quale si svolge una larga strada coperta, con ampie piazze d'armi P e P', comprese fra il rivellino e le mezzelune suddette.
126. Secondo periodo della scuola olandese; Coehorn. Riacquistata l'indipendenza, gli olandesi non curarono dl perfezionare le fortificazioni, che tanto avevano loro giovato, per cui, verso la fine del secolo XVII, quando furono costretti a difendersi dalla Francia, le videro ben presto a cadere, l`una dopo l'altra, nelle mani di Luigi XIV.
La gloria di riformare le fortificazioni e di rialzare le sorti della difesa spettò al barone MINNO DI COEHORN , contemporaneo del Vauban, dal quale fu fatto prigioniero mentre assediava Namur nel 1692. I principi del Coehorn sono esposti in un'opera pubblicata nel 1687 (Nouvelle fortification hollandaise) e possono così riassumersi:
1° all'ostacolo dei fossi acquei, che tende ad immobilizzare la difesa, conviene aggiungere quello procurato da zone asciutte, che favoriscono i contrattacchi;
2° devesi restringere quanto si può lo spazio dove il nemico può costruire le controbatterie rivolte alle opere fiancheggianti e le batterie n di breccia
3° i fianchi debbono essere molto estesi e potenti e ben coperti dalle opere esterne;
4° le murature debbono essere sottratte alla vista dell'avversario.
Il Coehorn presentò tre fronti, tutti di sistema bastionato; il primo è il più conosciuto, perché ebbe maggiori applicazioni, e viene rappresentato sommariamente nella Fig. 49, Tav. V.
Il fronte di questo metodo ha la cinta primaria con ampi bastioni e coi fianchi normali alla linea di difesa, ed è costituita da terrapieno principale e da robusta falsabraga antistante (v. sez. A B). Il fosso asciutto fra terrapieno principale e falsabraga è fiancheggiato in tre modi e contemporaneamente; cioè, da una caponiera doppia in capitale (v. sez. C D), da una galleria che è sul rovescio di falsabraga, e dal torrione casamattato che è all'angolo di spalla.
Agli angeli di spalla dei bastioni sono costrutti del torrioni di muratura (detti dall'autore torri di pietra) a guisa di orecchioni, per proteggere il fianco ritirato; ogni torre di pietra è separata dal fosso asciutto predetto per mezzo di un fosso acqueo.
La tanaglia è a fronte bastionato, colla cortina tracciata a saliente molto ottuso in tal modo il fiancheggiamento del fosso è ottenuto con tre ordini di fuochi, cioè: dal fianco della tanaglia, dal fianco basso del bastione o falsabraga, e dal fianco alto o terrapieno principale, coadiuvata l'azione dalla torre di pietra, che ha una linea di fuoco in casamatta, ed una linea scoperta al di sopra.
Il rivellino e amplio e munito di falsabraga; e per il fiancheggiamento del fosso asciutto del rivellino sono ricavate due mezze caponiere alle estremità* di esso fosso ; v. sez. E F.
Le controguardie sono a base ristretta.
La strada coperta è molto larga (24 m.), con piazze d'armi rientranti, limitate da traverse, e piazze d'armi di saliente. Nelle piazze d'armi rientranti avvi un ridotto palancato e doppia linea di fuoco per battere lo spalto, di cui una è in casamatta; v. sez. G H.
Il comando è minore di quello del fronte delle altre scuole (v. profilo), l'altezza d'acqua nei fossi varia da m. 1,50 a m. 2,80, ed è maggiore alla scarpa che non alla controscarpa.
Inutile riportare le critiche fatte al fronte del Coehorn, i cui principi fondamentali si possono ancora oggi applicare nel case di fortificazioni a fossi acquei. Per alcuni inconvenienti egli provvide ad eliminarli coi fronti o metodi successivi (2° e 3° metodo), che qui non si riproducono, perché non lo permette lo sviluppo del corso.
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<font color="red">Michele, mi son permesso di porre in evidenza la prima parte, che contiene il link a questa.
Beh...io non ho parole per esprimerti la stupita gratitudine, non soloper questa fatica di Sisifo, ma per la "mentalità*" che stai dimostrando a tutti noi. [ciao2]
daniele</font id="red">
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Moderatore
Ho provveduto ad inserire il link in questione.
Scusatemi per il colpevole ritardo.
Saluti e grazie.
P.S. Ho anche modificato la titolazione di alcuni topic, non allarmatevi... x ora è solo un esperimento.
LA MIA PAGINA "FORTIFICATA" SU FACEBOOK©: http://www.facebook.com/pages/Italien/323925510817
Nel mezzo del cammin di questa vita, mostrassi alfin la truce metà oscura...
ché la pazienza mia era finita, e lo baston calassi su ogne testa dura.
Fatti non fummo, a viver come inermi... bensì pello inimico, far divorar dai vermi.
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da paragrafo 128 a 135
SEZIONE IV.
Scuola tedesca
128. Origini - Alberto Durer. La fortificazione moderna in Germania ebbe origine da fortificatori italiani a servizio di principi tedeschi, ed ancora, da ingegneri tedeschi che s'erano appropriati i principi della scuola italiana, primo fra questi Alberto Durer che visse fra il 1471 ed il 1528 e che fu per molti anni in Italia.
Il Durer però, più che a proporre nuove forme di fortificazione, badò a migliorare le antiche per renderle più adatte alle nuove esigenze, e scrisse un trattato di fortificazione che pubblicò nel 1527 ; ma in molti ambienti egli si dimostrò inferiore ai suoi contemporanei della nostra scuola.
Il suo trattato si divide in quattro sezioni.
Nella prima tratta dei torrioni e delle rondelle (che chiama bastein,, dall'italiano bastia), e vi studia il modo di rendere le vecchie torri atte a ricevere artiglierie. Propone all'uopo torrioni aventi le forme indicate nelle Figg. 50 e 51, Tav. V, chiusi alla gola, sporgenti dalla corona innanzi e disopra, e provvisti di locali numerosi e spaziosi, di cui alcuni armati di artiglierie. Da ciò il DE ZASTROW prese motivo per attribuire al Durer l'invenzione dell'ordinamento casamattato, che era stato già* grandiosamente applicato dal Sangallo ad Ostia (v. § 80) ed a Castel S. Angelo di Roma.
Nella seconda sezione descrive il castello, di forma quadrata, di un principe e circondato da quattro cinte a tracciato poligonale, con fossi fiancheggiati da caponiere.
Nella terza sezione tratta della costruzione di un forte di sbarramento di una stretta, compresa fra il mare ed una roccia inaccessibile; sbarramento costituito da tre cortine e da due torrioni intermedi, come rappresenta, la Fig. 50 a).
Nella quarta sezione dà* le norme per rafforzare le cinte antiche con terrapieni, perché possano resistere alle artiglierie.
Le opere proposte dal Durer contenevano molte murature e quindi sarebbero riuscite molto costose, e non furono attuate mai; hanno dato l'impulso alla scuola tedesca, e si scorge in esse il germe di successive innovazioni caratteristiche, e perfino l`avviamento alla fortificazione poligonale con fiancheggiamento di caponiere, attuata solo nel nostro secolo.
129. Dopo il Durer illustrarono la scuola tedesca, specialmente: un certo maestro GIOVANNI, che nel 1567 costrusse le fortificazioni di Dusseldorf; un certo maestro FRANCESCO, (maitre Franz) che era a servizio di Carlo V e costruì la cinta d'Anversa a metà* del secolo XVI; DANIELE SPECKLE (1536-1589), di cui si dirà* qui avanti; ALESSANDRO DE GROOTE (161
, che propose un sistema tanagliato dal quale originò quello del Rimpler
ALESSANDRO DE ROOTE;
DILLICH (1640), che applicò e modificò la fortificazione olandese;
RIMPLER (t 1669), di cui si dirà*; GRIENDEL D'ACH (1677), che dette sistemi tanagliati e bastionati in combinazioni motto ingegnose; ZADER (1679); KLENGEL (1682); WERTHMULLER (1685); * LANII)SBERG (1712), di cui si dirà* qui avanti; D'HARSCH (1719), che propose nel corpo di piazza un muro staccato, idea ripresa dal Montalembert e dal Carnot; STURM (1720); GLASER (172
; * HERBORT (1734); PIRSCHER (I767); i quali tutti hanno scritte opere interessanti e lasciati metodi e fronti caratteristici della scuola tedesca, e che furono la preparazione alla fortificazione poligonale contemporanea.
I principali maestri di questa scuola sono però lo Speckle, il Rimpler ed il Landsberg, e di essi conviene considerare sommariamente le proposte.
130. Daniele Speckle (1536-89). Segnò il suo nome nella storia per modificazioni e miglioramenti introdotti nei sistemi di fortificazione italiana, piuttosto ché per caratteristiche innovazioni. Ingrandì i bastioni e vi costrusse sopra dei cavalieri, già* attuati ancora da noi (v. 10
; fiancheggiò contemporaneamente la cortina e le facce dei bastioni, spezzando i fianchi e dando loro così direzione perpendicolare alla cortina ed alla linea di difesa, disposizione non più ripetuta da altri ; nascose le murature alla vista dell'avversario, il ché fece da noi il Savorgnano, e fu imitato in Francia dal Vauban un secolo dopo; applicò gallerie casamattate per difendere il fondo del fosso ed allontanare il minatore nemico, ciò che in Francia si fece solo nel XVIII secolo.
Lo Speckle eresse molte fortificazione in Germania, fra cui quelle di Strasburgo, dove pubblicò il suo trattato dell'Architettura delle fortezze.
Le sue idee vennero applicate in gran parte nel fronte detto semplice, rappresentato schematicamente dalla Fig. 52 (icnografia e sezioni) ed in un altro detto rinforzato, ove è notevole l'aggiunta di un rivellino grandissimo, avente le sue facce in prolungamento di quelle esterne dei bastioni laterali, ampiezza non più raggiunta da altri.
131. Giorgio Rimpler (morto nel 1683). In un suo libro pubblicato nel 1673 propose un metodo di fronte, da lui detto con bastione centrale (Fig. 53, Tav. V), nel quale fronte la corona del bastione è spezzata a tanaglia, dando così alla fortificazione il carattere avvolgente .
Il Rimpler fece impiego di cinte successive, di trinceramenti interni e di casamatte, le quali ultime danno al difensore la possibilità* di assicurarsi preponderanza assoluta sull'assalitore, quando si dispone ad imbrecciare i rampari e, nell'attacco vicino, rendono difficile l'impiego delle mine. 1Il tracciato del Rimpler segna il passaggio fra il sistema bastionato ed il tanagliato, e perciò è meritevole di considerazione; ed i suoi principi furono poi ripresi dal Montalembert, come si vedrà* a suo tempo.
132. Landsberg (1670-1744). Fu partigiano del sistema tanagliato, attribuendo al bastione il difetto della debolezza dei fianchi, per il poco loro sviluppo e per la possibilità* di essere demoliti da lontano.
Il fronte tanagliato del Landsberg (Fig. 54, Tav. V icnografia e sezione) si compone di tre cinte, divise da fossi, che egli chiamò, procedendo dall'esterno verso l'interno: inviluppo, falsabraga e corpo di piazza. Sul fondo dei fossi sono elevate delle costruzioni di muratura destinate a magazzini, a caserme difensive e come organi di fiancheggiamento.
Questo tracciato non ebbe applicazione per i gravi difetti derivanti dalla ristrettezza dei suoi angoli salienti e dalle lunghe facce soggette all'infilata, ma fu ripreso dal Montalembert un secolo dopo, e preparò il passaggio alla fortificazione poligonale.
SEZIONE V.
Forma complessiva delle piazze forti nel 1° periodo della fortificazione moderna.
133. Le piazze forti del periodo storico qua considerate avevano forma diversa secondoché erano di pianura, di montagna o litoranee.
Le piazze forti di pianura si componevano essenzialmente di una cinta continua bastionata, racchiudente lo spazio che volevasi proteggere, nella quale i fronti, eguali o diseguali fra di loro, simmetrici o no alle rispettive capitali, e quindi più o meno regolari secondo l'applicazione al terreno, erano quasi sempre rinforzati con opere addizionali esterne, aderenti od avanzate, a seconda della loro importanza relativamente alla diversa probabilità*, o facilità* degli attacchi a cui potevano esser soggetti. L'applicazione al terreno però, era meno seguita di quanto dettano ora le regole più elementari, ed anzi spessissimo si adattava il terreno alla fortificazione; e questo è appunto caratteristica dell`epoca, dovuta alla poca plasmabilità* del fronte bastionato, universalmente applicato, ed alla rigidezza delle regole scolastiche, che incombevano alla sua applicazione.
Internamente alle grandi cinte di pianura, od addossate ad esse, ed analogamente a quanto già* si praticava nell'epoca antica, si elevavano le cittadelle, generalmente costituite da fronti bastionati, disposti sul lati di un poligono regolare, e rinforzati da opere addizionali.
Si darà* un esempio di cittadella dopo aver data qualche indicazione sul 2° periodo dell'epoca moderna.
In alcune cinte moderne invece si utilizzava come cittadella, ed agli stessi uffici, un castello di carattere medioevale, avanzo dell'epoca feudale, come a Roma, a Milano, a Pavia, etc.
134. Le fortificazioni di montagna erano naturalmente più ristrette di quelle di pianura e formate in grande parte di muratura, come nelle epoche precedenti; e ciò non costituiva un inconveniente, perocché difficilmente le batterie dell'attacco potevano essere stabilite a distanza utile di tiro dalle opere. In genere si occupava materialmente il fondo delle valli per le quali passavano le strade, con opere a cavaliere delle strade stesse, appoggiate o non, secondo i casi, da opere laterali di collegamento. Così il forte di Vinadio fu costituito da due fronti bastionati aderenti che chiudevano, e chiudono la valle di Stura; quelle di Fenestrelle da un forte sulla strada (che vi passa per entro) e da forti sulla dorsale montuosa attigua, collegati fra di loro da trinceramenti permanenti e da muri con feritoie; quelle di Exilles fu invece posta su una altura isolata a sbarramento della valle, della Dora Riparia ; ecc.
135. Le opere costiere erano pure, in generale, di piccole dimensioni ed in gran parte di muratura e casamattate; e contro di esse le navi avevano poca o nessuna efficacia in causa della inesattezza del tiro, e dovevano quasi sempre essere prese da truppe di sbarco.
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come al solito... BUONA LETTURA
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