San Pietro Infine è un simbolo muto di dolore che si perde nella nebbia del tempo; fino a quel dicembre del 1943, quando la storia decise che per lui era venuto il tempo di versare il suo contributo in nome della follia umana. Era un piccolo paese rurale, con qualche negozio, dedito soprattutto all’agricoltura e popolato da persone pacifiche. Ma di tutto questo alla guerra non importò nulla quando passò su quella terra, per quelle case, senza minimamente degnarsi di considerare che quelle poche cose erano tutto per gli abitanti di San Pietro.
Quel che rimase “dopo” furono le macerie, unite a quel dolore tipico, acuto, che ti impregna l’anima e inumidisce gli occhi appena capisci che non hai più niente, che molte persone care non ci sono più, che sei rimasto solo contro il mondo.
San Pietro è rinata dopo la guerra, ma non dov’era…più giù, più a valle, come se nessuna casa, alcuna fondamenta possa reggere su quel terreno intriso di morte e di dolore. Il vecchio paese in rovina esiste ancora, è ancora lì, come un monito, una sorta di accusa perenne portata dagli uomini alla guerra.
CENNI STORICI
San Pietro Infine è un piccolo paese posto al margine nord del Casertano, che per la sua particolare posizione geografica sembra fungere da cardine a ben tre regioni: il Lazio, la Campania, ed il Molise.
Tale posizione nel territorio, dominata dai monti Sammucro, Lungo e Cesima, era nel 1943 di principale importanza perché attraverso San Pietro e seguendo la Strada Statale 6 Casilina, si poteva accedere a tre importanti aree dell'Italia centrale: la valle del Liri, la piana di Venafro e pianura Campana.
Il nome di San Pietro Infine quindi, assieme a quello di Monte Lungo, fu subito notato dai comandanti della V Armata americana che risaliva la penisola in direzione di Roma; essi, infatti, ancora totalmente all'oscuro di quanto i tedeschi stavano preparando a Cassino, ritenevano che una volta superata San Pietro lo sbocco nella valle del Liri sarebbe stato trovato relativamente presto, consentendo il raggiungimento della Capitale in tempi brevi.
Purtroppo per loro però, San Pietro era stata notata anche dai tedeschi, pur se con prerogative ben diverse.
Per San Pietro e Mignano Monte Lungo correva, infatti, la Linea Reinhardt, o Linea d'inverno, una serie di postazioni difensive realizzate al fine di rallentare l'avanzata alleata, nell'attesa che fossero ultimati i preparativi sul bastione principale rappresentato dalla Linea Gustav, a Cassino. Era proprio qui, tra il piccolo paese e la stretta di Mignano quindi, che doveva essere fatto il massimo sforzo per bloccare gli americani prima di ritirarsi all'ombra del Monastero.
Poco prima di dicembre pertanto, i tedeschi si attestarono nel territorio di San Pietro Infine e lo munirono con postazioni protette da vasti campi di mine e filo spinato, ben decisi ad assolvere quello che era il compito loro assegnato: fermare gli americani.
Questi ultimi attaccarono il paese nei primi giorni di dicembre, ma furono fermati con gravi perdite dalla resistenza germanica che proteggeva il fianco sinistro di Monte Lungo, attaccato a sua volta dal 1° Raggruppamento Motorizzato Italiano.
Nei periodo 8 - 16 dicembre 1943, San Pietro Infine fu sottoposto ad un incessante bombardamento d'artiglieria, al punto da esserne pressoché distrutto totalmente.
Gli americani della 36ª divisione "Texas" riuscirono ad entrarvi solo il 17, grazie anche al fatto che i tedeschi, vista l’imminente perdita di Monte Lungo, si ritirarono per non correre il rischio di essere accerchiati.
La battaglia di San Pietro Infine costò molto cara: circa 130 dei suoi abitanti persero la vita durante i combattimenti. La distruzione del piccolo paese fu totale, tanto da costringere la sua ricostruzione negli anni successivi poco più a valle. Tuttavia la vecchia San Pietro esiste ancora, immersa nella vegetazione e preservata grazie ad alcune iniziative locali. E' possibile, ancora oggi, aggirarsi tra le sue vie deserte ed in rovina, dalle quali il dolore di quei giorni del 1943 sembra non essersene mai andato.

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