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Discussione: [TRIESTE] Souvenirs esteri a casa nostra (Poligono Militare)

  1. #1
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    [TRIESTE] Souvenirs esteri a casa nostra (Poligono Militare)

    Sul Carso Triestino, nella zona di Basovizza alla periferia nord orientale della città, sono ben visibili i muri di un poligono militare utilizzato dai militari americani del TRUST (Trieste United States Troops) durante la loro permanenza nel periodo del TLT (Territorio Libero di Trieste) dal primo dopoguerra al 1954. Ecco la zona in una cartina:

    [attachment=11:36utrj11]001 Carta al 150.000.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=10:36utrj11]002 - Bersaglio americano.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=9:36utrj11]'angolo di un muro.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=8:36utrj11]004 - Un muro lungo.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=7:36utrj11]'ufficio.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=6:36utrj11]'alto.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=5:36utrj11]007 - Il fossato.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=4:36utrj11]008 - Graffito esterno.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=3:36utrj11]'interno.jpg[/attachment:36utrj11]

    [attachment=2:36utrj11]010 - Graffiti sulla porta RID.jpg[/attachment:36utrj11]

    A parte il nome di Salvatore, non si riescono a capire le altre lettere, ma più importanti sono le date del 1951, 1952 e soprattutto del 1954, l’anno in cui le truppe alleate si ritirarono da Trieste che poté ritornare all’Italia. La data dimostra che anche in quel periodo furono effettuati dei lavori, probabilmente solo di manutenzione, all’impianto del bersaglio americano.

    Rimane da fare un’ultima annotazione su questo impianto. Sembra che l’opera sia stata costruita sui resti di un preesistente deposito di munizioni dell’esercito italiano dove nel febbraio del 1920 esplose un deposito di proiettili di grosso calibro, provocando alcuni morti. Il fatto per alcuni giorni allarmò la cittadinanza di Trieste per i bagliori che si alzavano sopra il crinale del Carso e venne ricordato anche sulla copertina della Domenica del Corriere:

    [attachment=1:36utrj11]011 - La Domenica del Corriere RID.jpg[/attachment:36utrj11]

    Salute a tutti.

    [attachment=0:36utrj11]012 - Distintivo del TRUST.JPG[/attachment:36utrj11]
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    Claudio Pristavec

  2. #2
    Utente registrato L'avatar di Midnight
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    Re: Souvenirs esteri a casa nostra.

    Grazie per il resoconto ricco di informazioni dettagliate e preziose, come del resto ci hai abituato
    Photobooks fortificazioni <----- NEW! : QUADERNI D'ARRESTO

  3. #3
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    IL POLIGONO AUSTRO UNGARICO DI BASOVIZZA

    Cominciamo dalla storia lontana di quello che una rara cartolina viaggiata nel 1909, ma sicuramente stampata molti anni prima, chiama K.u.k. Militärschiesstätte (imperiale e regio poligono militare). L’immagine è serena, tipica del servizio in tempo di pace. I soldati sono rilassati, in posa, il territorio è curato e pulito, la guerra non è per questi uomini nemmeno ancora una remota possibilità; guardiamoli da vicino, per capire chi erano. Da sinistra a destra, sia in prima che in seconda fila, sono tutti fanti dell’esercito comune, con l’uniforme ante 1909 composta di pantaloni azzurri, giacca blu e berretto da campagna azzurro. Solo il secondo da sinistra, appoggiato al muro, è un fante di uno dei quattro reggimenti arruolati nella Bosnia Erzegovina; porta i pantaloni chiari, la giacca estiva in tinta Hechtgrau nella sua variante più chiara ed il fez di colore rosso. L’ultimo in piedi sulla destra è un Wachtmeister del K.k. Landesgendarmerie-Kommando Nr. 7 für das Küstenland (sergente del comando n° 7 della gendarmeria del Litorale) e più specificatamente del Dienst-Abteilung Nr. 1 (reparto di servizio n° 1) che aveva una sede distaccata proprio a “Basovizza”, grafia scelta per il nome del paese anche nel Gendarmerie-Jahrbuch (Annuario della Gendarmeria) del 1907 da cui sono tratte queste notizie. Continuando nell’indagine uniformologica - che non è fine a se stessa - bisogna ancora osservare un particolare utile per la datazione dell’immagine: le giberne portate dai soldati sono tutte di modello 1888, osservazione importante poiché sappiamo che nel 1895 fu introdotto un nuovo tipo di giberna composta di due contenitori a due tasche separate. Possiamo quindi desumere con certezza che la data in cui la fotografia è stata scattata si colloca tra il 1888 ed il 1895. Per completare il quadro, vediamo ancora chi ha spedito la cartolina ed a chi è indirizzata: “Familie Fritz Neureiter, Treibach (cittadina carinziana nei pressi di Sankt Veit), Kärnten”. Il testo: “Basovizza, 15/4/09 Viele Grüsse Hermann”. Non essendoci noto se Hermann fosse un civile o un militare terminiamo qui la nostra indagine e torniamo al poligono.
    La zona si raggiunge salendo da Trieste a Basovizza Bazovica. Qui giunti, anziché entrare in paese, si prosegue in direzione di Pesek fino ad incontrare una stradina a sinistra, accanto alla qual è posto il segnale indicante la deviazione che c’interessa: Spomenik Bazoviških junakov Monumento agli Eroi di Basovizza (1930) sormontante il cartello con l’indicazione per l’osservatorio astronomico (foto cartelli 9), senza alcun accenno all’esistenza del poligono. Seguiamo la strada indicata che ci porterà in breve ad un parcheggio sulla sinistra con i posti macchina contrassegnati da tronchi di pino messi a terra.

    Qui lasciamo la vettura e proseguendo sulla strada in terra battuta vedremo in breve degli imponenti alberi attorno ad un semplice monumento. Confrontando la cartolina d’epoca con la foto attuale, possiamo renderci conto che ci troviamo nel cuore dell’antico poligono, proprio dove i soldati si erano fatti ritrarre tanti anni orsono da Franc Kunc, fotografo in Ljubljana, la cui bottega si trovava nella Wolfove Ulica al numero 6. Confrontando le immagini possiamo riconoscere solo il declivio del monte, che nell’immagine storica è anche pesantemente ritoccato, mentre nulla più rimane delle costruzioni, dei bersagli, delle piazzole di tiro. La salita lungo la quale si trovavano i bersagli è oggi quasi completamente rimboschita, rimane libera solo la carrareccia che sembra essere poi la stessa che saliva tra i bersagli, seguendo la linea di massima pendenza. Le costruzioni militari del poligono erano all’epoca in legno e nulla ne rimane. Ma i muri di sassi? Anch’essi sono stati rimaneggiati. Salendo il sentiero, se ci spingiamo nel bosco troveremo anche degli scavi, i resti delle fosse per gli zappatori, i soldati che, ben riparati, alzavano ed abbassavano i bersagli marcando il punteggio ottenuto dai tiratori; alcune di queste fosse sono state rielaborate nel periodo anglo-americano (1945-1954), rivestendole in cemento e nel cemento di una di queste un soldato di probabile origine australiana ha anche lasciato un graffito con il suo nome e cognome, a ricordo del suo passaggio. Qui, infatti, nel secondo dopoguerra si esercitarono anche i militari inglesi ed americani che occupavano la città di Trieste ed il suo territorio e che utilizzarono il poligono già rimaneggiato in precedenza dal Regio Esercito Italiano. La storia, anche in questo caso, è fatta di sovrapposizioni che, come negli scavi archeologici, vanno delicatamente rimosse per arrivare alle origini del sito.
    Confrontando le varie immagini è abbastanza chiaro che dove oggi sorge il monumento si trovava la gran tettoia dalla quale, distesi sugli appositi banconi i soldati sparavano ai bersagli posti a varie distanze. Se saliamo in direzione della macchia meno folta d’alberi, troviamo in breve il sentiero che, passando tra i quasi nulli resti dei muri, sale verso il retrostante Monte Cocusso (Kokoš in sloveno), la cui cima più alta misura metri 672, essendo così la maggior quota altimetrica presente nel territorio del comune di Trieste.
    Queste notizie sono desunte dal volume “Itinerari del Carso Triestino” del dottor Carlo Chersi, settima edizione del 1970, in cui, nell’itinerario titolato: “Da Pese al Monte Concusso”, è citata la presenza del poligono:

    […] dal Concusso si può scendere direttamente per tracce di sentiero nel bosco, e poi in terreno cespugliato, a Basovizza, passando per il poligono militare; il confine resta un centinaio di metri più a destra, cioè più a nord […]

    Il poligono è quello sul quale ci muoviamo, ma nel periodo in cui il Chersi scrive, era già stato rimaneggiato dagli eserciti succedutisi in addestramento a quello imperial e regio. Un’attenta indagine bibliografica dà buoni risultati, infatti, anche la “Guida dei dintorni di Trieste” dell’Alpina delle Giulie, non ancora sezione del CAI, edita nel 1909 in una bell’edizione cartonata che ha prefazione di Silvio Benco, cita il poligono a pag. 177:

    poc’oltre, a sinistra si dipartono alcune stradette per le baracche del bersaglio militare e per la cisterna grande […]

    Più marcata la presenza del poligono nel volume edito nel 1913, ancora dall’Alpina delle Giulie. Il volume semplice, in brossura, s’intitola “Itinerario di escursioni ne’ dintorni di Trieste” e riporta, a pagina 23, l’itinerario n. 32:

    […] da qui sulla strada di Cosina a sinistra, sentiero per il bersaglio militare (nota nel testo: “in questo punto si ponga attenzione alla zona riservata agli esercizi del bersaglio militare”), salita al Monte Concusso (Cocus) m. 670, per il sentiero fra la cima sassosa e la cima coperta di pini […]

    Da notare che una successiva guida edita sempre dall’Alpina delle Giulie nel 1921 a cura di Nicolò Cobol, quando ormai Trieste era diventata una città italiana, non fa più accenno alcuno all’esistenza del poligono.
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    Tutto considerato, un militare non è altro che un uomo rubato alla sua abitazione. (Il buon soldato Sc'vèik)

  4. #4
    Utente registrato L'avatar di articioco
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    Re: Souvenirs esteri a casa nostra.

    Sono orgoglioso di avere aperto questo topic quando si riescono ad ottenere risposte di questo "calibro".
    Bravo Rawa Ruska
    Claudio Pristavec

  5. #5
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    Re: Souvenirs esteri a casa nostra.

    Grazie!

    Rawa Ruska
    Tutto considerato, un militare non è altro che un uomo rubato alla sua abitazione. (Il buon soldato Sc'vèik)

  6. #6
    Moderatore L'avatar di Decca
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    Re: Souvenirs esteri a casa nostra.

    Ragazzi, i miei più sinceri complimenti.
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