L’ Esercito è impegnato da sempre contro il terrorismo, ma bisogna ricordare che lo è da più di trent’anni. Nel 1980 un gruppo di terroristi assaltò il distretto militare di Padova. Non era una caserma “operativa”, così fu facile dare due schiaffoni al soldato di guardia, immobilizzare tutti (ci fu un ferito abbastanza serio) e scappare indisturbati con garand, MG e pistole. Ferrivecchi magari, ma comunque armi da guerra.
Le caserme erano diventate obiettivo dei terroristi, e la logica conseguenza fu un drammatico innalzamento della tensione. I soldati dovevano montare con il colpo in canna (cosa che oggi sembrerebbe folle), le ispezioni vennero aumentate, e la vigilanza alle caserme divenne cosa serissima, anche perché le consegne prevedevano che all’ occorrenza la guardia aveva il dovere di sparare.
E’ difficile oggi immaginare un ragazzo appena ventenne, preso da poche settimane dalla vita civile e messo dentro una garitta umida, al buio e al freddo, con in mano un’arma da guerra carica a fare la guardia contro l’indefinibile. In più non erano rari i superiori fissati o frustrati che giravano la notte per sorprendere le guardie (magari addormentate) e sottrargli il fucile; e per chi si lasciava sorprendere non c’era una semplice consegna, ma un processo penale e il carcere a Gaeta o a Peschiera. Incidenti, spari e suicidi non erano frequenti ma succedevano. Insomma, la guardia era una faccenda dura. Il film “Soldati” lo descrive bene, con una drammaticità che non è esagerata.
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Alle undici il centralinista di servizio metteva su la cassetta e nella caserma suonava il “silenzio”. Era un momento difficile da descrivere, ma di sicuro a ognuno venivano in mente le parole del Silenzio di Nini Rosso, quello che si sarebbe suonato la notte del congedo: “Buonanotte amore, ti vedrò nei miei sogni. Buonanotte a te che sei lontana”…
Ed è così che è stato scritto questo bigliettino, più di trent’anni fa. L’ ha scritto un giovanissimo ufficiale di picchetto, in un corpo di guardia, in una notte carica di fatica, di tensione, di disagio, con tanta voglia di pace e di dolcezza, mentre suonava il silenzio.
“Anche se la sera ci parlerà ancora di solitudine e di paura, ti ricorderai del nostro stare insieme, con un amore caldo che batte dentro al cuore?
Anche se sarai sola avrai una canzoncina dolce che ti chiuderà gli occhi. Tu immagina una carezza e una voce che sussurra per te: buonanotte amore.”
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Questo pezzettino di carta è saltato fuori dopo tanto tempo, ed io l’ho trovato commovente. Ma non lo condivido solo per questo: è che esso mi ha dato lo spunto per parlare di situazioni ed emozioni che credevo dimenticate. E, se permettete, è anche un omaggio a tanti soldatini che dalle loro garitte, soli nella notte con i loro pensieri e le loro inquietudini, senza vocazione e senza paga hanno comunque vinto la loro guerra e hanno scritto, nel loro piccolo, magari senza saperlo, la Storia D’ Italia.
Buonanotte, ragazzi.
Ciao.
Al.

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