Il Genio di Vienna accetterà il fatto compiuto. Nel luglio del 1861 iniziano i lavori al Benedek, che vanno avanti veloci (a differenza di quanto avverrebbe oggi!), il forte è pronto verso la fine dell'anno. La lapide originariamente inserita sulla caponiera (oggi demolita), e quindi ricollocata sopra il portale d'ingresso, testimonia questa data di fine lavori. Tale velocità si spiega con l'immensa forza lavoro impiegata: per i forti di Pastrengo, e opere accessorie come la strada di accesso ecc., lavorano ben 7000 operai edili. Il materiale da costruzione è fornito in buona parte da cave vicine a Pastrengo, in parte viene da Affi. I marmi provengono da Domegliara.
Salis-Soglio considererà sempre questi forti di Pastrengo come i più belli esteticamente, i più curati nei particolari tra tutti quelli da lui progettati, come scriverà nella sua autobiografia.
Nell'aprile 1862 l'Imperatore Francesco Giuseppe visiterà personalmente proprio questi forti di Pastrengo, esprimendo soddisfazione per il lavoro compiuto. In una delle casamatte del Leopold addobbata a festa, per sua espressa volontà si terrà un ricevimento al termine del quale Salis e il comandante del Genio di Verona Franz von Neuhauser saranno decorati al valore.
Uno degli elementi che risaltano nel Benedek è che viene abbandonato lo schema tipico costruttivo austriaco che voleva le fortificazioni rivestite nel paramano esterno dei muri con l'opus incertum poligonale/esagonale. Salis-Soglio non era mai stato un sostenitore dei conci poligonali, anche se per i forti di Verona aveva dovuto piegarsi alle direttive superiori (l'Azzano in realtà però lo costruì a blocchi squadrati). La differenza tra le 2 murature:



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