Questo episodio del film Sogni, esprime il disagio del pacifista Kurosawa per essere stato una rotella, per quanto marginale, dell' orrendo meccanismo della guerra in atto nel Giappone degli anni '40, costato il sacrificio di innumerevoli vite umane. D' altra parte è anche evidente che il personaggio immaginario di Io - il vero Kurosawa non indossò mai l' uniforme, come si è detto e in quegli anni girava films di propaganda per esaltare lo sforzo bellico dei suoi connazionali - intellettuale borghese e "di sinistra" soffre un complesso di colpa più o meno inconscio per esser sopravvissuto al conflitto dandosi prigioniero, mentre tutti i soldati della sua compagnia erano onorevolmente morti combattendo fino all' ultimo per l' onore dell' Imperatore/Dio come da retorica-Banzai dell' epoca. Quelli che lo seguono uscendo dal tunnel: Noguchi, il reparto inquadrato, persino il cane-kamikaze sono gente semplice, e diversamente da lui in mancanza di alternative hanno compiuto fino in fondo quello che ritenevano il loro dovere. Quel dovere che Io non è stato in grado - o non ha avuto il coraggio? - di compiere. Per il protagonista l' unica speranza di liberarsi dei suoi fantasmi interiori sarà di recarsi come in pellegrinaggio dalle famiglie dei suoi soldati caduti e chieder loro scusa di essere ancora vivo...