E' interessante notare come, in un film divenuto presto di culto in tutto il mondo e un vero feticcio per la sinistra italiana, Rossellini non si sia fatto scrupoli di connotare i due principali personaggi tedeschi - Ingrid e il magg. Bergman - come omosessuali ed in maniera neanche troppo velata per l' epoca. Il fatto di attribuire ai nemici la stigmate di "diversi", dunque corrotti e perversi, rafforzava la condanna morale nei loro confronti da parte degli spettatori, coerentemente con la morale di massa del periodo. E' lo stesso fenomeno usato durante il cinema del ventennio per evidenziare il sentimento di alteritā dell' "uomo nuovo" mussoliniano rispetto ai nemici. Si raffiguravano gli anglo-francesi come decadenti, poco mascolini mentre i sovietici erano atei e praticanti il "libero amore". Certo, la connotazione negativa data ai due tedeschi in "Roma cittā aperta" serviva anche a esaltare maggiormente la differenza con i due eroi positivi Manfredi e don Pietro, accomunati da due diverse ma coincidenti forme di "morale antifascista" che trovavano riferimento rispettivamente nel comunismo e nel cristianesimo. Tanto da giungere entrambi ad una qualche forma di "martirio".
Ma č difficile non pensare che - forse in modo inconscio - sotto la fresca vernice dell' antifascismo nell' ex-regista di regime Rossellini siano riemersi gli stili e le tematiche dei suoi film pre-armistiziali...

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