Forte Montecchio a Colico
Link alla prima parte
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Foto dei pezzi da 149/35
http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=4726
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Il piano superiore oltre che le rampe dei pozzi si trovano le immancabili riservette dei proietti e dei cartocci (37-38-39-40-41).
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La stanza di comando (42) , disponeva di un osservatorio e di una (particolare) via di fuga, attraverso una botola si poteva velocemente scendere al primo piano.
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Gli ordini erano impartiti mediante un sistema di tubazioni che portavano la voce nei vari locali.
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Oltre che ai pozzi era possibile comunicare con le varie riservette.
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L'imboccatura del tubo era svasata e veniva chiusa da un tappo di legno che fungeva anche da fischietto.
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Visuale del traversone centrale (36). La corrente serviva per l' illuminazione e per il ricambio d'aria. Da notare che invece di essere una unica struttura ancorata al centro della volta, sono presenti singoli tubi di colore blu che partono a destra.
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I montacarichi erano azionati manualmente. La targhetta riporta la scritta : "Ceretti & Tanfani Ingenieurs Contructeurs Milan"
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La corrente alimentava anche un circuito per il recupero dei fumi. Lo scopo era quello di occultare al nemico la posizione del forte dopo che questi aveva sparato.
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Altra vista del traversone centrale, di solito nei forti si trovano gli ambienti spogliati di ogni oggetto . Qui ci si rende veramente conto di come dovevano essere.
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Al lato della scala che porta ai pozzi vi è la cremagliera che trasportava il proiettile per il caricamento.
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Si poteva scendere dal terrazzo al piazzale interno anche tramite questa scala in ferro.
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Al piano inferiore si trovano i locali della macchine (7).
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Varie scritte all'interno del locale.
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E' ancora presente la strumentazione , di rilievo il pannello di controllo in marmo.
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La strumentazione sembra intatta , manca solo qualche targhetta.
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La ditta costruttrice è la Ercole Marelli & C.
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Usciti dal locale ci si ritrova nel piazzale interno.
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Vari particolari nel piazzale
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L'aspetto esteriore è imponente. Gli edifici sono costruiti con la tecnica sopraffina degli scalpellini locali, i materiali usati e la cura dei particolari lasciano piacevolmente colpiti.
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Delle scale portano sul tetto dove si può godere di un magnifico panorama sul lago e ammirare i cannoni. Successivamente all'abbandono la sopraintendeza alle belle arti stanziò un fondo per il restauro del forte anche se non si pensava ancora ad una apertura al pubblico.
Molti studiosi hanno contestato questi lavori , perché la nuova copertura in cemento fu un falso storico e cosa più grave impedisce la completa rotazione delle cupole.
Inoltre questa soluzione ha creato delle infiltrazioni d'acqua. Ogni pezzo, oltre a ruotare su se stesso, ha la possibilità di effettuare un alzo fra –8° e +42°.
Venivano utilizzati proiettili di vario tipo. Lo sharapnel, da 52 Kg, raggiungeva obbiettivi posti a 11.6 Km. Mentre le granate 149 S, pesanti 42 Kg, arrivavano fino a 12.1 Km. Più leggere, ma con portata decisamente superiore, le granate monoblocco da 37 Kg, capaci di raggiungere la distanza massima di 14.2 Km.
I cannoni non usavano cariche di lancio in bossolo, ma in sacchetto. L`esplosivo era pertanto conservato nella polveriera che abbiamo visto prima e veniva portato al piano superiore con i montacarichi. Mentre la squadra di artiglieri provvedeva all`immediata confezione delle cariche da utilizzare, gli ufficiali, addetti al puntamento, nella Camera di comando, calcolavano le traiettorie per mezzo delle carte
e delle tavole di tiro poi, grazie agli interfono, impartivano gli ordini. La cupola di osservazione serviva per verificare l`efficacia del colpo.
E con questo è tutto.
Saluti
[ciao2]
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foto della visita.
Originariamente Scritto da Decca
