Forte Belvedere (Werk Gshwendt) - Lavarone (1° Parte)
<font color="red">"Per Trento basto Io"</font id="red">
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Situato sull'altopiano di Lavarone e costruito negli anni dal 1911 al 1914 , come per altre opere austriache la struttura sfruttava uno sperone di roccia calcarea.
La casamatta principale è rivestita in pietra lavorata a scalpello.
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Una foto della Casamatta occidentale
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La pianta della struttura.
Con la lettera A , la casamatta principale, quelle Orientale (B) ,Occidentale (L) e quella a Sud (D). Le cupole corazzate sono al punto H. Le cupole di osservazione ai punti C,I.
Le varie gallerie di collegamento con le lettere N.
La strada di accesso al fossato nord (M) , e l'ampissimo fossato di almeno 10 metri di larghezza e profondo 8 a sud (Punto G).
Con i punto E,F le postazioni avanzate per mitragliatrici.
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Una vista dalla Casamatta principale verso le gallerie di collegamento alle cupole corazzate.
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Il forte disponeva come armamento principale di 3 obici , uno da 100 m.09 in cupola e 2 sempre da 10 m.06. C'erano anche 2 cannoni da 80 in casamatta corazzata, 4 cannoni da 60 e 22 mitragliatrici.
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Per espressa volontà del Re,il forte "Belvedere" venne conservato a memoria delle future generazioni.
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Nei primi giorni di guerra subì pesanti bombardamenti , ma non essendo mai stato attaccato dalle truppe italiane , riuscì anche grazie alla capacità e freddezza della guarnigione a mantenersi sempre in piena efficienza.
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La tavolata con cui la guarnigione del forte festeggiò l'allontanamento delle operazioni belliche dalla linea dei forti.
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Dopo la guerra (anni 60) un privato ha provveduto a ripristinare le funzionalità del forte , ripristinando i collegamenti sotterranei e ricostruendo fedelmente le cupole in calcestruzzo.
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Attualmente è di proprietà del comune di Lavorone , che finiti i lavori di consolidamento e di restauro della copertura dal 2002 lo ha aperto al pubblico. E' sede anche di un museo. Rimane l' unico forte austriaco che riesce ancora a trasmettere l'idea di come è, sia internamente che esternamente, la struttura di queste fortezze e soprattutto visitando l' interno , riesce ancora a trasmettere le sensazioni di come doveva essere la dura vita all' interno.
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Il forte era famoso per la sua capacità di controllo attraverso anche a potenti riflettori (da 90 cm) che illuminavano la strada che portava al passo della Vena (Tonezza) fino all'osteria dei Fiorentini. I soldati italiani che provvedevano al mantenimento della strada dovevano prestare massima attenzione al fascio di luce che batteva la strada e che in caso di avvistamento avrebbe provocato l' immediato utilizzo degli obici del forte.
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Il piazzale di ingresso alla Casamatta principale (A).
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L' ampio fossato a sud (G).
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La casamatta del fossato sud (D) e una foto dell'epoca colpita da un proietto italiano da 305
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A differenza dai forti italiani , quelli austriaci erano tutti collegati otticamente.
Questo è il collegamento con il Cherle.
Fine prima parte
Link alla seconda parte
http://www.milistory.net/forumtopic.asp?TOPIC_ID=4991
Saluti [ciao2]






Rispondi citando
]il forte.Ecco allora che posto qualcosa che hai tralasciato....[vedo]






