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Discussione: [DOCUMENTI] fortificazione permanente (4a parte)

  1. #11
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    Michele

  2. #12
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    par 179 - 181

    179. Il forte Alessandro occupava la parte posteriore più ristretta di un altipiano orizzontale, lasciandone dinanzi a sé un tratto lungo 1000 m., largo in media 1200 m. e terminate tutto attorno, con pendii a dolce declivio. Il forte venne tracciato su un quadrilatero quasi rettangolare, nel quale il lato esterno principale e quello di gola erano lunghi in. 480 ed i due laterali m. 450.
    Per ottenere il tracciato del fronte principale (che nelle scuole di fortificazione tedesca era detto fronte reale e si teneva come tipo), si divise il lato ab [v. Fig. 78 bis, e)] in 3 parti eguali coi punti d e c; nel punto di mezzo si innalzò una perpendicolare hH = 1/2 dc e si condussero le rette Hd ed Hc; indi i fianchi di, ck, perpendicolari ad esse, lunghe m. 30; ed unendo i con k si ebbe la cortina del fronte. Conducendo dai punti i e k le rette im e Km, parallele a dH e cH, si ottennero il saliente m e la direzione delle facce della caponiera centrale, i cui fianchi, lunghi m. 30, si fecero paralleli alla capitale del fronte e distante: da esse m. 15.
    Il fosso ebbe m. 36 di larghezza costante, salvo dinanzi alle facce della caponiera dove si ridusse a m. 30, cioè pari alla lunghezza dei fianchi id e kc. La caponiera era riparata da un coprifaccia, largo 26 m., tracciato a dente, con due ali casamattate parallele al lato di base del fronte, lunghe m. 25 e larghe m. 10.
    In corrispondenza agli angoli salienti, fra il fronte ab considerate ed i contigui, furono poste due controguardie, i cui salienti erano nei punti di incontro A e B delle capitali di detti salienti con una parallela ad ab, condotta per H, e le cui facce erano rispettivamente diretta agli angoli di spalla x ed y della caponiera. La gola delle controguardie formava controscarpa del fosso principale dell'opera. Le estremità delle controguardie distavano 5 m. da quelle delle ali del coprifaccia centrale ed erano allineate al saliente di queste ultime.
    Le controguardie ed i coprifaccia delle caponiere erano circondate da un fosso largo 12 m. con spalto in contropendenza (sezione CD, fig. citata) inclinato ad 1/3. Sui salienti dello spalto si fecero delle piazze d'armi in forma di dente con 30 m. di faccia e di cui quella esterna era a batteria casamattata per battere il terreno nascosto all'azione delle opere principali.
    I fronti laterali furono tracciati in modo analogo, colle differenze: che le caponiere, anziché al centro, furono poste colle capitali a 175 m. dai salienti a e b; furono soppresse le controguardie verso il lato di gola; furono rivestite le controscarpe.
    Il fronte di gola, rivolto verso la piazza, era rettilineo con fosso largo 30 in. Aveva al centro un ridotto formato da una grande caserma difensiva a 3 piani, composta di 2 corpi distinti di casamatte, come indica in pianta la Fig. 78 a) la larghezza dei fabbricati fu tenuta di m. 15, e fu condotto tutto attorno un fosso largo 8 metri.
    I profili dei 3 fronti esterni e laterali e delle opere esterne erano alla Carnot, cioè con rivestimento staccato. Nel fronte posteriore si aveva un semplice muro a feritoie. Le caponiere centrali erano a 2 piani di casamatte, aperte verso un cortiletto sull'asse della caponiera.
    Sui salienti della cinta, verso il fronte esterno, e su quelli del coprifaccia centrale si fecero traverse casamattate alla Montalembert, e sul terrapieno interno dei primi si eressero batterie alla Carnot di 7 casamatte per mortai.
    180. Campo trincerato di Parigi nel 1844 Fig. 79, Tav. IX. Fu cominciata l`erezione di queste fortificazioni nel 1842 circa, terminata in 2 anni, con opera del SOULT e del DODE DE LA BRUNERIE. Consistevano in una cinta ed in 16 opere staccate, distanti da 1800 a 5000 m. dalla cinta stessa e distanti da 1200 a 1500 m. fra di loro, secondo le condizioni del terreno, meno il forte M. Valerien, il quale distava circa 12000 metri dalla estremità della linea delle opere staccate a nord-ovest e 7500 m. dall'estremità a sud. Questa condizione speciale del forte M. Valerien era voluta dalla sua posizione dominante e dal fatto che la Senna, scorrendo da Issy a S. Denis, formava come un largo fosso in guadabile a completamento della linea delle opere dianzi detta.
    La cinta consisteva in 94 fronti bastionati, senza opere addizionali, ad eccezione della strada coperta; le opere staccate erano dei fortini chiusi, costituiti da 4 o 5 fronti bastionati, senza opere staccate, e tutto al più con un rivellino al fronte di gola (vedi per es. le opere di Issy e di Vanves rappresentate nella Fig. 79 bis, Tav. IX, in scala grande). Si notava, tanto nella cinta come nei fortini, una grande deficienza di traverse di fiancheggiamento di locali alla prova.
    Così munita, Parigi era certamente una delle migliori piazze del II periodo dell'epoca moderna; ma i francesi ebbero il torto di conservarla tale e quale anche dopo l`introduzione delle artiglierie rigate, ed in questo stato dovette resistere agli attacchi dei tedeschi nel 1870, e mal corrispose al suo compito. (Si riparla di Parigi, grande campo trincerato moderno, nell'epoca seguente nella Parte II di questo Corso).
    181. Campo trincerato di Verona Fig. 80, Tav. IX Sul principio del presente secolo le fortificazioni di Verona consistevano nell'antica cinta scaligera rafforzata dal Castello S. Felice (quasi distrutto però) sulla rive sinistra dell'Adige e dalla cinta bastionata del Sanmicheli in parte sulla destra e in parte sulla sinistra del fiume; e quali opere addizionali interne v'erano il Castel Vecchio (A) e il Castello S. Pietro (B) a guardia dei due ponti principali posti nell'interno della città . Gli austriaci, memori della campagna di Napoleone del 1796.97, che avrebbe avuto ben altro esito se Verona fosse state meglio fortificata, vollero fare di questa piazza il baluardo principale contro una possibile invasione del Veneto da occidente, ossia dalla parte della Lombardia. Nel 1833 essi cominciarono a migliorare la cinta bastionata esistente, con lo staccare il terrapieno dalla parte superiore del muro di scarpa, nel quale vennero aperte feritoie, ottenendo così un muro distaccato alla Carnot, col cammino di ronda un po' alto sul fondo del fosso. Il muro a feritoie in corrispondenza dei salienti venne ripiegato in forma di piccolo bastione per fiancheggiare le due facce attigue. Demolirono il muro di controscarpa, sostituendovi la scarpata di terra, e verso la metà delle cortine diedero a tale controscarpa la pendenza di 1/6; vi applicarono cioè lo spalto a contro pendenza del Carnot, per facilitare le grandi sortite [v. Fig. 80 a), Tav. IX].
    Inoltre ricostruirono il Castello S. Felice sulle esistenti rovine, facendolo molto più forte di quel che prima non fosse, ed eressero, sulla sinistra dell'Adige, le due opere esterne Gazometro e Biondella, nonché un`opera a tanaglia, per coprire il ponte di Castel Vecchio, opera che probabilmente fu demolita quando nel 1854 si diede mano alla costruzione dell'arsenale.
    In seguito, dal 1835 al 1841, nel 1848, nel 1850, nel 1860-61, nel 1866, gli austriaci rafforzarono Verona costruendovi una doppia linea di forti staccata in pianura, piuttosto piccoli e di tipo svariato, nonché alcuni altri forti e torri di muratura, in collina, trasformandola così in campo trincerato, tuttora esistente. Nella Fig. 80 a) citata sono indicate tutte le opere di ciascuna linea. In pianura, la distanza della linea più interna dei forti dalla cinta varia da 400 a 1800 m. e quella fra le due linee di forti da 700 a 1800 m. Gli intervalli fra i forti della linea interna, sono in media di 800 m. e quella fra i forti della linea esterne variano da 900 a 3500 m.
    I forti hanno tutti carattere permanente, con molte casamatte attive. Fanno soltanto eccezione i forti Ca-Vecchia e Ca-Bellina, i quali vennero costrutti in gran fretta con carattere provvisorio, durante la campagna del 1866. Il tracciato dei forti è a fortificazione poligonale; il fosso è fiancheggiato da caponiere, con muro di scarpa, quasi in tutti, alla Carnot, e controscarpa non rivestita [v. alle Fig. 80 b) e c), esempi di un forte piccolo e di uno dei forti maggiori].
    Di più, sul contrafforte S. Giuliano, a nord della città , sono state costrutte no 4 torri di muratura a similitudine di altre costruite al campo trincerato di Linz, dette torri Massimiliane, e rappresentate nella Fig. 80 d). Esse sono a due ordini di fuochi, di cui uno casamattato ed uno a cielo scoperto, più uno o due piani sottostanti di magazzini.
    La piazza forte di Verona cosi organizzata giovò molto all'esercito austriaco nel 1859, dopo la sconfitta toccata a Solferino, perché vi trovò rifugio, e le difficoltà di intraprendere un assedio contro di essa, non dovette essere l`ultima delle cause che indussero Napoleone III a concludere il trattato di Villafranca
    Michele

  3. #13
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    Michele

  4. #14
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    vedo con piacere che le tavole lasciate a stefano hanno portato ad ottimi risultati (vedi post sul riconoscere le artiglierie)... e quindi continuiamo con un po' di sritti....

    par 182 - 185

    EPOCA V.
    I° Periodo della fortificazione contemporanea.

    ARTICOLO I.
    Transizione fra la fortificazione moderna e la contemporanea. Discussione generale sul profilo e sui tracciati.

    SEZIONE 1.
    Cause del passaggio.



    182. Le cause del passaggio fra la fortificazione moderna e la contemporanea furono principalmente le seguenti:
    1) Progresso nelle scienze fisiche e meccaniche e nelle industrie affini, che condussero a migliorie e modificazioni radicali nelle artiglierie propriamente dette e nelle armi da fuoco manesche.
    2) Aumento nella mole degli eserciti e, conseguentemente, modificazioni nell'arte della guerra per innovati principi di reclutamento, di armamento, di mobilità delle truppe, di trasporti.
    183. Le artiglierie rigate, che fecero la loro prima comparsa nelle campagne d'Italia del 1859 e 1860, non tardarono ad essere generalmente adottate da tutte le nazioni.
    Con la rigatura delle bocche da fuoco essendosi potuto dare al proiettile la forma cilindrica e la cilindro-ogivale e sopprimere il vento fra esso e l'anima dell'arma, si è ad un tempo potuto accrescere il peso del proiettile e quello della carica, e quindi la forza viva iniziale e la stabilità nella traiettoria.
    Di conseguenza, il tiro divenne più lungo, più esatto e più efficace di quanto non fosse con le artiglierie lisce.
    L'efficacia fu resa ancora maggiore dalla adozione generale dei proiettili scoppianti con i tiri di lancio (dapprima di uso eccezionale), i quali furono di due specie: o granate ordinarie o shrapnel; quelle, scoppianti nei materiali ove penetravano ed aventi azione a guisa di mine, sconvolgendo i materiali stessi, o danneggiando uomini ed armamenti anche a distanza dal punto di caduta e di penetrazione; queste, proiettanti una fitta grandine di pallottole micidiali per uomini e dannose per materiali.
    Più tardi anche le granate, oltre ad essere proiettili da demolizione e da mina, furono rese da metraglia, per numero predisposto di schegge nelle quali si spezzano sotto l`impulso della carica interna.
    Questi effetti furono resi possibili, o maggiori, per perfezionamenti portati nelle spolette, che permettevano di procurare nel punto voluto, od al momento opportuno, l`esplosione dei proiettili ai quali erano applicate.
    E finalmente la costanza della traiettoria, conseguenza della rigatura e della soppressione del vento nel caricamento di culatta, ha fatto si che all'artigliere moderno fosse possibile non solo di colpire con esattezza maggiore di quanto faceva al tempo delle artiglierie lisce bersagli visibili, e di posizione nota, con tiri diretti, o con tiri arcati, ma di ottenere ottimi risultati con tiro indiretto, ed ancora con procedimenti di puntamento indiretto .
    E` ancora da aggiungere che il caricamento delle armi da fuoco dalla culatta permise l`accelerazione nel tiro anche con le armi da mano, e condusse all'adozione delle metragliatrici.
    184. Limitando l`osservazione alle armi da mano, alle metragliere ed alle artiglierie di piccolo e di medio calibro usate nell`attacco e nella difesa delle piazze forti terrestri permanenti dai principali stati europei, nel 1° periodo dell'epoca storica contemporanea (1860-85), si può stabilire la seguente classificazione:
    Armi da fuoco portatili e metragliatrici. Fucili e moschetti con calibri variabili fra 9 e 11 mm. a caricamento successivo ; la rapidità di tiro era da 8 a 10 colpi al minuto. Le metragliatrici ebbero calibri da 8 a 25 mm., erano ad una o più canne, e potevano raggiungere la velocità di 1200 colpi al minuto.
    Bocche da fuoco da campagna e da montagna. Cannoni con calibri variabili tra 7 e 10 cm. (essendo quelle da montagna di calibri minori); presso alcune potenze, piccoli mortai carreggiabili o someggiabili, però poco diffuse.
    Bocche da fuoco d'assedio e da difesa; cannoni con calibri variabili da 9 fino a 22 cm.; obici da 15 fino a 21 e mortai da 9 fino a 27 cm.
    185. Le principali qualità balistiche delle armi da fuoco di piccolo e di medio calibro italiane, interessanti le fortificazioni permanenti, possono desumersi dallo specchio a pagina seguente:


    CATEGORIA SPECIE
    Delle bocche
    e calibro
    in cm PENETRAZIONE IN METRI Alla distanza di ANNOTAZIONI
    Nella terra
    argillosa Nella sabbia Nel legno Nella muratura Nella piastra
    Di ferro lam.
    m m
    Armi portatili e metra-
    gliatrici Fucile Mod. 1870 27000 0.30 - - - - 1000 1)
    0.24 0.20 0.15 - - 200
    Metragl. a 2 canne 1200 Lancia pallottole
    del fucile Mod. 1870
    Cannoni
    da
    campagna
    e da
    montagna Cannone da 9 BR 5800 2.50 0.40 0.85 0.50 - 1000 Tiro a granata
    Id. da 7 BR cam. 5400 1.80 0.50 0.40 0.30 - 1000
    Id da 7 BR mon. 3850 0.90 - 0.20 - - 1000
    Bocche da fuoco d`assedio e da difesa Cannone da 15 2000 - - - - 0.15 1500 Tiro a palla
    8000 -4.90 2.70 - 1.90 - 2000 Tiro di lancio a granata
    4000 - - - - - - Tiro di lancio di demolizione
    3000 - - - - - - Tiro indiretto
    2000 - - - - - - Tiro di smonto
    Cannone da 12 7300 3.30 2.20 - 1.40 - 2000 Tiro di lancio a granata
    3000 - - - - - - Tiro di lancio di demolizione
    3300 - - - - - - Tiro indiretto
    1500 - - - - - - Tiro di smonto
    Obice da 21 5400 2.00 1.70 - 1.10 - 2000 Tiro di lancio a granata
    4800 - - - - - - Tiro indiretto
    1600 - - - - - - Tiro indiretto in breccia
    Obice da 15 4500 1.60 - - 0.90 - 2000 Tiro di lancio a granata
    1400 - - - - - - Tiro indiretto in breccia di demolizione
    Mortaio da 24 4050 3.20 1.90 - - - 4050 Tiro arcato di sfondo 2)
    Id. da 15 3500 1.60 - - 0.30 3500 Tiro arcato di scoppio
    Id. da 9 2800 - - - - - - Id. Id.
    1) La pallottola del fucile Mod. 1860 a m. 100 perforava una lamiera di acciaio di 5 mm. ed a m. 150 una di ferro di 7 mm.
    2) Il mortaio da 24 lanciava ancora una granata-mina carica con carica interna di Kg. 8 di polvere, e che produceva nella sabbia (per tiro da 4000 m. circa) un imbuto largo alla bocca m. 4 e profondo m. 1,50 circa.

    <font color="red">
    (purtroppo si è persa la formattazione della tabella....invierò, appena possibile, la versione .jpg)</font id="red">
    Michele

  5. #15
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    da par 186 a par 194


    186. L'aumentata mole degli eserciti indusse a dare sempre maggior prevalenza alla strategia, sulla tattica e condusse alla costituzione di piazze forti, o campi trincerati, di maggior sviluppo di quelli dell'epoca storica precedente, affinché offrissero rifugio ed appoggio alle forze della difesa, non fossero facilmente bloccabili, e distraessero dall'azione attiva campale maggiori forze degli eserciti avversari.
    187. I perfezionamenti nelle armi da fuoco, ed indicati nei §§ precedenti, ebbero influenza profonda sulle opere di fortificazione permanente, giacché:
    â?¢ per l`aumentata gittata le artiglierie dell'attacco potevano agire da più grandi distanze e svilupparsi in linee più estese ed in numero pia ragguardevole, che prima dell'introduzione della rigatura ;
    â?¢ in virtù della cresciuta esattezza e con l'adozione di nuovi proiettili a molteplici schegge e pallottole, potevano essere colpite con sicurezza e con notevole danno le parti più importanti delle opere, cioè i rampari e le banchine ove erano installate le artiglierie, i loro serventi, ed ove si disponevano, i difensori di fanteria;
    â?¢ per l`accresciuta potenza ed efficacia le parti colpite da proiettili a mina venivano assai più sconvolte e danneggiate;
    â?¢ e finalmente l`esattezza e la efficacia combinate facevano si che mentre prima si impiegavano molti colpi per ottenere piccoli risultati, si ottennero invece risultati rilevanti con pochi colpi, resero possibili e temibili (perché efficacissimi) tiri indiretti ed arcati, che un tempo erano solamente eccezionali.
    188. Tutto ciò avrebbe dovuto convincere gli ingegneri militari che l`unico partito, il quale rimanesse alla difesa, per sottrarre le proprie opere alla demolizione ed il proprio personale materiale ad una pronta e completa distruzione, sarebbe stato quello di ridurre al minimo le dimensioni delle opere per diminuire i bersagli e di rinunziare all'ammassamento ed immobilità* delle bocche da fuoco nello spazio ristretto dei rampari; ma porre invece le artiglierie della difesa in condizioni non troppo dissimili da quelle dell'attacco, e quindi in batterie piccole, basse ed il più possibile coperte da naturali ondulazioni del terreno, con possibilità* di spostamenti da un luogo ad un altro a seconda delle esigenze della lotta fra le artiglierie.
    Applicare, cioè il principio della separazione degli organi di combattimento da quelli di sicurezza.
    189. Questo principio era stato intravveduto ed attuato per le prime volte dal Castriotto nelle fortificazioni di Calais e dal Vauban nelle piazze di Belfort, di Landau e di Neuf-Brisach . Ivi si ebbe un corpo di piazza costituito da fronti bastionati di piccole cortine e di forti torrioni agli angoli, elementi questi di difesa passiva, avvolto (il corpo di piazza) da controguardie dinanzi alle cortine e da bastioni staccati dinanzi ai torrioni di angolo, elementi questi di combattimento, che dovevano sostenere fine agli ultimi momenti dell'assedio la lotta contro le artiglierie dell'attacco. Ed erano appunto, in tutti i loro particolari, costrutti in modo da soddisfare a questo officio, cioè avevano rilievi considerevoli, largo sviluppo di cigli di fuoco, mezzi rivestimenti di scarpa, ecc.
    Questo saggio principio fu abbandonato da quasi tutti i capiscuola della fortificazione moderna, dopo il Vauban; ed essi, di fronte alla crescente potenza dei mezzi di attacco, pensarono a rafforzare l'ostacolo e la massa coprente, aumentando la grossezza di questa (da 6 m. fu portata ad 8 m.) e proteggendola talvolta con maschere di terra (coprifacce e controguardie). Però vennero di tempo in tempo da alcuni illustri ingegneri militari e da uomini di guerra dell'accennato periodo fatte delle proposte fondate sul concetto della separazione degli organi di sicurezza da quella di combattimento, e devesi sopra tutti accennare allo Choumara, il quale nel 1827 proponeva la indipendenza del ciglio di fuoco (essenzialmente offensivo) dalla magistrale (di carattere difensivo) ed emetteva, per il primo, la teoria della mobilità* delle artiglierie e del rimaneggiamento dei terrapieni durante le operazioni dell'assedio (v. § 149).
    Il limitato sviluppo delle operazioni dell'assedio e le difficoltà* delle sorprese che potevano tentarsi all'epoca delle artiglierie lisce, avevano indotto lo Choumara a non estendere la mobilità* delle artiglierie oltre gli angusti spazi rappresentati dai rampari dei bastioni. Tali condizioni cessarono di sussistere con l'adozione delle artiglierie rigate. Per esse le operazioni di assedio poterono avere principio a molti chilometri dalla piazza, e d'altra parte, per la cresciuta gittata delle bocche da fuoco, non essendo necessario alla difesa un forte domino sulla campagna, ne conseguì per questa una grande latitudine nella installazione delle artiglierie, e quindi esse avrebbero potuto essere collocate, almeno in parte, fuori dai recinto delle opere, in quelle posizioni di terreno che per lo addietro, stante il loro scarso rilievo, non si avrebbero potuto utilizzare.
    190. Invece di procedere su questa strada, che avrebbe posto la difesa in condizioni di lottare, non senza vantaggi, contro i nuovi mezzi di distruzione, l'ingegneria militare, negli ultimi 25 anni, si preoccupò quasi esclusivamente del rafforzamento degli ostacoli e delle masse di protezione. In questo recentissimo periodo dell'arte fortificatoria tutti gli studi furono rivolti a sottrarre le murature dall'urto dei proiettili, abbassando i cigli dei muri di scarpa in modo che questi non potessero essere colpiti sotto l`inclinazione di 1/4 o di 3/10, ritenuta superiore al massimo angolo di caduta; ad aumentare la grossezza delle masse coprenti, perché potessero resistere alla penetrazione dei proiettili oblunghi. E si ritenne indispensabile di interporre sui rampari alti, fra i pezzi, delle grosse traverse per proteggere le artiglierie e le truppe dai temuti effetti dei tiri ficcanti, e di erigere, nello spazio interno delle opere, dei traversoni, dei paradorsi ecc., sia per ricavare sotto queste grosse masse degli ampi ricoveri e dei magazzini alla prova, sia per limitare gli effetti di scoppio delle granate lanciate,con grandi angoli di proiezione.
    191. E` ben vero che, specialmente negli ultimi anni del periodo in considerazione, si installarono anche delle artiglierie fuori dalle opere staccate, costruendo delle batterie complementari (annesse ed intermedie); ma tale partito che, applicato con larghi criteri, avrebbe potuto apportare alla difesa considerevoli vantaggi, fu attuato in proporzioni troppo ristrette e senza svincolarsi dalle vecchie forme. Infatti queste batterie complementari, con le scarpe rivestite, colle grandi masse di muratura e con l'immobilità* delle artiglierie, ben identificate dalle traverse che le comprendevano, hanno riprodotti i difetti dei forti staccati e, lungi dall'essere considerate quali organi di combattimento atti a sviluppare e completare l'azione insufficiente dei forti stessi, non ebbero spesso che importanza relativa nei semplici riguardi della difesa locale, al fine di dare fuochi in alcune determinate direzioni e battere quei ripiegamenti di terreno che giacevano in un angolo morto rispetto alle opere principali.
    192. Dall' indirizzo unilaterale di tali studi, ebbero origine i tipi di forti di muro e terra del lo periodo dell'epoca contemporanea (che costituiscono l`elemento vitale degli odierni campi trincerati), così quasi si è tentato di provvedere al rafforzamento degli elementi passivi della difesa, poco avvantaggiando sui tipi precedenti per aumento di potenza, oppure vantaggi con mezzi ritenuti ora non imitabili, come l`adozione quasi esclusivo dell'ordinamento casamattato e la sovrapposizione dei fuochi.
    Essendo la fortificazione permanente del I° periodo di storia contemporanea fondata sui principi dietro esposti la più diffusa per l'Europa, e potendo essere arena di impiego in una guerra prossima, cioè quando le nazioni non avessero ancora completata la trasformazione a fortificazione nuova delle opere esistenti, e finalmente occorrendo in tale trasformazione di utilizzare, e quindi di conoscere, gli elementi delta predetta fortificazione, così ne verrà* fatto qui avanti uno studio particolareggiato e completo.

    SEZIONE II.
    Discussione generale sugli elementi del profilo


    193.
    Nel profilo teorico delle opere di fortificazione moderna si dovettero in massima apportare i seguenti cambiamenti:
    a) Per opporsi all'azione sconvolgente dei proiettili scoppianti si aumentarono le grossezze delle masse coprenti di terra, e dove esse proteggevano delle murature, o dove non era possibile l'aumento dello strato protettore, si sostituirono materiali più resistenti delle murature alla penetrazione ed allo scoppio, cioè metalli.
    b) Per avere azione sopra l'avversario a grandi distanze, iniziando esso di lì le sue operazioni, si è cercato di aumentare il domino delle opere sulle posizioni di attacco
    c) Per sottrarre i muri di rivestimento ai tiri più inclinati possibile dell'attaccante, si è dovuto abbassare il loro ciglio ed alzare quello delle masse coprenti.
    d) Per riparare i rampari dai tiri molto inclinati, dalle schegge delle granate e dalle- pallottole degli shrapnels, si è dovuto ricorrere all'ordinamento casamattato anche in molti casi nei quali per il passato era ammissibile e conveniente l'ordinamento a cielo scoperto; oppure si è spezzato in due parti, a livelli differenti, il ramparo unico del profilo di fortificazione moderna, destinando la parte più alta agli elementi di combattimento e quella più bassa per le comunicazioni, al coperto dalla precedente.
    e) Per aumentare la potenza delle opere, si sono aumentate le bocche da fuoco, e non volendo estendere i fronti, si è ricorso molte volte alla sovrapposizione dei fuochi.
    194. A proposito della sovrapposizione dei fuochi, se ne videro esempi in fortificazione moderna nei triplici fianchi casamattati del fronte italiano, nei triplici fianchi a cielo scoperto del Pagan, nelle facce dei bastioni e loro cavalieri del Pagan, del Cormontaigne e di altri sistemi, nei rivellini e loro ridotto, e simile.
    Nella fortificazione contemporanea la sovrapposizione dei fuochi è stata applicata generalmente cosi :
    1° Collocando una linea di fuoco alta per artiglieria di medio calibro per l'azione lontana (Fig. 81, Tav. X) ed una più bassa per artiglierie campali, metragliere e fucileria (difesa vicina), come era il caso delle falsabraghe impiegate dagli olandesi al fine di dare fuochi radenti sulla superficie delle acque gelate dei fossi (v. § 124).
    2° Dando alle due linee di fuoco disposizione inversa, cioè ponendo in alto quella di fucileria ed in basso quella di artiglieria, perchè fosse maggiormente coperta alle offese dell'attaccante.
    3° Collocando un ordine di fuoco a puntamento diretto ed a cielo scoperto sul ramparo, ed un altro dietro al primo, ma più basso e per tiri arcati indiretti, con disposizione simile a quella delle casamatte per mortai del Carnot (Fig. 82, Tav. X).
    4° Collocando un ordine di fuoco a cielo scoperto sul ramparo e l`altro casamattato dietro alla scarpa del fosso, dal quale potesse agire con tiri curvi (Fig. 83, Tav. X).
    5° Disponendo tre linee di fuoco in quest'ordine, cominciando dalla più alta: linea di artiglieria a puntamento diretto a cielo scoperto, linea di artiglieria casamattato a tiro curvo sotto e davanti alla precedente; linea di fucileria in falsabraga (Fig. 84, Tav. X).
    Le disposizione 1°, 2°, 5° furono specialmente usate nelle opere contemporanea francesi, delle quali si dirà* a suo luogo.
    Michele

  6. #16
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    da 195 a 204

    SEZIONE III.
    Discussione generate sui tracciati.


    195. Le conseguenze delle nuove armi, per quanto riguarda il tracciato delle opere, si possono cosi riassumere:
    a) Sempre più si affermò la necessità di abbandonare il sistema bastionato, o quello tanagliato, per adottare il sistema poligonale, dovendo essere molto sviluppata l'azione frontale lontana.
    b) Le opere chiuse dovevano presentare grande estensione in direzione normale a quello dell'attacco principale, per poter sviluppare con la massima efficacia azione con le artiglierie; e dovevano presentare minima profondità , per offrire bersaglio poco esteso, specialmente ai tiri in arcata.
    196. Gli elementi principali delle difese complesse delle località furono: le cinte continue attorno ad un nucleo di abitazioni civili (città , piazze forti ordinarie) o attorno ad un nucleo di alloggiamenti e magazzini militari (piazze forti militari); le opere staccate, o forti staccati.
    Le cinte continue consistettero più spesso nella successione di fronti rettilinei, facenti angoli salienti o rientranti molto ottusi; i forti staccati consistettero generalmente in opere chiuse.
    197. Nei forti staccati si ebbero fronti principali aventi azione sul terreno d'attacco davanti alla linea e negli intervalli fra i forti stessi, e fronti secondari, o di gola. I fronti si elevavano sui lati di un poligono di base che doveva evidentemente soddisfare il più possibile alle condizioni accennate nel comma b) del § precedente; e fu all'uopo adottato generalmente per poligono di base un trapezio colla base minore verso l'esterno e la maggiore verso l'interno della piazza, e di cui l'altezza era piccola rispetto alle basi. Per tale modo si ebbero: un fronte principale esterno AB (Fig. 85, Tav. X), due fronti laterali, o fianchi AC e BD, ed un fronte secondario, o di gola, CD.
    Ai fronti principali si assegnò tracciato poligonale ; quello frontale, più lungo del laterale, si fece o rettilineo come AB, o spezzato in due facce AE, EB, e ciò, sia per adattare meglio l'opera al terreno, sia per esplicare meglio l'azione tattica, sia per sottrarre le facce all'infilata da qualche posizione pericolosa; quelle laterali si inclinarono più o meno, rispetto alla capitale dell'opera, in modo che fosse completamente battuto il terreno fra opera ed opera. In quanto al fronte di gola, siccome esso non era esposto che ad attacchi di sorpresa, o di viva forza, per parte di fanterie e di artiglieria campale, e non doveva quindi sviluppare grande azione frontale, ebbe spesso un tracciato rientrante, ossia a tanaglia molto aperta, con caponiera centrale (Fig. 86 a), od a fronte bastionato con piccola perpendicolare (Fig. 86 b), col che si otteneva, il vantaggio di diminuire la profondità dell'opera nel senso del tiro avversario; il tracciato bastionato forniva ancora fiancheggiamento alle singole parti del fronte, senza bisogno di opere annesse.
    198. Nelle opere chiuse l'angolo al saliente principale si è fatto sempre molto ottuso; si cercò cioè che la perpendicolare D D' (Fig. 87, Tav. X) non riuscisse troppo grande, affinché non riuscisse eccessivamente grosso il parapetto, o troppo dolce la pendenza della sua scarpa verso il saliente, e perché, ancora, non risultasse troppo lunga la comunicazione fra l`interno dell'opera e l`organo D di fiancheggiamento. Si tenne come limite di questa perpendicolare la lunghezza di m. 15,00, oltre la quale questa disposizione non si reputava più conveniente.
    Nelle opere contemporanee francesi, nella scarpata compresa fra D e D', quando sono seguiti tracciati diversi per il fosso e per la linea di fuoco, si e spesso ricavata un linea di fucileria bassa, sotto altre linea di fuoco alta di falsabraga e di artiglieria, ottenendosi così per alcuni tratti, e su uno stesso profilo, fino a 4 linee di fuoco sovrapposte.
    199. Determinazione dei salienti nei tracciati. Ogni qualvolta motivi speciali non lo consigliassero, i vari fronti di qualsiasi opera (forte staccato o cinta continua del nucleo fortificato) si facevano di una sola faccia coincidente con un lato o con una parte di lato del poligono di base; e questa regola è ancora da ammettersi come raccomandabile nella fortificazione attuale.
    Nello stabilire detto poligono, bisognerà però avvertire che, possibilmente, gli angoli salienti non siano minori del limiti minimi per sopprimere il settore indifeso, tenendo conto dei tiri più divergenti dalle normali alle facce che concorrono ai salienti in parola.
    Con le artiglierie in barbetta si può ammettere come regolare un tiro con spostamento non maggiore di 35° da una parte o dall'altra della perpendicolare alla linea di fuoco, benché talvolta ragioni tattiche obblighino a ricorrere a spostamenti che possono spingersi (con ripieghi e senza traverse sul parapetto) fino a 170°. Chiamando a il settore indifeso al saliente ABC (Fig. 88, Tav. X), perché esso sia nullo (cioè a=0) dovrà essere, al minimo, B=360o-2x90°-2x35°= 110° .
    Per B < 110° si avrà un angolo a assolutamente non battuto dai due pezzi estremi delle facce AB, BC (supposto che i pezzi siano concentrate in B).
    Per B = 110°, mentre qualunque punto davanti ad un fronte AB o BC è battuto da più pezzi, qualunque punto invece dell'angolo xBy, per 70°, sarebbe battuto solo dall'ultimo pezzo del fianco destro o dall'ultimo del fianco sinistro, cioè la difesa sarebbe poco efficace.
    Finalmente crescendo B oltre i 110° aumenta la zona al saliente battuta contemporaneamente dagli ultimi pezzi di destra e di sinistra, finché per B = 110° + 35° = 145°, tutta la zona xBy sarà battuta contemporaneamente dai due pezzi estremi delle due facce concorrenti al saliente.
    In ogni modo al saliente avvi sempre una condizione di debolezza, che si diminuisce, o si elimina, così: o ponendo uno o più pezzi al saliente, in barbetta, su un tagliapetto, nel qual caso, soltanto per B < di 110° - 2x35° < di 40° si hanno, davanti al saliente, settori assolutamente non battuti; oppure facendo, B > di 145° e ponendo pezzi in barbetta anche al saliente; od ancora ponendo al saliente uno o due pezzi in casamatta metallica girevole (cupola o torre, avente settore di 360°), eliminando così il settore indifeso qualunque sia il valore di B.
    200. Fiancheggiamento dei fossi. Il fiancheggiamento, o difesa dei fossi con tiri di cannoni o di fucili, si è dimostrato sempre indispensabile come difesa delle opere negli assedi regolari, giacché l`avversario e obbligato ad operazioni difficili e pericolose per il passaggio dei fossi fiancheggiati; e se oggi non si ammettono più probabili gli assedi regolari svolti fino all'ultimo loro periodo, cioè il passaggio del fosso e l`assalto alle brecce, pure il fiancheggiamento non è da ritenersi meno utile contro gli attacchi di sorpresa, o di viva forza.
    201. Il fiancheggiamento di un fosso può essere fatto: o da un'opera speciale a ciò destinata e costrutta a distanza conveniente, da quella da fiancheggiare, o dagli organi di un'altra opera, che nel tempo stesso abbia altri fini tattici, ed in questi casi dicesi fiancheggiamento estrinseco ; oppure può essere fatto con organi dell'opera, di cui fa parte il fosso, o con opportune ripiegamenti del tracciato, ed allora dicesi intrinseco.
    202. Il fiancheggiamento estrinseco di un'opera, o dei fossi di un'opera, è sempre da evitare, a meno che circostanze di luogo lo impongano (come si vedrà nella fortificazione applicata), perché non può essere efficacemente eseguito in tempo di nebbie, di nevicate o di altro simile, e può del tutto mancare nel caso di un attacco di sorpresa o di viva forza simultaneo dell'opera fiancheggiante e di quella fiancheggiata .
    203. Il fiancheggiamento intrinseco di un fosso può essere fatto con tiri trasversali al fosso e si dice fiancheggiamento normale, o con tiri longitudinali e si dice fiancheggiamento parallelo.
    Il fiancheggiamento normale può essere eseguito :
    â?¢ da gallerie di scarpa, o da cammino di ronda, e dicesi normale diretto;
    â?¢ da gallerie di controscarpa, e dicesi normale di rovescio;
    â?¢ per mezzo di granate a mano lanciate per tubo normale alla linea di fuoco e sboccanti nella scarpa.
    Il fiancheggiamento parallelo può eseguirsi :
    â?¢ da caponiere o da mezze caponiere ai salienti dei fronti, o nel mezzo delle cortine, od agli angoli di spalla;
    â?¢ da gallerie attraversanti il fosso in dislivelli di questo (gradoni); e nell'un caso e nell'altro dicesi fiancheggiamento di fianco ;
    â?¢ da corte gallerie di controscarpa, poste agli angoli dei fossi (detti cofani di controscarpa) ed allora dicesi fiancheggiamento di spalla;
    â?¢ da ripiegamenti della scarpa in modo da costituire dei fianchi o dei denti di sega;
    e questi ripiegamenti possono interessare la sola scarpa e non la linea di fuoco principale del fronte, oppure possono comprendere anche la linea di fuoco, nel qual caso si ha il fiancheggiamento per tracciato, come nel fronte bastionato ed in quello tanagliato.
    204. Le armi impiegate per il fiancheggiamento possono essere cannoni ed obici di piccolo calibro, cannoni a tiro rapido, metragliere e fucili.
    I cannoni e gli obici danno un fiancheggiamento potente per effetto morale, per gittata e per efficacia contro ai materiali che può impiegare l`assalitore per ripararsi nel passare il fosso; ma richiedono locali spaziosi per contenerli (non meno di 12 m2 per ogni bocca da fuoco), per muoverli e per farli arrivare dove debbono funzionare, e non possono più agire se sono imbrecciate le pareti frontali delle parti fiancheggianti, ove sono aperte le cannoniere. Sono le armi più adatte per il fiancheggiamento parallelo, specialmente di fianco, di lunghi fossi nei fronti più importanti.
    I cannoni a tiro rapido sono di più facile installamento che non i cannoni e gli obici ordinari, e sono di efficace azione, e quindi molto impiegati nel fiancheggiamento parallelo, delle opere attuali.
    Anche le metragliere sono adattissime al fiancheggiamento, per il grande numero di proiettili, efficaci più che quelle dei fucili contro piccole masse coprenti, e perché richiedono piccolo spazio per il loro installamento e servizio; per questi motivi sono anch'esse frequentemente usate.
    La fucileria è il mezzo più sicuro per effettuare il fiancheggiamento, perché può impiegarsi anche quando gli organi fiancheggianti sono rovinati, e non ha bisogno di locali vasti; ma presenta gli inconvenienti che non è difficile all'attaccante di ripararsi dal proiettili con degli scudi o dei mantelletti trasportabili, o con delle masse coprenti di terra od altri schermi prontamente elevabili, e che richiede grande numero di uomini, perché l`azione sia completa ed efficace. La fucileria è l`unica conveniente per il fiancheggiamento normale, e può impiegarsi anche in quello parallelo, o da sola, od a sussidio di altre armi.
    Michele

  7. #17
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