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Discussione: Guardia Repubblicana di Finanza

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  1. #11
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    Hugh Page-Taylor, nel suo studio sulle tessere di riconoscimento della RSI (pubblicato a puntate su U&A) definiva così sinteticamente la Polizia Economica: “La Polizia Economica, creata nell’ aprile 1944 come parte della Pubblica Sicurezza, fu trasferita al Ministero delle Finanze, e nel gennaio 1945 assorbita dalla GRF. Probabilmente esistevano tessere della Polizia Economica ma attualmente non risulta essere stato ritrovato alcun esemplare”.
    Bisogna però considerare che se nel territorio della Repubblica Sociale Italiana la P.E. nacque inizialmente nell’ ambito della Pubblica Sicurezza per esser poi inglobata dalla Finanza, nel Litorale Adriatico sotto il totale controllo delle autorità germaniche, la Polizia Economica ebbe uno sviluppo diametralmente opposto, sviluppandosi a partire dalle strutture della GdiF regia ancora presenti sul territorio che, sottoposte all’ autorità di Odilo Globocnik erano costrette ad operare agli ordini delle SS, che ne controllavano strettamente l’ attività. In tale contesto vi fu assorbito personale vario proveniente dai CC e dalla Polizia, con funzioni annonarie.
    Ecco come F. Sancimino e M. Di Bartolomeo nel loro libro “DAL PRIMO COLPO ALL’ ULTIMA FRONTIERA” edito da LEG, riassumono la drammatica situazione che i finanzieri dovettero affrontare non senza importanti dilemmi morali.


    Nei territori della Venezia Giulia annessi dai tedeschi, il Generale Odilo Globocnik, comandante superiore delle SS e della polizia del Governatorato di Trieste, nel dicembre 1943, ordina l’ istituzione della Polizia Economica (PE, detta anche Annonaria, Wirtshaft Polizei WiPo). Nel febbraio successivo diventa operativa nella repressione della “borsa nera” e nel contenimento dei prezzi (…)
    Il nuovo reparto assorbe le esistenti “squadre vigilanza prezzi” (agenti di Pubblica sicurezza) togliendo così qualsiasi competenza in materia alla Questura. Inoltre conta sulle aliquote di carabinieri e di finanzieri tratti dalla forza non strettamente necessaria ai propri servizi d’ istituto: ci sono elementi dei nuclei di polizia tributaria ma anche Fiamme Gialle sbandate dei battaglioni mobilitati in Jugoslavia o alcuni appartenenti ai Circoli di Fiume e Pola, in parte “migrati” nelle Legioni di Trieste e Udine (…)
    La Polizia Economica conta un comando a Trieste , da cui dipendono gli uffici provinciali e uffici locali, detti “sottouffici” (…)
    Il racconto di un sottufficiale della Guardia di Finanza, il maresciallo Renato Cangiotti, che suo malgrado ha fatto parte della PE a Trieste, non lascia spazio alle interpretazioni circa la difficile situazione in cui si trovano i finanzieri in quella nuova veste in stretta e imposta collaborazione con i tedeschi post 8 settembre:
    Il servizio era alle dipendenze funzionali di un ufficiale delle SS e durante le pattuglie miste con i tedeschi, dovevamo indossare il bracciale con lo stemma delle SS. Le pattuglie miste erano quelle più a rischio, perché la presenza dei tedeschi poteva coinvolgerci in attentati da parte della resistenza antinazista. Da soli eravamo sicuri e senza bracciale, cercando di non far male ai cittadini, ma quando c’ erano i tedeschi dovevamo essere molto rigidi”.




    La PE, poi ebbe indirettamente parte nella drammatica fine di uno dei reparti autonomi di polizia più spietati ed efficienti. Si trattava di un reparto investigativo speciale della Questura di Trieste, creato già in periodo regio per la repressione della minoranza slava e sempre più coinvolto in operazioni antipartigiane, tanto che dopo l’ armistizio era passato in blocco agli ordini dei nazisti. Ad aprile 1945 sfruttando documenti autentici che li qualificavano come membri della Polizia Economica e lasciapassare del CLN contraffatti il reparto, composto da due ragazze (la donna del comandante e una dattilografa) e una quindicina di uomini, tra i quali un ex- partigiano slavo doppiogiochista, riuscì a filtrare verso sud, evitando le colonne di titini e angloamericani in corsa verso Trieste, in seguito fu catturato dai partigiani italiani. Tutti vennero reclusi nella Cartiera Burgo altrimenti detta “la cartiera della morte” ove si praticava ogni genere di sevizia e tortura ai danni dei prigionieri inermi (uccisi a bastonate, segati in due, crocifissi, sciolti nell’ acido, annegati, depezzati, dilaniati dai macchinari industriali, ecc) e in genere non se ne usciva vivi. I sedicenti membri della Polizia Economica di Trieste non fecero eccezione.
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    La vignetta raffigurante il servizio della P.E. contro la "borsa nera", pubblicata nel 1945 da un periodico della RSI.
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