[ROVERETO] Valmorbia Werk - Forte Pozzacchio (2° Parte)
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Un forte incompiuto, ma con una intensa storia da raccontare. Pozzacchio costituiva lo stadio più evoluto dell' ingegneria militare austro-ungarica. Il forte doveva essere armato con due obici da 10 cm M.09 in cupola corazzata girevole in acciaio "Skoda", con 6 cannoni da 7,5 cm , 10 mitragliatrici da 8 mm M.97/12 , 1 riflettore da 25 cm, 5 da 35 cm, 2 da 90 cm, in postazioni in caverna protette da spessi scudi metallici.
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Invece il 10 aprile del 1914 erano conclusi il solo fossato e una galleria centrale a ferro di cavallo a cui sarebbero poi congiunte le postazioni per i cannoni e le mitragliatrici.
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Diversamente da quanto si verificò in altri cantieri militari , la mobilitazione generale del 2 agosto del 1914 non portò ad una sospensione dei lavori, che furono al contrario intensificati. Il Genio militare austro-ungarico costatando la crescente tensione con il vicino stato italiano, cercò di rendere il forte quanto prima "capace di difesa" ed elaborò un piano di armamento provvisorio con 5 cannoni, 23 mitragliatrici e una guarnigione di 5 ufficiali e 206 uomini.
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Si credeva ancora possibile il completamento del forte entro la fine di luglio 1915 ma i lavori , ostacolati soprattutto dalla carenza di manodopera, procedettero a rilento.
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Un rapporto del 29 marzo 1915 prendeva atto che "nell'attuale stadio di costruzione il forte si presenta come un sistema di caverne scavate nella roccia , le quali sbucano all'aperto sulle pareti di roccia in grosse aperture.
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Dalla galleria a ferro di cavallo, trovavano spazio i magazzini dei viveri, i depositi delle munizioni, le officine, i locali per gli accumulatori e l'impianto elettrogeno, le centrali telefoniche, la vasca dell'acqua.
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ALl'interno c'erano anche i ricoveri della truppa.
I dormitori erano ricavati in baracche costruite all'interno delle caverne e opportunamente isolate. Oggi un nido rileva la presenza dei nuovi inquilini del forte.
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La visita prosegue, in alcuni ambienti i segni distintivi di un passato recente. Come i resti di piatti in una caverna dove presumibilmente c'era la cucina, o come la grotta dove c'erano i bagni.
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Sempre dal rapporto del 29 marzo 1915: "Costituiscono la parte superiore del forte due pozzi per cannoni molto spaziosi e profondi in stato semicompleto, protetti da un rivestimento di assi. In tutto il forte manca ogni arredamento e - cosa particolarmente vistosa - ogni postazione di fanteria". Nessuna foto può rendere la profondità della voragine dove dovevano trovare posto i cannoni.
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Lungo tale strada è possibile ancora notare numerosi cippi , alcuni dei quali indicano le distanze ettometriche e chilometriche, altri segnalano con dei numeri progressivi , il territorio sottoposto a servitù militari.
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L'ultimo tratto di strada attraversa 2 gallerie, la seconda delle quali fu adattata dagli austriaci a vero e proprio sbarramento fortificato. Sulla sinistra erano previsti gli alloggi del corpo di guardia, sulla destra, dalla feritoia in basso una postazione per mitragliatrice controllava la via di accesso, mentre la feritoia superiore doveva fungere da osservatorio.
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Il 1° Giugno del 1915 dopo una breve resistenza, il forte passo in mano italiana ma il forte occupato era momentaneamente escluso dalle operazioni belliche.
Si cercò comunque di servirsene costruendo postazioni e trincee in direzione Rovereto.
Sotto l'incalzare della Strafexpedition, la bassa e la media Vallarsa vennero sgombrate dalle truppe italiane, lasciando cosi il forte nuovamente nelle mani austriache
La resistenza italiana in questo settore ,principalmente sul Passo Buole e sul Pasubio ed il lento affievolirsi della "spedizione punitiva" portarono alla costituzione di una nuova linea difensiva , nella quale il forte Pozzacchio risultò essere il caposaldo principale.
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Il 28 giugno del 1916 i battaglioni alpini Monte Berico e Val Leogra assieme al III battaglione del 62° reggimento fanteria con il III battaglione del 203° fanteria , occuparono il forte e il paese di Matassone, catturando 200 prigionieri e perdendo 60 tra morti e feriti.
Lo stesso giorno, al I e III battaglione del 72° reggimento fanteria della brigata Puglie venne ordinato di attaccare il forte Pozzacchio e , infine , aggirare e isolare il forte.
Nelle prime fasi dell'operazione, gli uomini del 1° battaglione , dopo aver catturato 30 soldati e un ufficiale giunsero al forte e puntarono 5 mitragliatrici contro le sue feritoie. Alle 5 del mattino il capitano Vittoria, l'aspirante ufficiale Corbucci, suo aiutante , e il sottotenente Soresina con la 1a compagnia sorpresero i soldati austriaci nelle baracche esterne al forte. Poi passando attraverso una porta trovata aperta , costrinsero alla resa i soldati che si trovavano all'interno.
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Si narra che un telefonista colpito a morte al collo da una baionetta , riuscì a dare l'allarme. (Nella foto il ricovero del telegrafista)
La reazione non si fece attendere. Per prima apri il fuoco una mitragliatrice austriaca che , spazzando il fossato, colpì gli ufficiali italiani e parte dei prigionieri austriaci. Da postazioni improvvisate risposero al fuoco le 5 mitragliatrici italiane che però ad una ad una vennero poste fuori combattimento dall' intervento dell' artiglieria austro-ungarica. Dei mitraglieri , solo 5 sopravissero all'azione. Anche il III battaglione fu fermato durante la risalita del versante destro della valle dal fuoco frontale e da tergo delle mitragliatrici austro - ungariche scaglionate lungo la linea Zugna - Torta -Leno. I corpi del capitano Vittoria , del capitano Benvenuto , del sottotenente Soresina e dell'aspirante Corbucci non furono più trovati e vennero dichiarati dispersi. I morti e i feriti italiani (dei 500 di questa spedizione) raccolti dagli austriaci furono 312; ad essi sono da aggiungere 41 feriti medicati dagli italiani.
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Da parte austro - ungarica, il forte Pozzacchio era presieduto dal I battaglione del 1° reggimento Landesschützen agli ordini del capitano Platter. Nel forte si erano appena sistemate alcune compagnie, il comando del battaglione con al compagnia mitraglieri e il XIX battaglione complementi. Sul versante nord la 4a compagnia del tenente Enrich occupava una caverna collegata con il forte , la 2a compagnia era ad ovest verso il Leno e la 3a ad est sulle pendici del monte Spil.
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Quella mattina del 28 giugno, mentre i fanti italiani entravano di sorpresa nel forte Pozzacchio costringendo alla resa alcuni ufficiali e bloccando nelle caverne senza via di uscita la guarnigione, il tenente Enrich, con la sua compagnia , effettuò una sortita dalla galleria di collegamento , aprendo il fuoco sugli italiani con una mitragliatrice e impegnando i fanti in un furioso combattimento.
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Le prime luci dell'alba gli consentirono di valutare la situazione e di organizzare un contrattacco: due dei suoi 4 plotoni si lanciarono nel fronte di gola e due verso la casa abbandonata, costringendo i reparti italiani ad un veloce arretramento. L'attacco della 4a compagnia si dimostro risolutivo , riuscendo a distogliere l'attenzione degli italiani dal forte e a consentire ai Landesschützen che vi erano bloccati ad uscire. Anche da parte austriache le perdite (174 caduti) furono elevate.
Un secondo tentativo venne eseguito nei primi giorni del settembre 1916 dai reparti della 72° fanteria , ma essendo venuta meno l'effetto sorpresa , il tentativo fu sospeso.
Rimase cosi in mano austriaca fino alla fine del conflitto.
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Dopo la guerra fu abbandonato e radiato nel 1927 (R.D n.1882). Successivamente fu venduto a privati, spogliato di tutte le sue parti metalliche, ora è di proprietà degli eredi Videsott.
Saluti a tutti e ancora un ringraziamento a forte149 per le spiegazioni e le bellisime foto , e a nik1970 tn per il suo indispensabile "supporto fotografico".
[ciao2]











Rispondi citando
]. Peccato non poterti avere sempre come guida..... [
]
]e anche voi?nn la[vedo]
]





