
Originariamente Scritto da
kleiner pal
Nel dicembre del 1916 venne pubblicata sul foglio d’ordini dell’esercito austro-ungarico una circolare che introduceva l’uniforme "unica" per tutte le armi, corpi e servizi, a piedi ed a cavallo, dell’esercito austro-ungarico, da confezionarsi in panno grigio campo che, per ragioni di economia, non veniva neanche tinto, ritenendo sufficientemente mimetica la tonalità marrone grigiastra tipica del panno appena prodotto.
Mentre con la circolare venivano introdotti giubba, pantaloni e cappotto uguali per tutti, non veniva fatto cenno alcuno al modello del berretto.
Per logica si potrebbe supporre che il modello unificato sia stato quello per le armi a piedi, ma non ci sentiamo di affermarlo con sicurezza, dato che questa soluzione non avrebbe compreso le esigenze dei soldati musulmani.
Si introduceva anche un nuovo sistema di identificazione attraverso combinazioni di lettere, simboli e numeri stampigliati su cinque rettangolini di tela e cuciti due sulle spalline della giacca, due su quelle del cappotto e uno sul lato sinistro del berretto.
Ufficiali, cadetti, aspiranti ufficiali, volontari per un anno e sottufficiali raffermati potevano portare lettere, simboli e numeri ricamati, cuciti in panno o realizzati a rilievo in metallo.
Veniva anche regolamentata e autorizzata la diffusissima consuetudine di applicare sul lato destro del berretto distintivi metallici commemorativi e patriottici, da portare in ogni occasione al fronte, solo fuori servizio in patria, e comunque solo per la durata della guerra.
Contemporaneamente era vietato applicare sul berretto distintivi appartenenti agli eserciti avversari, come la stelletta italiana o la coccarda russa.
Sempre per ragioni di economia, accanto al panno di lana anche di preda bellica, per confezionare uniformi vennero usate stoffe scadenti ricavate da materiali vegetali, come le fibre d’ortica e per gli interni addirittura fibre ricavate dalla carta straccia.
Vennero anche riutilizzate le uniformi di preda bellica, quelle rumene, dal similare colore grigio azzurro, e soprattutto quelle italiane, catturate dopo l’offensiva sugli altopiani del giugno 1916 e in grandissime quantità dopo lo sfondamento di Plezzo e Tolmino dell’ottobre 1917.
Per ragioni comprensibili quest’ultime uniformi non vennero distribuite ai reparti destinati alla prima linea, ma riservate ai reparti delle retrovie.
Nell'immagine un mio bambino con la Einheitsbluse M. 16 confezionata con panno riciclato.
Una vera schifezza come tessuto...