Un passo indietro

Il passo di Monte Croce Carnico è uno dei valichi più antichi delle Alpi, conosciuto e utilizzato già in epoca etrusca e romana e durante tutto il medioevo.
La piccola età glaciale, che durò a fasi alterne dalla metà del 1400 alla fine del 1500, rese impraticabili tutti i valichi alpini, separando di fatto la penisola italiana dal nord dell’Europa.
Le comunicazioni furono possibili solamente via mare attraverso la Francia.
Al suo termine i valichi di Tarvisio-Coccau e del Brennero, utilizzabili a periodi anche durante la glaciazione, erano diventati le due principali vie di comunicazione fra la penisola italiana e il nord dell’Europa, mentre il passo di Monte Croce Carnico, rimasto sempre impercorribile per oltre un secolo, aveva perso ogni importanza.
Dopo la guerra del 1866 fra regno d’Italia e regno di Prussia da una parte e impero d’Austria dall’altra, il passo divenne uno dei tanti piccoli valichi di importanza locale lungo il confine fra i due stati, triste via di emigrazione stagionale per le popolazioni carniche costrette a cercare all’estero il sostentamento per le loro famiglie.
Alla fine delle guerre d’indipendenza il giovane regno d’Italia, cercando riconoscimento e sostegno politico all’estero, si era avvicinato all’impero Austro-Ungarico, ma il fatto di essere formalmente alleati non aveva impedito ai due governi di erigere fortificazioni e sbarramenti lungo l’arco del confine, cosicché all’inizio del nostro secolo i punti di transito della linea di confine fra i due stati erano ben difesi.
Il passo di Monte Croce Carnico era stato invece dimenticato, a sua protezione da parte austro-ungarica vi era una baracca-fortino costruita in pietra e risalente all’epoca napoleonica, da parte italiana nulla, la strada carrozzabile proveniente da Tolmezzo si fermava a Timau. e al passo saliva solo una ripida mulattiera.