I primi scontri

Nella zona del passo di Monte Croce Carnico, considerato come tutta la Carnia un fronte secondario anche se la via del passo era una delle strade più rapide per valicare la catena delle Alpi e raggiungere il cuore dell’Austria attraverso la valle del Gail i primi scontri fra le truppe furono caratterizzati dall’esitazione e dalla mancanza di ordini precisi.
Le cime dei monti erano percorse da pattuglioni della Regia Guardia di Finanza e di Alpini reclutati nella zona e inquadrati nei battaglioni Tolmezzo e Val Tagliamento, contro cui agivano gruppi di Tiratori Volontari Carinziani comandati da sottufficiali pratici dei luoghi della Gendarmeria e della Guardia di Finanza austriaca.
Gli scontri a fuoco erano sporadici ma violenti, tra i primi caduti due triestini, Angelo di Valentini, volontario triestino negli alpini dell’8º reggimento, medaglia di bronzo al valore militare, caduto i primi giorni di guerra sul Pal Piccolo, e Cesare Bartolini, mitragliere dell’i. e r. reggimento fanteria n. 97º caduto il 20 giugno a nord del passo. Al primo verranno dedicate lapidi e libri, al secondo, e a tutti gli altri cittadini austro-ungarici di lingua italiana combattenti nelle forze armate sconfitte, sarà negata anche la memoria.
Nessuna delle due parti progettava però una occupazione stabile delle vette, al contrario le truppe austro-ungariche avevano lavorato a un sistema trincerato di sbarramento alla fine della valle dell’Anger, proprio sulla collinetta davanti alla Plöckenhaus, la casa-albergo del passo, costruendolo secondo le esperienze acquisite in Galizia, terra di grandi pianure.
Alla fine di maggio a comandare il settore pericolante venne chiamato il generale Fernengel, che ordinò il logico avanzamento delle linee difensive sulle vette, ma anche da parte italiana il generale Lequio, comandante della Zona Carnia, era arrivato alla stessa decisione.
Il Pal Piccolo era stato il primo monte a essere occupato stabilmente da reparti del battaglione Tolmezzo ma non si era provveduto ne’ alla costruzione di trincee ne’ di ripari per gli uomini, quasi che i rapporti sui progressi delle tecnologie belliche, inviati al comando supremo dagli ufficiali del regio esercito in missione di osservatori sui vari fronti europei, non avessero insegnato nulla.