Il secondo anno di guerra

L’anno 1916 iniziò con i soldati in letargo sotto metri e metri di neve, ma le operazioni belliche erano continuate egualmente. Il 9 gennaio durante un’azione tesa a rafforzare le posizioni italiane dell’ala sinistra, moriva il sottotenente Giovanni Chapot, del battaglione Val Maira, e il suo nome venne dato alla posizione.
Col disgelo, invece di diminuire i problemi aumentarono, molti accampamenti erano stati costruiti in luoghi riparati dal fuoco avversario, ma in zone completamente esposte alle valanghe, che iniziarono a cadere con regolarità, travolgendo baracche, sentieri, colonne di portatori, la morte bianca falciava le sue vittime da entrambe le parti.
Nonostante il generale Lequio, comandante della zona Carnia, avesse già parecchi problemi, a metà febbraio il comando supremo italiano chiese in via informativa quali possibilità avesse uno sforzo offensivo su tutto il fronte all’inizio di aprile.
A febbraio la neve in certi punti del Pal Piccolo raggiungeva i sette metri d’altezza. Il generale Lequio rispose che era assolutamente impensabile predisporre una azione offensiva visto che, come le truppe italiane, anche le truppe austro-ungariche si erano poderosamente rafforzate, scavando trincee, gallerie e caverne dove erano appostate mitragliatrici e piccoli pezzi d’artiglieria.
Al comando della X armata austro-ungarica regnava però la stessa mentalità offensiva del comando supremo italiano, così, nonostante le condizioni metereologiche terribili, anzi approfittando del manto nevoso, venne concepito un ambizioso progetto per scardinare le posizioni avversarie, che prevedeva di attaccare la posizione italiana di quota 1859, detta il “Trincerone”, che sbarrava a est la strada verso il Dosso del Cammello e contemporaneamente la linea del Pal Grande, per calare da ovest sul Passo del Cavallo, chiudere nella morsa di una tenaglia il Freikofel e scendere verso Timau e le retrovie italiane.
Alle due di notte del 26 marzo l’azione ebbe inizio.
Con la tormenta e la neve soffice, sul Pal Grande non era quasi possibile uscire dalle trincee e l’attacco si arenò ben presto.