Sul Pal Piccolo invece erano state scavate nella neve delle gallerie verso le linee italiane e i plotoni d’assalto dell’i. e r. battaglione cacciatori n. 8 che presidiava il monte le stavano già percorrendo, quando giunse improvviso l’ordine: azione sospesa.
A questo punto il ripiegamento dei soldati, già nella terra di nessuno e nei pressi della linea italiana avrebbe potuto provocare un massacro e il tenente Johann Kamper, comandante della compagnia d’assalto, ordinò di sua iniziativa la prosecuzione dell’azione.
L’attacco ebbe un successo insperato, la compagnia d’assalto dell’i. e r. battaglione cacciatori n. 8, sbucata dalle gallerie scavate nella neve, sfondò la linea italiana, conquistandola per un centinaio di metri.
La 272ª compagnia del battaglione Tagliamento che presidiava il “Trincerone” venne colta completamente di sorpresa e costretta a ritirarsi con forti perdite nella retrostante posizione del “Castello Rosso”.
Immediata la reazione del colonnello Poggi, comandante del battaglione e del settore, che inviava a immediato rinforzo degli alpini due compagnie di bersaglieri e allertava ogni altro reparto disponibile in zona, i fanti del 145º reggimento, brigata Catania, i bersaglieri del 16º reggimento, gli alpini dei battaglioni Tolmezzo, Val Maira e Val Tagliamento, mentre la lotta si estendeva al Freikofel e al Pal Grande. Nel buio e nella tormenta gli uomini arrancarono a chiudere il pericoloso varco spalancatosi nelle linee italiane, creando un cordone di protezione che si appoggiava alla robusta postazione del Ridotto Castagna.
Alla mattina la bufera cessò e al pomeriggio, arrivati i rinforzi, le truppe organizzate su tre colonne iniziarono il contrattacco.
La lotta sul Pal Piccolo infuriò nella nebbia e nella bufera per tre giorni, con perdite altissime e sofferenze indicibili per le truppe costrette a pernottare all’addiaccio con temperature polari, letali per i feriti che non si potevano trasportare in tempo al sicuro, finché gli assalitori furono costretti a far ritorno nelle loro linee.
Il breve ritardo nel comunicare un ordine era bastato a provocare più di mille caduti, mentre le linee, come spesso succedeva, erano rimaste invariate.