Gli ultimi giorni di agosto furono contrassegnati da una serie di attacchi continui, di giorno e di notte, alle linee della dorsale del Cellon, del Pal Piccolo e del Freikofel, il primo settembre fu tentato un ultimo sforzo, attaccando lo sbarramento del passo di Monte Croce Carnico, senza altro risultato che la casuale distruzione della teleferica del Pal Piccolo e dell’impianto di approvvigionamento idrico.
Il primo di settembre la 82ª e 125ª compagnia del battaglione Moncenisio attaccarono con il sostegno di reparti del 16º reggimento Bersaglieri le quote dell’ala destra e della quota di mezzo del Pal Piccolo, senza risultati.
Il 17 novembre un attacco alle posizioni della vetta Chapot effettuato da una compagnia di volontari dell’i. e r. battaglione cacciatori n. 8 al comando del tenente Marius Rebek ebbe il solo risultato di riportare le linee alla situazione precedente l’attacco italiano di giugno.
Alla metà di novembre il generale Lequio, comandante della Zona Carnia venne sostituito nel suo incarico dal generale Tassoni, a causa dello scandalo che avevano suscitato le lettere scritte dal suo capo di stato maggiore, colonnello Douhet, contenenti giudizi severissimi e impietosi sull’operato del generale Cadorna e del comando supremo, e intercettate dai Carabinieri.
Con l’inizio dell’inverno le ostilità furono praticamente sospese, solo piccole pattuglie furono impiegate in azioni di disturbo reciproco e con la caduta della prime abbondanti nevicate i contendenti pensarono esclusivamente a sopravvivere all’inverno, stabilendo una sorta di “pace separata”.
L’inverno trascorse in maniera migliore del precedente, l’esperienza acquisita l’anno precedente servì a salvare la vita a molti soldati, anche se le perdite dovute al gelo e alle valanghe furono egualmente molto elevate.



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