Intanto sul Pal Piccolo le truppe italiane si trovarono a dover combattere una nuova insidia, la guerra di mine.
Al centro della “C” inclinata, dove le opposte posizioni distavano meno di venti metri e i reticolati formavano un unico groviglio, gli austro-ungarici avevano iniziato lo scavo di una galleria di mina a tre braccia separate per far saltare la trincea italiana contrapposta, il “Trincerone”, maestosa costruzione in cemento, fortificata e coperta e addirittura articolata su due livelli dove il Pal Piccolo precipita nella valle dell’Anger.
Ma tutto quel lavoro doveva dimostrarsi inutile.
Il 24 ottobre 1917 scattò l’offensiva austro-ungarico-germanica che, sfondando la linea del fronte a Plezzo e a Tolmino, travolse l’intera seconda armata italiana e portò la linea del fronte sul Piave.
Le truppe italiane furono costrette ad abbandonare rapidamente le montagne della Carnia per evitare l’accerchiamento, riuscendovi solo in piccola parte per incomprensioni e ritardi di comunicazione degli ordini di ripiegamento.
Dopo due anni e mezzo la pace e il silenzio ritornarono sulle vette che avevano visto la stupidità umana nella peggiore delle sue espressioni, la guerra.