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2a armata ungherese sul Don
Il 6 gennaio 1942, Joachim von Ribbentrop, ministro degli esteri del Terzo
Reich, arrivò a Budapest, con dentro la sua agenda una serie di richieste
per costringere lʹUngheria a inviare nuove truppe sul fronte dellʹEst per
annientare definitivamente il ʹpericolo bolscevicoʹ. Legato al destino della
Germania dopo il primo e il secondo arbitrato di Vienna, il reggente
Horthy, consigliato dal suo primo ministro filo‐tedesco, Làszlo Bàrdossy,
decise di impiegare dodici divisioni di fanteria e una divisione corazzata,
per formare la 2a armata, agli ordini del generale Gusztav Jàny.
La formazione della 2a armata
Il successivo 22 gennaio, anche il generale Keitel arrivò in Ungheria, per
negoziare lʹinvio di armi più moderne, promessa mai mantenuta contro
lʹinvio di ventitré divisioni. Furono così assegnati 108 PzKpfw. (38 t) Ausf.
G obsoleti, alla 1a divisione corazzata (1.tàbori pancelhosztàly), così come 22
PzKpfw.IV Ausf. F1, che lʹUngheria doveva pagare al suo alleato. Gli
equipaggi furono addestrati alla scuola delle truppe corazzate di
Wünsdorf, in Germania. Il generale Ferenc Szombathely, capo di stato
maggiore dellʹHonved, poté fornire solo nove divisioni, mal equipaggiate.
Horthy allontanò Bàrdossy, troppo vicino ai Tedeschi e il 9 marzo, lo
sostituì con Kallay Miklos, più moderato e incline a riprendere i contatti
con i Britannici. Infatti, per gli Ungheresi, il nemico eterno restava lʹaltro alleato dellʹAsse, la Romania ed era
necessario mantenere delle truppe ammassate sui passi dei Carpazi per impedire qualsiasi tentativo di
riannessione della Transilvania settentrionale. La 2a armata ungherese comprendeva 202.000 uomini, ripartiti in tre
corpi dʹarmata. Ciascun corpo dʹarmata comprendeva tre divisioni leggere (könnyu hadostaly), poiché queste
disponevano solo di due reggimenti di fanteria. In Ucraina, cʹera già una forza militare ungherese che contava circa
40.000 uomini, arrivati lʹanno precedente con lʹinizio dellʹoperazione Barbarossa. Questa forza, dopo un primo
impiego in prima linea, era stata successivamente impegnata principalmente nella sorveglianza delle retrovie e
nella lotta contro le bande partigiane sovietiche. Cʹerano anche dei battaglioni di lavoratori, costituiti soprattutto da
Ebrei, destinati ai lavori al fronte, circa 37.000 uomini. La mobilitazione della 2a armata (2.hadsereg) iniziò il 24
febbraio 1942. Il cinquanta per cento delle reclute erano dei riservisti, male addestrati e peggio armati. Le migliori
unità restarono in Ungheria, lungo la frontiera con la Romania.
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La formazione della 2a armata
Il successivo 22 gennaio, anche il generale Keitel arrivò in Ungheria, per
negoziare lʹinvio di armi più moderne, promessa mai mantenuta contro
lʹinvio di ventitré divisioni. Furono così assegnati 108 PzKpfw. (38 t) Ausf.
G obsoleti, alla 1a divisione corazzata (1.tàbori pancelhosztàly), così come 22
PzKpfw.IV Ausf. F1, che lʹUngheria doveva pagare al suo alleato. Gli
equipaggi furono addestrati alla scuola delle truppe corazzate di
Wünsdorf, in Germania. Il generale Ferenc Szombathely, capo di stato
maggiore dellʹHonved, poté fornire solo nove divisioni, mal equipaggiate.
Horthy allontanò Bàrdossy, troppo vicino ai Tedeschi e il 9 marzo, lo
sostituì con Kallay Miklos, più moderato e incline a riprendere i contatti
con i Britannici. Infatti, per gli Ungheresi, il nemico eterno restava lʹaltro alleato dellʹAsse, la Romania ed era
necessario mantenere delle truppe ammassate sui passi dei Carpazi per impedire qualsiasi tentativo di
riannessione della Transilvania settentrionale. La 2a armata ungherese comprendeva 202.000 uomini, ripartiti in tre
corpi dʹarmata. Ciascun corpo dʹarmata comprendeva tre divisioni leggere (könnyu hadostaly), poiché queste
disponevano solo di due reggimenti di fanteria. In Ucraina, cʹera già una forza militare ungherese che contava circa
40.000 uomini, arrivati lʹanno precedente con lʹinizio dellʹoperazione Barbarossa. Questa forza, dopo un primo
impiego in prima linea, era stata successivamente impegnata principalmente nella sorveglianza delle retrovie e
nella lotta contro le bande partigiane sovietiche. Cʹerano anche dei battaglioni di lavoratori, costituiti soprattutto da
Ebrei, destinati ai lavori al fronte, circa 37.000 uomini. La mobilitazione della 2a armata (2.hadsereg) iniziò il 24
febbraio 1942. Il cinquanta per cento delle reclute erano dei riservisti, male addestrati e peggio armati. Le migliori
unità restarono in Ungheria, lungo la frontiera con la Romania.
Composizione della 2a armata
Comandante: generale Gusztav Jàny
Capo di Stato Maggiore: Generale Gyula Kovàcs
III° Corpo: generale Marcell Stomm
6a divisione leggera: 22° e 52° reggimento di fanteria.
7a divisione leggera: 4° e 35° reggimento di fanteria.
9a divisione leggera: 17° e 47° reggimento di fanteria.
IV° Corpo: generale Ferenc Horvath
10a divisione leggera: 6° e 36° reggimento di fanteria.
12a divisione leggera: 18° e 48° reggim. di fanteria.
13a divisione leggera: 7° e e 31° reggim. di fanteria.
VII° Corpo: generale Ernö Gyimesy.
19a divisione leggera: 13° e 43° reggim. di fanteria.
20a divisione leggera: 14° e 23° reggim. di fanteria.
23a divisione leggera: 25° e 51° reggim. di fanteria.
1a divisione corazzata (1.Pancéloshadosztàly) agli
ordini del generale Lajos Veress
‐30° reggimento corazzato, con 108 T‐38, 22 PzKpfw
IV Ausf. F1, 18 autoblindo Csaba, 19 Nimrod e 17 Toldi .
‐1° Battaglione di fanteria motorizzato
(1.felderitozasloal)
‐1° e 5° gruppo di artiglieria (1 et 5 gepvortatasu)
‐51° battaglione anticarro (51.pancelvadasz zasloal)
‐1° battaglione da ricognizione
In marcia per il Don
Dopo sei mesi di addestramento, la 2a armata
raggiunse il fronte dellʹEst, in tre scaglioni, tra lʹ11
aprile e il 27 luglio, utilizzando 822 convogli. Il 16
maggio 1942, il generale Gustav Jany ricevette gli
ordini presso il Quartier Generale di Vinnitsa,
inerenti lʹoperazione Fall Blau. Le prime unità che
arrivarono (III° Corpo), furono integrate nellʹArmee
Gruppe Weichs. Le truppe furono sbarcate a più di
500 Km dal fronte e dovettero fare il resto a piedi.
Solo il III° Corpo giunse in tempo a Stary Oskol, il 4
luglio, per partecipare alla Fall Blau e raggiunse il
Don il 9 luglio. La 2a armata, dopo aver superato le
difese di Voronezh, fu dislocato in posizione
difensiva lungo il Don, su un fronte di circa 200 Km,
a partire dal 25 luglio.
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La battaglia dei salienti
I Sovietici avevano stabilito delle solide teste di ponte
sulla sponda occidentale del Don, larghe tra i 30 e i
100 Km2. Caratterizzate da foreste, paludi e colline, la
loro difesa era assicurata dalla 6a armata sovietica.
Consapevole del problema posto da questi salienti, lo
stato maggiore pianificò la loro eliminazione con
lʹarrivo della 1a divisione corazzata, i cui equipaggi
avevano da poco terminato il loro addestramento alla scuola di carri di Wünsdorf. Il saliente di Uryv/Storozhevoye
era il più minaccioso. Dei pontoni costruiti sulla superficie del Don, permisero di trasferire truppe e rifornimenti. Il
18 luglio, fu lanciato un primo attacco dalla 7a divisione leggera, la 20a divisione leggera e il 30° reggimento
corazzato: proprio questʹultimo, riuscì a distruggere ventuno T‐34, ma il terreno conquistato fu ripreso il giorno
dopo dal 24° corpo corazzato del generale Barsanov. Il 10 agosto, un nuovo tentativo condotto dal III° corpo si
risolse con un insuccesso. Per appoggiare lʹattacco nel settore di Uryv, il 13 agosto, una formazione di tre Caproni
Ca.135 diretta dal maggiore Mocsay, comandante della 4a squadriglia autonoma bombardieri, fu incaricata di
distruggere un ponte sul Don. Il Ca.135 di Mocsay (M.549) fu abbattuto dalla contraerea sovietica, solo due aviatori
riuscirono ad uscire dallʹapparecchio in fiamme. Mocsay fu rimpiazzato dal capitano Schiller.
Una terza offensiva fu lanciata con maggiori forze: la
7a, 12a, 13a e la 20a divisione leggera, la 1a divisione
corazzata e la 168.Infanterie‐Division. Malgrado la
conquista di alcune posizioni, anche questo nuovo
tentativo non permise di cacciare i Sovietici sullʹaltra
sponda del Don. Dalla testa di ponte di Shchuchye,
una zona paludosa, partirà lʹoffensiva vittoriosa
dellʹarmata rossa durante lʹinverno 1942‐43. Per due
volte, gli Ungheresi della 19a divisione leggera
tentarono di sradicarla, il 9 agosto e il 30 agosto, ma
inutilmente. Lʹultimo saliente a Korotoyak era
situato a sud del fiume Potudan. Per ben tre volte, fu
lanciato un attacco. Il primo, tra il 7 e lʹ8 agosto, fallì
a causa dellʹintervento dellʹaviazione sovietica: i
carri Nimrod, destinati alla difesa antiaerea, non
avevano ancora raggiunto il fronte. Il secondo, tra il
15 e il 17 agosto, effettuato con il concorso della
336.Inf.‐Div., finì allo stesso modo. Lʹultimo, lanciato
tra il 1° e il 3 settembre, permise grazie allʹappoggio
dellʹartiglieria tedesca di ricacciare il nemico
sullʹaltra sponda del Don. Alla fine il bilancio fu
molto pesante: solo la testa di ponte di Korotoyak
era stata sradicata, ma le perdite erano state notevoli.
La 1a divisione corazzata aveva perso la metà dei
suoi corazzati e la 2a armata ungherese lamentava la
perdita di 27.000 uomini.
- - - Aggiornato - - -
Quattro mesi di ʹstrana guerraʹ
Mentre si sviluppava più a sud la battaglia di
Stalingrado, gli Ungheresi usufruirono di un periodo
di riposo, tra settembre e dicembre del 1942, durante
il quale poterono fortificare le loro posizioni. Il governo Kallay non era intenzionato ad inviare dei rinforzi, poiché
le truppe dislocate in Ungheria dovevano fronteggiare un eventuale atto di forza della Romania lungo la frontiera
della Transilvania. Nel frattempo, la 2a armata si preparò a difendere la sua linea del fronte, su circa 200 Km, lungo
il Don. Le posizioni di tiro, le trincee e i bunker, furono costruiti e rinforzati di notte, per sfuggire allʹazione
dellʹaviazione sovietica. Per questo compito, furono impegnati i battaglioni lavoratori costituiti da Ebrei.
Ma la mancanza di legno, di ferro e di filo
spinato, rese queste posizioni precarie. Inoltre,
i pezzi anticarro promessi dai Tedeschi non
arrivarono mai. Dopo lʹattacco contro lʹ8a
armata italiana il 17 dicembre 1943 e lo
sfondamento del settore tenuto dalle truppe
italiane, il generale Jany insistette affinché
fosse disponibile una riserva al momento della
prevedibile offensiva sovietica. Fu costituito un
corpo di riserva sotto il comando del
Generalmajor Hans Cramer, comprendente la
26.Infanterie‐Division, la 168.Infanterie‐Division
(non al completo), la Panzer‐Verband 700 (con una cinquantina di Pz‐38), il 190.Sturmgeschutz Abteilung e la 1a
divisione corazzata ungherese. Dislocata lontana dalla linea del fronte, Jany non poté disporre di questa riserva e nel caso di sfondamento del fronte durante lʹinverno, con delle condizioni climatiche estreme e delle strade
Formazione corazzata sovietica allʹattacco sul fronte del Don.
impraticabili, non sarebbe mai arrivata in tempo. Riguardo lʹoffensiva, lo stato maggiore ungherese sapeva che
sarebbe stata lanciata nelle zone meno difese, i salienti. Restava da sapere solo quando sarebbe stata lanciata.
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Il crollo della 2a armata ungherese
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Il piano messo a punto dalla Stavka, prevedeva
lʹaccerchiamento e lʹannientamento della 2a
armata ungherese, con una ʹdoppia pinzaʹ:
‐ la pinza esterna era costituita a nord dalla 40a
armata del generale Kyrill Moskalenko e a sud,
dal 15° corpo corazzato del generale Kopstov
(appartenente dalla 3a armata corazzata) e la sua
mascella doveva chiudersi ad Alexeievka;
‐ la pinza interna era costituita a nord dal 18°
corpo fucilieri del generale Zykov e a sud dal
12° corpo corazzato.
Lʹoffensiva dʹOstrogoshsk‐Rossoch fu lanciata il
12 gennaio 1943, sul fronte tenuto dalla 2a
armata ungherese e dal Corpo Alpino italiano,
dal Fronte di Voronezh del generale Golikov.
Gli attacchi furono lanciati a partire da
Kantemirovka (3a armata corazzata), dai salienti
di Uryv (40a armata) e di Shchuchye (18° corpo
fucilieri), dopo un intenso fuoco di preparazione
dellʹartiglieria, più di cento cannoni per
chilometro. Alle 11:00, il 4° reggimento di
fanteria (7a divisione leggera) ricevette lʹurto
frontale della 40a armata, che aprì una breccia di
sei chilometri, profonda tre chilometri. Il giorno
dopo, la Panzer‐Verband 700, tentò di
contrattaccare a Boldirevka, con il 35°
reggimento di fanteria (7a divisione leggera) e
lʹInf.‐Reg. 429 (168.Inf.Div.), ma fu praticamente
annientata dalla 150a brigata corazzata. In quel
momento, il 4° e il 35° reggimento della 7a
divisione leggera e il 23° reggimento della 20a
divisione leggera, erano stati distrutti. La
breccia era diventata dieci chilometri e profonda
dodici. Il 14 gennaio, la 40a armata penetrò tra il
III° e il IV° corpo, dei ponti di battelli erano stati
costruiti sul fiume Potudan, permettendo il
passaggio dei T‐34. Il 18° corpo fucilieri mosse
dal saliente di Shchuchye, travolgendo la 12a
divisione leggera nel pomeriggio, penetrando
per circa otto chilometri. La situazione della 2a
armata diventò critica: due brecce erano state
aperte a Uryv e Shchuchye, la 10a e 13a divisione
ripiegarono su Ostrogoshsk. Malgrado la
gravità della situazione, lo stato maggiore
tedesco negò lʹintervento del Korps Cramer. Nel
frattempo, alcune unità ungheresi continuarono
a battersi, infliggendo perdite al nemico: la 116a
brigata perse trentuno carri, la 150a brigata quasi
tutti i suoi carri. Più a sud, a Kantemirovka, il
fronte tenuto dal XXIV.Panzer‐Korps (Kampfgruppe Fegelein, Führer‐Begleit Bataillon e 27.Pz‐Div.) crollò, la 3a armata
corazzata si diresse nelle retrovie del Corpo Alpino del generale Nasci, che rischiava di ritrovarsi completamente
circondato. Il 15 gennaio, penetrando nella breccia di Uryv, la 40a armata minacciò la 2a armata ungherese dalla
breccia aperta tra le posizioni del III° corpo. La 3a armata corazzata era avanzata di sessanta chilometri e il Corpo
Alpino, in pericolo, non aveva ricevuto lʹordine di ripiegare. Il 16 gennaio, a Korotoyak, la 13a divisione leggera fu
travolta dalla 40a armata e si ritrovò circondata nella ʹpinza internaʹ. Il Korps z.b.V. Kramer poté alla fine
contrattaccare, ma ormai era troppo tardi. La 1a divisione corazzata ungherese giunse a Woitshe, dove si scontrò
con il 18° corpo fucilieri. Kramer diede allora lʹordine alla divisione di ripiegare. Rossoch, dove cʹera il quartier
generale del Corpo Alpino, fu conquistata dalla 3a armata corazzata. Gli Alpini ricevettero lʹordine di ripiegare solo
il giorno dopo, il 17 gennaio alle ore 11:00. Ostrogoshsk fu raggiunta dalle avanguardie della 40a armata. A
Ilsovoyske, i piloti della 2a brigata aerea ungherese distrussero gli Heja al suolo e il tenente colonnello Csukas,
organizzò la difesa dellʹaeroporto. Malgrado la loro mancanza di esperienza, il personale di terra riuscì a ritardare
lʹavanzata dei T‐34. Nella serata del 17 gennaio, la 40a armata e il 18° corpo fucilieri stabilirono il collegamento sulle
sponde del fiume Tihaya Sosna. Hitler dichiarò Ostrogoshsk ʹFestungʹ e gli uomini (10a divisione leggera, 13a
divisione leggera e 168.Inf.Div.) circondati dalla 40a armata ricevettero lʹordine di battersi fino allʹultimo. Il 18
gennaio, la ʹpinza esternaʹ si chiuse ad Alekseievka, quando il 15° corpo corazzato stabilì il collegamento con la 305a
divisione fucilieri (40a armata). La 1a divisione corazzata ungherese tentò di riconquistare Alekseievka, ma a causa
della mancanza di carburante, i carristi dovettero rassegnarsi a distruggere 17 T‐38, due Pz.IV e altri veicoli.
Aiutati dal Panzerjäger‐Abteilung (Sfl.).559, lʹunità
permise alle unità circondate (Kramer Korps, IV° e
VII° Corpo) di sfuggire alla stretta mortale, il 21
gennaio. Il III° corpo, tagliato fuori dalla 2a armata,
fu subordinato al Siebert Korps e impegnato a
proteggere i fianchi della 2.Armee. Tutto ciò che
restava della 2a armata ripiegò, con un freddo
spaventoso, verso la valle di Oskol, fatta eccezione
per le truppe circondate a Ostrogoshsk. Dei gruppi
si unirono alle divisioni alpine italiane in ritirata. La
decisione della Stavka di riportare lo sforzo contro
la 2.Armee, lasciò un poʹ di respiro e permise agli
Ungheresi di riorganizzarsi dietro il fiume Oskol. Il
colonnello Szügyi Zoltan, responsabile dei reparti
paracadutisti, fu incaricato della difesa di un settore
di Novy Oskol. Il coraggio degli Alpini della
Tridentina, il cui comandante, il generale Reverberi,
salito su uno StuG., pistola in pugno, galvanizzò le
sue truppe, permettendo di rompere
lʹaccerchiamento a Nikolajevka, dopo undici assalti,
il 26 gennaio. In questo modo, le altre unità
dellʹAsse, Ungheresi compresi, poterono
raggiungere il corso dellʹOskol. Si erano battuti
bene, ma non riuscirono alla pari dei Tedeschi, dei
Rumeni e degli Italiani, a fermare il rullo
compressore sovietico.
La 2a armata aveva perso la metà dei suoi effettivi: 96.016 uomini (45.972 caduti e dispersi, 28.044 feriti e 22.000
prigionieri). La 1a divisione corazzata aveva perso tutti i suoi mezzi, gli restavano solo due Marder II. I superstiti
dellʹinferno del Don iniziarono a ritornare in Ungheria, a partire dal marzo 1943. Accusato da Hitler, Jàny dichiarò:
ʺLa 2a armata ha perduto il suo onore...ʺ, ma questo disastro incoraggerà il reggente Horthy a tentare di staccarsi
dallʹAsse avviando dei negoziati segreti con gli Alleati.
Bibliografia
Becze Csaba, ʺMagyar Steelʺ, Mushroom publications. 2007
Don bend. 1942‐1943. An illustrared chronicle of the Royal Hungarian 2nd Honved army.
AUTORE Alessandro SANGUEDOLCE
Rivista RITTERKREUZ N 39 Maggio 2015
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