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Discussione: L'Italia delle sconfitte, da Custoza alla ritirata di Russia di Patricelli Marco

  1. #11
    Moderatore L'avatar di squalone1976
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    Che poi per "migliorismo" cosa intendiamo?? Una serie di storici che studiano e scrivono con il solo scopo di parlare male dell'Italia e di ogni cosa di italiano, per ogni pseudo storico "coraggioso" e "onesto" a cui fai riferimento tu KP ce ne sono altrettanti che scrivono altrettante cose all'opposto.

    Da quel che ho studiato negli ultimi tempi, ho considerato di rivalutare un po' di più Cadorna, le difese erano state studiate e approntate da lui e ressero benissimo e furono ottima base di partenza per le operazioni successive e decisive. Qui si continua a parlare di fucilazioni, le hanno fatte tutte le nazioni in guerra, nessuno escluso, con la sola differenza che in Italia se ne da' più risalto e altri paesi nascondono i veri dati, da che esistono gli eserciti quindi parliamo di più di 2000 anni di Storia umana sono sempre esistite le esecuzioni per chi: tradiva, fuggiva e disertava. Se vogliamo parlare del fatto che sia una pratica discutibile e assurda bene ci troviamo tutti d'accordo, ma se invece vogliamo discutere dicendo che era solo un uso italiano e solo in Italia se ne è fatto largo uso, allora no non andiamo assolutamente d'accordo.

    KP come ben sai ti stimo e apprezzo, ma su una cosa fai difetto e mi dispiace a malincuore, hai dei progiudizi sull'italiano e sull'Italia, il revisionismo storico anti italiano e anti unitario che pervade questo paese e che per fortuna è minoritario mi disgusta ma mio malgrado è quello che piace di più e di cui si parla e pubblica di più; se si scrive e si parla in direzione diversa con documentazione alla mano vieni indicato come "fascista" "nero" e quant'altro, quindi tutto finisce nel dimenticatoio.

    La vera Italia e il vero italiano sono quelli del Piave e non viceversa, chi dice e afferma il contrario, poco ha capito dell'animo del vero italiano e della vera Italia, e poi il riferimento alla pubblica amministrazione non fa testo, non mischiamo le cose per favore, con le cose dell'epoca e quelle di oggi, sono situazioni diverse e i valori sono purtroppo cambiati, ma rimane comunque il fatto che c'è sempre gente seria che lavora negli organi statali, di cui non parla mai nessuno, fa più notizia parlare male dei 10 20 o 100 o più scarsi ma delle migliaia che fanno bene il loro lavoro mai nessuno.

    Vedi il fare bene il proprio dovere è la normalità come sul Piave, il non farlo è l'eccezione, con questo non voglio dire che Caporetto fu responsabilità dei soldati, assolutamente no, fu responsabilità degli alti comandi come al solito.

    Ora parliamo di comandati italiani: ce ne furono parecchi di ottimi comandanti, in tutte le guerre di indipendenza e anche dopo, ma di loro non si parla, meglio parlare dei soliti scadenti o solo di quelli di spicco (Garibaldi), e nei miei studi approfonditi risorgimentali ne ho trovati parecchi con mia enorme sorpresa, di cui appena si conosce il nome.

    Questo libro non lo comprerò, sono stufo della storia scritta tanto per scrivere per fare del disfattismo e parlare male del paese in cui si vive, certo non va glorificato ma nemmeno puoi solo parlarne male, questo serve solo a dividere e a scavare una fenditura ancora più larga e profonda tra chi vorrebbe un paese più unito prendendo come spunto un po' di orgoglio nazionale e a chi invece non importa nulla e non vede le pagine belle scritte dalle nostre Armi, e si serve di certi argomenti solo per vendere e basta.

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  2. #12
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    Visto che si parla di fucilazioni perpetrate nella I^ G.M., un pò da tutti come scrive squalone1976, leggendo varie pubblicazioni e dai servizi televisivi si ha l'impressione che vi furono rivolte negli eserciti francese, russo, malumori in quello italiano ma nulla si dice di quello inglese, forse vi era un diverso trattamento dei soldati, magari derivato da un maggiore controllo dei politici sull'operato delle forze armate?

  3. #13
    Moderatore L'avatar di squalone1976
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    no luigi fucilarono pure loro, e che come al solito loro tacciono e nascondono per i più svariati motivi, gli anglosassoni hanno la tendenza a far apparire le loro truppe sempre integerrime, e quelle degli altri dei codardi cronici.

    ChM
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  4. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da squalone1976 Visualizza Messaggio
    no luigi fucilarono pure loro, e che come al solito loro tacciono e nascondono per i più svariati motivi, gli anglosassoni hanno la tendenza a far apparire le loro truppe sempre integerrime, e quelle degli altri dei codardi cronici.

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  5. #15
    Moderatore L'avatar di maxtsn
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    Vedi il fare bene il proprio dovere è la normalità come sul Piave, il non farlo è l'eccezione
    Dovrebbe essere la normalità... dovrebbe... Ma, ahimè, non lo è.

    - - - Aggiornato - - -

    Citazione Originariamente Scritto da squalone1976 Visualizza Messaggio
    no luigi fucilarono pure loro, e che come al solito loro tacciono e nascondono per i più svariati motivi, gli anglosassoni hanno la tendenza a far apparire le loro truppe sempre integerrime, e quelle degli altri dei codardi cronici.

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    Condivido appieno.
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  6. #16
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    Il ruolo dell’Italia nella prima guerra mondiale è stato certamente decisivo. Senza l’intervento italiano, con ogni probabilità Austria e Germania avrebbero vinto in conflitto, od almeno sconfitto la Francia. Basti dire che nel 1918 il fronte francese sfiorò diverse volte il collasso, prima che arrivassero le truppe americane. È facile immaginare che cosa sarebbe accaduto se l’esercito austriaco avesse potuto gettare tutto il suo peso contro una barriera che reggeva a stento, anziché essere bloccato e logorato sul fronte italiano. D’altronde, il crollo stesso della Russia sarebbe avvenuto ben prima senza l’intervento dell’Italia, che vincolava la maggior parte delle truppe austriache sul proprio fronte, col risultato che l’offensiva germanica contro la Francia avrebbe potuto iniziare forse già nel 1917, prima dell’intervento degli USA. Per farla breve, è indubbio che il ruolo dell’Italia sia stato decisivo.
    Il famoso piano Schlieffen, che nelle intenzioni dello stato maggiore tedesco avrebbe dovuto annientare la forze militari francesi in meno di due mesi, fallì per tante ragioni, fra cui una delle principali fu il mancato concorso italiano. Nei piani di guerra concordati fra Italia e Germania era previsto infatti l’impiego di quasi tutto l’esercito italiano non nel settore delle Alpi (inadatto all’offensiva e molto fortificato) ma in quello del Reno. Quasi tutte le divisioni italiane disponibili avrebbero dovuto nel piano Schlieffen originario essere concentrare all’ala sinistra dello schieramento in modo da operare di concerto all’ala destra germanica, marciante attraverso il Belgio, un duplice accerchiamento d’ala.
    In pratica, il piano Schlieffen originario prevedeva un attacco a fondo nel Belgio, aggirando la linea francese (come poi avvenne nella realtà) ed, una volta che le forze francesi avessero cercato di “rifiutare il fianco” ovvero di contro manovrare spostando truppe dal fronte alsaziano-lorenese alla loro ala sinistra minacciata, un attacco a fondo dell’esercito italiano proprio su questo secondo settore. Si sarebbe trattato quindi di un duplice avvolgimento d’ala, lo schema prediletto dallo stato maggiore prussiano sulla base delle esperienze della guerra del 1870.
    Tuttavia, l’Italia rimase neutrale, le divisioni non arrivarono, cosicché von Moltke il giovane fu costretto a modificare il piano, spostando interi corpi d’armata dall’ala destra (quella “marciante”) all’ala sinistra, nella speranza di poter replicare il piano originario con forze ridotte. L’esito fu fallimentare, perché ambedue le ali si rivelarono alla fine troppo deboli per il loro compito: l’ala destra sfiorò Parigi, l’ala sinistra s’arrestò di poco dinanzi a Verdun. Considerando che l’attacco tedesco del 1914 fallì di stretta misura, si può concludere con ragionevole certezza che la presenza italiana avrebbe condotto ad un tracollo dell’esercito francese.
    Nel valutare il ruolo decisivo italiano si deve tenere conto anche del salvataggio dell’esercito serbo, dello sfondamento nel fronte di Salonicco, del peso della guerra navale con la Regia Marina che ha vincolato a sé l’intera flotta imperiale, mentre in caso contrario sarebbe stato necessario spostare intere divisioni navali francesi ed inglesi, indebolendo e di molto il blocco marittimo contro gli imperi centrali.

    Aggiungo ancora nel 1917 l’esercito austriaco era vicino al collasso totale. Il suo stato maggiore aveva temuto che esso crollasse in modo definitivo durante l’offensiva della Bainsizza ed in verità era mancato pochissimo a tale esito. Soltanto la strettezza delle mulattiere della Bainsizza aveva impedito che si aprisse un varco tale da frantumare il fronte nemico e distruggerne le armate. Boroevic, che comandava l’Isonzofront, ammetteva che nel caso di rottura del fronte non sarebbe stato possibile ricostituirlo ed ammetteva anche che era mancato davvero pochissimo a tale esito. Comunque, dopo l’undicesima offensiva sull’Isonzo lo stato maggiore austriaco chiese l’aiuto di quello tedesco, facendo presente che NON avrebbe potuto reggere ad una dodicesima offensiva. Era quindi indispensabile attaccare gli Italiani per impedire che l’esercito austriaco fosse distrutto. Questa convinzione, che l’esercito austriaco fosse ormai esaurito, prossimo al crollo e con le spalle al muro, era condivisa anche dallo stato maggiore tedesco. le truppe austro.ungariche erano ormai depauperate di uomini e di mezzi, stremate fisicamente e psicologicamente e respinte su posizioni oltre le quali non ne esistevano altre per poter ricostruire il fronte. Per questa ragione si attaccò a Caporetto e si ottenne un risultato impensato, in parte per errori italiani, in parte per sfortuna (la fittissima nebbia in primis, che facilitò molto gli attaccanti). Ludendorff dichiarò che si rendeva necessario attaccare l’esercito italiano per impedire che questo distruggesse in primavera l’esercito austriaco.

    È in ogni caso assolutamente incontestabile che il ruolo militare italiano sia stato decisivo nel determinare la sconfitta dell’impero. Ciò è stato ammesso dagli stessi comandanti dell’esercito austriaco, molti dei quali nelle proprie memorie riconobbero che l’intervento italiano era stato certamente determinante nella sconfitta e nel crollo dell’Austria-Ungheria. Fra coloro che lo ammisero vi fu persino Conrad von Hoetzendorf, malgrado fosse un italofobo.

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da squalone1976 Visualizza Messaggio
    ...Questo libro non lo comprerò, sono stufo della storia scritta tanto per scrivere per fare del disfattismo e parlare male del paese in cui si vive, certo non va glorificato ma nemmeno puoi solo parlarne male, questo serve solo a dividere e a scavare una fenditura ancora più larga e profonda tra chi vorrebbe un paese più unito prendendo come spunto un po' di orgoglio nazionale e a chi invece non importa nulla e non vede le pagine belle scritte dalle nostre Armi, e si serve di certi argomenti solo per vendere e basta...
    E siamo in due ...

    Ciao
    Michele

  8. #18
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    Comunque leggendo il libro deduco che l'autore non critica il coraggio e lo spirito del soldato italiano ma solo l'incompetenza e incapacità di molti generali, qui la Storia gli da ragione...se non ricordo male qualcuno nella seconda guerra mondiale disse: "l soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano (mica il generale italiano) ha stupito il soldato tedesco" e "Buoni soldati, cattivi ufficiali; ma ricordate che senza di loro non avremmo la civiltà (da wikipedia: citato in The Rommel Papers, a cura di Basil Henry Liddell Hart)

  9. #19
    Moderatore L'avatar di squalone1976
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    Ti assicuro Luigi che di validi comandanti li abbiamo sempre avuti, il fatto è che se ne parla molto poco.

    ChM
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  10. #20
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    Pieve di Cento (BO ) Emilia Romagna
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    Una piccola opinione sull'ultima affermazione: penso che come singoli comandanti di reparto ne abbiamo avuto sicuramente tanti di validi, ma a livello di Stato Maggiore dove si fanno i piani, non siamo stati spesso di livello ottimale.
    sven hassel
    duri a morire

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