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Discussione: Irredenti in Cina

  1. #1
    Collaboratore L'avatar di Il Cav.
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    Irredenti in Cina

    Sudditi di lingua italiana dell’ impero Austroungarico, migliaia di uomini, considerati infidi dalle autorità di Vienna combatterono sul fronte orientale a partire dal 1914. Moltissimi furono catturati o si arresero ai russi, alleati dell’ Italia, chiedendo di venire rimpatriati per combattere nel Regio Esercito. Quando dopo la rivoluzione le comunicazioni da e per la Russia si interruppero, venne inviata in loco una missione di soccorso composta da ufficiali dei CC.RR. appartenenti ai nostri servizi segreti che, nonostante l’ aperta ostilità dei bolscevichi, organizzarono la partenza nel più stretto riserbo (dopo la firma della pace a Brest-Litowsk il governo rivoluzionario di Lenin era divenuto oggettivamente un vassallo degli austro-tedeschi, nonché un alleato ombra di Vienna e Berlino. Truppe germaniche occupavano vaste zone dell’ ex- impero zarista, dal Baltico all’ Ucraina e parte della Bielorussia, depredandone le risorse alimentari e le materie prime). Gli irredenti, imbarcatisi via nave, attraversarono il Pacifico, facendo tappa in varie colonne britanniche. Giunti infine nel possedimento italiano di Tiensin, furono ulteriormente selezionati. I più giovani, motivati e politicamente affidabili furono sommariamente addestrati e rivestiti della divisa grigioverde andando a formare quei “battaglioni rossi” e “battaglioni neri” (secondo il colore delle mostrine) che rinforzati da artiglieri, mitraglieri e carabinieri giunti direttamente dall’ Italia avrebbero poi operato in Siberia a sostegno delle armate bianche anticomuniste, fianco a fianco con contingenti britannici, francesi, cecoslovacchi, americani e giapponesi. Il nome dell’ unità era “Corpo di spedizione italiano in Siberia”. Gli altri irredenti invece, anziani, malati, politicamente inaffidabili o solo in sovrannumero, prestarono servizio di guarnigione a Tien Tsin a fianco dei pochi marinai delle compagnie da sbarco ivi presenti e sporadicamente “mostrarono bandiera” in altre città cinesi (Pechino, Scianghai) dove vi fossero interessi politici e commerciali italiani o in occasione di cerimonie ufficiali di rappresentanza. Rimpatriarono negli anni ’20 venendo sostituiti da un Battaglione di fanteria di marina del Rgt. San Marco. Dato che gli ex- prigionieri trentini, veneti e giuliani partirono dalla Russia con le vecchie e logore divise austriache grigio luccio distribuite nel 1914/15, in una pausa della navigazione furono rivestiti con indumenti coloniali color kaki ceduti dai britannici e visibili nella foto. Solo gli appartenenti al Corpo di spedizione in Siberia ottennero nel 1918 nuove uniformi grigioverdi regolamentari e gli indumenti adatti al rigido clima siberiano (pastrani trapuntati, cappotti imbottiti di pelliccia, colbacchi di fattura locale, nonché gli stivali di feltro). Tutti gli altri rimasero in kaki, ma con le stellette al bavero, sino al rimpatrio.
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  2. #2
    Collaboratore
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    Grazie per questi preziosi spezzoni della STORIA patria che penso siano ignoti alla maggioranza degli italiani.
    sven hassel
    duri a morire

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