Guido Bergamo (1893-1953).
Nativo di Montebelluna, milita nel movimento giovanile del partito repubblicano partecipando alle prime lotte organizzate dei contadini veneti. Studente di medicina all’ università di Bologna si avvicina agli ambienti sindacali, divenendo presto uno tra i più convinti interventisti. Volontario di guerra, nasconde la laurea in medicina per evitare l’ arruolamento in Sanità. Frequenta il corso A.U. a Bagni della Porretta e viene destinato come sottotenente all’ 8º Reggimento alpini. Presta servizio nei Btg. Cividale e Val Natisone, nel 7° Reparto d’ Assalto, poi di nuovo al Cividale e al Val Seccarello. Introduce nei reparti l’ uso di portare in combattimento il cappello alpino girato con la falda posteriore sul davanti, per non ostacolare la mira. Tale uso è ancor oggi definito “portare il cappello alla Bergamo”. Combattente pluridecorato, al termine della 1^ g.m. è l’ alpino vivente insignito del maggior numero di decorazioni (quattro M.A.V.M., tre Croci di Guerra al V.M., promosso capitano per meriti di guerra). Nel 1919 aderisce alla Massoneria presso la Loggia di Bologna, fonda insieme al fratello Mario il Fascio di Combattimento di Bologna, distaccandosene però quasi subito, infine si candida a Treviso in una lista di repubblicani reduci di guerra. La sua elezione non viene tuttavia convalidata in quanto non raggiunge l’età minima prevista dalla legge. Nel 1921 viene rieletto nelle file del P. R. I. (XXVI Legislatura) ed è attivo nella corrente di sinistra del partito, organizzando una vasta rete di cooperative a Montebelluna e nei paesi del circondario. Il 29 ottobre 1921 insieme all’ On. Raffaele Paolucci accompagna da Aquileia a Venezia la salma del Milite Ignoto diretta a Roma. Il 19 dicembre 1921 è nominato Maestro del Grande Oriente d’ Italia. Avversato dal fascismo, nel 1922 dopo uno scontro armato tra militanti fascisti e repubblicani a Treviso, viene bandito dalla città per evitare rappresaglie. Nel 1924 è di nuovo eletto (XXVII Legislatura), unico deputato non fascista della sua provincia. Aderisce per disciplina di partito alla secessione dell’ Aventino, pur dichiarandosi contrario a rinunciare alle possibilità di lotta offerte dal Parlamento. Nel 1926 poco dopo l’ incendio della sua clinica, viene ufficialmente bandito dalla vita politica e il 9 novembre decade definitivamente dal mandato parlamentare. Dopo un breve esilio in Egitto, rientra in Italia ed è inviato al soggiorno obbligato a Mestre. Ivi vive indisturbato per tutto il ventennio fascista rispettato in quanto ex- combattente, tenendosi lontano dalla politica e dedicandosi alla professione di medico tisiologo. Dopo l’ 8 settembre 1943 organizza i primi nuclei partigiani nel triveneto. Nell’ aprile 1945 dirige l’ insurrezione di Mestre. Nel 1946 si candida alla Costituente, ma non viene eletto. Nel 1948 lascia i repubblicani, aderendo al raggruppamento social-comunista Fronte Democratico Popolare (Fro-De-Pop), che sarà sconfitto dalla DC il 18 aprile dello stesso anno. Esperto tisiologo, pubblica vari saggi sulla cura della tubercolosi. Avendo fatto largo uso della radiologia, muore dopo lunghe sofferenze per le conseguenze della prolungata esposizione ai raggi X.
______
INSIGNITO DELLE SEGUENTI DECORAZIONI
______
- 3 Croci di Guerra al V.M.
- 1 Promozione per meriti di Guerra
- M.A.V.M.
“Nel ripiegamento, alla testa della sua compagnia, reggeva l’ urto di forze nemiche enormemente superiori, e due volte muoveva al contrattacco, spezzandone momentaneamente l’ impeto. In seguito, completamente accerchiato, apriva con le armi la strada ai superstiti, compiendo lunga marcia notturna per impervie regioni.”
Conca di Fonzaso-Arsiè, 12 novembre 1917.
- M.A.V.M.
“Essendosi il nemico impadronito di un importante caposaldo, si slanciava al contrattacco e con provvida iniziativa dava ordine ad un altro reparto di concorrere all’ azione riuscendo così a scacciare l’ avversario dalla posizione temporaneamente occupata. Già distintosi per abilità e coraggio in un precedente fatto d’ arme.”
Col dell’ Orso, 25 novembre 1917
- M.A.V.M.
“Comandante di una compagnia in posizione assai difficile, contrattaccava con fulminea mossa l’ avversario ricuperando un forte caposaldo e disimpegnando così le nostre unità già scoperte e pericolanti. Coadiuvava poi efficacemente il proprio comandante di battaglione durante lo svolgersi dell’ azione, esempio mirabile di alto spirito militare e sprezzo del pericolo.”
Porte di Salton, 11 dicembre 1917
- M.A.V.M.
“Comandante di battaglione durante lo svolgersi di una decisiva azione avendo reparti staccati in luoghi diversi del fronte di combattimento e di rincalzo ed alle dipendenze dei comandanti le colonne operanti, sceglieva il luogo ove più intenso era il pericolo, per violentissimo e micidiale fuoco delle artiglierie, bombe e mitragliatrici nemiche. Colla persona eretta e col sereno disprezzo della morte, dava esempio di valore e di volontà di sacrificio ai suoi uomini lanciandosi all’ assalto.”
Monte Solarolo – Quota 1676, 26 ottobre 1918
- Grande Ufficiale dell’ Ordine al merito della Repubblica Italiana
Roma, 2 giugno 1953
- Medaglia d’ Oro al Valor Civile (alla memoria)
“Fra i pionieri della radioterapia, benché conscio del pericolo cui si esponeva, essendo ancora rudimentali le misure di protezione dei raggi X, perseverava appassionatamente nella propria opera di soccorso agli infermi e di profonda ricerca scientifica. Contaminato dalle radiazioni, senza rallentare mai la propria azione benefica, era costretto a sottoporsi a ripetuti e dolorosi interventi chirurgici alle mani ed alle ascelle, riportando, infine, l'amputazione completa del braccio sinistro. Con eroica determinazione non desisteva dal proprio lavoro, finché trovava atroce fine tra l'unanime compianto dei benefìcati e di quanti lo conoscevano. Luminoso esempio di abnegazione e di dedizione al dovere spinto fino all'olocausto.”
Montebelluna, 4 ottobre 1956



Rispondi citando






