Il bracciale di stoffa è la forma più semplice, rapida ed economica di identificazione. Sostituisce con poca spesa l’ uniforme, le insegne di grado e i documenti d’ identità. Usato ad indicare lo status militare, civile, politico, sportivo o religioso di chi lo indossa, è stato al braccio di monarchi e rivoluzionari, combattenti e civili, perseguitati e persecutori, nelle più svariate situazioni. Può recare i più svariati simboli o scritte codificate, col vantaggio di essere immediatamente riconoscibile anche dagli analfabeti o dagli stranieri. Nella storia militare italiana se ne è fatto uso vastissimo. Ma guardando foto della guerra d’ Abissinia ne ho trovato uno veramente singolare, il bracciale di una madre. La foto, parte di una lunga sequenza, mostra militi delle CC.NN. in attesa dell’ imbarco per l’ A.O. nel 1935. Tra loro alcune anziane donne vestite dimessamente, presumibilmente le madri. Il primo piano mostra un milite seduto accanto a una donna anziana, scarmigliata, con indosso un abito liso e antiquato, vecchio forse più di un decennio. Si tratta di una donna del popolo, certo una contadina segnata dal duro lavoro. Al braccio porta un bracciale bianco col numero 82 sovrastato dalla parola REGIA... Dato che un’ altra donna sullo sfondo porta lo stesso tipo di bracciale, la mia ipotesi è che venissero distribuiti ai congiunti dei militi per permettere l’ accesso dei visitatori ad una struttura della Regia Marina – probabilmente un porto – e scambiare un ultimo saluto prima della partenza. Insomma, una versione autarchica dei moderni pass in materiale plastico usati al giorno d’ oggi nelle caserme.