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Discussione: GUERRA CIVILE RUSSA, una storia militare

  1. #1
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    Jun 2018
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    GUERRA CIVILE RUSSA, una storia militare

    Buongiorno a tutti!
    Quello che vi presento oggi è un breve estratto del mio libro - appena pubblicato per i tipi della Mimesis - dal titolo "LA RIVOLUZIONE SOTTO ASSEDIO: STORIA MILITARE DELLA GUERRA CIVILE RUSSA". Il libro in due volumi, corredato da 50 carte delle operazioni (a colori) e altrettante fotografie, è il frutto di sette anni di studi, viaggi e interviste ma soprattutto di passione per la storia. Ci tengo a precisare che in occidente, chi si è interessato lo sa, non esiste uno studio completo sulla guerra civile dal punto di vista strettamente militare, dai MEZZI MILITARI ALLE OPERAZION SUL CAMPO. I libri che circolano sono biografie o storie generiche (vedi B. Lincoln, E. Mawdsley) che non portano quasi mai il lettore sui campi di battaglia e nel vivo delle operazioni; ed esattamente questo mi sono proposto di fare.

    Spero che la lettura vi sia di gradimento....
    Il testo scelto tratta
    "LA BATTAGLIA DI EGORLYSKAJA 1 MARZO 1920: L'ULTIMA GRANDE BATTAGLIA TRA CAVALLERIE DELLA STORIA".

    Breve prologo:
    Durante l’inverno del 1920 l’Armata rossa sembrava essersi arenata ad un passo dalla vittoria. Le forze bianche, poste a difesa della sponda meridionale del Don e del Manyc, avevano ritrovato una certa solidità. Aiutate in questo dalla consueta rasputica (fango a seguito del disgelo) e da una inaspettata vitalità da parte dei cosacchi del Don e del Kuban. Solo dopo sanguinosi assalti la linea difensiva venne sfondata grazie all’impeto dell’Armata di cavalleria sovietica di Budënnyj nel settore orientale del fronte. A bloccare tale tentativo fu inviato un gruppo misto di cavallerie al comando del generale cosacco Pavlov. Questo è il contesto di quella che sarebbe divenuta l’ultima grande battaglia tra cavallerie nella storia.

    Dal testo (vedi mappa):
    .....A Egorlyskaja il Gruppo Pavlov, tutt’altro che sconfitto, rimaneva ancora una spina nel fianco per il comando sovietico che necessitava di rompere questa resistenza al fine di penetrare liberamente nel cuore del Caucaso. Anche Denikin sapeva che l’unica possibilità di salvaguardare la linea era inchiodare la I Armata di cavalleria e, per questo, fece accorrere da Batajsk le sue ultime riserve (parte del Reggimento Černecov, la divisione di cavalleria di Barbovič e alcuni reggimenti del Kuban, per un totale di circa 5.000 unità). Tradotto in numeri, i controrivoluzionari schieravano 13.000 cavalieri e 3.500 fanti, che si sarebbero opposti a 10.500 sciabole e 2.700 fanti sovietici (I Armata di cavalleria e 20ª Divisione fanteria al comando i Budënnyj); questi avrebbero deciso con le loro azioni il senso di quei mesi di lotta, condensandoli in una battaglia. Così, mentre i bolscevichi cercavano di far crollare il già vacillante morale dei bianchi, la Stavka di Denikin lanciava proclami roboanti per una difesa della fortezza di Egorlyskaja. Come conseguenza, il 1 marzo, su un terreno devastato dal disgelo primaverile che aveva portato con sé la consueta rasputica, la I Armata di cavalleria e la 20a Divisione di fanteria approcciavano Egorlyskaja per infliggere il colpo di grazia al gruppo di Pavlov. Da sinistra convergeva la 20a Divisione di fanteria “Penza”, che la cavalleria aveva imparato ad amare e a rispettare per la sua audacia, mentre nel centro il movimento era accompagnato dalla 4a e dalla 6a Divisione di cavalleria. Infine, l’ala destra era tenuta dalla 11a Divisione di cavalleria, supportata dalla 2a Divisione di cavalleria di Blinov. Il campo di battaglia era costituito da due dolci pendii a sud del villaggio, dove si schierarono gli eserciti contrapposti, separati da una vallata attraversata da un piccolo torrente. Erano le 10:00 del mattino quando sulla collina meridionale apparvero i rossi. Un ufficiale di artiglieria bianco osservò: “La cavalleria del nemico era schierata su una linea retta di quasi dieci miglia [16 chilometri]. Questa linea sottile era seguita da quadrati scuri, ossia le colonne di cavalleria in riserva”. L’artiglieria dei controrivoluzionari, come da manuale, iniziò subito a martellare le batterie rosse prima di passare a colpire le unità di cavalleria. Nonostante gli artiglieri bianchi fossero più esperti, essi non riuscirono a mettere a tacere in tempo utile le bocche da fuoco nemiche, cosicché nella vallata lo scontro era già iniziato: “Era difficile capire chi erano i rossi e chi erano i nostri, perciò sparammo sulle riserve nemiche che erano schierate sul dorsale della collina”, ricordava un artigliere a cavallo. Frattanto la 20a Divisione rossa di fanteria, sotto il cannoneggiamento dei bianchi, approcciava lentamente ma costantemente Egorlyskaja da sud, respingendo il Reggimento cosacco Černecov. Cosicché verso le 16:00, una delle sue brigate penetrò il margine sud-orientale del paese e i bianchi, come risposta, portarono in linea la riserva di cavalleria, arrestandone l’attacco. Nel frattempo, per la I Armata di cavalleria era giunto il momento di entrare in azione. La 4a Divisione, una volta schieratasi in ordine di battaglia e passando alle spalle della sua stessa fanteria, come una valanga investì il fianco occidentale del nemico. Il fuoco di sbarramento bianco sembrò placarsi in un minuto di silenzio, in cui si poté udire soltanto il galoppo dei cavalli accompagnato dal sibilare di centinaia di proiettili. Ricordò a proposito il capo di stato maggior della 20a Divisione di fanteria: “le masse scure di cavalleria come una grande onda rotolarono giù per la steppa. Spettacolo bellissimo e allo stesso tempo inquietante. Sembrava che questa ondata potesse spezzare e sradicare via ogni cosa”. Per contrastare l’attacco della 4a Divisione rossa dal fianco destro dei controrivoluzionari si staccò la Divisione di cavalleria bianca di Barbovič che, sotto la copertura dell’artiglieria e delle mitragliatrici, contattò sul fianco sinistro i bolscevichi. Allora, la 4a Divisione rossa iniziò a ripiegare, portandosi dietro anche una parte della 6a Divisione che la seguiva d’appresso e subendo pesanti perdite. Appariva chiaro agli ufficiali di Pavlov che “I rossi non avevano alcuna esperienza nel manovrare grandi masse di cavalleria […] come pecore andavano tutti nella stessa direzione, aumentando le loro perdite”. Ora il fianco sinistro della 20a Divisione di fanteria sovietica rimaneva difeso solo dalle batterie d’artiglieria delle divisioni di cavalleria, mentre le truppe equestri si erano ritirate a sud del campo di battaglia per riorganizzarsi. La battaglia finale contro Pavlov stava diventando un suicidio per i rossi di Budënnyj! Per salvare il fianco, gli artiglieri sovietici iniziarono a tirare sulla cavalleria bianca che stava sopraggiungendo, con tutte le bocche da fuoco e le mitragliatrici disponibili. Tuttavia, la corsa contro il tempo dei cosacchi si tradusse in una mattanza. I corpi dei caduti venivano calpestati dagli zoccoli dei cavalli che sopraggiungevano, e l’impeto della carica venne presto rotto. Quello che era mancato nell’assalto erano i cavalieri del Don e del Terek che, dopo il disastro di Srednij Egorlyk, si erano dati alla fuga o si erano arresi; presumibilmente essi avrebbero potuto dare una svolta decisiva alla battaglia. Nel frattempo, grazie al lavoro delle batterie, i cavalieri rossi della 6a Divisione si erano riorganizzati dietro le linee e, ritornati sul campo di battaglia, impattarono le già scosse cavallerie nemiche sul fianco, disorientandole e costringendole a ritirarsi nel perimetro del villaggio di Egorlyskaja. Alla sera, su tutto il fronte risuonava ancora il tuono cupo dei cannoni, il crepitare delle mitragliatrici e della fucileria, mentre decine di bandiere sporche di fango e sangue ondeggiavano al vento della primavera, gettando sinistre ombre sulla steppa bruna. La battaglia non era finita perché i bianchi, rinforzato il settore centrale con le ultime riserve, vennero nuovamente avanti in un estremo tentativo di rompere la linea rossa. L’attacco bianco fu ancora una volta rintuzzato dalla 6a Divisione di cavalleria che, ora libera di agire, ruppe il fianco destro del nemico; mentre contemporaneamente, con un ennesimo sforzo, la 4a e la 20a Divisione rossa premevano frontalmente. I bianchi continuarono a opporre una fiera resistenza, retrocedendo e lottando per ogni centimetro di terra, trascinandosi inesorabilmente all’interno del villaggio: si sparava da ogni casa, da ogni finestra di Egorlyskaja. Ormai era una lotta senza speranza di vittoria per i controrivoluzionari, gli assalti dei rossi ne avevano ridotte le fila e la cavalleria si era immolata in una carica tanto folle quanto disperata contro le bocche dei cannoni sovietici. Con l’arrivo delle tenebre, Egorlyskaja cadeva! All’alba venne lanciato ancora un contrattacco da un reggimento bianco di anziani cosacchi, a cui probabilmente non era arrivata notizia della caduta del paese, col risultato che anch’essi furono sgominati. Budënnyj poco signorilmente commentò: “I cosacchi dalle lunghe barbe, nonostante l’età avanzata corrono da fare invidia ai giovani. Bene, peccato che non vi fosse nulla da invidiare perché la loro corsa era una fuga ignominiosa”. L’intera operazione, passata alla storia come “battaglia di Egorlyskaja”, dette il colpo di grazia all’ultima speranza di Denikin di tenere il fronte, infliggendo pesantissime perdite alla sua cavalleria; la Konarmjia aveva catturato quasi 7.000 prigionieri, 67 cannoni, 153 mitragliatrici e 5 treni blindati. Ma in realtà Budënnyj aveva pagato a caro prezzo la vittoria, perdendo molti uomini tra cui alcuni preziosi comandanti di brigata. La stessa I Armata di cavalleria era spossata al limite della sopportazione fisica, per questo venne deciso di non inseguire il nemico sconfitto, un errore che permise ai bianchi di riorganizzarsi per difendere le vie di accesso al porto di Novorossijsk.
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  2. #2
    Moderatore L'avatar di maxtsn
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    Jan 2011
    Località
    Prov. TO
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    Ottimo lavoro.
    Grazie della condivisione.
    Max
    VA
    Max

    Frangar non flectar

  3. #3
    Collaboratore
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    Aug 2006
    Località
    Pieve di Cento (BO ) Emilia Romagna
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    5,391
    Quoto in pieno
    sven hassel
    duri a morire

  4. #4
    Utente registrato
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    Jun 2018
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    3
    e se lo dice Sven Hassel Grazie

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