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Discussione: Besprizorni in grigioverde con CSIR ed ARMIR.

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  1. #4
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Con gli italiani al Fronte Russo 1941/1943
    Quando nel 1941 il primo contingente delle nostre truppe - il C.S.I.R. del generale Messe - giunse in territorio sovietico, le popolazioni civili in genere si accorsero subito della profonda differenza tra italiani e germanici. I besprizorni apprezzarono soprattutto l’umanità dei nostri soldati e la propensione a condividere con loro il proprio rancio. Ben presto non vi fu reparto che non avesse le proprie piccole mascotte al seguito, sempre disposte a fornire piccoli servizi in cambio di pane. Il passo successivo fu naturale, ed avvenne in maniera spontanea. Poiché nelle prime settimane era accaduto spesso che nostre autocolonne, cercando di intendersi a gesti coi contadini locali avessero rischiato di finire oltre le linee sovietiche, qualcuno fra gli autieri ebbe l’idea di servirsi di quegli orfanelli come guide e interpreti. Resi scaltri dalla vita randagia, pratici dei luoghi, in grado di apprendere l’italiano più rapidamente di quanto i nostri soldati potessero padroneggiare il russo e mortalmente ostili al comunismo, i più grandicelli e affidabili tra i besprizorni furono rivestiti di uniformi grigioverdi senza stellette ed aggregati ufficiosamente ai vari reparti, seguendone la sorte fino all’ultimo. Da poche centinaia, queste “guide indigene” divennero migliaia l’anno successivo all’arrivo dell’A.R.M.I.R. tanto che alla fine essi erano presenti ovunque, dal fronte del Don ai più lontani comandi tappa nelle retrovie. Le drammatiche condizioni di vita dei besprizorni furono anche mostrate apertamente all’opinione pubblica italiana grazie ad alcuni reportage fotografici dal fronte russo, apparsi nel 1941/42 sulla rivista illustrata Tempo a firma del corrispondente di guerra Lamberti Sorrentino. Il giornalista prese coraggiosamente posizione contro la condotta di guerra dei tedeschi. Naturalmente i nazisti se la legarono al dito e dopo l’armistizio rinchiusero Sorrentino in un Lager, ma sopravvisse fortunosamente al conflitto e nel dopoguerra militò attivamente nel Pci. In seguito al collasso del fronte durante l’offensiva invernale sovietica “Piccolo Saturno” e la conseguente drammatica ritirata che vide tante sofferenze ed eroismi da parte dei nostri militari, tra gli scampati dalla sacca c’erano ancora un piccolo numero di besprizorni, che scelsero di seguire gli italiani al momento del rimpatrio. Erano bambini e ragazzi in massima parte di etnia russa, bielorussa o ucraina, ma tra loro c’era anche qualche asiatico.

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    Besprizorni in Italia 1943/1945
    Arrivati al Brennero via treno, giunsero con gli scampati della grande ritirata nei campi contumaciali allestiti in Alto Adige, trascorrendovi un periodo di isolamento. Alcuni tra i ragazzi più grandi manifestarono l’intenzione di aggregarsi ai Cosacchi dello Squadrone di Campello (del quale parleremo in seguito) e furono avviati a una scuola militare del Regio Esercito. Gli altri vennero affidati a istituti professionali retti da religiosi a Roma e nell’Italia settentrionale, affinchè potessero imparare un mestiere. Dopo l’armistizio alcuni catturati in divisa italiana vennero deportati in Germania insieme agli IMI, ma per la maggior parte si arruolarono (più o meno volontariamente) nei reparti tedeschi, nella R.O.A. di Vlasov o fra i Cosacchi di Krasnov in Carnia. Qualcuno finì persino nelle FF.AA. della Repubblica Sociale Italiana. Infatti un paio di besprizorni che l’8 settembre 1943 si trovavano ancora a Verona presso i ferrovieri del Nucleo Tradotte Est appena rientrati dal fronte orientale, si arruolarono nel Btg. Bersaglieri Volontari “Benito Mussolini”. Altri furono cooptati dalle reti spionistiche tedesche e fasciste con incarichi di varia natura. A Roma nel 1944 tra i delatori di Don Giuseppe Morosini ci fu un adolescente ucraino di nome Piotr che lavorava come agente provocatore per le SD. Pochissimi entrarono nella resistenza o finirono nel giro della criminalità comune italiana. Però durante la R.S.I. alcuni besprizorni erano ancora ospitati nell’Istituto Artigianelli Don Orione di Venezia e seguivano un corso per apprendisti tipografi. Nell’inverno 1944/45 furono filmati dagli operatori del Cinegiornale Luce, che da Roma aveva trasferito la sua sede nella città lagunare. Questi ragazzi russi apparvero in un cinegiornale e in un servizio fotografico del settimanale L’Illustrazione Italiana.
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    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

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