JOHANNES DENK

La Germania nazista non era il monolite ideologico che oggi si è portati a pensare. Fatto salvo il riconoscimento della leadership di Hitler, tutti i più alti gerarchi erano impegnati praticamente senza eccezione in una sotterranea ma durissima competizione per il potere e non avevano scrupoli ad intraprendere iniziative private e ad ostacolarsi a vicenda. Ciò si rifletteva (il più delle volte negativamente) anche sulle multiformi agenzie spionistiche che da essi dipendevano. I vari organi soffrivano la competizione interna perché portava ad una dispersione delle poche forze a disposizione contro i molti nemici esterni, prima e durante il conflitto. Per quanto riguarda il Sudafrica, abbiamo già detto del reclutamento del pugile Robey Leibbrandt nell’Abwehr e del tentativo da parte di Goering di infiltrare personale della Luftwaffe nella compagnia di bandiera sudafricana tramite la fornitura di velivoli Junkers. Ma vi furono altri progetti di penetrazione politico-militare, compiuti in autonomia da altre agenzie naziste. Uno dei più singolari (ma anche il più fallimentare) fu quello di Johannes Denk. Ufficiale nella Grande Guerra, viaggiatore, avventuriero e proprietario terriero nativo della Prussia Orientale, Johannes Denk era un uomo socievole, acculturato, poliglotta, con amicizie altolocate e cosmopolite in varie parti del mondo. Purtroppo nel settembre 1939 aveva già 53 anni, decisamente troppi per arruolarsi volontario nella Wehrmacht come avrebbe voluto. Nonostante ciò il suo profondo patriottismo e la volontà di contribuire allo sforzo bellico del suo paese, lo spinsero ad offrirsi per operazioni speciali alle dipendenze delle varie agenzie spionistiche del III Reich, tra cui il RSHA e il Ministero degli Esteri tedesco. Nel 1940 proprio il Ministero degli Esteri lo assoldò allo scopo di suscitare rivolte anti-inglesi in Namibia, già colonia tedesca col nome Africa del sud-ovest. Von Ribbentrop vagheggiava la possibilità di ostacolare lo sforzo bellico sudafricano al fianco della Gran Bretagna spingendo alla rivolta i nativi di quel territorio, già colonia tedesca ai tempi del Kaiser e formalmente assegnato come protettorato al Sudafrica. Nonostante gran parte dei residenti tedeschi fosse stata espulsa nel primo dopoguerra, vi restavano un certo numero di missionari, medici e tecnici di lingua tedesca. Anche i nativi parlavano quasi tutti tedesco e quelli che avevano servito nell’amministrazione civile o nelle truppe coloniale di Guglielmo II non gradivano la dominazione britannica. Se Denk fosse riuscito a suscitare disordini e rivolte, sarebbe stata non solo una vittoria propagandistica, ma anche il primo passo di un piano più ampio. Se le poche truppe britanniche disponibili in Sudafrica fossero state inviate a riportare l’ordine in Namibia, il territorio sudafricano propriamente detto sarebbe rimasto quasi indifeso e gli irredentisti Boeri avrebbero potuto facilmente rovesciare il governo con un colpo di stato filo-nazista. Ciò avrebbe avuto come conseguenza immediata l’uscita del Sudafrica dalla guerra. A tale scopo Denk si recò nel Portogallo sotto falso nome, e da lì raggiunse la colonia portoghese divenuta poi l’odierno Mozambico. Munito di una considerevole quantità di monete d’oro, l’avventuriero tedesco sperava di passare agevolmente la frontiera con la Namibia, ma si accorse che la zona pullulava di agenti britannici che lo cercavano per sopprimerlo. Probabilmente era stato individuato già in Portogallo dato che la presenza di spie di ogni paese era notevole negli stati neutrali. Impossibilitato a recuperare l’oro nascosto, Johannes Denk ritenne impossibile portare a compimento la missione, rientrò fortunosamente in Germania e cambiò padrone, lavorando in seguito per le SS e la Gestapo. La sua missione più importante fu nel novembre 1943, quando su ordine dell’Amt VI sfruttò la sua conoscenza con alti ecclesiastici tedeschi per infiltrarsi negli ambienti vaticani in vista del progetto di rapire il papa. Ebbe ripetuti colloqui con l’arcivescovo Orsenigo, nunzio apostolico a Berlino e si offrì come corriere di documenti segreti. Una volta giunto a Roma riuscì a ottenere una udienza privata da Pio XII, suo amico personale per averlo conosciuto in Baviera durante la Grande Guerra, e nel corso dell’udienza sondò le opinioni del pontefice riguardo all’esito del conflitto in corso ed alla sorte dei capi nazisti nel dopoguerra. Nel 1945 Johannes Denk scomparve e non vi sono altre notizie su di lui, presumibilmente perse la vita durante l’invasione della Prussia Orientale da parte delle truppe sovietiche.