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Discussione: 65° anniversario della Battaglia di Nikolajewka

  1. #61
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    Mi e' sembrato di assistere ad una proiezione cinematografica.



    [^]

  2. #62
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    Ottimo silent interessante la cartina e foto molto belle.
    [ciao2]
    luciano

  3. #63
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    Bravi ragazzi, davvero. Io possiedo molte foto ma sono tutte sui miei libri e purtroppo non ho tempo di scannerizzarle.
    Mi permetto, senza che nessuno me ne voglia, di commentare quanto scritto sopra: cocis ha raccontato perfettamente la vicenda dei valenki, infatti i nostri soldati avevano gli scarponi chiodati, la neve era trattenuta da essi e raffreddava velocemente il piede. Gli uomini del "Monte Cervino" erano i meglio equipaggiati, gli unici con completi mimetici bianchi, non a caso i russi li sprannominarono "satanas bieli" che significa diavoli bianchi.
    La seconda fotografia col posto di comando sul fondo di una grande balka non l'avevo mai vista, è molto bella e si vede il classico camino al centro dell'isba.
    Fatta bene è anche la carta postata da silent brother, purtroppo però mancano i nomi di molte località*, in particolare di quelle sul primo sbarramento (cioè a nord di Rossosch ed a sud di Opyt), ma purtroppo ne esistono poche precise e sono tutte su cartaceo.
    Se non erro la quarta foto dilent brother dovrebbe rappresentare la parte est (quindi coperta dai nemici) del famoso costone di Nikolajewka.
    Un saluto e mi scuso se non posto immagini, ma prendere quelle che si trovano qua e là* in rete non lo considero costruttivo e purtroppo di tempo per scannerizzare quelle che ho sui libri, mi ripeto, non ne ho. [^]
    <<< Nec videar dum sim >>>

  4. #64
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    Si alpinox di cartine ne ho cercate altre ma di precise sulla ritirata non riesco a trovarle e questo forse perchè data la grande confusione del ripiegamento con le varie direttrici la cosa risulta imprecisa.
    Per quanto riguarda le foto nessun problema ogniuno contribuisce per come può.
    La penso anch'io come te sul fatto delle immagini infatti tutte quelle da me postate in tutti gli argomenti sino ad ora affrontati sul forum sono frutto esclusivamente del mio cartaceo quelle che si trovano in rete non hanno lo stesso sapore.
    Gli uomini del "Monte Cervino" avevano tra l'altro, (ne salvò molti dal congelamento degli arti inferiori) in luogo degli scarponi chiodati e mollettiere,scarponi a gambaletto con una spessa suola con disegno a "carroarmato" realizzata in Vibram e in più la tuta bianca, comoda e confortevole oltre che ottinma da un punto di vista mimetico si componeva di due pezzi ed aveva un giaccone a "parka" sul tipo di quelli utilizzati dai tedeschi.
    Anche l'elmetto è coperto da un telino bianco e sul lato sinistro, reca fissata ad una sacchetta di cuoio con passante in filo di ferro la caratteristica penna nera.
    ..........come non si pensò agli uomini non si pensò a dotare i mezzi di trasporto di impianti magari rustici di riscaldamento o, ancora più importante, di artifizi da applicarsi alle ruote motrici per impedire che slittassero.
    Nel terribile inverno russo quando il manto di neve caduto ad ottobre diviene una sola lucida lastra di ghiaccio anche una modesta pendenza riesce insuperabile.
    Sarebbero bastate le comuni catene o ramponi, da applicare ai mozzi delle ruote che del resto erano già* in uso sui trattori d`artiglieria Pavesi-Tolotti.
    L`aver trascurato questo dato essenziale causò la perdita di migliaia di autocarri che dovettero essere abbandonati durante la ritirata ai piedi di salite insignificanti che però essi non riuscivano a superare.
    All`inizio di agosto 1942 le tre divisioni salirono sui loro 54 treni merci che le avrebbero portate a 4.000 km. di distanza.
    Come è stato detto ad esse venne aggregata la divisione di fanteria Vicenza forte di circa 10.500 effettivi cioè 9.637 soldati ed 809 tra ufficiali e sottufficiali, totalmente priva di artiglieria ed armi pesanti ed essa sarebbe dovuta servire con una decisione alquanto miope come serbatoio umano per colmare le perdite del corpo alpino.
    La povera unità* assai peggio equipaggiata degli alpini persino come vestiario venne subito battezzata dall`8a armata la "divisione Brambilla".
    Lentamente i convogli percorsero le sterminate pianure magiare, polacche e poi russe, finchè le tradotte vennero fermate ad Isjum, grossa città* ucraina a 250 km. dal Don qui le divisioni furono fatte scendere coi loro 15.000 muli, i carriaggi, i pezzi e i mezzi a motore.
    Alla fine di settembre 42 il corpo d`armata raggiunse le posizioni lungo il Don un settore di circa 50km. in linea d`aria ma in realtà* 80km. dal momento che il grande fiume faceva un seguito di lente volute.
    Alcune foto.

    Il 26/6/41 i primi contingenti del CSIR partono per il fronte orientale


    Truppe italiane in marcia di avvicinamento. Il CSRI raggiunse la zona del fronte il 1° agosto


    Gli italiani impegnano i primi combattimenti


    Il primo numero del CSIR organo del Corpo di Spedizione Italiano in Russia


    Aspetti di un campo d'aviazione italiano in Russia




    Cavalleria italiana in ricognizione


    Cannoncino anticarro in azione


    Movimento di truppe nelle retrovie italiane.


    Carro armato interrato dai russi e adibito a fortino corazzato
    luciano

  5. #65
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    Luciano,quando fai sti lavoroni mi impressioni ogni volta.Quanta dedizione,quanta passione....comincio a pensare che la decorazione ti stia veramente stretta!

  6. #66
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    Io aggiungo queste tre (a mio dire) bellissime foto tratte da un altrettanto bellissimo libro, sempre a proposito della tenuta da combattimento bianca e anche a riguardo dei Cappellani Militari che se ne era anche già* accennato in altro topic sempre su un argomento simile, se non erro...





    DANIELE
    "Ad unum pro civibus vigilantes"

  7. #67
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    Hai ragione Silent,sono davvero "incisive"![]

  8. #68
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    Si silent davvero molto belle a giudicare dal vestiario nella prima foto sembrerebbe un soldato del Monte Cervino, la seconda anche sul mio libro conferma pattuglia nel medio Don(ho provveduto a toglierla tra le prossime da postare)molto significativa quella del cappellano.
    Complimenti.
    [ciao2]
    luciano

  9. #69
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    Splendido questo topic...
    non posso far altro che leggerlo con interesse...e sapendo che fra "loro" c'era anche mio nonno è difficile trattenere le lacrime...
    Vorrei riportare una frase di Giulio Bedeschi, che mi ha sempre "toccato" e che simboleggia lo sforzo sovrumano che i nostri soldati hanno dovuto compiere durante il ripiegamento:

    "Gli uomini erano ciechi, muti, vivi solamente per il proprio dolore: la vita aveva principio e limite unicamente nel passo."
    Danilo

  10. #70
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    Si è un topic che tocca l'anima e anch'io leggendo e rileggendo per contribuire ne resto toccato.
    Oggi non parlerò dei fatti d'armi ma di "Pope Mazzoni", un cappellano che anche i russi adottarono.
    Perchè ritengo sia giusto ricordare questi uomini che tanto hanno aiutato spiritualmente i nostri soldati nelle condizioni più avverse e molti sono morti e con lui voglio onorarli tutti così come ho già* fatto in questo stesso topic.
    Pope Mazzoni così è chiamato dai russi il cappellano del 3° Bersaglieri del colonnello Caretto che la notte della vigilia di Natale del 41, in terra russa a Rassypnaja, rubando istanti preziosi al suo riposo, era riuscito a mettere insieme un piccolo presepe per quelli che chiamava "i suoi ragazzi"
    Alla mattina dopo, presto, era già* dietro al camion dove aveva collocato il suo altare, per celebrare la messa.
    Don Giovanni Mazzoni è nato ad Arezzo nel 1886 e degli aretini ha la tenacia e la combattività* che sa mitigare con la consapevolezza della sua missione sacerdotale.
    E` un veterano di guerra, è già* stato cappellano in Libia nel 1912, sul Carso è rimasto gravemente ferito guadagnandosi la medaglia d`oro al valor militare.
    Scoppiata la Seconda Guerra mondiale chiese ed ottenne di partire con il CSIR.
    Viene destinato ad un ospedale da campo, ma lui non vuole stare nelle retrovie ed eccolo nell`inverno del 1941 nel caposaldo di Rassypnaja.
    La mattina del 25 i sovietici attaccano.
    Le pallottole fioccano da ogni lato, Don Mazzoni segue la battaglia.
    Intorno a lui molti cadono, anche il trombettiere del comando.
    A un tratto si accorge che un bersagliere, colpito chiede aiuto.
    Le urla del giovane lo spingono a buttarsi in avanti.
    Qualcuno gli grida "fermati è un sacrificio inutile" e lui di rimando "credi che possa rimanere qui, indifferente ?.
    Di corsa attraversa il terreno ghiacciato poi, carponi, cerca di avvicinarsi al moribondo.
    In quell`istante viene colpito a un fianco da una raffica.
    Ha ancora la forza di trascinarsi fino al bersagliere caduto e sollevandogli il capo, di impartirgli la benedizione.
    Mentre alza la mano benedicendo, un cupo colpo di mortaio centra in pieno il piccolo avvallamento dove si trovano i due uomini, un lampo , un fragore e poi i due corpi insanguinati, sulla neve,senza vita.
    La battaglia dura dal 25 al 31 dicembre.
    Quando termina, il corpo di don Mazzoni e del "suo" ragazzo sono ormai prigionieri del ghiaccio.
    Solo dopo il disgelo sarà* possibile recuperare i resti.
    Don Mazzoni è sepolto nel cimitero di Rassypnaja, vicino alla stazione ferroviaria, in mezzo ai suoi bersaglieri.
    La sua tomba porta il numero 2.
    Al valoroso cappellano venne concessa la medaglia d`oro- la seconda-al valor militare, che si aggiunse alle altre decorazioni che aveva avuto in precedenza: la medaglia d`argento(a Monte Zebio nel 1916), e due medaglie di bronzo (a Monfalcone, nel novembre del 1916 e sull`altipiano Carsico nel maggio del 1917)
    La memoria è del Generale di Divisione Antonio Ricchezza.

    Don Giovanni Mazzoni


    Don Giovanni Mazzoni comunica i Bersaglieri del 3° il giorno di natale 1941 a Rassypnaja. Assieme ai militari italiani partecipano alla funzione anche civili russi.


    Il cimitero del 3° Bersaglieri a Rassypnaja, dove è sepolto don Mazzoni


    Fronte russo messa da campo nel cimitero della divisione Torino



    SI RITORNA AL FRONTE

    Figura di un alpino del battaglione Monte Cervino con un PPSh russo raccolto sul campo di battaglia, molto apprezzato dalle truppe al fronte per la sua affidabilità* e potenza di fuoco che sviluppava


    Nel 1941 l'aviazione del CSIR era costituita da un gruppo da caccia dotato di aerei Macchi 200, da un gruppo di trimotori S-81 da trasporto e da un gruppo da ricognizione su Caproni 310"Libeccio".
    Questi reparti continuarono ad operare anche nelle difficili condizioni dell'inverno russo.

    Nella foto a sinistra un rudimentale e ingegnoso sistema per immettere aria calda (già* precedentemente postato)nei motori del caccia Macchi 200, a destra specialisti al lavoro per mettere in moto un S-81



    Una pattuglia del CSIR nei pressi di un villaggio


    Soldati del CSIR cercano di liberare dalla neve un autocarro


    Le nostre artiglierie



    Veicoli corazzati immobilizzati nelle immediate retrovie della divisione Julia


    Alpino del 6° reggimento monta di vedetta all ingresso di un posto di comando.
    luciano

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