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Voglio mostrarvi questo interessante esempio di riutilizzo postbellico.
Vi dico subito che sarò molto lungo nella descrizione, per cui non mandatemi a quel paese, ma se non avete voglia non leggete.
Però non vi consiglio di passare subito alle foto, perché così facendo per molti probabilmente sembrerà* di trovarsi davanti ad un ignobile taroccone.
Vi ho avvertito.
Questo elmetto è curioso perché sembra che l'utilizzo operativo sia arrivato perfino quasi ai nostri giorni, almeno così dalla testimonianza ma anche l'aspetto finale e alcuni particolari potrebbero avallare questa tesi.
Ve lo descrivo, prima di mostrarvi le foto.
Come noto nel primissimo dopoguerra il nuovo stato Jugoslavo utilizzò una notevole quantità* di elmetti tedeschi.
Il ricondizionamento di solito prevedeva una sovracoloratura in un tipico verdino chiaro e una stella rossa sul davanti.
Inoltre la maggior parte di questi elmetti venivano tagliati, in particolar modo privati delle falde, tanto da assumere un aspetto simile ai M38 dei FSJ.
In genere l'interno rimaneva quello tedesco, almeno fino a consunzione; lo stesso dicasi per i soggoli, anche se poi in seguito all'uso molti risultano sostituiti con vari modelli di produzione locale.
L'elmetto che vi propongo è un classico M40 o M42 tagliato.
Inizialmente sovraverniciato col colore verdino di cui parlavo prima e la sua brava stella rossa.
In questa conformazione ha servito presumibilmente nelle file dell'Esercito Jugoslavo con molti consimili fino all'avvento generalizzato dei Neretva Ne44.
Poi sarà* finito, dimenticato in un magazzino militare.
L'imbottitura di tipo tedesco è andata dispersa, chissà* per quale motivo, non escluso uno smontaggio ad uso collezionistico; comunque i segni del cerchio metallico sono ben evidenti.
Ma la storia del nostro elmetto non sembra finita: magari negli anni tumultuosi delle guerre jugoslave nell'ultimo decennio del secolo scorso è capitato nelle mani di qualcuno che ha pensato bene di riutilizzarlo: da qui il montaggio di una imbottitura di tipo diverso.
Si tratta di un tipo di imbottitura che si ritrova su elmetti tedeschi ricondizionati in Cecoslovacchia nel dopoguerra, e anche i rivettoni sembrano avere la stessa provenienza.
In ogni caso si tratta di imbottiture previste per elmetti tedeschi, lo dimostrano i tre fori corrispondenti ai rivetti, di diametro identico a quelli sul guscio; particolarità*, il fatto che la banda perimetrale di detta cuffia sia tagliata, non chiusa, tale da rendere la stessa regolabile; sui tedeschi ricondizionati per uso cecoslovacco non l'ho mai vista così, ma sempre chiusa; infine, le patelle hanno una cucitura perimetrale che non ho riscontrato in altre cuffie usate sui ricondizionati ceki.
E' particolare anche il soggolo, che ricalca sì, come forma, quelli classici cecoslovacchi dei Mod.32/34 e di altri modelli ceki (ma non quelli adottati generalmente sui tedeschi ricondizionati) ma è di materiale diverso, direi più scadente, finta pelle sintetica direi.
In base alle considerazioni di cui sopra ho fatto tre ipotesi:
o che si tratti di modello generico destinato all'esportazione;
o che sia una produzione jugoslava su licenza o simili;
o che sia semplicemente una variante che non conosco, considerando anche che quando si parla di materiale d'oltrecortina di quegli anni, la standardizzazione è teorica e la conoscenza è assai vaga.
Comunque, una volta provvisto della nuova imbottitura, il nostro elmetto è stato spruzzato con una vernice marrone-rossiccio di una tonalità* già* rivista su elmetti utilizzati nei vari conflitti jugoslavi a degli anni 90.
Il nostro ignoto artista pare si sia addirittura ispirato agli elmetti bellici dei FSJ tedeschi, applicando un filo di ferro, che la lasciato la classica impronta sul mimetismo.
La paternità* di tale riutilizzo è, a parere mio, da ascrivere all'esercito Serbo, ovvero coloro che erano sostanzialmente la continuazione dell'esercito Federale Jugoslavo, a partire dall'inizio del dissolvimento della Federazione, negli anni 1991-1992.
Ciò è imputabile a diversi fattori:
1)l'elmetto è stato rinvenuto a Belgrado, secondo le testimonianze.
2)La presenza della stella rossa, lasciata con cura in vista; come noto si trattava di simbologia tipica del regime socialista della federazione, e lo stato serbo del Presidente Slobodan MiloŠ¡eviÄ? (1989-2000) era di fatto la continuazione, anche ideologica, del regime precedente
3)inoltre il presunto utilizzatore di questo elmetto ha lasciato, oltre alla propria identità* (Ivan) anche il classico simbolo dall'unità* Serba, la croce con le quattro C - Само Ñлога СÑ?бина ÑпаÑава/Samo Sloga Srbina Spasava ("Solo l'Unità* Salva i Serbi") – il tutto graffito sul retro dell'elmetto.
Negli anni fra la metà* del 1990 e il 2000 i militari serbi hanno combattuto un po' contro tutti, dai Croati ai Bosniaci, e in particolare nel Kosovo (1998-1999)
Ma, le sorprese e le particolarità* non sono ancora finite: presumibilmente dopo tutti questi ipotetici avvenimenti l'elmetto è capitato nelle mani di un raccoglitore-commerciante che, con l'occhio allenato e esperto, ha notato che su un lato dell'elmetto, sotto le varie sovraverniciature, vi era ancora il "ricordo" dell'origine del pezzo.
Quindi, con notevole cura e abilità*, va detto, ha tirato fuori quel particolare che avrebbe senz'altro reso l'elmetto più appetibile dal punto di vista collezionistico, ed ecco convivere sullo stesso elmetto due simboli in assoluta antitesi, ovvero la suddetta Stella Rossa social-comunista con uno dei simboli più classici nel Nazismo, ovvero le doppie rune delle SS.
Ad una analisi che ritengo attenta, direi che questo scudetto ha le carte in regola; graficamente si tratta della classica tipologia Pocher, corretta sotto tutti i punti di vista.
Lo scudetto è applicato sul classico colore di base dell'elmetto che è il verde scuro tedesco.
Pur ripulito molto bene, lo scudetto appare consunto e con molti microframmenti di colore verdino insinuatosi nelle piccole scalfitture e forellini tipiche di un elmetto usato.
Ora, questo elmetto non si può certo definire un elmetto SS; non si può neanche definire un classico Jugoslavo postbellico.
E' sempre il dilemma che si presenta nei casi di sovrapposizioni storiche.
Diciamo che però rappresenta una bella curiosità*, una testimonianza vivente di vari passaggi storici, pur ammettendo anche qualche licenza nella mia personale ricostruzione delle sequenze, però basata su dati di fatto e meticolose osservazioni.
Mi scuso per l'eccessiva lunghezza, ma credo che sia stata utile per poter capire, o comunque discutere, questo pezzo.
Ora qualche foto..