Le linee si stabilizzano
Con il rafforzarsi dei reparti là dove si erano trovati alla fine delle prime operazioni iniziò una terribile guerra di posizione, con perdite di trenta-cinquanta uomini al giorno, con i reparti fermi a pochi metri di distanza dall’avversario, dietro muretti di pietre e sacchetti a terra, esposti al fuoco dei cecchini e dei lanciamine.
Fra i caduti ricordiamo il sottotenente Ruggero “Fauro” Timeus, irredento triestino volontario di guerra nel battaglione Tolmezzo, vittima il 14 settembre di una granata che centrava il suo ricovero durante un bombardamento, alla cui memoria fu concessa la medaglia d’argento al valore militare.
Nel mese di luglio i combattimenti si spostarono a ovest, sul Cellon, e a est, sull’Avostanis e sul Cuestalta, insanguinando anche quei monti, ma le caratteristiche spiccatamente alpine di quei settori impediva che vi si potessero ottenere grandi risultati.
Già all’inizio della guerra le due vette del Cellon, monte che domina con la sua dorsale il versante ovest del passo di Monte Croce Carnico, era stato occupato dalla 109ª compagnia del battaglione Tolmezzo.
Nella notte fra il 24 e il 25 giugno 1915 il maresciallo della Gendarmeria austriaca Simon Steinberger assieme a cinque volontari, di cui tre non pratici di montagna, rioccuparono la vetta est del Cellon, con una incredibile impresa alpinistica. Tra le annotazioni da fare il fatto che i sei militari calzavano normali scarponi chiodati.
Nel breve spazio fra le due vette era impossibile ogni azione armata, e i contendenti si divisero equamente la montagna.
I maggiori sforzi si concentrarono ancora sul gruppo formato da Pal Piccolo, Freikofel e Pal Grande con azioni di sorpresa di piccole pattuglie, tese a strappare all’avversario un cocuzzolo, un tratto di trincea o semplicemente a disturbare i suoi lavori di rafforzamento.
Il 30 luglio un gruppo di volontari formato da alpini e bersaglieri tentò un attacco di sorpresa alle posizioni austro-ungariche della vetta est del Pal Piccolo, ma il reparto fu bloccato dai fili spinati e solo a sera i pochi sopravvissuti poterono far ritorno nelle loro linee.
Poi la lotta fra gli uomini si calmò, un nuovo grande avversario era entrato prepotentemente nella lotta, il generale inverno. All’inizio della guerra ogni soldato aveva in dotazione un telo tenda, picchetti e paletti, affinché i reparti operativi, non trovando un villaggio dove alloggiarsi, potessero accamparsi all’aperto.

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