
Originariamente Scritto da
naviditalia

Originariamente Scritto da
franz
Grazie u03205 ho trovato interessantissimo il tuo link sulla commissione storico culturale italo-slovena e trovo che esso corrisponda alla realtà* e anche un primo passo verso il chiarimento di quasi 1 secolo di storia vissuta sulla pelle del popolo della mia regione e della Slovenia troppo spesso oscurata ,nascosta e strumentalizzata da tutte e due le parti.
[ciao2][ciao2] franz
dal rapporto citato:
3. Al crescente successo delle azioni partigiane ed al radicalizzarsi della contrapposizione fra la popolazione e gli occupatori Mussolini rispose trasferendo i poteri dalle autorità* civili a quelle militari, che adottarono drastiche misure repressive. Il regime d'occupazione fece leva sulla violenza che si manifestò con ogni genere di proibizioni, con le misure di confino, con le deportazioni e l'internamento nei numerosi campi istituiti in Italia (fra i quali vanno ricordati quelli di Arbe, Gonars e Renicci), con i processi dinanzi alle corti militari, con il sequestro e la distruzione di beni, con l'incendio di case e villaggi. Migliaia furono i morti, fra caduti in combattimento, condannati a morte, ostaggi fucilati e civili uccisi. I deportati furono approssimativamente 30 mila, per lo più civili, donne e bambini, e molti morirono di stenti. Furono concepiti pure disegni di deportazione in massa degli sloveni residenti nella provincia. La violenza raggiunse il suo apice nel corso dell'offensiva italiana del 1942, durata quattro mesi, che si era prefissa di ristabilire il controllo italiano su tutta la Provincia di Lubiana.
Nell'opera di repressione del movimento di liberazione le autorità* italiane ricorsero ai metodi repressivi già* sperimentati nella Provincia di Lubiana, ivi compresi gli incendi di villaggi e la fucilazione di civili. A tal fine furono appositamente creati l'Ispettorato speciale per la pubblica sicurezza e due nuovi corpi d'armata dell'esercito italiano. Le operazioni militari si estesero pertanto anche sul territorio dello stato italiano.
5. Nei giorni successivi all'8 settembre 1943 le forze armate ed elementi dell'amministrazione civile italiana poterono lasciare i territori sloveni indistrurbati, anche giovandosi dell'aiuto della popolazione locale.
Quindi giustamente si mette in luce con grande risalto e cifre che gli italiani bruciavano e fucilavano, etc, "migliaia" i morti, 30.000 deportati etc etc più avanti c'è San Sabba etc etc...
e poi...
L'estensione del controllo jugoslavo dalle aree già* precedentemente liberate dal movimento partigiano fino a tutto il territorio della Venezia Giulia fu salutata con grande entusiasmo dalla maggioranza degli sloveni e dagli italiani favorevoli alla Jugoslavia. Per gli sloveni si trattò di una duplice liberazione, dagli occupatori tedeschi e dallo Stato italiano. Al contrario, i giuliani favorevoli all'Italia considerarono l'occupazione jugoslava come il momento più buio della loro storia, anche perché essa si accompagnò nella zona di Trieste, nel goriziano e nel capodistriano ad un'ondata di violenza che trovò espressione nell'arresto di molte migliaia di persone, - in larga maggioranza italiane, ma anche slovene contrarie al progetto politico comunista jugoslavo -, parte delle quali vennero a più riprese rilasciate; in centinaia di esecuzioni sommarie immediate - le cui vittime vennero in genere gettate nelle "foibe"
appena "centinaia" di esecuzioni sommarie nelle foibe.
Inoltre, nella parte 1880-1918, non c'è praticamente accenno alle violenze degli estremisti sloveni.
Cfr., da Rustia:
"L`Associazione Edinost (Slovena, nota mia) nel 1911, quando Trieste apparteneva all`Impero Austroungarico, il
fascismo non era ancora nato, ed Hitler era ancora un imbianchino a Vienna, quindi non aveva
ancora fissato il suo programma per la soluzione finale del programma ebraico, esponeva,
nell`omonimo quotidiano, il suo programma per la soluzione del problema degli italiani della
Venezia Giulia.
... "Non cesseremo mai la nostra lotta finché non avremo ai nostri piedi, ridotta in polvere,
l`italianità* di Trieste, che sta celebrando la sua ultima orgia prima della morte...
Noi sloveni inviteremo questi votati alla morte a recitare il confiteor...``
Inoltre, a testimonianza di quanto sia lontana la "riconciliazione"(ROTFL!!!) e tanto per non dimenticarci di chi stiamo parlando...
Che la partecipazione ad infoibamenti
di italiani sia stato un merito molto apprezzato
dalle autorità* slavocomuniste non è
un`illazione, ma un fatto assodato. Ce lo
conferma anche Operazione foibe a Trieste,
spiegandoci che Nerino Gobbo, il capo degli
infoibatori della Plutone, riparò
prudentemente a Capodistria, onorato dalle
locali autorità* popolari.
Ma egli non fu il solo. Tanto per
citarne alcuni, vanno ricordati Silvio Pegan,
assassino della guardia campestre Antonio
Carpi, freddato a colpi di mitra il 3 maggio
1945 a Trieste in via delle Linfe solo perché
aveva testimoniato contro di lui nel processo
per rapina e furto, tenutosi nel 1941.
Il Pegan, non appena seppe che la
giustizia si stava interessando a lui, fuggì
nella zona jugoslava del Territorio Libero di
Trieste e vi rimase indisturbato anche dopo
aver subito la condanna all`ergastolo.
Altri partigiani condannati perché
infoibatori, e che ripararono nella
amministrata dagli jugoslavi furono
Francesco Trobez (l`assassino della
diciottenne Daniza Leghissa), Pietro Rose e
Pietro Antoncich (gli assassini di Francesco
Macarol) e Luciano Vever, che dopo aver
assassinato Alberto Marega, si recò a casa sua
e gli rubò tutto il guardaroba.
Nella cittadina rivierasca ripararono
anche Zadko Besedniak (quello
dell`infoibamento dei poveri Cima, Manzin e
Mauri), Danilo Pertot (quello
dell`infoibamento della povera Dora Ciok e di
Adriano Zarotti) e perfino Teodoro Zocchi e
Dusan Glavina, che processati per gli
infoibamenti del Pozzo di Gropada ed assolti
per insufficienza di prove, appena liberi
caricarono le loro masserizie su di un camion
e si portarono oltre la linea di demarcazione
La "riconciliazione" è, per sloveni e italiani in servizio permanente effettivo antifa, far calare le breghe agli italiani -more solito-. Con alcuni però non attacca. Spero che i primi se ne facciano una ragione.
Inoltre, un piccolo appunto. I vari dott.prof. cattedratici, che ora si lanciano in sottili distinguo e nella puntuale identificazione delle cause e dei fattori che mossero i pacifici e discriminati sloveni a posare l'aratro e massacrare le Norma Cossetto, dove erano in questi 50 anni, quando di Foibe non se ne parlava proprio!1!??!!
VERGOGNA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!