Aligi Barducci (1913-1944).
Fiorentino, nato nel quartiere Pignone da una modesta famiglia di lavoratori, comincia molto presto a lavorare continuando però a studiare privatamente. Presta servizio militare a Messina nel 1934. Mobilitato per l’ esigenza A.O. viene inviato in Somalia, dove rimane per due anni. Rimpatriato in Italia, dal 1938 lavora in vari uffici a Firenze, Chieti e Como. Nell’ ottobre 1940 ottiene il diploma di ragioniere e si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio dell’ Università di Firenze. Richiamato alle armi col grado di caporalmaggiore, è ammesso al corso A.U. a Pisa, uscendone come sottotenente di complemento. Durante il 1942 presta servizio prima a Como, poi in Liguria. Chiede il trasferimento nel 10º Reggimento Arditi di Santa Severa, divenendo comandante della pattuglia “La Potente”. Dopo un ciclo di operazioni a Pola contro i partigiani slavi, nel maggio 1943 è destinato in Sicilia col II Battaglione, nella zona di Acireale. In seguito ai combattimenti sostenuti dopo lo sbarco alleato, passa le linee rientrando in sede a Santa Marinella con i sopravvissuti del suo reparto. L’ 8 settembre vi viene sorpreso dalla notizia dell’ armistizio. Fedele al giuramento prestato al Re, a differenza di molti commilitoni si rifiuta di continuare a combattere insieme ai tedeschi e tenta senza successo di organizzare una resistenza nella campagna romana. Tornato a Firenze, ai primi di ottobre del 1943 contatta elementi antifascisti presenti in città. Assunto il nome di battaglia Potente, raggiunge una formazione partigiana nella zona di Montepulico. Nonostante l’ ostile diffidenza dei comunisti verso gli ufficiali del Regio Esercito, dimostra grande capacità diplomatica, mediando fra le diverse tendenze dei vari capobanda locali. Raduna tutti i partigiani della zona nella 22^ Brigata Garibaldi, intitolata a Lanciotto Ballerini divenendone il capo militare, sotto l’ occhiuta sorveglianza dei commissari politici imposti dal PCI. Il 29 giugno durante la “Battaglia di Cetica” si scontra con i Brandenburghesi, reparto speciale germanico assimilabile al 10° Arditi. Nel luglio 1944 diviene comandante della Divisione d’ assalto Garibaldi “Arno” (composta dalle brigate Lanciotto, Caiani, Sinigaglia e Fanciullacci), che dopo alcune azioni nel Mugello si sposta a Firenze. Nella lenta avanzata verso nord le truppe inglesi, che sono riuscite a stento a raggiungere l’ Oltrarno, dopo che la notte del 4 agosto sono saltati i ponti sull’ Arno, affidano ai partigiani il lavoro sporco di ripulire la città dalle retroguardie tedesche e dai cecchini fascisti, organizzati in gran numero da Pavolini. La sera dell’ 8 agosto durante un rastrellamento contro i franchi tiratori, Aligi Barducci rimane ferito – ufficialmente dallo scoppio di una granata nemica – mentre si dirige al distretto militare di Piazza Santo Spirito, per accordarsi con il comando alleato. Trasportato prima all’ infermeria del distretto, poi all’ ospedale da campo del Pian dei Giullari e infine all’ ospedale di Greve in Chianti, muore all'alba del giorno seguente all’ età di trentun anni. Insignito di M.O.V.M. alla memoria. Gli sono state intitolate vie a Firenze e in numerosi centri della provincia (Bagno a Ripoli, Borgo San Lorenzo, Certaldo, Figline Valdarno, Impruneta, Reggello, Rufina, San Casciano Val di Pesa, Scandicci, Sesto Fiorentino, Vicchio, San Giovanni Valdarno) oltre che a Castel S. Niccolò (Ar), Calcinaia (Pi) e Fiumicino (Rm).
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M.O.V.M. (alla memoria)
“Sfidando ogni pericolo consacrava la sua attività ad animare, suscitare, rafforzare il fronte della Resistenza in Toscana. Organizzatore dei primi distaccamenti partigiani in quella zona costituì la Brigata Garibaldi Lanciotto, la comandò in ripetuti durissimi scontri guidandola con intrepido valore ed alto spirito di sacrificio in vittoriosi combattimenti come quelli ormai leggendari per la difesa di Cetica. Comandante della Divisione Garibaldi Arno portava i propri reparti all’ avanguardia dell’ esercito alleato nella battaglia per la liberazione di Firenze. Affrontava eroicamente l’ ostinata e rabbiosa resistenza tedesca, apriva un varco tra le file nemiche e guidava i volontari italiani ad entrare combattendo primi in Firenze, sua città natale. Alla testa come sempre dei propri uomini mentre dirigeva l’azione dei Garibaldini contro le retroguardie tedesche asserragliate nella città, cadeva colpito da una granata nemica.”
Firenze, 9 agosto 1944
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