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Discussione: Attori e personaggi pubblici... in uniforme

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  1. #1
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    Aligi Barducci (1913-1944).


    Fiorentino, nato nel quartiere Pignone da una modesta famiglia di lavoratori, comincia molto presto a lavorare continuando però a studiare privatamente. Presta servizio militare a Messina nel 1934. Mobilitato per l’ esigenza A.O. viene inviato in Somalia, dove rimane per due anni. Rimpatriato in Italia, dal 1938 lavora in vari uffici a Firenze, Chieti e Como. Nell’ ottobre 1940 ottiene il diploma di ragioniere e si iscrive alla Facoltà di Economia e Commercio dell’ Università di Firenze. Richiamato alle armi col grado di caporalmaggiore, è ammesso al corso A.U. a Pisa, uscendone come sottotenente di complemento. Durante il 1942 presta servizio prima a Como, poi in Liguria. Chiede il trasferimento nel 10º Reggimento Arditi di Santa Severa, divenendo comandante della pattuglia “La Potente”. Dopo un ciclo di operazioni a Pola contro i partigiani slavi, nel maggio 1943 è destinato in Sicilia col II Battaglione, nella zona di Acireale. In seguito ai combattimenti sostenuti dopo lo sbarco alleato, passa le linee rientrando in sede a Santa Marinella con i sopravvissuti del suo reparto. L’ 8 settembre vi viene sorpreso dalla notizia dell’ armistizio. Fedele al giuramento prestato al Re, a differenza di molti commilitoni si rifiuta di continuare a combattere insieme ai tedeschi e tenta senza successo di organizzare una resistenza nella campagna romana. Tornato a Firenze, ai primi di ottobre del 1943 contatta elementi antifascisti presenti in città. Assunto il nome di battaglia Potente, raggiunge una formazione partigiana nella zona di Montepulico. Nonostante l’ ostile diffidenza dei comunisti verso gli ufficiali del Regio Esercito, dimostra grande capacità diplomatica, mediando fra le diverse tendenze dei vari capobanda locali. Raduna tutti i partigiani della zona nella 22^ Brigata Garibaldi, intitolata a Lanciotto Ballerini divenendone il capo militare, sotto l’ occhiuta sorveglianza dei commissari politici imposti dal PCI. Il 29 giugno durante la “Battaglia di Cetica” si scontra con i Brandenburghesi, reparto speciale germanico assimilabile al 10° Arditi. Nel luglio 1944 diviene comandante della Divisione d’ assalto Garibaldi “Arno” (composta dalle brigate Lanciotto, Caiani, Sinigaglia e Fanciullacci), che dopo alcune azioni nel Mugello si sposta a Firenze. Nella lenta avanzata verso nord le truppe inglesi, che sono riuscite a stento a raggiungere l’ Oltrarno, dopo che la notte del 4 agosto sono saltati i ponti sull’ Arno, affidano ai partigiani il lavoro sporco di ripulire la città dalle retroguardie tedesche e dai cecchini fascisti, organizzati in gran numero da Pavolini. La sera dell’ 8 agosto durante un rastrellamento contro i franchi tiratori, Aligi Barducci rimane ferito – ufficialmente dallo scoppio di una granata nemica – mentre si dirige al distretto militare di Piazza Santo Spirito, per accordarsi con il comando alleato. Trasportato prima all’ infermeria del distretto, poi all’ ospedale da campo del Pian dei Giullari e infine all’ ospedale di Greve in Chianti, muore all'alba del giorno seguente all’ età di trentun anni. Insignito di M.O.V.M. alla memoria. Gli sono state intitolate vie a Firenze e in numerosi centri della provincia (Bagno a Ripoli, Borgo San Lorenzo, Certaldo, Figline Valdarno, Impruneta, Reggello, Rufina, San Casciano Val di Pesa, Scandicci, Sesto Fiorentino, Vicchio, San Giovanni Valdarno) oltre che a Castel S. Niccolò (Ar), Calcinaia (Pi) e Fiumicino (Rm).
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    M.O.V.M. (alla memoria)
    “Sfidando ogni pericolo consacrava la sua attività ad animare, suscitare, rafforzare il fronte della Resistenza in Toscana. Organizzatore dei primi distaccamenti partigiani in quella zona costituì la Brigata Garibaldi Lanciotto, la comandò in ripetuti durissimi scontri guidandola con intrepido valore ed alto spirito di sacrificio in vittoriosi combattimenti come quelli ormai leggendari per la difesa di Cetica. Comandante della Divisione Garibaldi Arno portava i propri reparti all’ avanguardia dell’ esercito alleato nella battaglia per la liberazione di Firenze. Affrontava eroicamente l’ ostinata e rabbiosa resistenza tedesca, apriva un varco tra le file nemiche e guidava i volontari italiani ad entrare combattendo primi in Firenze, sua città natale. Alla testa come sempre dei propri uomini mentre dirigeva l’azione dei Garibaldini contro le retroguardie tedesche asserragliate nella città, cadeva colpito da una granata nemica.”


    Firenze, 9 agosto 1944
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    "Chissà a quale di questi alberi ci impiccheranno..."

  2. #2
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    Edgardo Sogno (1915-2000).
    Iscritto all’ anagrafe come conte Edgardo Pietro Andrea Sogno Rata del Vallino di Ponzone. Conseguita la maturità classica, nel
    1933 presta servizio nel Regio Esercito come sottotenente del Rgt. “Nizza Cavalleria”. Laureatosi in Giurisprudenza e in Scienze politiche, nel 1938 prende parte alla guerra di Spagna nel Corpo Truppe Volontarie pur non essendo fascista, ma monarchico e anticomunista. Nello stesso anno circola per Torino con una una stella di David sulla giacca, in segno di protesta per le leggi razziali. Nel 1940 entra in diplomazia e si trasferisce a Roma, dove frequenta noti antifascisti, tra i quali Benedetto Croce e Giaime Pintor. Contrario all’ alleanza coi tedeschi, il 10 giugno 1940, aperte le finestre della sua casa torinese, suona a tutto volume La Marsigliese, inno nazionale di un paese nemico. Richiamato alle armi col grado di tenente, alla fine del 1942 è destinato alla 4^ Armata italiana, che occupa la Francia meridionale. Nel maggio 1943 è arrestato a Nizza con l’accusa di alto tradimento, per aver auspicato pubblicamente la vittoria militare degli Stati Uniti. Rilasciato dopo il 25 luglio viene congedato. Dopo l’8 settembre 1943 si avvicina al Partito Liberale Italiano in clandestinità e ne diviene rappresentante nel CLNAI. Attraversato più volte il fronte, prende contatti col governo con il governo legittimo e con gli alleati, offrendosi di allestire una rete spionistica nelle regioni settentrionali. Paracadutato al nord con due compagni, crea e dirige l’ Organizzazione Franchi, formazione militare badogliana legata all’ Intelligence Service. Arrestato dai tedeschi a Genova il 31 marzo 1944, è rinchiuso nella Casa dello Studente ma riesce a fuggire. Oltre a gestire la sua rete spionistica, tra la fine del 1944 e l’ inizio del 1945 prende contatti con la Brigata Osoppo e, la X^ Flottiglia M.A.S. del comandante Borghese al fine di ostacolare per quanto possibile l’ invasione dei confini orientali da parte delle truppe di Tito. Il 2 febbraio 1945 tenta di liberare Ferruccio Parri, detenuto nell’ albergo Regina di via Santa Margherita, quartier generale delle SS a Milano. Introdottosi nell’ albergo in uniforme tedesca è riconosciuto, catturato e torturato. Inviato un campo di prigionia in provincia di Bolzano, vi resta fino alla fine del conflitto. Tra il 1945 ed il 1946 fonda e dirige le testate Corriere Lombardo e Costume. Dal settembre 1945 al giugno 1946 è deputato per il P.L.I. alla Consulta Nazionale. Dopo il referendum istituzionale del 2 giugno 1946 si appella più volte alla Corte di Cassazione, denunciando brogli elettorali. Abbandonata la politica in dissenso coi liberali, chiede e ottiene di essere reintegrato nella carriera diplomatica. Grazie al suo passato militare, nel 1951 è membro del Planning Coordination Group della NATO e si trasferisce a Londra alla segreteria dell’ Alleanza Atlantica. Nel 1952 frequenta i corsi del Defense College della NATO a Parigi, creato da Eisenhower per addestrare alla guerra psicologica contro il comunismo. Nel 1953 trasforma il giornale anticomunista Pace e Libertà nell’omonimo movimento, in realtà una cellula segreta destinata alla guerra non convenzionale, finanziata dalla CIA e assimilabile all’ Organizzazione Gladio. Durante e dopo l’ insurrezione ungherese del 1956, la rete di Sogno opera a Vienna esfiltrando oltre confine numerosi esponenti del governo di Imre Nagy. In qualità di diplomatico presta servizio nelle ambasciate italiane in Argentina, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Nominato ambasciatore in Birmania, si dimette nel 1971 perchè le sue opinioni sulla guerra in Vietnam risultano sgradite al governo di centrosinistra. Dopo il rimpatrio fonda i Comitati di Resistenza Democratica, ai quali aderiscono numerosi ex partigiani non comunisti, tra cui Enrico Martini “Mauri” ed il giornale Resistenza Democratica, diretto da Enzo Tortora. Nello stesso periodo diviene anche vicepresidente dell’ associazione dei partigiani non comunisti Federazione Italiana Volontari della Libertà (FIVL). Convinto della necessità di una riforma costituzionale in senso presidenziale, Sogno prende contatti con Randolfo Pacciardi e Luigi Cavallo, si affilia al Grande Oriente d’ Italia e si iscrive alla loggia massonicaP2 di Licio Gelli. Nel 1974 è accusato da Luciano Violante, allora magistrato presso la Procura della Repubblica di Torino, di aver pianificato un colpo di stato sostenuto dall’ esercito, da ex partigiani liberali, repubblicani, monarchici ed anche da ex comunisti pentiti, al fine di mutare la Costituzione dello Stato e la forma di governo con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale. Detenuto per un mese e mezzo nel carcere romano di Regina Coeli, viene prosciolto anni dopo per non aver commesso il fatto. Avversario instancabile di tutte le ideologie totalitarie, in quegli anni Sogno è detestato dalla sinistra, ma poco amato anche dalla destra. Negli anni ’80 si avvicina al P.S.I. di Craxi, scrivendo anche sull’Avanti! e su MondOperaio. Dopo Tangentopoli riprende a sperare nella riforma presidenziale, scrive alcuni libri e collabora con Il Giornale e L’Indipendente durante la direzione di Vittorio Feltri. Nel 1996 si candida al Senato con Alleanza Nazionale a Cuneo ma, non eletto, si ritira definitivamente a vita privata.
    ______________________________________
    ONORIFICENZE ITALIANE

    M.O.V.M.
    “Spinto da generoso impulso fin dall’8 settembre 1943 si schierava contro i nazifascisti. Attraversate le linee di combattimento sollecitava di compiere una delicata e rischiosissima missione nel territorio italiano occupato dai tedeschi. Aviolanciato nelle retrovie nemiche, sfidava ogni rischio ed in breve tempo dava vita ad una complessa organizzazione clandestina di grande importanza militare e politica. Individuato e attivamente ricercato dalla polizia nemica, moltiplicava le sue energie e la sua attività contribuendo sensibilmente al potenziamento del movimento di liberazione dell’ Italia Nord Occidentale. Due volte arrestato dai nazifascisti, riusciva ad evadere ed incurante dei pericoli sempre maggiori che lo minacciavano, riprendeva con rinnovato fervore la sua audace missione. Per scopi informativi e per accompagnare influenti membri del Clnai si portava tre volte nell’ Italia liberata dopo audaci e fortunose vicissitudini. Caduto in mano nemica in drammatiche circostanze, nel generoso e disperato tentativo di salvare un influentissimo membro del movimento di liberazione, pur conscio di essere irrevocabilmente perduto, manteneva l'abituale serenità e sopportava virilmente la prigionia ove lo colse il giorno della liberazione alla quale aveva tanto valorosamente contribuito. ”

    Italia Nord Occidentale, 8 settembre
    1943 - 2 maggio 1945
    __________
    M.A.V.M.
    “Volontario per un’ audace azione di guerra, veniva aviolanciato in territorio italiano occupato dai tedeschi, dove organizzava e dirigeva una salda formazione di patrioti. Per oltre un anno svolgeva, con azione audace ed avveduta un'intensa attività informativa, collaborando efficacemente al potenziamento del movimento di liberazione nazionale. Arrestato riuscì ad evadere e incurante dei gravi rischi a cui si esponeva, continuava ad assolvere la difficile missione, nel corso della quale attraversava due volte le linee nemiche del fronte di combattimento.”

    Italia settentrionale 6 dicembre 1943 - 31 dicembre 1944
    ___________
    Grand’ Ufficiale dell’ Ordine al Merito della Repubblica Italiana
    Roma, 2 giugno 1974.
    ___________
    Grand’Ufficiale dell’ Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro
    ___________
    Croce di Guerra al Valor Militare
    ___________
    Croce al Merito di Guerra - 3^ concessione
    ___________
    Medaglia Commemorativa della Guerra di Spagna
    ___________
    Medaglia di benemerenza per i volontari della Guerra di Spagna
    ___________
    Medaglia Commemorativa della Guerra 1940-1943
    ___________
    Medaglia Commemorativa della Guerra di Liberazione
    ___________
    Medaglia di benemerenza per i volontari della Guerra 1940-1943
    ___________
    Distintivo di Volontario della Libertà
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    ONORIFICENZE STRANIERE

    Bronze Star Medal (Stati Uniti d’ America)
    “Per atti di eroismo, di merito e di servizio meritevole in zona di combattimento, durante la seconda guerra mondiale.”


    Italia, 8 settembre
    1943 - 2 maggio 1945
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  3. #3
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    Ermanno Gorrieri (1920-2004).


    Nato a Magreta (Mo), figlio di un coltivatore diretto e di una maestra, nel 1928 si trasferisce a Modena per continuare gli studi. Nel 1935 aderisce all’ Associazione degli studenti medi di Azione Cattolica, conosciuta anche come “Paradisino” e ne diviene presidente dal 1937 al 1942. Iscrittosi alla Facoltà di Chimica dell’ Università di Modena, passa in seguito a Giurisprudenza. Si iscrive alla FUCI (Federazione Universitari Cattolici Italiani), è delegato diocesano studenti della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). Chiamato alle armi negli Alpini ad agosto del 1942, viene nominato sottotenente nell’ agosto 1943. L’ 8 settembre è in licenza a Magreta presso i genitori ed insieme ad altri giovani recupera armi ed equipaggiamenti abbandonati, occultandoli in vari luoghi dell’ Appennino. Fonda il Movimento giovanile per la rinascita, composto da cattolici e laici. Alla fine del 1943 rappresenta la DC nel comitato militare del CLN organizzando giovani cattolici per la diffusione di stampa clandestina, il sabotaggio, il salvataggio di ebrei e piloti alleati in collaborazione con le autorità ecclesiastiche. Nel 1944 sfugge alla polizia fascista e crea un primo nucleo di partigiani cattolici. Nel 1945 con il nome di battaglia “Claudio” partecipa alla Repubblica partigiana di Montefiorino e alle fasi finali della liberazione. Nel maggio 1945 segretario provinciale della DC. Nell’ ottobre 1946 presidente del CIS – Comitato di Intesa Sindacale tra DC, Acli, Aci, Cif, Coldiretti e Unione cooperative. Da marzo a giugno 1947 membro della Segreteria Provinciale della Camera del Lavoro. Da marzo 1947 a luglio 1948 membro della Commissione esecutiva e del Consiglio Generale dei sindacati e delle leghe della Camera del Lavoro. Membro della giunta esecutiva della DC di Modena sino al 1954. Segretario provinciale della Cisl dal 1950 al 1958. Membro del consiglio nazionale delle Acli dal 1948 al 1950. Laureato in Giurisprudenza all’ Università di Modena nel 1950. Membro del consiglio della Unione provinciale delle Cooperative dal 1947, vicepresidente dal 1948, presidente dal 1951 al 1960 e dal 1963 al 1967. Deputato DC dal 1958 al 1963. Membro delle commissioni agricoltura e lavori pubblici della Camera. Dirigente dell’ Ufficio Cooperazione della Direzione Nazionale DC. Dal 1966 al 1980 membro del Consiglio nazionale DC. Segretario regionale della DC dell’ Emilia Romagna dal 1966 al 1971. Membro del Comitato regionale per la programmazione economica e coordinatore del Piano di sviluppo dell’ Emilia Romagna dal 1968 al 1969. Dal 1970 al 1975 consigliere regionale dell’ Emilia Romagna. Ministro del lavoro e della previdenza sociale nel Governo Fanfani tra aprile e luglio del 1987. Esponente del cattocomunismo dopo Tangentopoli e il tracollo della DC, nel 1993 costituisce insieme a Pierre Carniti il Movimento dei Cristiano Sociali, auspicando una “nuova resistenza popolare” contro la destra berlusconiana. Nel 1998 confluisce nei Democratici di Sinistra, dei quali è uno dei fondatori.
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    Joséphine Baker fu il nome d’ arte di Freda Joséphine McDonald, una ballerina, cantante ed attrice cinematografica statunitensenaturalizzatafrancese nata a St. Louis nel 1906 e morta a Parigi nel 1975. Meticcia di sangue misto, metà afroamericana e metà pellerossa degli Appalachi, fu la prima star internazionale di colore. Fuggita di casa a 13 anni visse di espedienti, finchè riuscì a convincere il direttore del Boxer Washington Theatre a farle un provino. Joséphine iniziò così la carriera di ballerina nei piccoli teatri di St. Louis, finchè a sedici anni debuttò a Broadway in una grandiosa rivista, replicata per ben due anni. Il 2 ottobre 1925 venne in Europa con la Revue nègre, esibendosi a Parigi. Divenuta nel frattempo prima ballerina al teatro degli Champs-Elysées, con la sua bellezza esotica e il suo talento artistico mandò Parigi in delirio, tanto che il teatro registrò costantemente il tutto esaurito. Seppe unire il gusto piccante e ricercato del varietà francese al folklore della musica africana. Ballando il Charleston vestita solo di un gonnellino di sedici banane divenne un’ icona della vita parigina negli anni ’20, suscitando nei francesi l’ interesse per il jazz e le musiche nere. Dopo una tournée europea, nel 1927 si esibì alle Folies Bergère debuttando anche come cantante. Accompagnata da un leopardo al guinzaglio, terrorizzò gli orchestrali, facendo fremere di paura il pubblico. In quel periodo sposò segretamente il suo manager, il siciliano Giuseppe Abatino. Il matrimonio si concluse con la morte di lui 10 anni dopo. La sua tournée del 1936 negli Stati Uniti fu un insuccesso, in un paese ancora dominato dalla separazione razziale la sua era una figura scomoda e ritenuta dal pubblico “troppo europea”. Rientrata a Parigi nel 1937, ottenne la cittadinanza francese sposando il facoltoso imprenditore israelita Jean Lion, dopo essersi convertita all’ ebraismo. I due divorziarono solo due anni dopo a causa della feroce gelosia dell’ industriale e Joséphine tornò ad esibirsi in palcoscenico. Nel settembre 1939 fu arruolata come confidente dai servizi segreti francesi tramite Jacques Abtey, capo del controspionaggio militare a Parigi. Per questo motivo, frequentò l’ alta società parigina. Contemporaneamente si mobilitò a favore della Croce Rossa e visitò postazioni della Linea Maginot lungo il confine franco-tedesco insieme ad altre celebrità del mondo dello spettacolo. Dopo l’ invasione nazista, il 24 novembre 1940 si arruolò nei servizi segreti della Francia Libera, sempre avendo come tramite il comandante Abtey, che restò suo ufficiale di collegamento fino alla Liberazione. In quel periodo, pur continuando ad esibirsi sia in territorio occupato che nella Francia di Vichy, si fece carico di importanti missioni spionistiche, celando dei messaggi fra i suoi spartiti musicali. Operò prima in Francia poi nel Nordafrica francese, sotto la protezione di Si Ahmed Belbachir. In seguito allo sbarco alleato del novembre del 1942, fu ingaggiata come ausiliaria dal servizio femminile dell’ Armée de l’ Air, e tornò in territorio metropolitano francese sbarcando a Marsiglia nell’ ottobre 1944. Proseguì la sua attività a favore della Croce Rossa e cantò per i soldati al fronte, seguendo le truppe golliste fino al termine della guerra in Europa. Congedata col grado di capitano, fu decorata con la Legion d’ Onore da Charles De Gaulle. Nel 1947 sposò il direttore d’ orchestra Jo Bouillon, trasferendosi nel castello di Milandes in Dordogna, dove accolse ben 12 figli adottivi, provenienti da diversi paesi del mondo. Le crescenti spese la costrinsero ad aumentare le sue esibizioni, al fine di incrementare le entrate e proseguire la sua opera benefica. Il 6 marzo del 1960 fu iniziata in massoneria nella loggia La nouvelle Jérusalem, appartenente alla Grande Loggia Femminile di Francia. Sostenitrice e finanziatrice del movimento per i diritti civili degli afroamericani, nel 1964 partecipò a Washington alla marcia organizzata da Martin Luther King. Tale attività politica risultò sgradita alla massoneria francese, che quello stesso anno la espulse per indegnità dalla loggia La nouvelle Jérusalem. Ormai in bancarotta, ottenne dalla principessa Grace di Monaco un aiuto economico e il permesso di esibirsi per la Croce Rossa nel Principato di Monaco. Ciò le permise di superare le difficoltà finanziarie e acquistare un alloggio in Costa Azzurra, stabilendovisi definitivamente. Nella prima metà degli anni ’70 portò i suoi spettacoli in tutta Europa e negli Stati Uniti. La sua ultima esibizione fu a Parigi, la sera dell’11 aprile 1975. Poco dopo fu trovata esanime e morì per emorragia cerebrale nelle prime ore del 12 aprile. Ai funerali celebrati con rito cattolico nella Chiesa della Madeleine a Parigi, cui assistette una folla immensa, ricevette gli onori militari dovuti ai combattenti decorati. Venne sepolta nel cimitero del Principato di Monaco.
    ________________

    Tra il 1927 e il 1973 partecipò a una dozzina tra film muti e parlati, che però non incontrarono il successo di pubblico sperato.

    Die Frauen von Folies Bergères (1927)
    La Revue des revues (1927)
    La sirena dei tropici (1927)
    La Folie du jour (1929)
    Le Pompier des Folies Bergères (1930)
    Zou-zou (1934)
    La principessa Tam Tam (1935)
    È arrivata la fortuna (1940)
    Fausse alerte (1945)
    An jedem Finger zehn (1954)
    Acht nach 8 (1973)
    ________________________________
    INSIGNITA DELLE SEGUENTI ONORIFICENZE

    Cavaliere della Legion d’ Onore
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    Croix de Guerre 1939-1945
    _____
    Medaglia della Resistenza
    _____
    Medaglia Commemorativa del servizio volontario nella Francia Libera
    _____
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    Jim Garrison (1921-1992).
    Nasce a
    Denison (Iowa), dove viene iscritto all’ anagrafe col nome di Earling Carothers Garrison, ma dopo il divorzio dei genitori si trasferisce con la madre a New Orleans (Louisiana). A 19 anni di età si arruola volontario nell’ U.S. Army, nel 1940. Viene promosso tenente d’ Artiglieria nel 1942. Brevettato pilota di velivoli leggeri per osservazione aerea, frequenta il corso di istruzione tattica a Fort Sill (Oklahoma). Trasferito nel teatro d’ operazioni europeo nel 1944, partecipa ad azioni belliche in Francia e Germania. Nel 1945 il suo reparto coopera alla liberazione di Dachau. Dal 1946 al 1963 presta servizio part-time come ufficiale di Stato Maggiore in unità di Artiglieria della Guardia Nazionale della Louisiana. Nel 1949 si laurea in Legge alla Tulane University e in seguito ottiene un master in Diritto Civile. Nei primi anni ’50 entra nell’ F.B.I. prestando servizio per due anni come agente speciale a Seattle e Tacoma. Viene eletto viceprocuratore distrettuale di New Orleans dal 1954 al 1958 e procuratore distrettuale di New Orleans dal 1961 al 1973. Persuaso dell’ esistenza di un complotto dietro l’ omicidio Kennedy, ritiene errate le conclusioni della commissione Warren. Nel 1967 incrimina per cospirazione Clay Shaw, un ambiguo uomo d’ affari legato alla CIA noto anche come Clay Bertrand, tentando di indurlo a rivelare i nomi di altri complici. Shaw si dichiara innocente, viene assolto nel 1969 e nel 1971 decide di fare causa a Garrison ma muore poco dopo di tumore. Oggetto di intimidazioni da parte di enti governativi, Jim Garrison viene arrestato per reati fiscali dall’ IRS (l’ equivalente statunitense della GdiF) nel 1971. Processato nel 1973 per corruzione e complicità col crimine organizzato, viene giudicato innocente ma perde le elezioni per il quarto mandato da procuratore distrettuale. Processato una seconda volta nel 1974 per evasione fiscale, viene nuovamente assolto. Nei sei anni successivi pratica la libera professione in uno studio legale e scrive un romanzo ispirato al caso Kennedy. Negli anni ’80 viene eletto giudice della quarta sezione d’ appello della Louisiana e in seguito collabora come consulente di Oliver Stone alla realizzazione del film JFK con Kevin Costner. Principale sostenitore della teoria del complottista, diffonde i lavori di ricercatori e storici indipendenti, persistendo anche nei suoi ultimi anni ad indicare le massime autorità del governo federale come responsabili dell’ omicidio di Dallas. Muore a New Orleans all’ età di 71 anni.
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    Harold Godfrey Lowe (1882-1944).
    Nato ad
    Eglwys Rhos, nel Galles del Nord, terzo di otto figli, si dimostrò fin da giovanissimo interessato alla vita di mare. A 14 anni scappò da scuola e si unì alla marina mercantile. Iniziò a lavorare come mozzo a bordo di golette costiere gallesi e in seguito su navi mercantili lungo la costa occidentale dell’Africa. Nel 1906 ottenne il patentino da secondo ufficiale di coperta; nel 1908 quello da primo ufficiale. Fu assunto alla White Star Line nel 1911 dopo aver ottenuto un certificato di capitano di lungo corso, sperimentando la navigazione su ogni tipo di nave: dalla goletta, al vascello fino a giungere alle navi a vapore. Servì come terzo ufficiale sulla Belgic e sulla Tropic prima di essere trasferito sul Titanic come quinto ufficiale, nel 1912. Nonostante i numerosi anni trascorsi in mare, il viaggio inaugurale del Titanic fu la sua prima traversata transatlantica. Quando a mezzogiorno del 10 aprile 1912 il Titanic partì da Southampton, Lowe era in plancia, intento ad impartire ordini via telefono. Il 14 aprile, terminato il proprio turno di guardia, si ritirò in cabina alle ore 20.00 restando addormentato anche quando, tre ore e quaranta minuti dopo, la nave entrò in collisione con un iceberg. Quando si svegliò e fu informato della situazione si vestì rapidamente, prese la pistola ed andò ad occuparsi della sicurezza dei passeggeri. Aiutò il terzo ufficialeHerbert Pitman, a imbarcare passeggeri sulla lancia n° 5, facendola poi calare a mare. Nel suo tentativo di salvare quante più persone possibili, Lowe fu costantemente ostacolato e messo sotto pressione dall’ amministratore delegato della White Star Line, Joseph Bruce Ismay, il quale lo costrinse insistentemente a riempire le lance con un numero molto esiguo di passeggeri. Alle ore 01.30 prese la decisione di comandare personalmente la lancia n° 14, ma in quel momento una massa di passeggeri di seconda e terza classe irruppe dai ponti inferiori mentre l’ imbarcazione stava per essere messa in acqua. Lowe sparò tre colpi di pistola per allontanare la folla che rischiava di rovesciare la lancia. Una volta in mare Lowe ordinò ai rematori di allontanarsi il più possibile dalla nave e quando essa si inabissò alle 02.20, la lancia n° 14 era a circa 140 metri di distanza. Subito dopo fece trasbordare i suoi passeggeri sulle altre lance semivuote e tornò indietro, nel tentativo di recuperare eventuali sopravvissuti. Fu l’ unico fra tutti a tornare indietro senza preoccuparsi di un eventuale assalto in massa con conseguente capovolgimento della barca. Riuscì a raccogliere solo quattro uomini, uno dei quali morì durante la notte di ipotermia. La maggior parte dei naufraghi finiti in acqua era stata uccisa quasi istantaneamente dalle temperature gelide, ma Lowe prese la via del ritorno solo quando le urla cessarono. Radunate le imbarcazioni più vicine, ne prese il comando, restando personalmente al timone della lancia n° 14 fino alle ore 04.00, quando lui ed il suo gruppo di imbarcazioni di salvataggio furono tratti in salvo dalla RMS Carpathia. Sbarcato con gli altri sopravvissuti del Titanic al Molo 54 del porto di New York il 18 aprile, Lowe fu chiamato a testimoniare dalla commissione d’ inchiesta del Senato americano. Resosi conto che l’ inchiesta americana mirava principalmente ad addossare la responsabilità del disastro sul comandante Smith e l’ equipaggio del Titanic, rispose in maniera fin troppo schietta, giudicata all’ epoca “irriverente”. Quando gli venne chiesto cosa fosse un iceberg rispose: “Ghiaccio, suppongo, signore”. Imbarcato sull’ Adriatic il 2 maggio, fu rimpatriato in Inghilterra. A Barmouth partecipò ad un ricevimento in suo onore presso il Picture Pavilion, cui parteciparono oltre 1.300 persone. In quella occasione gli fu donato un orologio d’oro con la scritta: “Regalato ad Harold Godfrey Lowe, quinto ufficiale dell’RMS Titanic, dai suoi amici di Barmouth e di altrove come riconoscimento e apprezzamento per i suoi coraggiosi nel naufragio del Titanic il 15 aprile 1912”. Nel 1913, sposò Ellen Marion Whitehouse ed ebbero due figli, Florence Josephine ed Harold William. Durante la prima guerra mondiale fu richiamato nella Royal Naval Reserve (RNR) prestando servizio sia a terra che imbarcato su navi da trasporto. Dopo la rivoluzione bolscevica fu inviato nel porto russo di Vladivostok a sostegno del contingente interalleato mandato in Siberia a sostegno dei russi bianchi. Fu congedato alla fine della guerra civile col grado di tenente di vascello. Ritiratosi a Deganwy con la famiglia, morì all’età di 61 anni e fu sepolto presso il cimitero parrocchiale di Llandrillo-yn-Rhos, nel distretto gallese di Conwy.
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    "Chissà a quale di questi alberi ci impiccheranno..."

  7. #7
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  8. #8
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    Molto bella la foto di Eddy Sogno. Apparve anche su un libro, io ne ho una stampata in originale d'epoca che fu venduta ad un collezionista come ufficiale delle SS Italiane. Lo riconobbi io ed il "collega" me la cedette =)
    Le imbecillità in Italia fanno sempre rumore. (Indro Montanelli)

  9. #9
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    Luigi Granotti, alias “Biundìn”, alias “Il Biondo”, alias “Luigi”, è il secondo uomo del regicidio di Monza. La sua presenza sul luogo dell’ attentato smentisce la tesi ufficiale del gesto isolato, subito accreditata dalle autorità italiane e sostenuta anche dallo stesso Gaetano Bresci durante il processo per direttissima, svoltosi appena un mese dopo il fatto. I documenti recentemente desecretati dal Ministero degli Interni, le carte segrete di Giovanni Giolitti conservate all’ Archivio di Stato e una inchiesta sull’ attività degli anarchici italiani negli Stati Uniti (commissionata dal governo statunitense all’ investigatore italo-americano Joe Petrosino, capo dell’ Italian branch del N.Y.P.D.) concordano nel ritenere che l’ uccisione di Umberto I a Monza sia stata attuata non da un singolo individuo, ma da una nutrita squadra di attentatori ben addestrati, reclutati nella comunità anarchica di Paterson (New Jersey). Si trattò in realtà solo di un episodio della lunga “guerra non convenzionale” contro la monarchia sabauda, portata avanti in segreto tra il 1861 e il 1914 da Maria Sofia di Borbone, ultima regina del Regno delle Due Sicilie ed eroina dell’ Assedio di Gaeta, nel tentativo di destabilizzare lo stato unitario e restaurare l’ autorità borbonica nell’ Italia meridionale. Il progetto di uccidere re Umberto I prese forma durante numerose riunioni segrete tenutesi nel 1898 a Villa Hamilton, la residenza della sovrana in esilio a Neully. Vi parteciparono a vario titolo nobili meridionali legittimisti, alti prelati legati al Vaticano, membri dell’ ambasciata Austro-ungarica a Parigi, i servizi segreti militari francesi (per i quali la presenza dell’ Italia nella Triplice Alleanza rappresentava un pericolo concreto), il banchiere ebreo Rudolf Rothschild, il deputato socialista-rivoluzionario torinese Oddino Morgari e i terroristi anarco-individualisti Charles Malato ed Errico Malatesta. A questi ultimi fu affidato il compito di reclutare la squadra dei killers fra gli anarchici italiani di Paterson (quasi tutti settentrionali provenienti dalle capitali italiane dell’ industria tessile: Prato, Biella, Vercelli e Como) ed addestrarli all’ uso delle armi. Come sarebbe accaduto per l’ omicidio di JFK a Dallas 60 anni dopo, tali dirompenti verità furono subito nascoste all’ opinione pubblica e lo stesso Vittorio Emanuele III salendo al trono diede prova di insolito equilibrio e moderazione, considerate le tragiche circostanze della successione. Sarebbe stato molto pericoloso e sia per l’ istituzione monarchica che per lo stato unitario ammettere l’ esistenza di un complotto – e dunque di una corrente legittimista borbonica ancora presente nel meridione – a tanti anni dall’ unificazione nazionale. Peggio ancora, se si fosse saputo del coinvolgimento di funzionari di stati esteri ufficialmente ritenuti amici (la Francia) o alleati (l’ Austria), una grave crisi diplomatico-militare sarebbe stata inevitabile. Dunque si adottò la comoda versione dell’ attentatore isolato, spinto dall’ individualismo anarchico e Gaetano Bresci dopo la condanna all’ ergastolo fu “suicidato” nel penitenziario di Santo Stefano, mettendo così a tacere uno scomodo testimone. Molti anni dopo Errico Malatesta (che morirà ottantenne nella sua casa romana nel 1932) dichiarò:
    “Il regicidio, come sapete tutti, non fu un gesto individuale come allora si andò cianciando, bensì un complotto organizzato con tutte le regole sia nella preparazione, sia nell’ esecuzione, sia nelle necessarie complicità”.
    Luigi Granotti nasce a Sagliano Micca (VC) il 15 novembre 1867, frequenta le scuole fino alla 3^ elementare, dedicandosi poi al mestiere di cappellaio. E’ chiamato alle armi nel 1888 e presta il servizio di leva nel 76° Reggimento Fanteria a Girgenti e poi a Messina, senza manifestare particolari idee politiche. Congedato nell’ agosto 1890, nel maggio1894 emigra raggiungendo il fratello Giuseppe, già da tempo in America. E’ dunque negli Stati Uniti che il giovane si radicalizza e viene coinvolto nel progetto di regicidio. Risiede a Paterson, come Bresci. Lavora come tessitore, come Bresci. Frequenta il gruppo anarchico Diritto all’esistenza, come Bresci. Nel maggio del 1900 si imbarca alla volta dell’ Italia, come Bresci (ma su una nave diversa). E’ armato di un revolver di produzione statunitense, della stessa marca, modello e lotto di produzione di quello usato da Bresci. Si sposta tra Bologna, Milano e Monza, incontrando terze persone non identificate e scambiando numerosi telegrammi con Gaetano Bresci nella fase preparatoria dell’attentato. I due si incontrano a Milano e a Monza. Il 29 luglio 1900 a Monza, Bresci e Granotti armati di pistola entrano – ciascuno da un diverso ingresso – nel campo sportivo di via Matteo da Campione, sede del saggio ginnico dell’ associazione « Forti e Liberi ». Dopo il regicidio Granotti abbandona in un cespuglio l’ arma che non ha avuto occasione di usare (verrà poi rinvenuta dagli inquirenti) e si allontana senza suscitare sospetti. La presenza di almeno due killers all’ interno del campo (e probabilmente altri all’ esterno, lungo le strade circostanti) si spiega con la necessità di non lasciare comunque scampo alla carrozza reale, qualora Bresci fosse stato catturato o avesse sbagliato mira. La sera successiva Granotti torna a Sagliano Micca per salutare i parenti, espatriando poi in Svizzera e dirigendosi a Parigi. Giunto nella capitale francese sotto la protezione dei servizi segreti d’ oltralpe, gli viene consegnato un passaporto italiano intestato a Isidoro Besso, grazie al quale raggiunge la Gran Bretagna facendo perdere ogni sua traccia (ma la polizia italiana è da subito convinta che si sia imbarcato per gli Stati Uniti sotto falso nome). Con sentenza del 25 novembre 1901 è condannato all’ergastolo in contumacia quale complice di Bresci. Negli anni successivi polizia e servizi segreti italiani continuano in segreto a ricercarlo. Rapporti confidenziali – forse veri e propri depistaggi – seguono i suoi presunti spostamenti all’ estero. Viene segnalata la sua presenza a Buenos Aires, Shanghai, Pechino, Londra, San Paolo del Brasile, Chicago, New York, Saint-Louis, Kansas City, Zanzibar. In seguito viene segnalato anche in Spagna, Portogallo, Svizzera, Australia, Nuova Caledonia, Transvaal, Messico. Nel 1918 la Prefettura di Novara annota: “E’ tuttora latitante, si ritiene si trovi in America”. Nel 1941 la Prefettura di Vercelli lo colloca in “America del Nord a recapito sconosciuto”. In realtà, tornato a Paterson già nel 1902, Luigi Granotti visse sino a tarda età sotto falso nome, protetto dall’ omertà della comunità anarchica locale. Lo conferma il fatto che la notizia della sua morte – avvenuta a New York il 30 ottobre 1949 – fu pubblicata solo il 3 dicembre dello stesso anno, sul giornale L’Adunata dei refrattari, organo ufficiale degli anarchici italiani negli Stati Uniti.
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  10. #10
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Antonio Morese (n. 9/12/1935 - m. 5/12/2021), in arte Tony Santagata, cantautore di origini pugliesi, fu anche autore, attore, conduttore di programmi televisivi sulle reti pubbliche e private.
    Prestò servizio di leva nel 1963/64 come A.U.C. carrista alla Scuola Truppe Corazzate di Caserta e poi come S./Ten. di Complemento a Civitavecchia sui carri armati M-47. Purtroppo dato che il suo decesso risale solo a ieri non sono riuscito a recuperare una sua foto in uniforme anche se sono a conoscenza del fatto che esistono. Spero poter colmare la lacuna a giorni. Cito a titolo di curiosità che nel 1995 scrisse un inno per i carristi intitolato "Dal carro un canto d'amore" presentato in occasione del XIV Raduno Nazionale dei Carristi d'Italia. Per chi fosse interessato riporto inno ed articoli correlati nella sezione apposita del forum.
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    CHISSA' A QUALE DI QUESTI ALBERI CI IMPICCHERANNO?

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