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Discussione: Attori e personaggi pubblici... in uniforme

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  1. #1
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    Wolfgang Dohnberg (Riga, 1898 - Monaco di Baviera, 1959)

    Attore cinematografico e teatrale attivo in Germania fin dagli anni '20 allo scoppio della 2^g.m. fu arruolato come agente ausiliario di polizia continuando però a esibirsi nei teatri di Berlino in spettacoli al fronte per la Wehrmacht. La pubblicazione di una sua foto in uniforme in un numero speciale della rivista illustrata SIGNAL dette una svolta impensata alla sua carriera. Sopravvissuto al conflitto e trasferitosi nella Germania Ovest nel 1946 fu il protagonista del primo film girato dopo la caduta del nazismo (Gli assassini sono fra noi) e continuò a recitare in teatro, televisione e alla radio sino alla morte per ictus. Ma per via della foto suddetta divenne il simbolo del poliziotto tedesco, recitando per tutti gli anni '50 in piccole parti da caratterista in numerosi film tedeschi ambientati nel periodo bellico, sempre come bonario e attempato agente di formazione guglielmina, buon padre di famiglia apolitico se non antinazista, sempre contrapposto alle cattive SS. Ciò era funzionale alla narrazione che il governo della RFT faceva all'epoca, impegnato a costruire una nuova Polizei, facendo dimenticare le origini naziste del corpo e le responsabilità dei Btg. mobilitati all'Est nello sterminio degli ebrei polacchi e sovietici.
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  2. #2
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    ROBERT MARSHALL COWELL a.k.a ROBERTA ELIZABETH COWELL
    Negli anni cinquanta la sensibilità dell’opinione pubblica era ben diversa da quella odierna riguardo ad argomenti come disforia di genere e transessualità, dunque si può comprendere come i primi casi di cambiamento di sesso avvenuti per via chirurgica in nord Europa e nei paesi anglosassoni provocassero un interesse talvolta malsano nella popolazione italiana, stupita ancor più dal fatto che autorevoli tribunali statali avessero certificato legalmente la variazione dei dati anagrafici, cosa ancora inconcepibile alle nostre latitudini. Nella putibonda italietta postbellica, egemonizzata dallo strapotere vaticano e stretta tra il moralismo veterostalinista del PCI e l’ipocrisia cattolica della DC (esistevano ancora le case chiuse, il reato di stupro si estingueva a seguito di opportuno matrimonio riparatore e il delitto d’onore era eletto dal codice penale a baluardo della fedeltà coniugale). Si verificò però un fenomeno particolare degno di venire analizzato. L’occhiuta censura governativa da sempre attenta a proteggere le menti dei cittadini da idee pericolose e notizie scabrose – e fra queste ultime si annoverava inderogabilmente qualsiasi cosa che avesse pur lontanamente a che fare con la sessualità – iniziò improvvisamente a dare grande risalto a tali casi, sbattendoli come fenomeni da baraccone con grande evidenza sulle pagine dei rotocalchi popolari a grande tiratura, solitamente accompagnati da articoli oscillanti tra il compatimento e l’irrisione per quelli che erano ipocritamente definiti “dolorosi casi clinici”. Dato che a quel tempo per motivi meramente anagrafici gran parte delle persone che si sottoponevano al cambiamento di sesso affrontando grandi sofferenze sia dal punto di vista fisico oltre che psicologico (chirurgia plastica e terapie ormonali dell’epoca possono essere definite nel migliore dei casi rudimentali) avevano partecipato all’ultimo conflitto mondiale o almeno prestato il servizio militare obbligatorio nel loro paese, a corredo degli articoli non mancava mai una loro foto in uniforme. Si ricordano tra i primi l’ex-Marine statunitense George W. Jorgensen, l’ex-sergente dell’esercito elvetico Arnold André Leber, l’ex- tenente pilota della R.A.F. Robert Marshall Cowell. In realtà così facendo i censori democristiani di solito molto attenti a far sparire dall’orizzonte degli italiani qualsiasi notizia minimamente sovversiva o peccaminosa, intendevano quasi certamente risollevare l’autostima nazionale dei nostri poco acculturati se non semianalfabeti connazionali, nei confronti dello straniero. Trattando un tema delicato come quello in oggetto evidenziandone il lato scandalistico e pruriginoso, davano fiato al mai sopito italico gallismo, rinfocolando inoltre dubbi atavici sulla presunta poca virilità dei popoli nordici rispetto a quelli mediterranei. Assai meno nascosta era la soddisfazione di un popolo povero ormai definitivamente sconfitto e sottomesso, quando protagonista della notizia era un militare angloamericano. In tal modo – quasi potesse essere una forma di risarcimento postumo per la guerra disastrosamente perduta e la definitiva scomparsa del sentimento di unità nazionale – i lettori potevano darsi di gomito e consolarsi pensando che “quelli avranno pure vinto, ma da noi per fortuna certe cose non succedono”.
    ___
    Seguono foto e bio di Robert Cowell apparse sulla stampa italiana nel 1954.
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  3. #3
    Moderatore L'avatar di maxtsn
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    Chiedilo ad Alan Turing come era avanti il Regno Unito in quegli stessi anni...
    Max

    Frangar non flectar

  4. #4
    Utente registrato L'avatar di storiaememoriagrigioverde
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    Lo so bene, ma quella di Alan Turing che pur dovette subire un umiliante processo per sodomia sulla base del codice vignte in GB e fu costretto a terapie sperimentali di stampo nazista che lo spinsero al suicidio è ben altra situazione. Avendo lavorato ad una importante impresa scientifica per lo sforzo bellico (ULTRA) secretata per decenni anche nel dopoguerra, egli fu decorato con motivazioni generiche e vaghe e non partecipò attivamente al conflitto. Mentre per i militari transessuali menzionati nel mio post che non avevano compiuto alcun reato l'aver indossato in maniera non disonorevole l'uniforme del proprio paese fu considerata una aggravante nella campagna stampa operante nei maggiori rotocalchi italiani, alla quale la censura DC a quell'epoca non poteva essere estranea. Tutto qui.
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  5. #5
    Utente registrato L'avatar di Armata Sarda
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    Adriano Celentano!
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    Le imbecillità in Italia fanno sempre rumore. (Indro Montanelli)

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