Ecco alcune foto
15)-16)-17)
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[attachment=1:2tis4sb4]aaaa1 [Risoluzione del desktop].jpg[/attachment:2tis4sb4]
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Ecco alcune foto
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Ciao Fabio, la prima delle foto che hai inviato fa parte di una serie che i dipendenti di una agenzia fotografica milanese crearono qualche giorno dopo la fine delle ostilità*. Se guardi in giro ce ne sono diverse, in cui si scambiano le armi tra di loro ed in una, di sbieco, c'è anche un fotografo con tanto di reflex, che in altre foto è invece armato.
Quindi, se mi permetti il gioco di parole, hai postato una foto "postata".
Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.
beh, milioni no ma qualche migliaio si, almeno in Italia... Infatti l'articolo su DA era proprio dedicato a quello in 9 per i partigiani e io ricordo sempre che sono esistite due versioni ...... mentre a leggere resoconti partigiani ne sarebbero arrivati milioni
Se ho tempo vado scavare in cantina perché ricordo che deve essere delle prime annate...
Ciao
FM
E' la somma che fa il totale.
Ciao, non occorre che tu vada a scavare. L'articolo era di Mario Cremasco e l'ho letto già* molte volte.
Se ti ricordi ho iniziato dicendo che con l'M3 in 9mm mi trovo sempre in difficoltà*.
Questo perchè alcuni autori lo danno distribuito in quantità* a volte rilevanti i ed altri autori invece parlano di pochissimi esemplari. Tra l'altro gli stranieri sono quelli che parlano di una produzione limitatissima, mentre quelli europei invece propendono per un uso relativamente elevato. Il fatto che gli stranieri possano aver avuto accesso a fonti a noi sconosciute mi farebbe propendere per l'esattezza delle loro note.
Nell'articolo del Cremasco viene anche presentato un confronto fotografico delle parti intercambiabili dei due calibri, facendo riferimento a manuali tecnici americani, però anche a manuali del periodo Vietnam.
In definitiva resta il dubbio.
Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.
Ciao, visto che parliamo di aiuti americani alla guerriglia europea vediamo un pezzo che è stato utilizzato essenzialmente per questo scopo. Era nato in .45 quale concorrente al Thompson e, dai commenti riportati, sembra fosse superiore all'avversario.
Poi, tralasciando tutte le storie di cambiamenti societari ed intrallazzi vari venne prodotto in 15.000 esemplari in 9mm. Venne quindi utilizzato dall'OSS ed anche dai servizi inglesi, tanto che molti membri delle missioni ne erano dotati. Naturalmente la maggior parte andò alle varie resistenze.
1-19)
Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.
20) me ne sono dimenticata una:
Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.
Ciao, visto che il titolo dela discussione è "Militaria ed armi...." vi chiedo informazioni su quello che è un mio pallino.
Nelle foto dei resistenti delle mie zone si vedono spesso di questi portacaricatori a pettorina: ho chiesto a chi la resistenza l'ha fatta ed ho avuto risposte contrastanti, chi dice che li trovavano già* pronti nei bidoni dei lanci, chi invece afferma che se li facevano cucire appositamente.
Tra l'altro discutendo con amici si scherzava sul fatto che dei partigiani attribuivano a questi corpetti anche una funzione protettiva antiproiettile.
L'ultimo partigiano che ho intervistato, senza chiedergli nulla, mi fece vedere una sua foto con un contenitore del genere, dicendomi che se lo era fatto cucire lui con i cinghiaggi di un paracadute e tela di uno zaino e che gli aveva salvato la vita proteggendolo dalle schegge di una bomba da mortaio.
Come potete vedere ne esistono di taglie diverse, con quattro, cinque, sei scomparti, ma ne ho visto anche con sette. Questo farebbe propendere per una produzione artigianale.
Qualcuno ha notizie più precise?
21)
Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.
Qualche anno fa' ebbi l'occasione di intervistare un partigiano piemontese delle Langhe a riguardo dei portacaricatori che spesso portavano. Mi disse che in linea di massima se li facevano cucire sul campo con materiale di fortuna.Non era materiale di per sé robustissimo perché esistevano pochissime macchine da cucire capaci di bucare la canapa. Piu' spesso le cuciture erano fatte a mano, adoperando spago da calzolai.Ambitissimi erano i portacaricatori catturati al nemico, ovvero il mitico 'samurai' e la versione alleggerita fatta per i combattenti repubblicani.Qualche pezzo di questi, venne preso alle Brigate Nere. Un paio, del vecchio 'samurai' furono rinvenuti abbandonati.Successivamente tagliati in due: la parte anteriore andò ad un partigiano, e la parte posteriore ad un altro, cosi' via...
Chi era armato con l'MP40 (casi non frequenti), spesso utilizzava portacaricatori tedeschi catturati.Le vecchie borse per le maschere antigas T.35 ed M.31 spesso fungevano da portacaricatori per lo Sten (arma diffusissima) e per le bombe a mano. PaoloM
Ciao, forse vado OT perchè l'uso è inverso, però ho delle foto di militari della 1SSF USA/Canada durante lo sbarco in Provenza che utilizzano appunto borse italiane per trasportare i caricatori del BAR, però non ricordo se le 35 o le 31.Originariamente Scritto da marpo
Non vediamo la storia per come è ma per come siamo.
La cosa e' controversa. Ne abbiamo già* parlato in un topic specifico. E' ovvio comunque che una borsetta comoda come quella della T.35 poteva far comodo per mille usi immediati. (anche le M.31 e gli zainetti tattici) PaoloM
Ne abbiamo parlato un po' qui O.T.:
viewtopic.php?f=17&t=12673&start=50
Sono pero' dell'opinione che per il fatto che uno di questi contenitori figura tra i
reperti di un ben noto museo transalpino, classificato come utilizzato dagli americani,
non possa fare testo.Magari e' sicuramente vero, tuttavia da qui a pensare che gli
americani (con tutto il popo' di equipaggiamenti che avevano disponibili) andassero
a caccia (si e' sentito dire in almeno due forum (sic!)) di contenitori tubolari per le T.35,
ce ne corre... Per rimanere nel topic, i due partigiani in primo piano portano questi contenitori tubolari, e sicuramente non contenevano la maschera antigas nostrana.... PaoloM
22)
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