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Mi sembra strano che uno della tua età* si meravigli del rivestimento in paglia e malta,fino a non molti anni fà* era di uso comune in tutte le case sopratutto per realizzare i soffitti.
Tutte le Opere che ho potuto visitare hanno adottato quel sistema,poco costoso ma efficace.
Se erano disponibili montavano dei panelli(sempre di paglia)già* confezionati ma normalmente dovevano arrangiarsi.
Per la fotoelettrica bisogna vedere se nelle immediate vicinanze poteva essere montato un gruppo elettrogeno di notevole potenza dato l'enorme consumo delle stesse.
La radio sicuramente nò.Infatti all'epoca si usavano le antenne filari che andavano stese orizzontalmente per vari metri .
Normalmente le(poche)radio disponibili erano ben al coperto e non in vista ed il collegamento con l'osservatorio era realizzato tramite telefono per ovvi motivi(uomini tanti-radio poche).
Era facile rimpiazzare l'uomo o il telefono,meno la radio e l'operatore.
Non è neanche da escludere che il basamento fosse usato per un telemetro.
Infatti montato nel bunker avrebbe avuto un minimo campo di visuale,il cannone viceversa ha un campo vastissimo.
Sono comunque tutte cose da vedere e da scoprire,ma d'altronde se sapessimo tutto che ci andremo a fare! Ciao
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Lo stato dei depositi di munizioni starebbe ad indicare che gli ultimi abitanti,prima di andarsene,hanno fatto saltare le stesse.
Sarebbe bella vedere una foto storica,con i cannoni sul posto.
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Ebbene si OKLAHOMA,lo devo confessare!!Non ero a conoscenza del sistema di isolamento con malta e paglia.Nelle opere del Vallo Alpino dalle mie parti non l'ho mai visto e neppure delle case di abitazione.Ma come dici giustamente tu non si finisce mai di imparare.Riguardo invece al basamento io continuo ad avere dubbi che servisse per il telemetro,in quanto non dobbiamo dimenticare che anche il bunker N.1 ubicato in località* Bricco serviva questa Batteria e sommando gli angoli visivi dei due bunker telemetrici si otteneva un campo visivo che andava da La Spezia a Genova.Come sempre resto in attesa di ulteriori delucidazioni.
[ciao2]Gianfranco
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Il problema dei telemetri è questo.
Io non sono mai riuscito a vederne uno,quelli piccoli,diciamo da un metro o poco più sì ma credo che per una batteria di cannoni costieri ci voglia qualcosa di più.
Da notare,che sulle corazzate,il telemetro principale era largo quasi quanto la nave,parliamo di decine di metri,infatti più è largo,più è preciso.
Per questo immaginavo potesse essere così.
Qua da noi non esiste niente del genere,ma proverò andare a Pola che come tu saprai era una munitissima base navale cinta da una ventina di forti e forse scoprirò qualcosa.
Per la qualità* delle foto di ho già* fatto i complimenti in passato.
Ps.Io ho una figlia che studia alla Holden,chissa che non ci riesca di incontrarci e vedere qualcosa assieme. Ciao
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Concordo con Gianfranco: trattandosi di strumenti costosi e delicati, i telemetri delle batterie costiere permanenti trovavano sistemazione o a scomparsa in ricovero o in strutture protette (tipo bunker per intenderci) normalmente riconoscibili rispetto a quelli destinati ad armi o semplice osservatorio dalla feritoia unica e completamente priva di supporti che interrompano la visuale e disturbino la collimazione.
La postazione di cui stiamo parlando è una batteria antinave "moderna" quindi nasce già* "elettrificata" e con tutte le sue linee elettriche e telefoniche di comunicazione addirittura interrate in pozzetto nelle posizioni più esposte
La composizione della batteria è tipica del periodo e della destinazione: armamento con 3-4 (più raro 6) pezzi da 152 in barbetta, pezzo da 120 per il tiro illuminante, riservette pronto impiego (parliamo di munizioni a bossolo metallico), deposito munizioni remoto (poterna o strada protetta di rifornimento), direzione tiro con telemetro interno o torretta telemetrica superiore, casermetta e rifugio per il peronale; la difesa contraerea quando prevista era affidata a mitragliere in impianto singolo o binato.
La presenza di grossi proiettori per il tiro è rilevabile ove esista in prossimità* adeguata stazione per la produzione di energia elettrica: diversamente si ricorreva ad impianti minori spesso carrellabili con proprio gruppo elettrogeno fisso o mobile
A La Spezia rientrano in questa tipologia le batterie Racchia, Ronca, Albini e De Lutti (la Garibaldi aveva struttura diversa e 6 pezzi)
In alcune si è assistito, come qui, al rimaneggiamento tedesco con installazione di copertura "schartenstande" (De Lutti e Ronca)
Ed ora un ragionamento da prendere con le molle...per tornare al basamento.
Non voglio sbilanciarmi sparandole grosse dal momento che per ora non ho documentazione certa riferita a questo luogo, ma ho appurato con discreta garanzia di esattezza la presenza di apparati tedeschi (FuMO e FuMB) in diverse batterie dell`arco ligure: se si trattasse di Wurzburg la somiglianza dei basamenti sarebbe notevole
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Dalle immagini non mi pare si evidenzino tracce di esplosione: in ogni caso certamente non di quella dei depositi: in tal caso non credo proprio che l'amico Gianfranco avrebbe avuto modo di farci vedere queste interessanti immagini!
Oltre ai danneggiamenti subiti durante il conflitto ed ai crolli naturali, per molte di queste strutture è accaduto che civili si siano "divertiti" a gettare qualche bomba a mano ritrovata "per caso" in cantina e che militari ne abbiano fatto oggetto di esercitazione; altrove, anzichè affrontare costose operazioni di bonifica e a scanso di responsabilità* si è provveduto ad ostruire l'accesso facendo franare entrate e gallerie e non ultima l'attività* di recuperanti e "ricercatori" ha lasciato pesanti tracce.
Qui da noi abbiamo purtroppo esempio di tutte le tipologie di danneggiamento fino ad arrivare all'assurdo della concessione di opere di valore storico e architettonico a privati che ne fanno libero uso come stalla, maneggio, porcilaia, deposito di rottami e rifiuti senza che l' Ente concedente pretenda dal concessionario almeno un minimo di mantenimento, vietandogli di apportare modifiche strutturali e obbligandolo alla resa in pristino a fine concessione
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Al radar non avevo pensato.
Potrebbe essere proprio la base del FumG 62 che aveva l'antenna abbastanza piccola,3 metri,adattissimo per quel'impiego.
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Concordo pienamente con harris nell'attribuire il crollo parziale dei depositi munizioni a cause naturali.Nel corso della ricognizione in loco non ho notato alcun segno di esplosione.Inoltre visto il calibro dei proiettili in caso di esplosione del deposito del deposito non sarebbe rimasto praticamente nulla.Ho avuto occasine di vedere gli effetti di un'esplosione di proietti da 75 avvenuto in una riservetta di una batteria del Vallo Alpino e vi assicuro che gli effetti si notavano.Alcune voci propendono che i due bunker a tartaruga fossero armati con gli 88,qualcuno può confermare o smentire?
[ciao2]Gianfranco
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Questa è una fortificazione gemella qua a Trieste,era montato un 88.
Potrebbe essere,non credo un calibro superiore per il peso dei proiettili da movimentare a mano.
Immagine:

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L'idea che la Batteria,dopo il 1943 sia stata,da parte dei Tedeschi dotata di radar,non è assolutamente buttata per aria,anzi è da approfondire.Da parte mia mi avevano incuriosito,relativamente al Bunker N.2 sia il basamento superiore oggetto delle discussioni,sia all'interno del bunker il piccolo basamento che riporto in fotografia(molto più piccolo del normale basamento supporto telemetro)
Potrebbe essere stato destinato a supportare qualche apparecchiatura in relazione al sopracitato Radar?
[ciao2]Gianfranco
Immagine:

27,64*KB
Il piccolo basamento all'interno del Bunker N.2
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