Qualche altro scatto negli interni, scusate la bassa qualità...
Un'altra casamatta:
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Punti di passaggio tra vari settori:
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Qualche altro scatto negli interni, scusate la bassa qualità...
Un'altra casamatta:
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Punti di passaggio tra vari settori:
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Ritorniamo all'aperto, verso il portale del forte, visto dalla parte interna. Qui possiamo notare che purtroppo, come del resto negli altri forti di Pastrengo, l'opera non è giunta fino a noi del tutto integra. In particolare, si vedono le tracce del recinto difensivo che racchiudeva il portone principale con annesso ponte levatoio, formando un sistema a doppio ingresso, oggi demolito. Ho evidenziato con le frecce i segni lasciati da questo muro con feritoie.
Lo stesso ponte levatoio non c'è più, il fossato sottostante è stato colmato, e sono sparite le sue carrucole.
Il portone originale doveva inoltre essere differente dalla cancellata che vediamo oggi.
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Il recinto difensivo evidenziato sulla mappa:
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Bel posto mi piacerebbe andarci...
Come scrivevo sopra, il forte è gestito dal gruppo Alpini di Pastrengo e Piovezzano, che spesso vi si trovano al sabato, quindi forse provando a chiedere a loro su questa pagina FB:
https://www.facebook.com/GruppoAlpiniPastrengo
Ora usciamo dal portale, subito sulla sinistra si vede l'imponente caponiera di gola che controllava il fossato difensivo originale, oggi purtroppo colmato.
Il forte è costruito con paramano in robusti conci di pietra squadrata, provenienti dalle cave locali. Qui niente opus poligonale nel tipico pseudotufo (pietra gialla di Avesa) caratteristico dei forti di Verona. Del resto Salis-Soglio non era un estimatore delle pietre poligonali, anche se aveva dovuto adattarvisi obbedendo a ordini superiori per alcuni forti veronesi.
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Il lato est del fronte di gola, recentemente si sta scavando per ripristinare in parte il fossato, oltre che per alcuni lavori idraulici vicino al portale d'accesso:
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Lato ovest:
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Diamo un'occhiata al vallo difensivo del forte. Come in tutte le 4 opere della piazzaforte di Pastrengo, la grande novità è che non è difeso dalle consuete caponiere che sporgono dal perimetro della fortificazione, ma da un ampio e articolato cofano di controscarpa a cui si accede, come abbiamo visto, attraverso una poterna sotterranea. Questa è una soluzione che finirà per affermarsi maggiormente nella seconda metà dell' 800 e poi nelle opere corazzate in cemento e acciao moderne del '900, come quelle austriache degli Altopiani. Uno dei principali vantaggi è la minore esposizione di superficie al fuoco nemico rispetto alle più vulnerabili caponiere
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Inquadratura di 2 cannoniere del ridotto principale del forte, viste stando all'esterno nel vallo. Notare la ricercatezza stilistica e il colore contrastante del marmo rosso delle cave veronesi, in un'opera che era ancora espressione di architettura, per quanto militare, e non di pura e semplice ingegneria razionalista come diventerà in futuro la costruzione di fortificazioni. Salis-Soglio nella sua autobiografia considererà le opere di Pastrengo le più belle da lui costruite in tutta la sua carriera.
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Dettagli
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Il forte è abbastanza ben conservato, in linea di massima, ma ci sono punti dove le ingiurie del tempo si fanno vedere, e dove sarebbero necessari urgenti restauri per bloccare il degrado. Qui siamo all'inizio del muro di controscarpa, lato est:
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Andando sull'altro lato, a ovest, e confrontando le mappe d'epoca e la foto del Lotze, sembra evidente che ci sia stata una demolizione sistematica di parte delle opere di controscarpa:
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Insomma, questo lato appare accorciato e non simmetrico rispetto all'altro. Evidente poi l'opera di parziale demolizione in questa parte, dove sono state asportate tutte le pietre del paramano della metà superiore del muro. Qualcuno aveva bisogno di un po' di materiale da costruzione da riciclare?
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Se confrontiamo la foto originale del 1866 con quelle attuali, è evidente che il cofano di controscarpa era allora ricoperto nella sua parte esterna, verso il fronte principale di combattimento, da uno strato di terra, che doveva avere una funzione protettiva e di mimetizzazione, terra che è stata poi in buona parte asportata per motivi ignoti, probabilmente dopo la smilitarizzazione del forte, lasciando a nudo l'opera in pietra.
Inoltre come abbiamo visto una parte del cofano è stata demolita.
degenfeld foto lotze 1866 parte demolita.jpg
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Se continuamo a girare dietro al cofano arriviamo sotto alla casetta costruita sul ridotto del forte.
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Nella seguente immagine è chiaro lo stacco netto tra lo spalto in terra, che sopravvive nella parte est, e la parte dove è stato asportato.
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Una situazione simile si presenta anche in uno degli altri forti di Pastrengo, il Benedek, oggetto di una nostra memorabile visita di cui potete trovare il reportage qui:
http://www.milistory.net/forum/pastr...hlight=benedek
benedek no spalto.jpg
Torniamo alla parte ovest del vallo, questa costruzione a forma di prisma divide a metà il fossato e si trova sopra la poterna sotterranea che congiunge ridotto e cofano di controscarpa. Tipica dei punti di passaggio tra vari settori dei forti austriaci.
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dall'altro lato:
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canaletta per lo scolo delle acque:
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Nel cofano di controscarpa sono presenti varie tipologie di feritoie, quelle che si vedono sulla destra non sono cannoniere, come si potrebbe pensare a prima vista, ma feritoie per fucili, tanto quanto quelle che si vedono sulla sinistra:
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Questa nel cofano di controscarpa è la finestra appena sopra la scala che scende nella poterna sotterranea. Notare anche qui la ricercatezza estetica.
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Un primo piano di una feritoia orizzontale per fucilieria di nuovo modello, detta "maulscharte". Si tratta di una delle innovazioni introdotte da Salis-Soglio in questi forti di Pastrengo, insieme ai cofani di controscarpa, ed è presente anche nei 4 forti gemelli di Verona progettati dal medesimo autore.
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