Per una volta mi piacerebbe che il messaggio che ci viene tramandato, a distanza di novanta anni, dai settecentomila uomini e ragazzi caduti e dal milione di altri rimasti mutilati e feriti, fosse compreso da tutti noi per quello che forse era nel vero senso del loro sacrificio, e cioè un messaggio di unità* e di amor di Patria nell'accezione più nobile del termine.
Almeno in questi giorni dedicati al loro ricordo, liberiamoci dalle piccole e spesso meschine beghe di una politica più di bottega che di valori, più legata al "mercato" che non all'umanità* e ben diversa per quello per cui caddero i nostri avi, e cerchiamo di valorizzare ciò che abbiamo in comune e che ci unisce piuttosto che le ideologie che spesso ci dividono, in una parola il nostro "essere Italiani" in una Europa nella quale, anche grazie a loro, una Guerra come quella che commemoriamo appare assurda e impossibile.

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