Già dal 2006 l’ Unione delle corti islamiche, un gruppo di tribunali basati sulla Sharia, impose alle donne somale il divieto di praticare qualsiasi sport. La pena prevista per le donne che giocavano a pallacanestro fu il taglio della mano destra o del piede sinistro. Nonstante gli sforzi del governo di Mogadiscio sostenuto dall’ O.N.U. la situazione della nostra ex- colonia resta a tutt’ oggi – mi si passi l’ eufemismo – estremamente “fluida”. Per tutelare le ragazze della nazionale, che nonostante tutto anche a rischio della vita hanno continuato a giocare, in questi anni l’ Associazione Somala Basket ha assoldato un piccolo ma efficiente esercito privato. Le atlete, che hanno ricevuto ripetutamente minacce di morte da Al Shabaab e da altri gruppi estremisti islamici presenti nel paese, sono costrette ad allenarsi in una struttura chiusa, sorvegliata da guardie armate fino ai denti. Altri uomini fidati le seguono da lontano con discrezione, proteggendole nei loro spostamenti quotidiani. Ciononostante loro e le famiglie sono state insultate più volte in strada e costrette a cambiare spesso casa, vivendo sotto falsa identità. Tutto ciò solo per poter giocare. Ci sarebbe di che far riflettere certi strapagati atleti di casa nostra, sempre pronti a lamentarsi degli inconvenienti della notorietà…