Il Cape Corps sudafricano
L'acquisto di una serie di medaglie, di distintivi e di documenti mi ha spinto ad approfondire la storia del Cape Corps sudafricano, ovvero della formazione militare dei soldati più bistrattati e maltrattati della Seconda guerra mondiale. L'impiego di truppe di colore, indigene, da parte dei colonizzatori olandesi inglesi del Sud Africa aveva avuto inizio tra la fine del '700 e gli inzi dell'800. Nel 1801 il Cape Regiment contava dieci compagnie di "ottentottti", ma nel 1870 venne abolito il servizio militare per la popolazione "coloured" e il reggimento venne sciolto. Ricostituito nel 1915, nella provincia del Capo, il reggimento era stata l'espressione della volontà - dichiarata dal South African Native National Congress, il partito antesignao dell'odierno African Natonal Congress - di far sì che le popolazioni native dessero il loro contributo allo sforzo bellico dell'Unione sudafricana e dell'Impero britannico anche se disarmato (non per loro volotà, ma perché il generale Smuts aveva definito la guerra in corso " a white mam's war", una guerra tra bianchi. Ben 2.000 "coloured" e 83.000 nativi africani furono impiegati su tutti i fronti di guerra in ruoli non di combattimento. Il Cape Corps in quanto tale combatté in Africa Orientale, Egitto, Palestina, Rodesia, Africa orientale Portoghese ma i soldati africani vennero impiegati solo come attendenti civili degli ufficiali, o impegnati in un'organizzazione lavorativa, Il South African Native Labour Contingent. Alla conclusione del conflitto, nonostante il primo ministro Botha e Giorgio V si fossero profusi in riconoscimenti e ringraziamenti, ai soldati africani non furono distribuite medaglie o nastrini di campagna. Nel 1939, allo scoppio del nuovo conflitto mondiale, l'African National Congrss, il partito africanista, dichiarò che i soldati indigeni questa volta avrebbero dovuto essere armati, così da ammattere ai pieni diritti di cittadinanza gli africani e le altre etnie non europee. Invece, esattamente come nella I GM, i soldati - tutti volontari - arruolati nel Cape Corps non ricevettero armamento, ma poterono prestare servizio soltanto come attendenti (duranta la campagna d'Italia, a fare da attendenti agli ufficiali bianchi vi furono nativi africani, jugoslavi, italiani e persino donne), portaferiti, infermieri, meccanici, motoristi, carpentieri, telefonisti ecc. ecc. Durante la battaglia di Sidi el-Rezegh, in Libia, i molti portaferiti africani uccisi vennero sepolti un una fossa comune con i loro commlitoni di origine europea: saputolo, lo stato maggiore dell'esercito sudafricano pretese che venissero riesumati e sepolti in fosse separate, per mantenere la distinzione tra le razze. Questa volta però i soldati nativi del Cape Corps e del Native Military Corps abbero dritto alle medaglie di campagna e a quelle al valore: il portaferiti Lucas Majozi ottenne la Distinguished Conduct Medal, la seconda onorificenza al valore britannica, per il coraggio dimostrato durante la battaglie di El Alamein, quando - ripetutamente ferito - aveva continuato a mettere in salvo i soldati sudafricani rimasti su un campo minato. Altri atti di valore, che sarebbero valsi una Victoria Cross, furono premiati con una Military Medal soltanto perché il soldato era africano e non europeo. Fu questo il caso di Job Maseko che - prigioniero a Tobruk - il 21 luglio 1942 nel porto aveva fatto saltare una Schnellboot lanciando una latta piena di polvere da sparo tra i bidoni di benzina che si trovavano nella stiva. I soldati di colore non potevano aspirare a un grado maggiore di quello di sergente, i "coloured" guadagnavano metà della paga dei soldati europei, i soldati indigeni 2/3 della paga di un "coloured". Le pensioni di invalidità ammontavano a 1/4 di quelle dei soldati europei. Nel dopoguera i finanziamenti impiegati per assistere i soldati bianchi nel ritorno alla vita civile ammontarono a più di dieci milioni di sterline. La cifra stanziata per i soldati di colore e indigeni, che costituivano pur sempre il 37% degli effettivi, ammontava a 75.000 sterline. Cfr. J. S. Moshlamme, Soldiers without Reward. Africans in South Africa's Wars, "Military History Journal" June 1995, url: SOLDIERS WITHOUT REWARD - South African Military History Society - Journal
Nelle foto: due diversi pattern di cap badge del Cape Corps, il title in ottone del Cape Corps, il title in ottone su una controspallina dell'Ottava Armata britannica, le controspalline del CV C. A. Jonkers con le insegne della Sesta Divisione Corazzata Sudafricana, la foto del Cape Volunteer C. A. Jonkers, il suo "dog tag" con l'indicazione CV (Cape Volunteer) e la V dietro il numero di matricola, a indicare un volontario per il servizio al di fuori dell'Unione Sudafricana, così come sta a indicare l'orange tab sulle controspalline, un dettaglio del fregio sul berretto, dalla foto, e dei nastrini per le medaglie di campagna: Africa Star, Africa Service Medal, Defense Medal.