grazie per la segnalazione
avete visto sul sito di focus storia ce il diario di Felice Ferrario partì nel 1942 per la Russia.
http://www.focusstoria.it/libretto_alta.pdf
grazie per la segnalazione
avete visto sul sito di focus storia ce il diario di Felice Ferrario partì nel 1942 per la Russia.
http://www.focusstoria.it/libretto_alta.pdf
Parla anche dei tedeschi?
Ciao,Alan.
No,li cita solo in minima parte.
Ok,grazie,ma chi xè cita?La simia de Tarzan?
Ciao,Alan.
Bella segnalazione.Originariamente Scritto da Pzt ste
Grazie.
Gli ho dato un'occhiata, me lo leggerò con calma.
luciano
Tutto ciò che segue è un mio parere personale, ci tengo a sottolinearlo.
In copertina c'è la dicitura "Scoperta: sconfitti ma battendoci da valorosi".
La dicitura "scoperta" dopo 65 anni durante i quali sono usciti molti libri autobiografici ecc... mi lascia perplesso, quindi qualcuno tutt'oggi pensava che dalla Russia si sia rientrati con la coda tra le gambe tutti quanti?
Io personalmente faccio sempre la distinzione tra le due fasi di ripiegamento dell'ARMIR, ovvero quella di fine '42 del blocco sud con le divisioni di fanteria e quello del gennaio '43 del Corpo d'Armata Alpino.
La prima fase fu caratterizzata dallo sbandamento pressochè totale delle nostre truppe, gente ancora in condizioni buone (in relazione a quelle condizioni ovviamente) abbandonava armi ed equipaggiamento e si metteva in coda aspettando che là* davanti qualcuno combattesse anche per lui. Consiglio a questo proposito la lettura del libro di Eugenio Corti "I più non ritornano", l'autore stesso dice più volte che se non ci fossero state truppe tedesche a ripiegare assieme a loro probabilmente non sarebbe rientrato nessuno.
La seconda fase fu diversa: partiamo innanzitutto dicendo ciò che a malincuore non leggo nel bel servizio di Focus Storia: la Divisione Alpina "Julia" fu spostata a dicembre in una zona completamente a sud del settore tenuto fino ad allora per tappare la falla lasciata dall'affrettato ripiegamento della Divisione di Fanteria "Cosseria" che temeva di essere accerchiata dopo lo sfondamento delle linee dell'adiacente Divisione di Fanteria "Ravenna" a sud nell'ansa di Wehrle Mamon (anche qua ci sarebbero molte cose da dire ma si uscirebbe dal seminato); questa fu una fase molto importante, perchè la "Julia" resistette ad oltranza fino all'ordine di ripiegamento circa un mese dopo e la domanda sorge spontanea: come mai la "Julia" ha resistito così tanto tempo nel settore di Nowo Kalitva-Quadrivio di Selenij Jar mentre invece la "Cosseria" ripiegò pressochè immediatamente? Va tenuto anche conto che la "Julia", salvo una batteria di Nebelwerfer tedesca, aveva artiglieria da montagna, quindi di gran lunga inferiore come volume di fuoco a quella da campagna della "Cosseria".
In sostanza, qui si ha la prima prova della superiorità* delle Divisioni Alpine italiane su quelle di Fanteria italiane nonostante si operasse su un tavolo da biliardo completamente liscio; i motivi? Non sta a me dirli, ma penso che addestramento, senso del dovere e spirito di corpo c'entrino eccome.
In questa fase il Corpo d'Armata Alpino ripiegò con le tre divisioni "Tridentina", "Cuneense" e "Julia" e la Divisione di Fanteria "Vicenza". Per le varie vicende del ripiegamento vi rimando al bel topic sulla "Battaglia di Nikolajewka", mentre invece le considerazioni a margine mi sento di farle-rifarle qua: con noi in quel settore ripiegarono parecchie truppe tedesche che si misero spontaneamente sotto il nostro comando in modo da unire le forze; un caso? Secondo me no, anzi, la riprova dell'efficienza delle nostre divisioni alpine.
In molti testi che ho letto sul ripiegamento del CAA sono citati episodi in cui nostri Alpini vedono scene in cui anche alti ufficiali della "Vicenza" si strappano i gradi e si mischiano tra la folla degli sbandati... a voi le conclusioni.
Quindi "sconfitti ma battendoci da valorosi" lo relazionerei ai fatti della seconda fase, mentre per quanto riguarda la prima una volta tanto penso che qualcuno debba ringraziare lo "scomodo" alleato, fatti salvi ovviamente casi particolari, sia da una parte che dall'altra.
Apriamo Focus Storia: anche se striminzite, rendono bene l'idea le parole sul perchè della nostra presenza in Russia, sinceramente non critico l'invio del CSIR, l'occasione pareva proprio "ghiotta", bensì, anche alla luce anche del libro del Generale Messe, critico l'invio dell'ARMIR, infatti sarebbe stato più giusto avvicendare le divisioni del CSIR e non integrarle.
Per quanto riguarda l'impiego del CAA questo fu l'errore più grosso che paradossalmente portò maggiori benefici in termini di efficacia in combattimento e resistenza in linea. Sarebbe bastato rimpatriare gli Alpini e sostituirli o meno con tre Divisioni di Fanteria.
Purtroppo nell'articolo sembra che il ripiegamento del CAA ebbe solo la battaglia di Nikolajewka come evento strettamente "bellico", ma va considerato che durante il gennaio '43 ci furono battaglie forse anche peggiori e più "delicate" nel senso che se non fossero state portate a termine con esito positivo sarebbero state letali, parlo ad esempio di Malakjewka (un vero e proprio blitz che permise di sfondare), Opyt oppure giusto il giorno prima, anzi, la notte prima, Arnautovo.
Sulla battaglia terminale a Nikolajewka è scritto poco, il concetto si capisce, ma viene tralasciato il fatto che per una giornata i nostri Battaglioni Alpini attaccarono e conquistarono importanti posizioni ma non riuscirono a mantenerle per le difficoltà* di collegamento con le retrovie (la cima del costone per intenderci) in modo da dare la spallata finale.
Stupenda la tavola con l'equipaggiamento, per chi come noi ha dimestichezza con questa "roba" potrà* risultare scarna, ma per chi non sa cosa vuol dire giberna piuttosto che fascia mollettiera penso sia davvero bella.
Le testimonianze sono come sempre ricche di emozioni, purtroppo sono mischiate quelle dei Fanti con quelle degli Alpini, sempre per il motivo che le due fasi di ripiegamento non sono state distinte, ma comunque nel complesso si ha un'idea di cosa furono quei giorni.
Un errore, non so se di memoria del nostro Reduce della "Vicenza" o dell'intervistatore distratto: la città* più volte nominata (Rostov) in realtà* è Rossosch, sede del Comando del CAA.
Altra distrazione è presente nella testimonianza di Evaristo Barazza, il reparto era Btg "Verona" del 6° Rgt Alpini, non 6° Btg "Verona", ma comunque poco male.
Pelle d'oca per la fotografia di pagina 64: Nowo Kalitva fu il settore in cui la "Julia" permise nel dicembre '42-gennaio '43 la salvezza dall'annientamento di tutto il CAA.
"...certo soffriamo ogni volta che lo strappiamo dal cuore per comunicarlo agli altri..."... e me ne accorgo ogni volta che parlo con uno di Loro.
Significante e profonda la parte legata ai diari.
"Diavoli Bianchi": ho conosciuto a gennaio di quest'anno qua a Brescia, Carlo Vicentini che viene citato nell'articolo, chiesi se conosceva il fratello di mio nonno materno, anche lui Alpino del Cervino, purtroppo andato avanti qualche anno fa, mi guardò e sorridendo annuì: questi ragazzi erano Alpini tra gli Alpini e come viene meravigliosamente evidenziato erano quella che oggi chiameremmo "forza di pronto intervento". Prima a Selenij Jar, poi a Rossosch diedero prova di immenso valore.
Per quanto riguarda l'ultima parte, relativa alla prigionia, tutto scritto bene, tranne quando ho letto il riquadro con sfondo rosa in basso:
leggete "La strada del Davaj", leggete "Gli ultimi 28", leggete la seconda parte di "Selenij Jar il quadrivio insanguinato", leggete qualsiasi libro in cui c'è una testimonianza di chi tornò da posti dai nomi più disparati, Krinovaja, Miciurinsk, Tambov, Susdal, Karaganda eccetera... più volte mi è venuto da piangere nel leggere caratteri stampati su un foglio bianco, non oso pensare se fossi stato là*... e così la loro marcia fu un calvario perchè i centri abitati erano stati distrutti dai tedeschi... e così allora era colpa dei tedeschi se chi era preso prigioniero veniva saccheggiato anche del cappotto... e così allora era colpa dei tedeschi se chi restava in fondo alla colonna o osava spostarsi per raccogliere dei semi di girasole veniva crivellato... e così allora era colpa dei tedeschi se in un vagone si doveva stare al gelo in compagnia di fratelli morti, insetti, deiezioni e per bere si leccava a turno la condensa sui bulloni.. e così allora ce ne sarebbero di cose da dire, ma il disgusto per certe parole, la rabbia per certi comportamenti, l'ira contro certi politici che fomentarono certi atteggiamenti, vengono cancellate dalla malinconia nel pensare a chi non tornò perchè morto di stenti e poi fatto a pezzi e mangiato, sì, mangiato, dai suoi commilitoni per la fame, vengono cancellate dal pensiero di chi morì di tifo o delle più disparate malattie in mezzo alle cimici o ai pidocchi o, forse peggio ancora, in mezzo ai suoi stessi rifiuti corporali ed a proposito di questo, il paragone con certa gente che rilascia certe dichiarazioni mi sorge spontaneo.
Bravo Focus Storia, bravo perchè hai ricordato a tanti, troppi, cosa furono quei periodi laggiù.
Leggete e poi magari se vi capita o se proprio non avete nulla da fare sfogliate anche solo qualche libro di Bedeschi o di un altro autore che ha scritto perchè la cosa peggiore di chi tornò da laggiù è il ricordo degli amici che ci rimasero.
Alpino X
<<< Nec videar dum sim >>>
Ciao Dario me lo aspettavo il tuo intervento.
Ho solo letto al momento le prime pagine.
Posso dirti tranquillamente che condivido la tua analisi.
luciano
uff io non ho trovato il dvd , ma si può prendere solo il dvd a parte ?
Mi dispiace ma non saprei dirti.
luciano
Pure io ero sicuro che sarebbe arrivato l'intervento "risolutore" di Dario che,conoscendo le su e profonde convinzioni/conoscenze in tema,non posso che condividere.
Io,da profano di materia,ho cmq apprezzato l'articolo.
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