<font color="red">PER LA MORTE DEL DUCA D'AOSTA
Nino Costa 1886-1945 - Marzo 1941</font id="red">

<font color="green">chiedo scusa all'autore piemontese per la mia traduzione
necessaria però agli amici come Walzorzi[]</font id="green">

Al camposanto di Redipuglia, oggi
verso il mattino qualcuno ha bussato.
Il Duca si è rizzato in piedi e ha spalancato gli occhi
e ha chiesto:"Chi c'è?" - "Sono io papà*."

Sono io che arrivo adesso da una terra
nemica, con la croce delle mie sfortune,
col mio cuore sfinito dopo tanta guerra
che ha domandato di riposare sul tuo cuore.

Vorrei portare l'insegna di una vittoria
come la tua, papà*, per farti onore
e io porto con me un'insegna sì di gloria
ma fatta di sangue, di lacrime e di dolore.

Laggiù papà* eravamo rimasti da soli
contro un mare di nemici che ci circondava:
soli a difendersi, soli a morire...soli...
e da lontano...l'Italia che ci guardava...

Senza riserve, senza munizioni...
pochi testardi intorno alla bandiera.
Da ogni parte il rombo dei cannoni:
noi inchiodati sulla cima di una rupe.

Sulla cima della rupe di Amba Alagi
per trenta giorni abbiamo atteso la morte.
L'ultima risorsa era il nostro coraggio;
l'ultimo conforto: non avere più conforto.

Questi sassi bruciati dal sole, seminati di rovine,
tra gli spari e le grida - tagliati fuori dal mondo -
senza pane, senza fuoco, senza medicine,
senz'acqua...per la sete dei moribondi,

abbiamo tenuto duro papà* finchè potevamo
distrutti, stracciati, arrabbiati e disperati:
abbiamo versato il nostro sangue...tanto quanto ne avevamo,
e poi...e poi...abbiamo fatto male papà*?..."

Il Duca ascolta con la testa bassa,
come se sentisse l'eco del destino,
poi gli risponde con la gran voce della razza,
con la gran voce del cuore: "Avete fatto bene!"

Ma dopo, papà*, su una terra straniera,
avviliti, prigionieri, malati e distrutti...
se alzavo gli occhi vedevo un'altra bandiera,
se li chiudevo, sentivo tutto il mio disgusto...

Ero come un'anima sperduta
come un uomo che si è giocato il suo avvenire...
Ho benedetto la morte quando è arrivata...
e adesso...papà*...sono arrivato qui anch'io...".

E il Duca pensa alla sua Terza Armata,
alle rocce del Carso, al mezzo milione di croci,
alle marce forzate della ritirata...
Poi lo guarda in faccia e gli dice sottovoce:

Adesso sei anche tu più sù della terra,
più su del mondo, più su di tutte le sfortune...
Vieni nel paese del Cimitero di Guerra,
vieni a posare il tuo cuore sul mio cuore...

e mentre la tempesta si scatena
su tutti i campi della povera umanità*,
aspettiamo insieme un'alba più serena
per la nostra Italia e per la nostra casa...".