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Discussione: Filosofia: una collezione senza falsi?

  1. #1
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    Filosofia: una collezione senza falsi?

    Un salutone a tutti,
    approfitto dell'atmosfera di vacanze per girarvi l'affermazione di alta filosofia faleristica che mi ha posto un amico collezionista:

    LA COLLEZIONE DI DECORAZIONI CAVALLERESCHE SI PUO' CONSIDERARE (A LIVELLO TEORICO) COME UNA COLLEZIONE PRIVA DI FALSI

    Il mio amico argomenta che un'insegna cavalleresca può essere antica o recente, di buona o di infima fattura, antica o moderna, ma mai falsa. Ovviamente occorre sospendere il giudizio sui cosiddetti ordini commerciali... Ecco l'esempio fatto a riguardo: se un commendatore dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro indossa sul frac una commenda della Restaurazione o una uniface di Gode, si potrà* dire che porta un pezzo da museo nel primo caso e un pezzo decisamente più commerciale nel secondo, si potrà* definire un raffinato nel primo caso o un pacchiano nel secondo, ma in entrambi i casi indosserà* una decorazione autentica, in quanto propria del suo grado di commendatore e idonea a identificarlo tra i confratelli...

    Devo dire che mi ha quasi convinto. Voi che ne pensate? Siamo davvero di fronte al primo caso di collezionismo a prova di falsi?

    Un abbraccio dal panda bianco numero 2
    milite estense
    Cerco militaria del Ducato di Modena (copricapi, uniformi, medaglie, bottoni, foto, regolamenti...)

  2. #2
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    Puo' darsi [)]
    Non conosco pero' i costi di queste decorazioni...
    Tieni conto che i falsi nascono quando c'e' del profitto nella loro rivendita...quindi,se la domanda e' bassa,e i costi contenuti...non ci saranno falsi [|)]

    In ogni caso,pessimisticamente,sarei propenso a dire che ormai dove c'e' collezionismo e "bisness" c'e' sempre qualche "fake" [)]

    ciao,gabriele
    "Mentre la storia per un certo periodo può
    essere scritta dai vincitori, che per un po'
    se la tengono stretta, essa non si lascia mai
    governare a lungo."

    Reinhart Koselleck

  3. #3
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    ultimamente girano falsi di 1 noto ordine serbo di cui ora mi sfugge il nome!idem per l'ordine dell'aquila romana, e chissa' quanti altri! come gia' ribadito, se il gioco vale la candela, sta tranquillo che i falsi li fanno eccome![ciao2]
    Novara fa da se'

  4. #4
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    Secondo la filosofia del mio amico, questi non sarebbero falsi, ma riproduzioni, non essendo falsificabile la qualità* di membro di un Ordine cavalleresco che essi intrinsecamente rappresentano. Va da sé che il mio amico i pezzi che noi chiamiamo "falsi" si guarda bene dal comprarli... cosa che mi ha fatto scrivere il "quasi convinto".
    Vabbé, è una discussione di lana caprina, ma in attesa delle fiere bisogna pur far passare agosto![ff][ff][ff][ff][ff]
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  5. #5
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    Salve,

    tutto dipende da cosa intendiamo per "falso".

    A mio parere, è "falsa" una decorazione fabbricata apposta per essere venduta a caro prezzo, passandola per un pezzo risalente all'epoca del conferimento: per fare un esempio classico, una Ritterkreuz della Croce di Ferro 1939 fabbricata attualmente e venduta al prezzo di una passata per le mani del Führer.

    Assai istruttiva è la polemica che da qualche anno infuria in Germania e che contrappone alcuni noti commercianti, le cui discussioni tutt'altro che serene sono anche finite in tribunale.

    Sempre a mio parere, è "copia" una decorazione prodotta e venduta apertamente quale riproduzione magari di pezzi assai rari; ad esempio, gli ordini cavallereschi austroungarici fabbricati fino ai primi anni '80 da C.F. Rothe & Neffe di Vienna, già* produttori ufficiali per l'Impero. I suoi pezzi erano di eccellente qualità* (in gran parte realizzati con gli stampi originali) e permettevano di possedere decorazioni che in originale pochi potrebbero permettersi. Caso vuole, che le copie di Rothe, siano ora oggetto di accanito collezionismo e vengano pure falsificate... ecco: arriviamo pure alla produzione di "falsi di copie".

    Per sintetizzare: una decorazione è "originale" quando è prodotta in epoca di conferimento, magari su mandato dell'autorità* costituita: ad esempio, una "Goldene Tapferkeitsmedaille" di Francesco Giuseppe è originale, quando presenta le caratteristiche per essere stata conferita (o comunque prodotta) ante 1917, e così via per ogni onorificenza.

    Bell'argomento di discussione; è bello anche che si usi il termine "faleristica"!

    A presto,

    Elmar Lang

  6. #6
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    Ehm, come si dovrebbero considerare le copie che alcuni decorati usano per non perdersi l'originale durante le parate ? (abitudine diffusa ad esempio nelle isole britanniche - lascio l'originale a casa nel cofanetto e mi porto a spasso la copia appuntata sul petto, quest'ultima riconoscibile per il fatto di avere scritto "copy" vicino al bordo sulla faccia posteriore - per il resto è dello stesso materiale ed esce dallo stesso conio di quella ufficiale).
    Sul mercato collezionistico inglese valgono in media da 5 a 10 volte in meno delle originali e si possono pure commissionare ai produttori !!!

  7. #7
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    Beh! In questo caso non sono falsi ma copie.

    Comunque ogni oggetto in sè è sempre un originale.
    diventa copia se non rientra nella produzione dell'epoca.

    Falso è tutto ciò che non risponde alla descrizione che ne viene fatta.
    Cerco tutto ciò che riguarda il 157^LIGURIA

  8. #8
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    Caspita, mi sono piaciuti molto i vostri interventi! Direi che non posso dirmi in disaccordo con nessuno.
    A mio avviso bydand ha posto la questione che mi sembra essere alla base del ragionamento del mio amico: un cavaliere è tale a prescindere dal fatto che abbia decorazioni di ottima e costosa fattura oppure non le possegga affatto.
    Elmar Lang sposta l'attenzione sull'oggetto decorazione, collocandolo in un ambito storico, contesto che ci permette di parlare di originali, di copie (in quanto vendute come tali) e di falsi (in quanto venduti come originali).
    A questo punto, tuttavia, mi sembra logico anche il discorso del mio amico: prescindendo da ambiti storici e particolari di produzione una croce da cav mauriziano non può essere considerata falsa, poiché se in essa riconosciamo le insegne dell'Ordine, significa che ha raggiunto il suo scopo. Alla luce dei vostri interventi, mi sento di dire che questo ragionamento - nel prescindere da valutazioni storiche e collezionistiche - ha il pregio di avere il suo punto di forza nel suo punto di debolezza. Cercherò con fatica di essere chiaro, il ragionamento si basa sulla figura dell'insignito che (nell'ipotesi) indossa le decorazioni fregandosene dell'aspetto collezionistico, andando tuttavia a parare sul collezionismo cui è destinato...
    Mah, confesserò che tutto nacque alle 5 del mattino, a casa mia, sotto lo sguardo inorridito della dolce metà* che pensava "c...o, ma 'sti due cretini non possono parlare di calcio e macchine come tutte le persone normali?" (lo so perché me lo ha confessato). Da allora è un quesito che mi arrovella e - come la sapienza goliardica - più credo di avere la soluzione tra le mani e più mi appare lontana...
    Propongo l'istituzione di un corso di laurea in filosofia faleristica. Chi mi ama mi segua (cattedre, cadreghe e strapuntini per tutti!).
    [ff][ff][ff][ff][ff][ff][ff]
    Un salutone
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  9. #9
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    Vi dirò la mia sulla questione, che ormai penso attraversi periodicamente il mondo del collezionista.
    Il discorso è che si dovrebbe parlare di decorazione originale finchè è vivente un insignito che abbia diritto a portarla.
    Per chiarire, una persona ha il diritto di acquistare quando vuole una medaglia se ha perso l'originale. Per cui, se un reduce della IGM perde la medaglia interalleata ha il diritto di andare in un negozio e sostituirla. Secondo me qui non si deve parlare di falso ma di medaglia originale realizzata in periodi diversi, quindi di medaglia vecchia o nuova, prebellica o postbellica etc etc.
    Per portare il discorso all'estremo, finchè Ernst Junger era vivo aveva il diritto di comperarsi una Pour le merite; una volta morto Junger, ultimo insignito vivente, non c'è più motivo di fabbricare tale decorazione e quindi si fabbricano dei falsi.
    Evidentemente il valore collezionistico e monetario sta nel periodo, una Pour le merite del 1918 vale molto di più di una del 1958 o del 1978 (e poi chi la riconosce?[8D]?
    Per tornare all'esempio della croce di Ferro di Souval, quello è un falso, perchè il diritto di portare quella decorazione è cessato nel 1945, e sono originali solo quelle fabbricate fino a quell'anno.
    Le croci di ferro 1914 invece sono buone con lo stesso criterio di cui sopra relativo all'interalleata: esisteranno croci belliche, postbelliche, moderne etc etc.

    L'unica eccezione che vedo è quando una decorazione o un ordine viene consegnato in modello unico da chi lo conferisce e non è sostituibile (non mi vengono esempi ma so che esistono, Elmar Lang potrebbe darmi conferma).

    Che ne dite? So che è un discorso che può far storcere il naso ma mi sembra filante...
    Contrairement a beaucoup, entre la graisse d’armes et la vaseline, je préfère la graisse d’armes

  10. #10
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    Infatti, qui stiamo facendo pura filosofia.

    La filosofia cessa quando di mezzo ci sono gli €€€ ( o i $$$ o £££).

    Per quanto riguarda le decorazioni; flombardi ha centrato, parlando di Interalleata; diverso è il caso -ad esempio- della Medaglia al Valor Militare, di cui è originale solo quella emessa dalla Zecca (anche se vi sono alcune eccezioni). E' anche vero che la RK di Souval vada ritenuta "falsa" perché solo il modello "57" può essere considerato "originale" (anche se un collezionista che non voglia affrontare i salassi del mercato la acquisti per colmare un vuoto o per re-enactment.


    Ripeto, a mio parere l'originale è quello emesso o fabbricato al tempo in cui era (o è) vigente l'Autorità conferitrice.

    L'asso triestino della I Guerra Mondiale Goffredo de Banfield era cavaliere dell'Ordine di Maria Teresa del quale possiamo ora ammirare allo HGM di Vienna la bella croce in oro, assieme alle sue altre onorificenze; egli possedeva altre due croci, una in argento ed una in bronzo, dorate, da lui acquistate presso Rothe & Neffe di Vienna nel 2° dopoguerra; indistinguibili da quelle che avrei magari potuto acquistare io, direttamente in negozio negli anni '70-'80 e che talvolta vediamo offerte in asta per qualche centinaio di Euro. Ora che di Rothe resta solo il ricordo, i Maria Teresa sono fabbricati da una nota ditta di Budapest, che vende questi pezzi assieme ai noti "Feldpilotenabzeichen": il tutto offerto chiaramente come copia, anche se il mercato italiano è stato "alluvionato" di tali distintivi, rivenduti tacendo qualche "dettaglio" non proprio secondario. In più di un caso poi, ho visto Croci di Maria Teresa (di recentissima produzione ungherese) offerte in vendita con l'altisonante descrizione di "versione portativa"...

    E il discorso continua...

    Elmar Lang

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